Ecco come drogano le nostre menti, lo spiega il neurolinguista Noam Chomsky

60042 431333057381 71253357381 5626159 5887670 n Noam Chomsky: le 10 Strategie della Manipolazione attraverso i mass media

La manipolazione mediatica ormai non ha confini. Il consenso politico e quello d’opinione è regolato attraverso ben precise strategie mediatiche che si appoggiano su 10 regole di base. Noam Chomsky ci aiuta a svelare l’inganno.

Per questo ringrazio l’amico Tonino Basile che mi ha girato questo scritto da leggere con attenzione e riflettere.

In questi giorni di forte instabilità politica si riaccendono i toni e si rimescolano i temi che hanno animato il calderone mediatico degli ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia, tradimento, sesso. Nel nostro Paese succede che molti ingenui continuino ad esempio a meravigliarsi delle boutade del presidente del Consiglio, limitandosi a bollare barzellette e proclami del premier brianzolo come uscite inammissibili, senza considerare quanta macchinazione logica stia dietro ad ogni singola affermazione. Un meccanismo ben oliato a cui fanno ricorso non solo uomini politici, ma esperti di marketing e uomini di potere in genere. Un noto studioso di linguistica come Noam Chomsky ha stilato una lista di 10 regole, che vengono utilizzate per drogare le menti, ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria. Ecco quali sono:

1-La strategia della distrazione

L‚Äôelemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l‚Äôattenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d‚Äôinteressarsi alle conoscenze essenziali, nell‚Äôarea della scienza, l‚Äôeconomia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. ‚ÄúMantenere l‚ÄôAttenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo ‚ÄúArmi silenziose per guerre tranquille‚Äù).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni

Questo metodo è anche chiamato ‚Äúproblema- reazione- soluzione‚Äù. Si crea un problema, una ‚Äúsituazione‚Äù prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E‚Äô in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come ‚Äúdolorosa e necessaria‚Äù, ottenendo l‚Äôaccettazione pubblica, nel momento, per un‚Äôapplicazione futura. E‚Äô più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che ‚Äútutto andrà meglio domani‚Äù e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all‚Äôidea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? ‚ÄúSe qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere ‚ÄúArmi silenziosi per guerre tranquille‚Äù).

6- Usare l‚Äôaspetto emotivo molto più della riflessione

Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d‚Äôaccesso all‚Äôinconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti‚Ķ.

7- Mantenere il pubblico nell‚Äôignoranza e nella mediocrità

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. ‚ÄúLa qualità dell‚Äôeducazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell‚Äôignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza

Far credere all‚Äôindividuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l‚Äôindividuo si auto svaluta e s‚Äôincolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l‚Äôinibizione della sua azione. E senza azione non c‚Äôè rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il ‚Äúsistema‚Äù ha goduto di una conoscenza avanzata dell‚Äôessere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l‚Äôindividuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

4 novembre e l’Infestazione

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Il 4 novembre del 1921 la salma del Milite Ignoto viene inumata nell’Altare della Patria del Vittoriano di Roma:¬† vale per tutti, compresi i soldati senza nome, morti in guerra,¬† lo dice la parola del monumento per la Patria. E perchè dunque il 4 novembre è Festa e delle Forze Armate? Un blog, Corsari,¬† appassionato dell’argomento ce lo spiega: “Il 4 novembre 1918, novant’anni fa, aveva termine il primo conflitto mondiale. La “Grande Guerra” fu un evento che segnò profondamente l‚Äôinizio del XX¬∫ secolo, determinando radicali mutamenti politici e sociali. La data, che celebra la fine vittoriosa della guerra, commemora la firma dell‚Äôarmistizio siglato a Villa Giusti (Padova) con l‚ÄôImpero austro-ungarico. Il 4 novembre, nel tempo, è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate e all‚ÄôUnità Nazionale. Questa giornata ragazzi è dedicata a voi e un pensiero speciale va alle vostre famiglie che pazienti vi supportano per lunghi mesi durante le vostre missioni¬† in giro per il mondo, dandovi la forza per andare avanti nei momenti difficili¬† in teatri particolarmente rischiosi¬† dove anche i pochi minuti di una telefonata a casa possano bastare per rincuorarvi…Questa giornata vuole ricordare in special modo tutti coloro che sono morti nell‚Äôadempimento delle loro funzioni militari. Le nostre Forze Armate, oggi, sono chiamate ad operare, sotto l’egida delle Organizzazioni internazionali di riferimento ONU, NATO e Unione Europea, in numerose aree del mondo, caratterizzate da situazioni di crisi o instabilitଆ che compromettono le condizioni essenziali di convivenza e mettono a rischio le popolazioni locali e la sicurezza internazionale. Oltre 8.000 militari – uomini e donne dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dei Carabinieri – stanno conducendo con grande impegno operazioni nell’ambito di forze multinazionali in zone operative che vanno dall’Africa sahariana fino all’Afghanistan, attraversando il Mediterraneo, i Balcani e il Medio-Oriente. E quell’impegno, quella straordinaria dedizione nel perseguire gli obbiettivi, 謆 motivo di orgoglio per tutti noi. L’Italia¬† 謆 orgogliosa di voi.

Ho lasciato qualche riga, per capire quanto l’argomento possa toccare profondamente il cuore e far sprofondare nella tomba. Ma andiamo avanti.

Riporto i mezzi di cui dispongono le Suddette forze. Esercito Italiano : “Dispone di 200 carri armati Ariete, 120 Leopard I, 300 Centauro, 200 Dardo, 249 Freccia , 70 Pzh 2000, 192 M109, 22 MLRS. Marina militare: 2 portaerei, 4 cacciatorpediniere, 12 fregate, 8 corvette, 4 unità veloci da combattimento, 7 sottomarini, 3 navi da sbarco, 3 navi da rifornimento. Nel suo organico ha anche un reparto di forze speciali, il Comando subacquei ed incursori”.¬† Aereonautica militare: “una trentina di F-16 e un centinaio di Eurofighter Typhoon. Per¬†¬† missioni di attacco e ricognizione,¬† i Tornado (in varie versioni), gli AMX e gli Aermacchi MB-339, e¬† i nuovissimi Joint Strike Fighters. Per il trasporto aereo, infine, ricorre ai C-130J “Hercules”, ai neo-arrivati c27J “spartan” ed ai nuovissimi Boeing KC-767, nel doppio ruolo di cargo e aerorifornitore. L’Aeronautca Militare ha in dotazione anche diversi velivoli non pilotati UAV per la ricognizione delle Aree di Operazioni ed è responsabile anche del Soccorso Aereo (Search and Rescue – SAR). Nel suo organico ha anche un Reparto di Forze Speciali per Operazioni di Combat-SAR.”

Le calamità naturali si ripeterono come la guerra, in Italia. Il 4 novembre del 1333 ci fu un alluvione disastroso a Firenze, dicono.¬† Il 4 novembre del 1966,¬† la piena dell’Arno raggiunse Firenze passando alla storia come l’alluvione di Firenze. Lo stesso giorno fu¬† alluvionata anche Grosseto e Venezia venne¬† devastata dalla disastrosa acqua alta che arrivò¬† a quasi due metri¬† sopra il livello medio di marea, sommerse la città e tutte le isole della laguna. L’intero nord-est dell’Italia fu¬† colpito da una delle più grandi alluvioni mai verificatesi nell’Europa meridionale.

Mi piacerebbe sapere, se queste Forze Armate sono una ricchezza per noi, una risorsa umana, una difesa dei diritti della Costituzione, loro e chi le rappresenta. L’asse del potere, non si è mai spostato:¬† oggi è solo più mediaticamente in Missione. E rimanendo in tema , alla voce ordinariato militare si può leggere: “Il mondo militare ha proprie regole e tradizioni: dalla ‚Äúmilitarità‚Äù costitutiva di questo mondo non va escluso il Clero.Perciò la Chiesa Italiana ha voluto che i Cappellani Militari fossero inquadrati militarmente, equiparati di rango ai gradi di ufficiali, e vivessero con i militari.” Amen.

E di festa in festa infestati, alla ricerca del Partigiano che ci porta via, non sappiamo neanche dove ma sappiamo da un pezzo che siamo invasi… Un bella ciao non me lo faccio scappare, cogliendo¬† al volo l’Occasione per essere contro le Armi, con tutta me stessa a costo di passare per sovversiva.

Tante volte passasse  qualcuno che parla solo in inglese  un CONTRO LA GUERRA  LET ME LIVE lo invio  pure, con tanti tanti tanti Indistinti saluti ai noti.

Doriana Goracci


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foto dell’ 11 novembre 2001 a Roma

Generazione Zero: pi√π di un semplice corto

26480 341372197162 341360327162 4187950 5632465 n Contro le emozioni preconfezionate
Cos’è un corto? Il cortometraggio è un film più breve del normale che deve avere una durata minima di 75 min.; durata spesso imposta nei concorsi che può anche scendere a 25, 15 o anche 8 minuti.

