Ecco come drogano le nostre menti, lo spiega il neurolinguista Noam Chomsky

60042 431333057381 71253357381 5626159 5887670 n Noam Chomsky: le 10 Strategie della Manipolazione attraverso i mass media

La manipolazione mediatica ormai non ha confini. Il consenso politico e quello d’opinione è regolato attraverso ben precise strategie mediatiche che si appoggiano su 10 regole di base. Noam Chomsky ci aiuta a svelare l’inganno.

Per questo ringrazio l’amico Tonino Basile che mi ha girato questo scritto da leggere con attenzione e riflettere.

In questi giorni di forte instabilità politica si riaccendono i toni e si rimescolano i temi che hanno animato il calderone mediatico degli ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia, tradimento, sesso. Nel nostro Paese succede che molti ingenui continuino ad esempio a meravigliarsi delle boutade del presidente del Consiglio, limitandosi a bollare barzellette e proclami del premier brianzolo come uscite inammissibili, senza considerare quanta macchinazione logica stia dietro ad ogni singola affermazione. Un meccanismo ben oliato a cui fanno ricorso non solo uomini politici, ma esperti di marketing e uomini di potere in genere. Un noto studioso di linguistica come Noam Chomsky ha stilato una lista di 10 regole, che vengono utilizzate per drogare le menti, ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria. Ecco quali sono:

1-La strategia della distrazione

L‚Äôelemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l‚Äôattenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d‚Äôinteressarsi alle conoscenze essenziali, nell‚Äôarea della scienza, l‚Äôeconomia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. ‚ÄúMantenere l‚ÄôAttenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo ‚ÄúArmi silenziose per guerre tranquille‚Äù).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni

Questo metodo è anche chiamato ‚Äúproblema- reazione- soluzione‚Äù. Si crea un problema, una ‚Äúsituazione‚Äù prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E‚Äô in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come ‚Äúdolorosa e necessaria‚Äù, ottenendo l‚Äôaccettazione pubblica, nel momento, per un‚Äôapplicazione futura. E‚Äô più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che ‚Äútutto andrà meglio domani‚Äù e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all‚Äôidea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? ‚ÄúSe qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere ‚ÄúArmi silenziosi per guerre tranquille‚Äù).

6- Usare l‚Äôaspetto emotivo molto più della riflessione

Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d‚Äôaccesso all‚Äôinconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti‚Ķ.

7- Mantenere il pubblico nell‚Äôignoranza e nella mediocrità

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. ‚ÄúLa qualità dell‚Äôeducazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell‚Äôignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza

Far credere all‚Äôindividuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l‚Äôindividuo si auto svaluta e s‚Äôincolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l‚Äôinibizione della sua azione. E senza azione non c‚Äôè rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il ‚Äúsistema‚Äù ha goduto di una conoscenza avanzata dell‚Äôessere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l‚Äôindividuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

Noam Chomsky: le 10 Strategie della Manipolazione attraverso i mass media

media manipulation - manipolazione culturale

Il linguista e filosofo degli Stati Uniti del Nord America, Noam Chomsky, ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1 – La strategia della distrazione.

L‚Äôelemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l‚Äôattenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell‚Äôinondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l‚Äôinteresse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell‚Äôeconomia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. ‚ÄúSviare l‚Äôattenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo ‚ÄúArmi silenziose per guerre tranquille‚Äù).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione.

Questo metodo è anche chiamato ‚Äúproblema – reazione – soluzione‚Äù. Si crea un problema, una ‚Äúsituazione‚Äù che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po‚Äô di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‚Äò80 e ‚Äò90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come ‚Äúdolorosa e necessaria‚Äù guadagnando in quel momento il consenso della gente per un‚Äôapplicazione futura. E‚Äô più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che ‚Äútutto andrà meglio domani‚Äù e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all‚Äôidea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? ‚ÄúSe qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi ‚ÄúArmi silenziosi per guerre tranquille‚Äù).

6 – Usare l‚Äôaspetto emozionale molto più della riflessione.

Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l‚Äôinconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti‚Ķ.

7 – Mantenere la gente nell‚Äôignoranza e nella mediocrità.

Far sì che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. ‚ÄúLa qualità dell‚Äôeducazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall‚Äôignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi ‚ÄúArmi silenziosi per guerre tranquille‚Äù).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.

Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa.

Far credere all‚Äôindividuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l‚Äôindividuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l‚Äôinibizione ad agire. E senza azione non c‚Äôè rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.

Negli ultimi 50‚Äôanni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il ‚Äúsistema‚Äù ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell‚Äôessere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l‚Äôindividuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky

Fonte: www.visionesalternativas.com.mx

Italiano: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7480

Il lungo presente

Brian Eno

Metti un’intervista a Brian Eno, considerato uno dei dieci geni viventi sul pianeta. La propone il numero 7 di Satisfiction, rivista di recensioni letterarie scaricabile gratuitamente in formato PDF da qui.

Il musicista introduce il lettore a una raccolta di saggi sul tempo intitolata “Il lungo presente”, scritta da Stewart Brand e tradotta da Davide Bocelli.

