Produzione scientifica (i coNpetenti…)

Il pomeriggio volge al termine, e non mi pare vero di aver passato tutta la giornata a casa. Fatemi spendere una mezz’oretta risicata, fra lo studio di una direttiva e quello di un disegno di legge, per mettere i puntini sulle “i” della parola “competenti”. Ce n’è una sola, e in effetti il punto è uno, e solo uno. In ambito scientifico la competenza si misura coi risultati raggiunti in termini di pubblicazioni. Il resto interessa meno. Le pubblicazioni si valutano sotto almeno due profili: la quantità e la qualità (fare un’unica cosa bellissima e poi dormire sugli allori non è segno di grande vivacità intellettuale). La qualità, a sua volta, può misurarsi in tanti modi: soggettivamente, o con criteri oggettivi come il numero di citazioni, partendo dal presupposto che se un lavoro ha detto qualcosa di qualitativamente rilevante, di innovativo, di utile, sarà stato preso come riferimento da un numero elevato di lavori successivi.

Come vi ho spiegato in un altro post, per combinare queste due valutazioni (qualitativa e quantitativa) si usa un indice sintetico, il cosiddetto h-index, con l’acca di Hirsch. Un h-index pari a n indica che l’autore considerato ha n lavori citati almeno n volte. Quindi, un autore con 100 lavori dei quali uno solo citato 100 volte (e gli altri zero) avrà un h-index di uno, mentre uno con solo dieci lavori ognuno citato sole dieci volte avrà un h-index di 10. Naturalmente bisogna anche intendersi su cosa si intenda per pubblicazione scientifica, cioè su quale sia la “popolazione” (in senso statistico) da considerare per calcolare queste statistiche. Google Scholar è di manica abbastanza larga: considera ad esempio anche i saggi divulgativi (e quindi, nel mio caso, Il tramonto dell’euro). Il database utilizzato come riferimento dalla comunità scientifica italiana, in particolare ai fini dell’ASN, è, come vi ho spiegato a suo tempo, Scopus, che ha criteri di ammissibilità più stringenti. In effetti, quando fai domanda per l’abilitazione ti chiedono quante pubblicazioni scientifiche hai, e di queste quante sono Scopus, e di queste quante sono di classe A (tre insiemi sempre più ristretti, perché di qualità sempre più elevata – o almeno così si presume che sia).

Va anche notato che Scholar è di pubblico accesso, ma per avere un profilo (e quindi il calcolo del proprio impatto) occorre iscriversi. Scopus è a pagamento (è gestito da un editore molto prestigioso e abbastanza caro, Elsevier), ma il profilo degli autori viene creato automaticamente.

Credo possa essere un’utile informazione di servizio, e anche una risposta fattuale agli attacchi personali di quelli che “il professorino dell’università di provincia…”, riportare gli h-index ad oggi di alcuni dei protagonisti del dibattito economico italiano, di alcuni dei tanti esperti che i media ci impongono plenis manibus.

Siete pronti?

Via!

Il professorino

L’onnipresente

Il collega della Camera bassa

Il collega della Camera alta

Il collega che ci ha ripensato

Il ministro Padoan

Il collega che “la crisi del mercato ipotecario americano è seria, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria generalizzata”

Un altro collega

Un nostro amico

Parità di genere

Ora non vorrei che voi mi accusaste di deriva sessista, in pendenza di 8 marzo, perché non ho citato alcune delle esperte di economia che i nostri media ci propongono nei dibattiti. Il fatto è che io ho cercato su Scopus Irene Tinagli e Veronica De Romanis (due fra le colleghe più presenti, almeno sulla base delle mie osservazioni – ma ammetto di non essere molto attendibile perché la televisione la guardo poco). Purtroppo non le ho trovate. Questo significa che o mi sono sbagliato (nel qual caso mi scuso), o loro non hanno pubblicazioni Scopus. Comunque, in almeno un caso questo dato bibliometrico è compatibile con l’evidenza di cui disponiamo.

Precisazioni e conclusioni

Dico che Daniel Gros ci ha ripensato, perché molto dopo aver scritto con altri One market one money (il saggio finanziato dall’Unione Europea per dire che l’unione monetaria era una buona idea) ha poi scritto questa ritrattazione. Se vi foste dimenticati di dove il professor Giavazzi ha emesso la sua previsione non azzeccatissima, vi aiuto io: qui. Questo per le precisazioni.