Generazione Zero nasce dall’idea di due ragazzi dal viso pulito, Andrea di Tillo e Ludovico di Martino rispettivamente 19 e 18 anni, un perfetto mix di sogni, genialità o più semplicemente energia e voglia di fare; proprio a questo proposito mi piace ricordare la frase che Orson Welles disse dopo aver girato il suo più grande successo: ‚ÄúNon avevo mai messo piede su un set prima d’ora, sono stato toccato dalla grazia di una totale ignoranza‚Äù.
Il denominatore comune è stato -Novità- , voglia di intraprendere un percorso, un progetto nuovo che spezzi la quotidianità. Spezzare tutta quella routine basata sulla costruzione errata di un mondo giovanile che si trastulla tra sogni e amori, ben lontana da una ricostruzione veritiera che viceversa vede questo universo ben più partecipe alle questioni sociali.
Nato tra le più storiche zone e istituti di una nuova Roma, Generazione Zero ha saputo unire le diverse realtà dell’ hinterland capitolino, sotto forma di interviste e con un budget praticamente uguale a zero, che non può che dar merito a questi due giovani che hanno saputo organizzare una troupe di abili e appassionati ragazzi con precise competenze. Si è saputo unire passione giornalistica, cinematografica, musicale e così via di ogni singolo ragazzo, un perfetto esempio di low budget.
Realtà, strati sociali, ceti possiamo usare svariate definizioni, Andrea ha parlato di generazioni; con questo termine ha cercato di ritrarre le attuali situazioni giovanili e il loro approccio, per qualche verso ancora ingenuo, verso -il mondo degli adulti- universo sempre più lontano da loro ma che cerca di comprarli attraverso i mezzi di comunicazione. Certo non si è voluto giudicare la migliore o la più scadente preparazione nei vari contenuti trattati, quanto più dare testimonianze di come un quattordicenne o un ventenne vede quel mondo della politica, dell’economia, della letteratura o della televisione; dare più postazioni da cui osservare questo grande film che è la vita.
E’ stato riportare voci, impressioni ma anche mondi culturali che già nel periodo adolescenziale spaccano i giovani, creando divisioni. Non si è voluto lasciare nulla al caso, facendo attenzione a rappresentare le diverse appartenenze agli svariati gruppi in cui i ragazzi si riconoscono; si è parlato di -pariolini- -zecche- -emo- -truzzi- -coatti- mantenendo il rispetto che si deve a degli ideali spesso non condivisi. Se vogliamo questo cortometraggio possiamo paragonarlo al Paese delle Meraviglie di Alice, un mondo nascosto visibile a pochi eletti. Una generazione mai raccontata prima.
Non vi sono criteri precisi per la costruzione di un corto, possiamo parlare di una -dottrina più nota- che prevede due opposti approcci per la costruzione di cortometraggi. Si ha un montaggio lineare in modo tale che una storia fluisca dall’inizio alla fine non alternando spazi, altrimenti un montaggio alternato o parallelo in cui la storia segue più vicende parallelamente fino a giungere ad una conclusione comune. Andrea e Ludovico hanno lavorato attraverso quest’ultima tecnica, un balzo di fiore in fiore; l’avvicendamento di piccole storie, piccole visioni personali sul mondo che circonda i protagonisti, con lo scopo di far arrivare allo spettatore un comune fine, un messaggio che possa meglio rappresentare la Generazione Zero. Generazione che si impone diversa da quella rappresenta da Federico Moccia, noto autore autore di romanzi ‚Äúrosa‚Äù e registi di film come Tre Metri Sopra il Cielo, Ho voglia di te, Scusa Ma Ti chiamo Amore e AMORE 14.
L’esperienza a questo lavoro, che ho potuto toccare io stesso con mano, è risultata decisamente estranea alle aspettative. Questo mondo che spesso banalmente viene definito semplice farsa, creazione della nostra fantasia, non è altro che il tentativo di ritrarre la realtà che ci appare troppo irraggiungibile o inspiegabile, ma in fondo parliamo sempre di realtà; non a caso Wilde sosteneva: ‚ÄúLa propria vita è spesso la vita che non si vive‚Äù.
Certamente una splendida troupe di circa venti entusiasmanti adolescenti ha fatto sì che un semplice sogno potesse divenire realtà.
Ognuno ha fatto del suo, un piccolo sapere, un piccolo trucchetto ma anche battute e risate; un perfetto mix per portare a termine il tutto con una sorprendente serenità e partecipazione.

Diego Broglia. Università LA SAPIENZA, Roma

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Nel nuovo numero della Rivista “Informatica e diritto” dell’Ittig-Cnr: ‚ÄúDiritti di libert√† nel mondo virtuale della rete‚Äù

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Nel nuovo numero della Rivista “Informatica e diritto”: ‚ÄúDiritti di libertà nel mondo virtuale della rete‚Äù
a cura di Marina Pietrangelo. La rivista semestrale d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica ha dato il seguito naturale della call indetta tre mesi orsono dal comitato scientifico della stessa, al fine di approfondire tematiche inerenti ai diritti di libertà nel mondo virtuale della rete, alla quale, hanno risposto firme autorevoli del mondo scientifico. La prefazione a cura di Marina Pietrangelo, come del resto gli abstracts in inglese e italiano sono consultabili in rete:
http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/AttivitaEditoriale/InformaticaEDiritto/1-2009.html
La rivista in questo numero affronta “L’internet governance”, con scritti di Laura Abba, Stefano Trumpy, Davide De Grazia, Antonio A. Martino, Alessandro Nicotra e Rita Rossi, temi come “La riservatezza dei dati personali in Internet” con contributi di Daniela Messina, Jeanne Pia Mifsud-Bonnici, Ugo Pagallo e Giuseppe Vaciago e, in chiusura “L’Internet di seconda generazione e il diritto” con il contributo di Francesca Badocco, Elena Bassoli, Maria Concetta De Vivo, Guido Di Donato e Giovanni Pellerino.
La rivista semestrale d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica “Informatica e diritto” è curata dall‚ÄôIstituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del Cnr (Ittig-Cnr). Direttore Responsabile è Costantino Ciampi (tra l‚Äôaltro direttore anche dello stesso istituto del Cnr). Per informazioni e reperibilità della stessa: Segreteria di Redazione Rivista “Informatica e diritto”, Via de’ Barucci, 20 ‚Äì 50127, Firenze – tel.: +39 055 43995 – fax: +39 055 4399605 – mail: [email protected]
Si tratta di una rivista d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica, sorta nel 1975 per iniziativa dell’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del CNR. E’ stata dall’inizio (fino al 1991) pubblicata dalla casa editrice Le Monnier, mentre dal 1992 diventa un periodico semestrale pubblicato a Napoli da Edizioni Scientifiche Italiane. Dato il carattere scientifico della pubblicazione e l’ampia partecipazione di collaboratori internazionali, gli articoli sono redatti oltre che in lingua italiana, anche nelle principali lingue europee come francese, inglese, portoghese, spagnolo e tedesco. Il periodico è dedicato allo studio e all’analisi critica dei problemi applicativi delle nuove tecnologie dell’informazione nel campo del diritto, nonché dei problemi giuridici scaturenti dallo sviluppo dell’informatica e della telematica nelle moderne società. Relativamente all’informatica giuridica, la Rivista accoglie studi in tema di documentazione giuridica automatica, sistemi informativi, automazione della Pubblica Amministrazione e degli studi legali, tecniche di intelligenza artificiale e di rappresentazione della conoscenza applicata al diritto, sistemi esperti in campo legale, offrendo un panorama sufficientemente indicativo delle tendenze di sviluppo dell’informatica giuridica in Italia e all’estero. Per quanto riguarda il diritto dell’informatica, oltre ai problemi quali quello relativo alla riservatezza delle informazioni personali contenute nelle basi di dati pubbliche e private vengono trattate questioni più recenti in merito alla protezione giuridica del software, allo sviluppo della contrattualistica avente per oggetto beni e servizi telematici, nonché alla disciplina per regolare l’introduzione e l’uso dell’informatica nel settore pubblico.

Geapress comunica: Gatto Francofonte, tutti denunciati i responsabili. Di loro si occuperà la Procura dei minori.

Indagini concluse e tutti denunciati. Sono cinque i minori responsabili del video prima inserito e subito tolto dal gruppo ‚Äúmala crew‚Äù. Sono stati già notiziati dagli inquirenti. Maltrattamento di animali, dunque, il reato. La Procura dei Minori del Tribunale di Siracusa si occuperà ora del loro caso. Impossibile stamani poter parlare con il Sindaco di Francofonte, dove si è consumato il misfatto. Qualche imbarazzo in Comune, poi qualcuno ci dice che è il giorno dei morti.

Sulla vicenda è invece intervenuto il Presidente della Provincia di Siracusa On.le Nicola Bono che così ha dichiarato ‚Äú‚ÄúEsprimo il mio sdegno nei confronti di un atto di gratuita violenza nei confronti di un essere indifeso che, al contrario, merita rispetto e considerazione.Condivido perfettamente, essendo da sempre un sostenitore della tutela degli animali la nuova iniziativa di legge governativa tesa ad introdurre una specifica ipotesi di reato per la violenza agli animali che prevede fino a due anni di carcere in ordine alla gravità delle azioni commesse‚Äú.

Il video, caricato inizialmente nel gruppo neocostituito ‚Äúmala crew‚Äù, era stato subito oggetto delle proteste di utenti indignati i quali, a quanto pare, si beccarono pure risposte strafottenti da parte di alcuni del gruppetto. Secondo quanto appreso da GeaPress le indagini avrebbero fatto capo sia alla Polizia Postale che all‚ÄôArma dei Carabinieri. Ora la conferma. Stamani tutti denunciati e già notiziati.

A parte le attenuanti, tra cui la particolare situazione dei minori che si spera possano essere recuperati per quello che hanno fatto anche dagli assistenti sociali, GeaPress precisa l‚Äôincongruità di una legge, quale quella sul maltrattamento, la quale prevede solo multe e basse pene reclusive non applicabili, comunque, in flagranza di reato. Le previsioni di pena più pesanti non valgono inoltre per le condotte colpose, ma solo per quelle dolose, tra le quali, evidentemente, anche il grave fatto occorso a Francofonte. Solo in casi remoti, comunque, chi tortura un animale potrà finire in carcere.

Conclusioni personali: andrà come al solito tutto a “tarallucci e vino”, in Italia è così. Basta buonismo, basta bravate di minorenni, pene severe. Lavori socialmente utili ? Lavori …. e non aggiungo altro il resto ai commenti dei lettori. Mi ha fatto piacere l’intervento del Presidente della Provincia, desolante il comportamento delle altre istituzioni politiche.

Il calcolo dei furbi

Indipendentemente¬† che uno sia ateo, agnostico o credente, la nota biblica ‚Äúè più probabile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli‚Äù,¬† ha un significato incredibilmente ‚Äúvisibile‚Äù nel periodo storico che stiamo attraversando.

Sorvolando il regno dei cieli, ovvero, tralasciando ciò che potrebbe essere considerato divino, rimaniamo come si usa dire, con i piedi per terra. Oggi, chi ha molto, sia in senso economico che materiale, si è psicologicamente e fisicamente distaccato dal resto dell‚Äôumanità, i ricchi e i benestanti si considerano loro stessi una classe ‚Äúdiversa‚Äù, guardando sempre di più dall‚Äôalto verso il basso chi non ce la fa, e considerando i meno abbienti non come persone che vanno aiutate ma come ‚Äúzavorra‚Äù, catalogandoli sempre più spesso con termini dispregiativi che sono diventati di uso comune: miserabili, poveracci, straccioni, barboni, parassiti ecc..

Ogni giorno sempre di più i cosiddetti ‚Äúbenestanti‚Äù si defilano dalle responsabilità civili che dovrebbero essere la buona norma del vivere, e si sentono compiaciuti e appagati se ogni tanto mandano un sms di solidarietà da un Euro a qualche ente pro-beneficenza reclamizzato in tv, il quale a sua volta nel 99% dei casi l‚Äôunica beneficenza la fa a se stesso, della serie: ‚Äúcosì facendo farete felice un bambino, ed io mi sento ancora un bambino‚Äù.

Siamo pieni di cantastorie del nulla, da Guccini a Vasco Rossi, da Ligabue a Jiovanotti, filosofi dalla nota facile formata sempre e solo dal solito giro armonico a cui viene cambiata appena la melodia, ciarlatani commercianti viaggiatori che pieni d‚Äôaria e di falso moralismo impartiscono lezioni di vita dall‚Äôalto delle loro ville a 4 piani o dei loro yackt da 500 milioni, rigorosamente intestati a chissà quale off shore. Esseri che promettono opere di beneficenza faraonica ma che puntualmente si trattengono il ‚Äúricavato‚Äù non realizzando mai un cacchio, nemmeno una lapide alla memoria di quei 4 deficienti che ancora gli vanno appresso credendo che‚Ķ.

Siamo imballati di intellettualoidi impegnati in trattative silenziose e inciuci colossali che puntualmente scaturiscono in apparizioni in pompa magna su questa o quella rete televisiva battendo cassa ad onor di puttanate.