Brand è scrittore e designer nordamericano che parla del pensiero a lungo termine, dell‚Äôecologia, del rapporto tra generazioni, delle tecnologie con la loro corsa incontenibile verso il futuro.

Il Lungo Presente (The Long Now) è anche una fondazione americana, della quale Eno è componente del consiglio di fondazione assieme a Brand. L’obiettivo è la promozione creativa di una responsabilità estesa a un arco di tempo di 10.000 anni mediante un pensiero più lento e migliore.

¬´Stewart Brand è capace di scoprire nuovi fenomeni sociali molto prima che appaiano nel radar della cultura ufficiale. E non si accontenta di identificarli. Lui vuole dargli peso e consistenza: perché è capace di vederli in prospettiva e vuole realizzare il loro potenziale.
Il suo peculiare tecno-ottimismo ‚Äì idealista e rigoroso allo stesso tempo ‚Äì suscita un enorme interesse perché lui è cresciuto tanto nell‚Äôesercito americano (era tenente) quanto nella rivoluzione hippy californiana degli anni sessanta ‚Äì per poi dedicarsi allo studio della filosofia, ma a partire da basi di biologia,con Gregory Bateson, altro libero pensatore assai rigoroso. Questi diversi ‚Äòstrati‚Äô di disciplina e libertà hanno prodotto una mente capace di fantasie vaste e irresistibili e di costante onestà intellettuale.
Stewart comprende meglio di molti altri l‚Äôimportanza dei miti e dei simboli nell‚Äôevoluzione umana. Nel 1966, quando la NASA iniziò a ricevere immagini dallo spazio, Stewart chiese pubblicamente che fosse rilasciata un‚Äôimmagine del pianeta e questo avvenne davvero nel 1968.
√à facile comprendere come questa immagine ‚Äì che rivela la fragile eccezionalità del pianeta su cui viviamo ‚Äì abbia dato uno stimolo fondamentale alla nascita del movimento ‚Äòecologista‚Äô.
Allora Brand capì che questo risultato era una prova della sua rara capacità di comprendere ciò che fa deviare il pensiero verso nuove direzioni.
Se un‚Äôazione come questa è una forma di ingegneria sociale, allora Stewart è un ingegnere sociale davvero in gamba. Sfortunatamente questa etichetta ha una risonanza negativa, perché fa pensare immediatamente a un ideologo smaliziato che progetta sistemi insidiosi e oppressivi per piegare una società alle proprie convinzioni.
Ma Stewart non è niente di tutto questo: non si sognerebbe mai di dire alle persone cosa fare o come pensare,ma preferirebbe fornire loro strumenti migliori per fare e per pensare‚Äìlasciando poi che le cose facciano il loro corso,confidando che gli individui abbiano la capacità di prendere decisioni migliori quando hanno migliori strumenti mentali e materiali.
Questi atti di fede ‚Äì nel potere dei simboli e nella capacità degli esseri umani di migliorare‚Äìproseguono nel suo contributo alla costruzione dell‚Äôorologio del lungo presente [The Clock of the Long Now]. Molti di noi sarebbero senz‚Äôaltro d‚Äôaccordo sul fatto che il pensiero a breve termine ‚Äì che realizza le nostre aspirazioni immediate a spese del futuro ‚Äì ci sta uccidendo.
La nostra potenza è cresciuta ben al di là della nostra capacità di previsione e questo potrebbe portarci da un momento all‚Äôaltro a prendere decisioni irrevocabili che si ripercuoterebbero su centinaia di generazioni.
Il problema è evidente, ma quali sono le soluzioni? Come possiamo dare dignità al pensiero a lungo termine e renderlo comune?
La posizione di Stewart è tanto innovativa quanto radicale: inizieremo ad avere confidenza con il futuro quando cercheremo di costruirne una parte con consapevolezza. La visione di Danny Hillis di un orologio concepito per funzionare per dieci millenni è proprio un‚Äôidea di questo tipo. Il mondo non ha bisogno di un altro orologio ‚Äì non è questo il punto.
Quello che serve è un progetto particolare che ci fornisca un alibi per iniziare a pensare seriamente e in profondità al futuro.
Questo libro documenta alcune delle idee e delle riflessioni che sono emerse nei primi anni di questo progetto lungo diecimila anni».

Brian Eno

Parole al potere

Trend della blogosfera italiana
Trend della blogosfera italiana dal 12/07/2009 al 12/07/2010. Fonte: liquida.it

 

La chiesa si annida ovunque. Nell’ultimo anno, nella classifica dei tags della blogosfera italiana, la chiesa – cattolica si presume – ha superato i social network e la mafia (evidentemente non sempre l’allievo supera il maestro), mentre il suo boss assoluto Giuseppe Ratzinger, in arte Benedetto Decimosesto, fa un baffo a Madonna – quella contemporanea si presume, sebbene fra i tag sgòmiti con numerosi concorrenti provenienti da ogni parte d’Europa – in testa Medjiugorie e Fatima, mentre le outsider di Pompei e Loreto sono state doppiate.¬†