Per trarre le conclusioni, partirei da una sintesi: su sette protagonisti del dibattito economico e politico italiano, tre stanno meglio di me in termini di produzione scientifica (Nannicini, Gros, e Giavazzi), uno come me (ma è un pochino più anziano: Padoan), e tre peggio di me (Cottarelli, Marattin e Puglisi, ma va precisato che i secondi due sono più giovani di me e almeno uno, l’ultimo, recupererà senz’altro, dato che difficilmente l’attività politica gli sottrarrà molto tempo). Va notato che gli attacchi personali alla mia integrità scientifica, come in qualche modo è fisiologico che sia, non sono mai venuti da chi sta messo meglio di me (in particolare, col collega Nannicini ho un rapporto cordiale e rispettoso), ma, come sempre, da chi sta messo peggio (per pietas non ho aggiunto Scacciavillani, il cui h-index è 2). Mi tengo la mia aurea mediocritas, pensando che chi dà dell’incompetente a me lo dà, in re ipsa, anche a Pier Carlo, o, forse, semplicemente non sa di che cosa stia parlando. Possiamo anche dirci che forse onnipresenza non rima con competenza, e certamente non rima con produzione scientifica.

Ma anche qui ci sarebbe da discutere, e vorrei essere molto chiaro su un punto. Io sono entrato in questo dibattito conscio dei miei limiti e delle mie potenzialità, e ho portato argomenti scientifici e fattuali (dati, paper miei o altrui, ecc.). Per lunghi anni sono stato attaccato con argomenti ad personam sulla qualità e quantità dei miei paper peer-reviewed. Io continuavo a ragionare in termini di argomenti, ma visto che molti continuano a ragionare in termini di bibliometria, e visto che la bibliometria, per definizione, produce risultati misurabili, ho esposto questi risultati non perché ci creda particolarmente io, ma perché chi voleva attaccarmi li ha usati (a vanvera) contro di me. Peccato (per lui) che chi ne esce male non sia io! Quindi, ad esempio, il fatto che l’onnipresente Cottarelli abbia un h-index inferiore al mio è un problema per i tanti cialtroni che mi attaccano sulla base della mia produzione scientifica, non per me, che so riconoscere il valore dell’esperienza di economista applicato maturata da Cottarelli (esperienza che necessariamente ha sottratto tempo alla produzione scientifica). A contrario, il fatto che Giavazzi abbia un h-index stellare non mi impressiona più di tanto, perché previsioni sbagliate come quella da lui emessa nel 2007, o anche ritrattazioni come quella da lui fatta in sordina nel 2015 (quando, dopo aver sostenuto per anni le politiche di austerità sulla base del fatto che eravamo in una crisi di debito pubblico, ammise che la crisi era di debito privato, cosa che qui sostenevamo da anni), mi aiutano a dare alla bibliometria il suo giusto valore.

A questo proposito: e Rossini? Bè, Rossini è uno dei componenti della mia commissione di abilitazione, che votò contro di me sostenendo che “titoli e pubblicazioni scientifiche di
Alberto Bagnai non sono ritenuti sufficienti per il conferimento dell’abilitazione”. In effetti, a quei tempi il mio h-index era 6. Sempre maggiore di 5, ma un po’ più basso. Per fortuna io non credo nella bibliometria, e quindi ho considerato inoppugnabile la sua valutazione qualitativa, così come è un dato inoppugnabile che il collega che mi ha valutato condivida con Marattin non solo un h-index più basso del mio (che, come vi ho detto, non vuol dire molto), ma anche l’appartenenza allo stesso dipartimento, dove ho molti amici (il che, ovviamente, non vuol dire nulla).

La sintesi estrema è che si dovrebbero sempre rispettare gli avversari, e si dovrebbero valutare le persone dai loro argomenti. La pratica della politica insegna a farlo, vi assicuro. Mi dispiace per chi non ha potuto, né potrà mai, fare questa fondamentale esperienza di maturazione.
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“Produzione scientifica (i coNpetenti…)” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.