Il benestante non ha più tolleranza per nessuno, odia gli operai, i precari, i cassintegrati, ama i giornali però, e riesce facilmente a dialogare con mafiosi e puttanieri, mignotte e fancazzisti, quelli che non chiedono niente e danno soltanto, pare addirittura a gratis certe volte.

Il benestante non ha paura del nucleare, perché gli hanno detto che ‚Äúè sicuro‚Äù e lui ci crede. Non teme gli inceneritori dietro casa e non gli frega niente della privatizzazione dell‚Äôacqua. Conosce bene i suoi miti politici ed è convinto che essi faranno sempre i suoi interessi, perciò li vota e continuerà a votarli. Sa benissimo che i suoi miti andranno in pensione dopo solo due anni e mezzo di ‚Äúattività‚Äù parlamentare, così come è al corrente che percepiscono miliardi di rimborsi elettorali illeciti, e che il loro divertimento preferito è costituito da semplici e innocue festicciole a base di prostitute minorenni, con la variante di qualche trans, il tutto sempre e rigorosamente condito con mazzette e cocaina, un mix poco alcolico ma dagli effetti esilaranti immediati, uno spettacolo da non farsi mancare.

Il benestante non naviga in rete perché su internet si dicono solo cazzate, perciò guarda la tv e ne va fiero, perché sa che tutti i canali appartengono a Berlusconi che è uno dei suoi più gettonati miti, ed è consapevole che gli sono state regalate da D‚ÄôAlema, un altro mito intramontabile che ha dato vita alla sua immagine riflessa così da poter essere in più posti senza presenziare, Bersani.

Il benestante sa che se vuole continuare ad avere ricchezza e impunità, (dichiarando il 2% delle proprie entrate fiscali girando in Maserati intestata alla vecchia nonna morente, e lasciare i soldi all‚Äôombra del ciliegio in fiore), dovrà continuare ad appoggiare i suoi miti. Sa benissimo che molti di questi miti sono pieni di querele di ogni sorta e che in un qualsiasi altro paese il 75% di loro sarebbero dietro le sbarre e l‚Äôaltro 25% a godersi il sole caldo di Hammameth, ma sa anche che probabilmente non andranno mai in galera, perché il benestante ha capito che la giustizia non può essere riformata ma semmai lo fosse, sarebbe riformata in peggio per i poveracci e quindi lui non ha di che temere, lui è benestante, lui vota sempre dalla parte giusta.

Al benestante non interessa che i suoi miti stanno seduti in parlamento chi da 60 chi da 50 oppure 40 o 30 anni, e che insieme a loro siedono spesso anche i loro familiari, figli portaborse e mogli portatrici sane, ed è consapevole che gli tocca mantenerli tutti compreso cani gatti e canarini e affini, ma è un gioco che vale la candela, occhio non vede cuore non duole.

Il benestante adora il grande fratello e tutti gli spettacolini teatrali di contorno che lo fanno sognare e riposare in pace. Ama il TG1 perché non gli fa paura, ma butta un occhio al TG5 perché ogni tanto è giusto conoscere persone nuove, fatto salvo il giretto su Studio Aperto perché anche l‚Äôocchio vuole la sua parte.

Il benestante non teme il clima, sa che su Rete4 ci sono gli aggiornamenti climatici continui, perché il tempo è importante e il benestante lo sa, il tempo è denaro.

Contro le emozioni preconfezionate

Il futuro di noi nati negli anni novanta è un mistero; cresciuti in un contesto sociale degno del miglior romanzo fantasy-apocalittico, ci rapportiamo a questo scenario distopico in così tanti modi che è impossibile dare una valutazione generale. √à tuttavia lecito notare che una maggioranza non si rende conto dello stato di degrado (o forse se ne rende conto e alza le spallucce) e trascorre le giornate della sua vita lasciandosi vivere piuttosto che vivendo, lasciando che gli altri gli indichino e gli forniscano ciò di cui c’è bisogno, insomma una maggioranza di cittadini passivi.
Questa passività è alimentata da un grande sistema fatto di vestiti creati in serie a misure standard e pronti all’uso, fast food dove il pranzo è servito in venticinque secondi, apparecchi hi-tec hi-fi slim smart da usare un mese e gettare quando diventano ruderi. Problema trascurabile, suggerisce qualcuno, se ti crea problemi questa merce non la compri e tutto è risolto, giusta osservazione, ma il problema diventa grande quando la logica del fast food invade spazi che non le appartengono come ad esempio i sentimenti.
Scrittori cantanti e registi hanno deciso di prendere la strada che li porterà al successo, è molto semplice: film, libri e canzoni devono essere solo dei contenitori da cui ragazzi e ragazze possano prendere frasi, atteggiamenti, intere scene da riprodurre nella vita reale, i rapporti con le persone non sono veri spontanei, originali, sono dei surrogati.
Ovunque in giro, sui muri, sui banchi di scuola, nei social network, gli adolescenti usano frasi fatte scritte da pseudo-artisti, cantanti e scrittori, perdendo di originalità, creando falsi miti e false icone.
Il motivo di tutto ciò? √à più facile, per farlo non c’è bisogno di pensare.
Una ragazza può molto semplicemente andare al negozio e chiedere una storia d’amore con una coca cola light e il tutto per soli 4,99.
Ogni mese da libri e canzoni vengono tratte frasi d’amore, situazioni romantiche, personaggi stereotipati, invece di trovare le parole per esprimersi basta cercare qualcuno che abbia detto qualcosa di simile e fare ‚Äúcopia e incolla‚Äù, o meglio ‚Äúcondividi‚Äù.
Nonostante ciò c’è tutt’ora qualcuno che dice ‚ÄúNo, grazie‚Äù.
Andrea Di Tillo ha deciso di cercare tra le sue conoscenze tutti quei giovani che hanno scelto di dire ‚ÄúNo, grazie‚Äù; chi pensa con la sua testa, chi spegne la televisione per stare con la famiglia o con gli amici, chi non comunica solo per sms o chattando, chi non ha la faccia a forma di XD, chi è padrone della sua vita e vive ogni momento fino in fondo.
Nel suo corto Generazione Zero Di Tillo fà domande ai suoi coetanei, parla con loro e li ascolta, chiede la loro opinione dicendo ‚Äúio mi interesso‚Äù.
Il giovane regista si interessa dei problemi della generazione che non si sente rappresentata da ciò che è commerciale, la generazione che pensa con la sua testa.
Chi non produce frasi da ripetere davanti a un tramonto o da scrivere sul banco ma dei pensieri completi e aperti alla discussione civile ora sa a chi rivolgersi, generazione zero.

Rischio geo-idrologico in Italia, il punto del dr. Guzzetti del Cnr

Alluvione

Gli eventi di frana e di inondazione di questi ultimi giorni hanno riportato alla ribalta dei media il problema del dissesto idrogeologico. Le domande che ci vengono poste sono sempre le stesse. Sono eventi che si potevano prevedere? Esistono responsabilità? E‚Äô possibile limitare gli impatti di tali eventi? Cosa si deve fare?

Vale la pena ricordare che frane e inondazioni, come la maggior parte dei fenomeni naturali, sono ‚Äì appunto ‚Äì del tutto naturali, e contribuiscono a scolpire il paesaggio italiano così come noi lo conosciamo. Il problema si pone quando frane e inondazioni interferiscono con la sfera degli interessi e delle attività umane: le persone, gli edifici pubblici e privati, le infrastrutture, ma anche i beni culturali, e il patrimonio agricolo e forestale. In questi casi il danno prodotto da frane e da inondazioni può essere molto rilevante. Quel che è indubbio è che un più adeguato utilizzo del territorio può ridurre gli effetti ‚Äì anche tragici ‚Äì degli eventi di frana e di inondazione. Veniamo da un lungo periodo di scarsa o totale mancata attenzione all‚Äôutilizzo del territorio. Sistemare le cose adesso è certamente possibile ma costoso e, soprattutto richiede uno sforzo di lungo periodo. In questo campo, non esistono scorciatoie o soluzioni miracolistiche.

Quel che è interessante è che in Italia è particolarmente elevato l‚Äôimpatto che le frane e le inondazioni hanno sulla popolazione. L‚ÄôIstituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ha prodotto un catalogo di eventi di frana e di inondazioni storiche in Italia. Il catalogo ‚Äì unico per completezza e copertura temporale ‚Äì ha permesso di definire i livelli di rischio da frana e da inondazione a cui è soggetta la popolazione Italiana, come pure di identificare ‚Äú, ossia aree del paese maggiormente soggette a fenomeni franosi e d‚Äôinondazioni con conseguenze potenzialmente fatali.

Analizzando la parte del catalogo che copre il periodo più recente, fra il 1950 al 2008, emerge come vi siano state almeno 6380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana, e almeno 2699 vittime di inondazioni. Nel periodo considerato, tutte le regioni italiane hanno subito vittime per frana o per inondazione. Le regioni più esposte al rischio da frana per la popolazione sono state il Trentino ‚Äì Alto Adige (675 vittime dovute a 198 eventi franosi), la Campania (431 vittime in 231 eventi), la Sicilia (374 vittime in 33 eventi), e il Piemonte (252 vittime in 88 eventi). In Veneto, il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963 causò oltre 1900 vittime. Le regioni più esposte al rischio da inondazione per la popolazione sono state il Piemonte (235 vittime in 73 eventi alluvionali), la Campania (211 vittime in 59 eventi), la Toscana (456 vittime in 51 eventi), e la Calabria (517 vittime in 37 eventi).

Il CNR IRPI oltre a produrre ricerca innovativa sui processi di base che controllano e caratterizzando i fenomeni di dissesto geo-idrologico, lavora per definire metodi, strategie e strumenti utili alla previsione degli eventi, per la valutazione della vulnerabilità, e per la mitigazione del rischio da frana e da inondazione. Per il Dipartimento della Protezione Civile, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, IRPI sta sviluppando un sistema prototipale per la previsione di frane indotte dalle precipitazioni, sulla base di soglie di pioggia e di misure e previsioni quantitative della precipitazione. Il CNR IRPI ha anche messo a punto metodologie per la definizione e la mappatura del rischio da frana e da inondazione a differenti scale geografiche, da quella nazionale a quella locale.

Dott. Fausto Guzzetti – Direttore f.f. CNR IRPI

La procura di Palermo indaga sulle feste del PdL

Le rivelazioni di una trafficante di droga pentita, Perla Genovesi, stanno aprendo un inedito filone di inchiesta su un giro di cocaina ed escort fra politici siciliani e nazionali. E una delle escort, amica della Genovesi, le confidò: “Sono entrata nel giro delle feste del presidente”. Un‚Äôaltra donna racconta delle feste a casa Berlusconi, fra Milano e la Sardegna. Lei è una giovanissima e insospettabile trafficante internazionale di droga arrestata a luglio, che sta svelando ai magistrati della Procura di Palermo un giro di escort e cocaina attorno ad alcune serate organizzate da esponenti politici del Pdl fra la Sicilia, Roma, l‚ÄôEmilia Romagna e la Lombardia.