A ben vedere, osservando quel che si cela dietro ai tag della blogosfera, gli attacchi alla laicità (leggasi civiltà) della vituperata italietta sono la causa maggiori di tanta popolarità per chiesa & Benedetto. A furia di parlar, sia pur male, si finisce col fare un favore: si parla.¬†

In un’era in cui il potere è dominato dalla quantità e persuasività (o meglio, consuasività*) della comunicazione, l’arma per colpire a morte il nemico è il silenzio. Le parole dinfatti si svuotano del significato originario, etimologico, concettuale, storico – assumendo un potere meramente iconografico che nell’immaginario collettivo alimentano false presunzioni, innaffiate da memeplex affini.¬†

L’arcipelago cristiano è resiliente a sconfitte e persecuzioni, che da sempre lo hanno minacciato e dalle quali ha imparato a trarre linfa vitale. Chi attacca un potente lo rende vittima per cui, paradossalmente, lo rende affine agli afflitti, amato da questi, che solitamente nella società sono massa. La memetica** studia questi fenomeni e spiega come mai alcuni risvolti paradossali, apparentemente casuali, come i benefici inattesi che da due millenni, sia pur con alterne fortune, fanno sì che un’organizzazione fondata su una sequela incredibile di menzogne e crimini di ogni tipo riesca a mantenere il suo subdolo potere in (quasi) tutti gli alveoli della società contemporanea a livello (quasi) globale. C’è chi è tentato dal gridare al complotto, come se liquida.it fosse in realtà un mezzo di propaganda cattolica. Chi invece magari penserà che ha sbagliato tutto e si converte per timore di richiami divini. Chi invece si convince di essere circondato da pecore, compresi i blogger della rete, che alimentano certe classifiche.¬†

C’è chi invece, realisticamente, potrebbe pensare che se tutti chiamassero le cose col loro significato e non con la loro etichetta, quel che verrebbe fuori non sarebbe la presunzione di un potere immane, bensì uno sdegno collettivo che peraltro fomenta contromisure da parte del neoproselitismo digitale fatto di suore con profili multipli sui social network e vangeli per iphone. Insomma, la popolarità di un tag non va mai percepito come sintomo di favorevole popolarità di ciò che rappresenta. Altrimenti Silvio Berlusconi potrebbe davvero dormire sogni tranquilli. Evidentemente – non stupitevi – è ancora al potere perché è il tag più popolare della blogosfera sebbene, per molti, valga solo il contrario, ma potere e popolarità non sono due concetti intercambiabili, non sono sinonimi, sebbene si alimentino vicendevolmente.¬†

La strategia di risposta non è quella di non parlare, perché altrimenti l’unica voce sarebbe quella del ‘nemico’, l’imbonitore delle coscienze collettive sedicente rappresentante di un’entità divina scesa sulla terra e bla bla bla nonché rappresentante del più ricco stato del mondo (nonostante i debiti recenti) che succhia denari alle povere finanze della repubblica italiota in cambio di un pugno di voti al ricco luogotenente di turno. Un tempo si chiamava democrazia-cristiana (evidentemente un ossimoro), oggi ha un’iconografia verbale alquanto liquida,¬†tipica di un’epoca in cui tutto corre veloce e¬†anche i brand partitici faticano a rincorrersi. Tutto packaging che ricicla la squallida arte del fregare il prossimo,¬†per la¬†quale la casta politica italiota ha pochi eguali nel mondo.¬†

La strategia dicevamo… non è il silenzio quindi, ma la coesione, per lo meno di una frangia di blogger pionieri che lancino una campagna virale che promuova un tagging alternativo. Supponiamo di sostituire chiesa¬†con chiusa e papa¬†con pippa, questione di parole o di tag (meglio se entrambe). Qualcosa di simile è stato già provato al censimento del Regno Unito, quando lo Yeti si classificò tra le prime religioni per via di una burla virale ben riuscita (se è virale è ben riuscita). In Italia l’ISTAT non si azzarda a chiedere quale sia la religione degli intervistati, perché scontenterebbe lorsignori che dalle tetre sale vaticane sparano percentuali più che bulgare di fronte a una realtà che invece vorrebbe più della metà della popolazione atea o agnostica o comunque non cattolica. Sarebbe il caso che si cominci i credenti (parola profondamente offensiva della dignità di ciascuno) sin dal censimento 2011.¬†

Quindi la chiusa e il pippa potrebbero contendere le prime linee della classifica di liquida, tra un anno? Difficile che accada, a meno che a qualcuno non salti in testa di cambiare le proprie abitudini. L’avversione al cambiamento – a prescindere dalla qualità generata dal cambiamento – è uno dei principali ostacoli alle mutazioni memetiche, ma c’è spazio per studiare come affrontarlo e, in alcuni casi, superarlo.

* = da consuadere, un neologismo creato da Alfredo Cattinelli che fonde convincere e persuadere.

** = La memetica, scienza o protoscienza della quale mi occupo da anni, di certo non pseudoscienza, a dispetto degli allarmismi di molti accademici che temono di perdere il privilegio dell’autorità nel campo dell’interpretazione dei fenomeni culturali e, di riflesso, sociali, economici, politici ed estetici.