Fonte stralcio & Notizia integrale from Repubblica.it 1 Nov.2010

Feste a Villa Certosa “Indagini sulla cubista” SecoloXIX 1 Nov.2010

Da assistente parlamentare a… 1 Nov.2010

Le Monde “Gli scandali del Premier mettono in pericolo l’Italia

La fine di un regno sulla stampa estera 1 Nov.2010

Bunga bunga “Speciale Reset

C’era una volta la mignottocrazia from Reset 31 Ott.2010

 

Il diritto di accesso ad Internet, ne parla l’Ittig-Cnr

ittig

Nel contesto dell’Internet Governance Forum Italia 2010, sezione incontri tematici, la Tavola rotonda: Il diritto di accesso ad Internet. Si svolgerà martedì 30 novembre 2010, ore 9.30-13.30, al CNR – Sala Pentagono, P.le Aldo Moro, 7 ‚Äì Roma.

I lavori della giornata saranno dedicati al rilevante tema dell’accesso ad Internet considerato dalla prospettiva del giurista. Il quesito iniziale affrontato dai relatori sarà, dunque, quello relativo al riconoscimento in via legislativa o, diversamente, in via interpretativa di un possibile “nuovo” diritto di accesso alla Rete.

La disamina del quadro legislativo e giurisprudenziale a livello nazionale, sovranazionale ed internazionale supporterà le riflessioni e le proposte dei relatori, che saranno poi presentate nella sessione plenaria dell’IGF Italia 2010. (http://www.igf-italia.it/igf-italia10/programma)

Dettagli tecnici dell’evento: La partecipazione alla tavola rotonda è gratuita, ma è necessario registrarsi entro il 25 novembre 2010. I dettagli della tavola rotonda e argomenti trattati nella brochure (http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/EventiConvegni/brochure30novembre.jpg), mentre la registrazione è on-line: http://www.igf-italia.it/igf-italia10/registrazione.

‚ÄúCrediamo che il nostro contributo di giuristi all’Internet Governance Forum Italia 2010 possa essere particolarmente rilevante ‚Äì apre Marina Pietrangelo, componente del Comitato scientifico assieme a Costantino Ciampi e Sebastiano Faro dell’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del Cnr, oltre che referente della segreteria scientifica e organizzativa dell’evento – Infatti, nella fase attuale qualunque riflessione su Internet non può prescindere da una riflessione non tanto e non solo sull’accesso ad Internet, quanto soprattutto sulla necessità di riconoscere un ‚Äúdiritto‚Äù di accesso a tale mezzo.‚Äù
‚ÄúDi accesso alla Rete si discute da anni e proprio nei primi IGF globali organizzati dall’ONU si sottolineò l’importanza della garanzia dell’accesso alla Rete per tutti gli individui ‚Äì continua Marina Pietrangelo – Oggi, dunque, i tempi sono maturi per confrontare i diversi approcci seguiti da alcuni legislatori (Finlandia, Estonia, Italia) e/o le modifiche ai testi costituzionali (Grecia, Ecuador) e/o le pronunce giurisprudenziali (Francia, Belgio, Germania), tutti finalizzati a sancire un nuovo e trasversale diritto. Molti sono gli interrogativi che ancora meritano una risposta: il riconoscimento in via legislativa di un diritto siffatto, come per esempio è avvenuto nel nostro Paese con la cosiddetta legge ‚ÄúStanca ‚Äú(v. l’art. 1, co.1, l. n. 4/2004), è di per sé sufficiente a porre una tutela o non è forse necessario prevedere che tale diritto sia realmente esigibile e, dunque, che i governi affianchino alle previsioni legislative azioni mirate per rendere effettivo il diritto in questione?. E ancora, il riconoscimento a livello costituzionale di tale diritto, come è avvenuto già in alcuni Paesi, pone garanzie ulteriori di effettività? E poi, per esempio, seguendo l’orientamento del Conseil constitutionnel francese (v. la décision n. 2009-580 DC del 10 giugno 2009), il diritto di accesso ad Internet può essere oggi considerato un diritto fondamentale, vista la sua caratteristica di presupposto necessario delle libertà di comunicazione e di espressione, sancite nelle Carte costituzionali ?. Qual è il contributo dell’Unione europea in tema di diritto di accesso ad Internet, anche alla luce delle recenti modifiche apportate al cosiddetto ‚Äúpacchetto telecom‚Äù? E di nuovo, nel nostro Paese, non è forse giunto il momento di considerare Internet un servizio universale ?‚Äù
Pagina web: http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/EventiConvegni/tavolaRotondaCNR30novembre2010.html

Un Primo Novembre di Santi

http://www.cittadicelano.it/public/calendario_eventi.bmp

Ringrazio Wikipedia e chi l’aggiorna,¬† altrimenti come avrei fatto a ricordare tutte queste sante azioni nei secoli? Ne ho scelti alcuni, e¬† se c’è qualcosa che non ti va ” dillo alla luna La voglio in faccia la verità e se sarà dura la chiamerò sfortuna Maledetta Sfortuna…”
Scritto nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, quando dicono che Hallowen… fa incontrare gli spiriti e le streghe con i Santi. Altri ricordano Samain, la fine dell’estate.
Doriana Goracci


1 NOVEMBRE 885 РLa festa di Tutti i Santi viene spostata dal 13 maggio al 1º novembre da Papa Gregorio
1 NOVEMBRE 1745 – Papa Benedetto XIV pubblica la Lettera Enciclica Vix pervenit, sull’usura e altri guadagni disonesti
1 NOVEMBRE 1885 – Papa Leone XIII pubblica la Lettera Enciclica Misericors Dei Filius, sulla natura soprannaturale della Chiesa, sul potere ecclesiastico e sul potere civile, sulla iniquità delle ideologie moderne, sulla tendenza moderna ad emarginare la Chiesa e la sua autorità, sulla ingiustizia delle concezioni libertarie, sulla libertà religiosa, sulla funzione degli amministratori cattolici
1 NOVEMBRE 1911 – Gli italiani in Libia compiono il primo bombardamento aereo della storia
1 NOVEMBRE 1914 – Papa Benedetto XV pubblica la Lettera Enciclica Ad beatissimi apostolorum principis, sulle funeste condizioni che portano alla guerra, sui mali delle concezioni moderne, sulla erranza delle nuove ideologie, sulle divisioni tra Cattolici, sui mali del modernismo, sulla eccessiva indipendenza dei chierici
1 NOVEMBRE¬† 1952 – Operazione Ivy – Gli Stati Uniti detonano con successo la prima bomba all’idrogeno; nome in codice “Mike” [“m” for megaton], Sull’Isola Eniwetok nell’Atollo di Bikini, situato nell’oceano Pacifico
1 NOVEMBRE¬† 1960 – Durante la campagna elettorale per le presidenziali USA, John F. Kennedy annuncia l’idea dei Corpi della pace
1 NOVEMBRE¬† 1993 – Entra in vigore il Trattato di Maastricht, che stabilisce formalmente l’Unione europea
1 NOVEMBRE¬† 1998 – Viene istituita la Corte Europea dei diritti dell’uomo
1 NOVEMBRE¬† 2004 – Uccisa sui Pirenei Cannelle, l’ultima orsa femmina originaria del luogo. Il suo cucciolo è scappato ai cacciatori, ma gli esperti non sono fiduciosi sulla sua sorte.


http://www.soloimagen.net/public/gifs/halloween-calabaza.gif

C’era una volta la Mignottocrazia…

Si racconta che nel lontano 2010, era domenica, veniva giù una belinata d’acqua dal cielo, ed il mago delle fiabe scoprì un bel Video che raccontava che “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Ovvero, e perduncue, un redazionale con un’intervista esclusiva a Patrizia D’Addario, uno speciale sul sistema di potere fondato sul corpo delle donne denunciato da alcuni politici come Paolo Guzzanti e Angela Napoli. 26 minuti imperdibili, nel senso dell’imperdibile, non artigianali ma professionali. Ovvero e pertanto se potete avvisate anche Giorgio che dovrebbe essere ritornato dalla Cina perchè una leggenda racconta che la Cina è vicina. Ovvero, menticavo di dirvi. Ma, e nel caso che, ma non mi risulta. Non mi avete più fatto sapere “quanto è profondo il mare”. Come mai? Quale oscuro gomblotto nasconde questa mancata risposta? Ci sarà di mezzo il mare? Ed ha proposito del mare, avete letto di un tale che lo ha preso per la coda ed è avvenuta una grande magia?
Non si potrebbe nel nostro caso anche noi prenderlo per la coda e vedere di nascosto l’effetto che fà, sempre con l’accento sulla a? Chi riuscirà a prenderlo per la coda? E se non avesse la coda?¬†
Mi fermo cuì perchè l’ansia mi assale. Cuindi, riassumendo e concludendo…
Ovvero, Grappa Bocchino Sigillo Nero, poi guardatevi il Video in massima serenità. Poi, fate Rete e condividete perchè porta bene e toglie la sfiga di torno che ci arriva da Palazzo anche se non è mezzogiorno. Poi e pertanto, nonchè ed ovvero, attrezzatevi perchè pioveranno belini. Ora bisognerà vedere se i belini saranno “basani” oppure in materiale “termoindurente”. Se sono “basani” sarà facile proteggersi. Se non fossero “basani” occorrerà provvedere all’uopo, e non all’uovo, con le rinomate mutande con il sottogola. Consigliato il modello con paraorecchie nel caso di pioggia di microbelini che sono i più terribili, nel senso che arrivano ovunque ed anche perdunque. Informate cuindi della faccenda anche la vicina di ballatoio. E già che ci siete avvisate anche la Maria che è la cugina dell’Armando. Se poi volete fare uno strappo, date un fischio alla Teresa che gli abita al piano di sotto!
Cuindi, lasciamo cusì senza rancor, veniteci sempre a trovare su Reset perchè navigare in Rete è bene, ma su Reset è meglio perchè è come sorseggiare una pozione protettiva contro l’eventuale scroscio di belini previsto a breve. Sorseggiate e fate sorseggiare. Non tenetevi nel cassetto questi segreti sconosciuti ai più. FratelMaghetto saluta e se ne vola via di cuà perchè sto polpettone mediatico sta diventando troppo lungo e non vorrei che pensaste che voglio menar salciccia. Vi prego quindi una cortesia…Avvisate anche la donnariccia, e fate in modo che non vi si accenda la miccia.
Navigante avvisato mezzo salvato anche se oggi non ha fatto il bucato…

Fonte News e Video from CurrentTv.com

Italia, appello per gli imputati della manifestazione pacifista di Firenze del 1999

 
Dopo gli scontri davanti all’ambasciata statunitense tredici persone furono condannate a sette anni di carcere. Ora il secondo grado.
Nonostante un video girato da Antonello Ciano e più volte passato anche a “Striscia la Notizia” dove viene palesemente dimostrata una realtà dei fatti diversa da quanto sentenziato in primo grado.
Peace link.it tiene viva l’attenzione con articoli e appelli con firme della cultura italiana affinchè non si commetta almeno in appello un “abbaglio” giuridico.

Un appello in favore dei pacifisti condannati per i disordini di Firenze del 1999 è disponibile on line per esprime la propria solidarietà verso gli imputati. Tra i primi firmatari: Alessandro Santoro, Andrea Satta, Angela Staude Terzani, Enzo Mazzi, Folco Terzani, Luigi Ciotti, Ornella De Zordo, Marco Vichi, Sandro Veronesi, Sergio Staino, Simona Baldanzi, Maso Notarianni e Gino Strada.

Il 13 maggio 1999 un gruppo di manifestanti si ritrovò per le strade di Firenze per protestare contro la guerra in Jugoslavia. Il corteo arrivò fin sotto l’ambasciata statunitense dove la polizia presidiava la zona. Ne seguirono una serie di tafferugli di lieve entità. Dieci anni dopo, il 5 novembre 2010, inizierà il processo di appello per tredici manifestanti ritenuti colpevoli di resistenza aggravata a pubblico ufficiale.

“Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce“, si legge nell’appello. “Si è arrivati così alle condanne di primo grado, molto pesanti per i 13 imputati: ben sette anni, per le accuse di resistenza aggravata a pubblico ufficiale“. Le pene inflitte sembrano sproporzionate alla realtà dei fatti. Alcuni manifestanti rimasero contusi mentre una donna si dovette operare ad un occhio.

Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti“, si legge ancora. Secondo i promotori la sentenza è soprattutto politica. “Perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d’appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi “esemplari” a chicchessia.

L’appello si conclude con una richiesta di sottoscrizione per salvaguardare la democrazia e la giustizia. “Questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità.

APPELLO – Giustizia ed equità per chi manifestò contro la guerra.

Il 5 novembre 2010 comincerà il processo di appello per i fatti avvenuti oltre dieci anni fa, il 13 maggio 1999, nei pressi del consolato statunitense di Firenze. Quel giorno migliaia di persone parteciparono a una manifestazione contro la guerra in Jugoslavia, che si concluse appunto sotto il consolato. Vi fu un breve concitato contatto fra le forze dell’ordine e i manifestanti, per fortuna senza conseguenze troppo gravi, se non alcuni manifestanti contusi, fra cui una ragazza che dovette essere operata ad un occhio. Nessuno, sul momento, fu fermato o arrestato, ma in seguito vi furono identificazioni e denunce. Si è arrivati così alle condanne di primo grado, molto pesanti per i 13 imputati: ben sette anni, per le accuse di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Nel dibattimento si sono confrontate le tesi – molto divergenti ‚Äì delle forze dell’ordine e dei manifestanti. Non intendiamo sindacare le procedure legali, né esprimere giudizi tecnico-giuridici sulla sentenza, ma ci pare che le pene inflitte in primo grado e le loro conseguenze sulla vita delle persone imputate, siano del tutto sproporzionate rispetto alla reale portata dei fatti. Non vi furono, il 13 maggio 1999, reali pericoli per l’ordine pubblico o per l‚Äôincolumità delle persone, e non è giusto – in nessun caso ‚Äì infliggere pene pesanti, in grado di condizionare e stravolgere l’esistenza di una persona, per episodi minimi: perciò esprimiamo la nostra pubblica preoccupazione in vista del processo d’appello, convinti come siamo che la giustizia non possa mai essere sinonimo di vendetta e nemmeno strumento per mandare messaggi “esemplari” a chicchessia. Seguiremo il processo e invitiamo la cittadinanza a fare altrettanto, perché questa non è una storia che riguarda solo 13 persone imputate, ma un passaggio significativo per la vita cittadina e per il senso di parole e concetti che ci sono cari, come democrazia, giustizia, equità. *** Primi firmatari: Alessandro Santoro, Comunità delle Piagge |¬†Andrea Calò, consigliere provinciale |¬†Andrea Satta, musicista, Tete de bois |¬†Angela Staude Terzani, scrittrice |¬†Beatrice Montini, Giornalisti contro il razzismo |¬†Carlo Bartoli, giornalista | Catia di Sabato,¬†rappresentante studenti universitari¬†|¬†Chiara Brilli, giornalista |¬†Christian De Vito, ricercatore | Corrado Mauceri, Comitato per la difesa della Costituzione¬†|¬†Cristiano Lucchi, giornalista¬†|¬†Domenico Guarino, giornalista |¬†Emiliano Gucci, scrittore¬†|¬†Enrico Fink, musicista | Enzo Mazzi, Comunità dell’Isolotto¬†|¬†Filippo Zolesi, Sinistra unita e plurale |¬†Folco Terzani, scrittore¬†|¬†Francesca Chiavacci, consigliera comunale |¬†Francesco di Giacomo, musicista Banco del Mutuo Soccorso¬†|¬†Francesco Pardi, senatore¬†|¬†Giuliano Giuliani¬†e¬†Haidi Gaggio Giuliani, genitori di Carlo Giuliani¬†|¬†John Gilbert, Statunitensi contro la guerra¬†|¬†Lisa Clark, Beati i costruttori di pace¬†|¬†Lorenzo Guadagnucci, Comitato verità e giustizia su Genova¬†|¬†Luigi Ciotti, prete¬†|¬†Mauro Banchini, giornalista |¬†Mauro Socini, presidenza Anpi Firenze |¬†Marcello Buiatti, biologo¬†|¬†Marco Vichi, scrittore¬†|¬†Maria Grazia Campus, Comitato bioetica Regione Toscana¬†|¬†Maurizio De Zordo, Lista di cittadinanza perUnaltracittଆ|¬†Miriam Giovanzana, Terre di mezzo¬†|¬†Moreno Biagioni¬†Rete Antirazzista fiorentina |¬†Ornella De Zordo, consigliera comunale¬†|¬†Paolo Ciampi, giornalista e scrittore |¬†Paolo Solimeno, Giuristi democratici¬†|¬†Petra Magoni, musicista¬†|¬†Pietro Garlatti,¬†rappresentante studenti universitari¬†|¬†Raffaele Palumbo, giornalista¬†|¬†Riccardo Torregiani¬†Comitato fermiamo la guerra Firenze |¬†Sandra Carpilapi, Sinistra unita e plurale¬†|¬†Sandro Targetti, Comitato No Tav¬†|¬†Sandro Veronesi, scrittore¬†|¬†Sara Vegni, Comitato 3 e 32¬†|¬†Sergio Staino, vignettista |¬†Simona Baldanzi, scrittrice¬†|¬†Ulderico Pesce, attore e regista¬†|¬†Vincenzo Striano, referente associazionismo.

Morte e Bellezza nell’Arma e nel Suicidio

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Il suicidio di una donna non è un fatto raro, tantomeno di un uomo: ci sono dei precedenti¬† nell’Arma. Ma se esce un titolo tra le news come questo: “AVEVA PRESTATO IL VOLTO PER UNA CAMPAGNA PROMOZIONALE DELL’ARMA, oppure Tenente carabinieri suicida in caserma: fu Miss Abruzzo e finalista a Miss Italia, la storia prende il volo, diventa bellezza commozione denuncia sgomento, profondo dolore.

“La tenente dell’arma dei carabinieri, Claudia Racciatti, 29 anni, finalista di Miss Italia nel ’99, testimonial ufficiale per l’Arma ed ex Miss Abruzzo, si è suicidata con un colpo di pistola al cuore nel proprio ufficio nella caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa in viale Giulio Cesare, a Roma…temeva forse di subire un’azione disciplinare: è questa una delle ipotesi relative al motivo del suicidio. Sembrerebbe, infatti, che l’ufficiale fosse stata accusata da alcuni commilitoni della sottrazione di beni personali. Per accertare e chiarire l’intera vicenda i carabinieri hanno ascoltato amici e familiari della tenente…vivace ed estroversa, era molto nota in città: lo scorso anno il suo volto sorridente era apparso su un manifesto dei carabinieri distribuito in tutti i Comuni d’Italia per lanciare il il corso per Allievi ufficiali dell’Arma presso l’Accademia militare di Modena. Claudia Racciatti si era arruolata vincendo il concorso dei Carabinieri nel 2003. L’ufficiale era la figlia di Domenico Racciatti, comandante della stazione del Corpo Forestale dello Stato di Vasto.Il padre: voglio chiarezza. ¬´A noi sembra strano e impossibile quello che è successo. Spero che si riesca a fare chiarezza, ora so solo che avevo una figlia e adesso non c’è più¬ª. Lo ha detto Domenico Racciatti, padre di Claudia.”

Poniamo il caso, che è successo realmente ad agosto 2010, che la stampa esca con questo titolo: San Casciano Val di Pesa, carabiniere suicida in caserma. Il gesto dovuto a una delusione d’amore, pensate che abbia una grande eco? “Un carabiniere, Angelo Ricciardiello, si è ucciso nella caserma dell’arma a San Casciano Val di Pesa, sparandosi un colpo di pistola alla testa la notte scorsa. Il gesto sarebbe dovuto a una delusione affettiva. Il militare, un 30enne originario di Calvizzano nella provincia di Napoli ma che dal 2007 era in servizio in Toscana, ha lasciato un biglietto alla ex fidanzata.Il corpo è stato trovato da un collega intorno alle 22.30 nella sua stanza all’interno della caserma. Nessuno in caserma ha udito lo sparo, forse il carabiniere si è sparato durante il temporale che si è abbattuto sul paese e il colpo è stato coperto dal rumore dei tuoni.”

Andiamo di poco più indietro, a giugno 2010, Carabiniere suicida su Raccordo anulare: chiusa una corsia, coda di 21 chilometri.”Un colpo di pistola per porre fine alla sua vita. Un suicidio consumato in una piazzola di sosta nei pressi dello svincolo Flaminia. Poi l’arrivo delle forze dell’ordine, dei colleghi del carabiniere morto, la chiusura di una corsia per permettere i rilievi. Infine gli automobilisti curiosi che hanno rallentato l’andatura fino a bloccare il traffico e provocare una coda lunga 21 chilometri.E’ avvenuto tutto nelle prime ore del mattino e l’Anas, preoccupata di diramare il comunicato sul traffico impazzito sul Raccordo anulare di Roma, ha classificato il suicidio come “incidente mortale” sottolineando che era coinvolta una sola auto, appunto quella del carabiniere che si era fermato nella piazzola. L’uomo, C.F. si è ucciso intorno alle 7 in un’area di servizio all’altezza del chilometro 17, probabilmente al termine di una lite con la moglie.Di fatto, si erano create delle code dallo svincolo dell‚ÄôAutostrada Roma-Napoli (km 39,300) allo svincolo per la Bufalotta (km 17,900), in carreggiata esterna. Il traffico è tornato però alla normalità dopo tre ore.”

In tutti e tre i casi, Claudia, Angelo e (solo una sigla per il¬† terzo)¬† C.F. , hanno deciso di porre fine, nel 2010, alla loro vita con un’arma, loro che erano nell’Arma. Più o meno contenuti dalle Grida Mediatiche, se non coperti dal Rumore di altri temporali ed ingorghi.

Rimane anche un numero, che vorrei non crescesse: cinquantotto, 58 suicidi nelle carceri italiane nel solo 2010.¬† Perlopiù non sappiamo i nomi,¬† si fanno sempre delle indagini, come per i morti sul lavoro: la Ricostruzione dell’evento.

Lascio a voi le conclusioni, ma io sentivo la necessità di avere pietà e compassione anche per chi¬† muore e non era bello, e non era giovane, e non aveva famiglia e non aveva un onesto lavoro e chissà cosa gli mancava per dire no alla vita: chissa chi è stato… Rimangono i Legami d’acciaio, come certi Messaggi di donne italiane che continuano ad amare tanto: ¬´L‚Äôelaborazione di un lutto non è mai facile se riguarda una persona che si amava molto ma, quando le cause della morte portano ad affrontare un processo, allora tutto diventa più difficile. Ciò perché infinite volte se ne devono ripercorrere le circostanze, riesaminare i particolari. E quanto più a lungo il processo si trascina, tanto più è difficile riappacificare i ricordi¬ª. Scriveva Franca Caliolo.

Diceva Cesare Pavese, morto suicida e non con un’arma ma col sonnifero,¬† forse “…sarà come smettere un vizio…scenderemo nel gorgo, muti.” Lo stesso scrittore che tempo prima aveva lasciato un biglietto sul tavolino: Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.”


Doriana Goracci


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Ciao

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L’opera qui raffigurata è di quella che reputo una grande persona, oltre che bravissimo scultore, di Franco Vergerio nato a Lentiai, Belluno, il 31 marzo 1945. E’ emigrato a Genova per molti anni, ma adesso vive di nuovo al suo paese natale. L’opera si chiama “La grande civetta” e ogni volta che la guardo m’illumino d’immenso.

Ciao a tutti, un sorriso vi prenda la mano davanti allo specchio della vita in questa che si preannuncia, dal punto di vista meteorologico, una splendida giornata.
Voglio confessarvi una cosa: mi sto un po’ rompendo di facebook, di tutte ‘ste polemiche che imperversano, di tutta questa marea di gente che guarda annozero, di questo scontento generale che non sia il guardarci prima noi. Si, lo so che in qualche modo lottiamo anche così, che in qualche modo la nostra frustrazione vien fuori anche così, e questo è importante, molto importante e so che parlandone assieme qualcosa si può risolvere. Ma…come dire…se non si è degni di libertà è giusto mettere dei paletti, cercare di metterli perlomeno: se questo si vuole questo si ha. E non ditemi che siamo innocenti, che’ in giro, mi riferisco qui alla piazza Internet, si vedono innumerevoli porcate, si leggono sproloqui, baggianate prive di fondamento quasi, come se a sparar cavolate ci si guadagnasse il paradiso. Mi piace molto giocare al pc, in facebook nella fattispecie, ricevo pensieri, trasmetto in qualche modo il mio essere: ognuno i suoi fatti, ognuno i suoi problemi. Ci sono persone sempre arrabbiate col mondo, si spara continuamente da tutte le parti, a ogni cosa il suo retro-pensiero: sembra quasi che trasmettere ‚Äúinnocentemente‚Äù un’informazione, una battuta, una propria opinione debbano scatenare una specie di bufera…che poi bufera non è se come tale non la reputi. Scavando in noi non vediamo dentro la nostra insoddisfazione personale trasmessa sulle opinioni, i fatti di vita degli altri? La polemica è feroce…guardiamoci dentro, viviamola ‘sta benedetta vita. Lo so che non è facile guardare Terzigno senza indignarsi, non bisogna, come non bisogna sorridere se a un nostro fratello meno fortunato di noi gli si toglie il diritto allo studio, alla vita, ma, voglio dire, non possiamo guardare anche i lati positivi di questo nostro pianeta e gustarci anche il piacere rilassante di scambiarci le nostre battutine da niente, quattro sorrisi d’anima in tutto, senza far galleggiare a ogni costo la cacca?
Personalmente credo talmente tanto nella sostenibilissima leggerezza dell’essere che cerco di applicarla su di me ogni momento della giornata: questo non vuol dire che sono cieca. E se poi non vengo capita poco male: così mi sento soddisfatta, così continuo e questo non vuol dire che se domani sarò diversa entrerò in conflitto con me stessa, per il semplice fatto che abbandonerò subito, o quanto prima, il campo per abbracciarne subito un altro.
Sorridiamo ragazzi, sorridiamo spesso, mangiamo nutella, cioccolata, una buona pastasciutta, la fettina, usiamo il cellulare, internet, l’auto, leggiamo, cantiamo, facciamole tutte…chè questa vita è breve, troppo breve per sciuparla in asinate. E’ vero, con le asinate ci viviamo, ma possiamo circoscriverle e isolarle…tanto pe’ campa’…che’ poi quando vivi con la leggerezza dentro fai fronte a tutto.
Ci auguro un girasole oggi, un girasole che ci riempia la vita: ciao a tutti voi che mi leggete:)

n.b. E queste mie quattro parole, bada, non vogliono essere un insegnamento, dico solo la mia, che non è una mia ricetta per gli altri, né per me, ma la mia maniera, in questo momento, per vivere meglio e cerco di comunicarla…

Doriana Puglisi

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Questa invece è una poesia di Chiara Scussel, ragazza giovanissima di appena 18 anni, classe 1992, ¬†che vive a Forno di Zoldo, Belluno.¬† A ogni sua poesia mi si apre il cuore.

Le Donne Afghane Fuori da che?

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Dalla parte di chi non ha voce, giungono storie di donne, come Malalai Joya e un’intervista in cui rilascia alcune considerazioni: “Queste sono state le elezioni più fraudolente della nostra storia. Partecipare a questa beffa, significava dare credito al governo, essere complici di un inganno. Avrei perso la fiducia del mio popolo. Sapevo comunque dai miei sostenitori nel governo che Karzai e la sua cricca di fondamentalisti erano decisi a non lasciarmi vincere a nessun costo. E poi ci sono state le innumerevoli minacce di morte contro di me e i miei sostenitori. Molto concrete. Non posso rischiare la vita delle persone che mi sostengono e mi proteggono…Cosa puoi fare, allora, per portare avanti la tua battaglia?  Continuo a dire la verità sul mio Paese, in ogni parte del mondo. Voglio essere la voce di tutte le persone che rischiano ogni giorno, lavorando per un futuro diverso. Sono loro la speranza del mio paese. E cerco di stare vicino alla mia gente, di battermi per i loro diritti, di aiutarli come posso. Che cosa dovrebbe fare l’ Europa e in particolare l’ Italia per aiutare davvero l’ Afghanistan a uscire dalla crisi attuale? Smettere di seguire gli Usa in questa guerra devastante e di sostenere il governo fantoccio di Karzai.E’ in grado l’ Italia di non aiutare più gli assassini del popolo afghano ?” Quando va all’ estero, Malalai porta sempre con sé un album di fotografie, come se fosse quello di famiglia, pesante come un macigno. Immagini a colori, insopportabili: i corpi straziati delle vittime dei bombardamenti Usa e Nato, donne, uomini, vecchi, bambini, ricoverati negli ospedali. Lo mostra a tutti, perché capiscano di cosa parla.”

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Riporto poi integralmente l’intervista a Samia Walid, membro del Revolutionary association women Afghanistan, Rawa, tornata in Italia per un tour di conferenze organizzato dal Cisda: “La tortura infinita di essere una donna afgana”. Tramite questa organizzazione ho ricevuto una lettera da Cristina Cattafesta che aggiornandoci, mette in oggetto: Nel nostro piccolo… CISDA NEWS .Ho letto di iniziative in alcune città italiane, come quella sopra citata, piccole cose   dall’Osservatorio Afghano. Sono stati investiti molti soldi in questa guerra maledetta come tutte le guerre, e sopratutto da noi in Italia, dove si tagliano diritti costituzionali e si favoriscono commerci di armi e di traffici di carne in Missione, con la protezione delle banche e dei poteri: il 9 ottobre del 2009, avevo già scritto nel merito Errori ed Orrori di guerra. Le donne afghane dicono Fuori!.

Come al solito, alla fine ho scelto delle immagini, mi costava molto riportare quei Burqa ma donna, quei volti blindati dalla stoffa, poi ho trovato una fotografia di una donna palestinese con una bambina, in un sito che si chiama Pasquino, dove mi ha colpita non solo la foto che poi ho messo, ma la scritta in calce : “Il mondo si è riempito di mezzi di comunicazione ma abbiamo abolito tutti i luoghi di comunicazione”. Sembra davvero vano e anche assurdo dover ripetere tutto, come in una tragico spettacolo che continua indisturbato: questa giornata la dedico con il mio diario  di storie minori, a queste donne, con amore e rispetto. Senza limiti e senza confini, per la Natura.

Kabul, la cantano anche certi italiani…

Doriana Goracci

Sei andato a scuola e ti hanno detto “siedi al tuo posto”, e già lì hai smesso di credere che il tuo posto sia dappertutto.
(Silvano Agosti)


La tortura infinita di essere una donna afgana

INTERVISTA. Samia Walid della Revolutionary association women Afghanistan: “L’ attuale sistema, creato dagli americani, è più pericoloso dei talebani. Dietro ai discorsi democratici, si cela l’ attacco ai diritti del popolo”.
Samia Walid, membro del Revolutionary association women Afghanistan e voce democratica di quella straziata nazione, è tornata in Italia per un tour di conferenze organizzato dal Cisda. Ha constatato le crescenti difficoltà burocratiche per varcare le frontiere, ottenere il visto dalla nostra ambasciata, entrare nella cittadella fortificata dove sorgono tutti gli uffici di Kabul, un deserto abitato da funzionari e militari dove il cittadino afghano, al quale presterebbero servizio, è considerato un alieno.

Signora Walid, se domani tutte le truppe Isaf partissero dall’ Afghanistan cosa accadrebbe?
Sia che partano domani sia che restino per altri 3 o 6 anni la situazione rimarrà difficilissima. L’ intervento Nato l’ ha resa più grave del 2001, colpa di bombardamenti e morte seminati ogni giorno e della disillusione diffusa per la copertura data ai Signori della Guerra. Questo ha imbarbarito i rapporti sociali e umani. Nessun cambio di tattica può cancellare dalla mente degli afghani l’ operato occidentale: aver sparato sui matrimoni assassinando civili in festa, protetto mafiosi e corrotti di cui s’ è riempito il governo Karzai.

Come giudica Rawa i negoziati fra Karzai e le fazioni talebane?
La decisione di Washington, di cui Karzai è esecutore, è l’ ultimo tassello d’ un quadro devastante. Gli Usa ci invadevano in base alla lotta al terrorismo islamico, per nove anni hanno ucciso donne e bambini definendo le stragi danni collaterali all‚’ obiettivo finale. Ora l’ obiettivo è cooptare i Taliban al governo. E dopo aver ascoltato amenità attorno a presunti talebani moderati, vediamo che i loro leader, prelevati da Quetta e Peshawar, sono trasportati ai colloqui su aerei Nato. Cosa devono pensare le famiglie afghane in lutto?

I Taliban verranno riacquisiranno spazi ufficiali di potere?
E’  difficile che possa accadere in toto perché gli Usa puntano a dividere le forze. Però sia i Taliban, sia Karzai e il suo gruppo, sia altri potentati, vogliono una fetta di potere e gli americani, che mirano a controllare indirettamente il territorio, cercheranno di bilanciare le parti. I Taliban non sono cambiati, restano fedeli al fondamentalismo che non è peggiore di quello dei mujaheddin dell‚ÄôAllenza del Nord e dei sostenitori del pashtunwali Sayyaf, Fahim, Khalili.

Cos’ è cambiato dal governo talebano a quello filo occidentale dell’ attuale Presidente?
Del governo talebano sono note le atroci esecuzioni di donne lapidate, pratica tuttora in uso. Poco tempo fa, una coppia di giovani accusata d‚Äôimpurità è stata uccisa così e nessuno s’ è opposto. L’ attuale sistema può risultare addirittura più pericoloso perché dietro discorsi democratici si mascherano attacchi ai diritti del popolo. Scelti e pagati dagli americani, personaggi dell’ attuale governo praticano nefandezze pari se non più smaccate di quelle talebane.

Cos’ è mutato per le donne?
I Taliban ci negavano ogni diritto. Vivevamo murate vive, non potevamo uscire sena la compagnia d’ un uomo della famiglia. Ma se osserviamo la realtà odierna, i diritti delle donne afghane sono teorici e minimi. Il diritto allo studio, che esisteva anche prima della parentesi talebana, è un sogno. Anche le pochissime famiglie che dispongono di reddito tengono le ragazze in casa perché temono ritorsioni se si scopre che le loro figlie vanno a scuola. Aggressioni e stupri sono aumentati. Le nostre 68 parlamentari sono tutt’ altro che autonome per decisioni o denunce. Per interesse o per paura, non parlano e non difendono  le ragioni femminili. Molte di loro sono replicanti di chi le indottrina: Karzai e i leader etnici. Ancora una volta è il potere maschile a decidere per loro.

Ora la Nato punta a rafforzare esercito e polizia locali, a debellare povertà e coltivazione dell’ oppio. Ci riuscirà?
Nel vertice di Roma e in quello che ci sarà a Lisbona, i temi trattati non sono affatto nuovi. Due mesi dopo l’ inizio dell‚ÄôEnduring Freedom molte milizie talebane erano fuggite dal Paese: sarebbe stata la migliore occasione per addestrare forze armate locali, ma nulla è stato fatto. Ora se ne riparla puntando su una popolazione ancora più disperata, svilita e analfabeta. Altro bluff è la questione dell’ oppio. Negli ultimi anni non solo si sono superati livelli di produzione precedenti al 2001, ma la piaga s’ è diffusa in province dove un tempo non c’ era. I problemi non sono i singoli cittadini, bensì i vertici della società tutelati nell’ arricchimento illecito dagli statunitensi. Bismillah Khan, capo delle forze armate, e Rahim Wardak, ministro della difesa di cui si dice abbia in casa una prigione privata, sono criminali e occupano posizioni chiave con l’ idea che finché dura, s’ arricchiranno.

Lei ha assistito alle recenti elezioni: una farsa come le Presidenziali del 2009?
Sono state anche peggio di quelle di cinque anni fa. Nel 2005 il controllo sulla popolazione da parte di gruppi politici legati a Signori della Guerra o Taliban non erano così diffusi come oggi. Allora qualche voce democratica era riuscita a candidarsi e anche a essere eletta in Parlamento. Oggi è sempre più difficile. In più sono aumentati i brogli (1 milione e 300mila schede sono già state annullate nel corso dello spoglio, ndr). Pochi hanno diffuso notizie come quella riguardante il mullah Taraqi, della minoranza kuci legata ai talebani, che ha fatto sistemare un’ urna in casa per controllare meglio il voto. O sulle schede già segnate giunte dal Pakistan. E poi c’ è chi ha filmato le operazioni controllando dove finiva il voto. Sicuramente verranno eletti gli uomini del potere, con pochissime eccezioni di candidati indipendenti come Bashardost (che aveva ottenuto il 5% nelle Presidenziali del 2009, ndr).

Cresce il peso dell’ Iran nella regione, per un Afghanistan dilaniato da decenni di guerra ciò è un pericolo o un’ opportunità?
L’ Iran ha un’ influenza trentennale negli affari afghani e quest’ apertura diplomatica degli Stati Uniti nei suoi confronti è solo un passo di  real politik. Noi consideriamo il regime di Teheran fondamentalista e fascista, oppressore del popolo che ha come scopo il suo rovesciamento. Il governo di Ahmadinejad continua a diffondere dolore fra i profughi afghani che vengono incarcerati e condannati a morte per reati connessi alla loro condizione di fuggiaschi affamati. L’ Iran punterà a un Afghanistan diviso e fragile per poter sperare in un suo controllo parziale o totale.

Enrico Campofreda Terranews


 

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Bunga bunga “Speciale Reset Italia”

L'Huffington Post

“Post aggiornato in tempo reale con News e Video dalla Rete” Tutto il mondo ne parla. La redazione di Reset desiderava non conformarsi alla stampa tradizionale, però diventa un dovere seguire, non solo per¬†quanto ha sollevato¬†questa terminologia sui media in Italia, ma come è stato illustrato dalla stampa internazionale. Questo post sarà aggiornato in tempo reale con Video e News reperite in Rete. Staff Reset desidera mettere in evidenza non quanto è accaduto, ma cosa ha sprigionato sui media del mondo il termine “Bunga bunga”. Un termine che rimarrà nella storia della Repubblica Italiana!

Ultima ora “Ruby è nascosta a Genova” 29 Ott.2010

Famiglia Cristiana “Malato e fuori controllo” & Valutare se Berlusconi è compos sui di Carlo Azeglio Ciampi¬†

Berlusconi di nuovo nello scandalo 29 Ott.2010

Così la notizia attraverso i quotidiani italiani from Il Fatto quotidiano

La casafamiglia che ospita a Sant’Ilario(Ge)…from LaStampa.it

Il popolo dei bunga bunga from BeppeGrilloBlog

The Times “A Berlusconi consigliano clinica per dipendenze

La chiamata arrivò “dissero che era parente di Mubarak” from LaStampa.it

Amo la vita e le donne from Repubblica.it

Multimedia su Corriere.it

L’amica genovese “Non capivo chi le dava quei soldi” SecoloXIX

Dalla Russia al Brasile la notizia fa il giro del mondo from AnsaNews 29 Ott.2010

La Fininvest è nata da…from Alain De Carolis

Muore il sogno berlusconiano from Articolo 21

Bunga bunga per tutti from Byoblu VideoBlog

Berlusconi chiamò la polizia e la minorenne fu lasciata libera “Spunta fuori nuovo reclutatore” & Ogni volta 5.000 Euro from Corriere.it

La Moratti sapeva… 29 Ott.2010

Tutte le Home Page Siti stranieri from Repubblica.it & Una sola volta ad Arcore from LaStampa.it

Ruby è a Genova from SecoloXIX & Bunga bunga Uno & Bunga bunga Due & Quelle che hanno fatto tremare Silvio¬† & Bunga bunga su Sole24Ore

Bunga bunga su YouTube

Bunga bunga su Reset Italia

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Un bambino semplice

Dove sono finiti i bambini?
Quelli che andavano a scuola al mattino, quelli che i genitori li andavano a prendere all’uscita di scuola e si andava a pranzo, ogni tanto a mangiare la pizza o un panino veloce ma quasi sempre a casa propria, e che nel pomeriggio facevano prima i compiti e poi si poteva giocare, dove sono finiti?
Ci sono ancora, eccome! Fortunatamente ci sono ancora anche se un po‚Äô acciaccati dalle novità evolutive di questo mondo e dalla moda. Si perché alcuni di loro guardano i propri simili in tv e rimangono perplessi, si chiedono come mai loro devono studiare e fare una vita ‚Äúnormale‚Äù quando nel piccolo schermo vedono alcuni compagni che fanno le pubblicità o che addirittura cantano e vengono osannati come fossero navigate star.
Quanto c‚Äôè di vantaggioso e ottimale dietro la presentazione ‚Äúoscena‚Äù di bambini che vengono dati in pasto ai telespettatori così come si “donavano” i cristiani in pasto ai leoni nelle grandi arene?
‚ÄúChe schifo‚Äù dico io. Ma sarò l‚Äôunico a pensarla così?
Ho sempre odiato la mercificazione dei bambini sotto ogni forma, non a caso già dall‚Äôetà di 4 anni e mezzo gridai davanti alla commissione dello zecchino d‚Äôoro: ‚Äúper questi signori non canto perché non li conosco‚Äù aggiungendo anche un‚Äôaltra piccola frase che è meglio non dire.
Personalmente non mi sembra ‚Äúnaturale‚Äù che i bambini vengano ‚Äúutilizzati‚Äù per scopi commerciali. Né quando vengono buttati davanti ad una telecamera per fare un spot pubblicitario né tanto meno quando diventano protagonisti inconsapevoli di programmi dove devono cantare brani di altrettanti interpreti famosi, entrando già in tenera età in una competizione assurda, subdola e che non gli appartiene.
Probabilmente la storia di Nikka Costa, (figlia del celebre e compianto produttore discografico Don Costa) che da bambina prodigio è stata scaraventata in un mondo terribile che l‚Äôha divorata in ogni senso, e che non guarda in faccia a nessuno pur di fare soldi, non ha insegnato nulla. Non solo, ma come sempre vige il menefreghismo mescolato con il narcisismo e il meismo, il volere apparire sempre belli e bravi e primeggiare ad ogni costo per raggiungere sogni effimeri. Colpevoli di questo sono i genitori nel 99% dei casi. Ovviamente parliamo di genitori di merda eh, anche qui nel 99% dei casi.
Non lo scopro io e non è una novità che dietro le quinte del mondo dello spettacolo vi sono tutte le peggio cose del sistema, è un mondo a parte e non lascia possibilità di pentimento, una volta nel vortice non se ne esce più, o perlomeno non se ne esce più dall‚Äôessere ‚Äúnormali‚Äù.
Non molto tempo fa per un genitore era motivo di orgoglio e di vanto se il proprio figlio riusciva negli studi e di conseguenza nel lavoro, è anche vero che il lavoro scarseggia parecchio mentre di mignotte e rimbambiti c’è sempre bisogno. E’ un mercato florido che non conosce crisi.
Si dovrebbero fare solo ed esclusivamente programmi musicali con adulti, cabaret, programmi di politica e di informazione, di denuncia, film e cartoni animati, ma lasciamo stare i bambini, lasciamoli vivere, lasciamoli fare una vita da bambino semplice, senza stellette e gradi sulle spalline e senza medaglie, avranno tutto il tempo di combattere quando saranno adulti, ma solo se li facciamo diventare adulti mentre possono e devono guardare il mondo con occhi da bambino, costruendosi la propria personalità e carattere giorno dopo giorno, giocando e piangendo per cose che appartengono ai sogni e desideri e amarezze che attraversano ognuno in base all‚Äôetà. Stupidaggini per noi, ma problemi veri per loro, e a volte insormontabili, per i quali hanno bisogno di aiuto e di rispetto.
Ecco, poi però abbiamo il coraggio di scandalizzarci quando sentiamo parlare del dilagare di piaghe orribili come la pedofilia, quando vediamo e leggiamo di adulti che senza ritegno e vergogna alcuna si lanciano addosso a minorenni come se l‚Äôetà non contasse più, perché in questa lurida società abbiamo ‚Äúlivellato‚Äù ogni credo, abbiamo gettato acido muriatico su ogni censura tranne quelle che dovrebbero fare riflettere.
Per forza succedono porcherie inimmaginabili, i bambini vengono rapiti dalla loro vita privata e portati sul palcoscenico degli orrori, e le menti malate (troppe ormai) non li vedono più per quello che sono, bambini, ma li catalogano così come una macchina, un divano, un quadro, un vestito, oggetti usa e getta.
Siamo una società finita, morta, all‚Äôinterno di una cattedrale spoglia di immagini, la quale per riempire gli immensi spazi vuoti non calcola più i confini tra ciò che è lecito e ciò che è idolatria, e ogni giorno sempre più si sventra il canone del buon senso che per secoli ha tenuto in piedi l‚Äôunione dei popoli, la famiglia.
Se sei un genitore, non chiedere a tuo figlio cosa vorrà fare da grande, aiutalo solo a diventarlo.
Se sei un bambino, prendi per mano i tuoi genitori e digli: “mi piacerebbe essere un bambino, un bambino semplice”.

Contenuti legati e morti e ancora vivi

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Certi fatti li conoscono in pochi, sono marginali, certi altri¬† li leggono in un numero ancora più esiguo, sopratutto se si tratta di detenuti contenuti¬† legati e morti, mai prosciolti da certa cronaca nera, che diventa sempre più buia, fino alla fine:¬† ‚Äúpericolosi per sè e per gli altri e/o se si arreca pubblico scandalo‚Äú. La mia filosofia da 4 soldi è quella di farli circolare e comunicare, non fosse altro che per darne notizia. Così iniziavo il 17 agosto 2009 per¬† denunciare la morte di Francesco Mastrogiovanni, tramite la segnalazione di un amico.¬† Ne ho avuta un’altra¬†¬† alcuni giorni fa:¬† il titolo dell’Unione Sarda il 21 ottobre ,¬† L’ambulante morto in psichiatria:accusati di sequestro sette medici redatto da Maria Francesca Chiappe. Il fatto si svolge nel Reparto psichiatria dell’ospedale Ss.Trinità di Cagliari.

“Clamoroso colpo di scena nel caso della morte dell’ambulante quartese Giuseppe Casu. Sette medici del reparto psichiatria del Santissima Trinità di Cagliari sono stati accusati di sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere. Giuseppe Casu è stato ucciso da un farmaco tossico per il cuore. Questa, almeno, è l’idea dei periti del Tribunale. Anche se sottolineano: non c’è la certezza ma un’¬´elevata probabilitପ. Il processo sul sessantenne quartese morto il 26 giugno 2006 dopo sei giorni di ricovero in Psichiatria al Santissima Trinità si giocherà tutto su quelle due parole. Però: il paziente è stato legato al letto per tutta la durata del ricovero, dal giorno del trattamento sanitario obbligatorio firmato dal sindaco di Quartu durante lo sgombero degli ambulanti da una piazza, fino a quando si è scoperto che non respirava più. E questo, dicono i periti, non si poteva fare. Di lì la nuova, clamorosa accusa contestata ieri al primario Gian Paolo Turri e agli psichiatri del suo reparto Maria Rosaria Cantone, Antonella Baita, Maria Rosa Murgia, Marco Murtas, Luciana Scamonatti, Marisa Coni: sequestro di persona aggravato dall’abuso di potere. Roba da dieci anni di reclusione. La notifica dell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal sostituto Giangiacomo Pilia ha provocato stupore, rabbia, sconcerto negli ambienti medici cagliaritani. Eppure il nuovo stralcio di indagine è sostanzialmente un atto dovuto dopo il deposito della perizia, l’11 ottobre scorso, davanti al Tribunale monocratico che processa Turri e la Cantone per omicidio colposo aggravato: durante il dibattimento il pm lo ha quasi annunciato insieme al tentativo di portare la discussione sulla contenzione fisica. La difesa dei due psichiatri è insorta poiché è stato escluso che quella circostanza abbia portato alla morte del paziente. E allora il giudice Simone Nespoli ha chiesto al pm di motivare le sue domande e Pilia a quel punto ha dichiarato che la perizia avrebbe potuto portare alla contestazione di nuovi reati. In effetti i periti parlano senza mezzi termini di sequestro di persona e lo fanno sotto un profilo strettamente giuridico. Affrontando la questione della contenzione fisica hanno escluso che Casu sia stato ucciso da una trombo-embolia polmonare legata alla lunga immobilità, come invece avevano diagnosticato i medici del Santissima Trinità subito dopo l’improvvisa morte dell’ambulante. I periti Elda Feyles, specialista in anatomia e istologia patologica, Guglielmo Occhionero, psichiatra, e Rita Celli, medico legale, hanno innanzitutto individuato le norme: gli articoli 13 e 32 della Costituzione sulla inviolabilità della libertà personale e sul consenso all’atto terapeutico, il codice deontologico di medici e infermieri sulla contenzione fisica e farmacologica come evento straordinario e motivato, il codice penale: se c’è uno stato di necessità la misura di contenzione, sempre proporzionale al pericolo attuale di un danno grave non altrimenti evitabile, non solo può ma deve essere applicata se non si vuole incorrere nel reato di abbandono di incapace. I periti sono sicuri: ¬´La contenzione fisica è ammessa solo allo scopo di tutelare la vita o la salute della persona… qualora la contenzione fosse sostenuta da motivazioni di carattere disciplinare o per sopperire a carenze organizzative o per convenienza del personale sanitario si possono configurare i reati di sequestro di persona, violenza privata, maltrattamenti¬ª. Non solo, i periti negano che la contenzione a letto sia da considerare un trattamento sanitario vero e proprio: ¬´In generale, per prestare le prime cure il medico deve intervenire e vincere la resistenza solo se il paziente si trova in vero pericolo di vita. Nei casi psichiatrici quel pericolo non c’è quasi mai perché raramente esiste un pericolo di vita rispetto a una malattia mentale. Non risulta che mai nessuno sia morto di allucinazioni o delirio¬ª. I periti valutano dunque ¬´eccessivo¬ª legare a letto un paziente anche se per impedirgli il suicidio o costringerlo a curarsi. Di lì la conclusione: ¬´La diretta coercizione non è fra le prestazioni richiedibili allo psichiatra. E visto che l’organigramma del nuovo assetto della psichiatria non prevede figure di personale di custodia (come prima della legge Basaglia che ha chiuso i manicomi), essendo venuta meno tale esigenza che caratterizzava la vecchia normativa manicomiale, il ricorso all’uso della forza fisica è esterno al rapporto terapeutico¬ª. Nell’indagine-stralcio Baita, Murgia, Murtas, Scamonatti e Coni sono accusati anche di omicidio colposo, reato per il quale Turri e la Cantone sono già sotto processo: per il 29 novembre è fissata la requisitoria del pm. La Asl 8 ha intanto annunciato che in questa fase non prenderà provvedimenti nei confronti dei medici.”

Carmelo Musumeci ha invece redatto un documento che uno spazio come Macelleria Carceraria l’ha avuto. Porta una prefazione il suo “pezzo”: “Amami quando lo merito di meno, perché sarà quando ne ho più bisogno(Catullo) ” Dall‚Äôinizio dell‚Äôanno i suicidi in carcere sono 55 ‚Ķ e nessuno ne parla. Molte persone aldilà del muro di cinta si domandano perché molti detenuti si tolgano la vita. Invece molti detenuti al di qua del muro si domandano quale motivo hanno per non¬† togliersi la vita. La verità è che la morte in carcere è l‚Äôunica cosa che può portare un po‚Äô di speranza, amore sociale e felicità,¬† perché quando ti togli la vita hai il vantaggio di smettere di soffrire. Una volta il carcere era solo una discarica sociale,¬† ora è diventato anche un cimitero sociale…

E da un po‚Äô di anni a queste parte la cosa più difficile in carcere non è più morire,¬†¬† ma vivere. I detenuti in carcere vengono controllati, osservati, contati, ogni momento del giorno e della notte,¬† eppure riescono facilmente a togliersi la vita. Diciamo la verità: i detenuti non sono amati e non importa a nessuno se si tolgono la vita. Ormai le persone perbene si voltano dall‚Äôaltra parte,¬† mentre altri fanno finta di non vedere quello che vedono. Diciamoci la verità: questo accade perché la grandissima maggioranza della popolazione detenuta è costituita da individui disperati, poveri cristi, immigrati, tossicodipendenti, disoccupati e analfabeti. Persone di cui non importa a nessuno. Eppure di questa ‚Äúgentaglia‚Äù, di questa ‚Äúspazzatura umana‚Äù¬† non andrebbe buttato via nulla,¬† perché con lo slogan ‚ÄúTutti dentro‚Äù e ‚ÄúCertezza della pena‚Äù i partiti¬† più forcaioli vinceranno le prossime elezioni. Nella stragrande maggioranza dei casi la morte in carcere è la conseguenza di un¬† comportamento passivo e omissivo dello Stato, che scaraventa una persona¬† in una cella, la chiude a chiave e se ne va. Eppure l‚Äôeutanasia in Italia è proibita. Lo Stato non fa nulla per evitare la morte in carcere, non per niente l‚ÄôItalia è il Paese più condannato della Corte Europea dei Diritti Umani. Carmelo Musumeci Carcere Spoleto, ottobre 2010.”

Per concludere il mio articolo di certo non allegro e¬† leggero, che ho letto¬† su Facebook¬† tramite il gruppo Ecumenici, aggiungo Percorsi Sbarrati, un video sull’ergastolo ostativo prodotto dagli stessi ergastonali. Anche questo su Facebook, come “Urla dal silenzio“, unendomi ¬† alla voce di Ecumenici che sottoscrive cos쬆 la Macelleria Carceraria: ” Ecumenici solidarizza con gli ergastolani in Italia contro il c.d. “fine pena mai!” Non ne vogliamo sapere di partiti e politici forcaioli, di destra e di sinistra, fascisti, liberali, democratici o comunisti. -… Dovrete fare i conti anche con noi!! Digiuno della fame il prossimo primo dicembre ovunque, dentro le carceri e fuori.”

Mi auguro che quanto ho scritto sia segnalato e non solo da quelle persone che quotidianamente ritengono corretto farlo al Team di Facebook, qualunque cosa io¬† comunichi sulla mia pagina, anche privatamente e¬† chiedendone la rimozione, me compresa, ovviamente:¬† non le ringrazio affatto, nè a nome mio, nè di nessuno e mi spiace ma non ci fermeranno, possono contarci.¬† Lo scrivo pubblicamente.

‚ÄúAlcuni dicono che la pioggia sia brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime‚Äù: è parte di un dialogo tra due diavoli all’inferno e un’amica loro che gli scrive.

Doriana Goracci

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Foto tratta da Urla dal silenzio