Il dopo Berlusconi √® cominciato. Manca il dopo Bersani…

Dall’estrema sinistra di Vendola, al centrosinistra di Bersani, al mondo cattolico, addirittura al medico di Palmiro Togliatti che era nella platea di Perugia, tutti sembrano apprezzare la svolta “innovatrice” che Gianfranco Fini vuole apportare alla sua area politica: una destra liberale, laica, europea, instradata sui valori della “legge uguale per tutti”, della tolleranza nei confronti dei diversi e degli immigrati, contro la precarietà del lavoro e attenta al confronto democratico con le opposizioni. Una destra, insomma, che da destra vuole rottamare¬† Berlusconi e berlusconismo. Il leader di Futuro e Libertà ha cominciato a giocare le sue carte e l’invito al Premier a dimettersi per ottenere un nuovo governo fondato su altre basi è anche un chiaro messaggio di autocandidatura come Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche.

Probabilmente, le dinamiche partitiche conflittuali all’interno della maggioranza non appassioneranno i tanti cittadini che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, oppure quelli che hanno perso la casa o l’azienda agricola per il terremoto o per le recenti calamità naturali. Ma è anche vero che qualsiasi evento utile a far uscire il paese da questa situazione di stallo politico e di profonda crisi economica potrebbe apparire come un elemento positivo.

A Perugia è stato battezzato oggi il nuovo candidato Premier dell’era postberlusconiana che ha persino lanciato la bozza del suo lungo programma di governo. Adesso ci si aspetta che anche l’opposizione, la quale ironizza sul “gioco del cerino” tra Fini e Berlusconi,¬† faccia le sue mosse per chiudere il ping pong tra i rottamatori di Renzi e i conservatori di Bersani, tra puntare sulla manifestazione dell’11 dicembre targata Pd oppure su quella del 27 novembre ad impronta lavoristica sponsorizzata da Vendola.

Insomma Fini è già sul ring pronto allo scontro elettorale che si terrà nel 2013, se non prima. Vendola è pronto anche lui ma il suo battesimo come candidato alla Presidenza del Consiglio dovrà superare i tanti don Abbondio di una galassia scoordinata che fatica a ricomporre la frantumazione prodotta dal “veltronismo africano”.

E Di Pietro? Di Pietro forse è spaventato dalla concorrenza sul fronte dell’antiberlusconismo e per questo LEGGI TUTTO

Vogliamo l‚ÄôItalia Dannunziana e dai mille campanili “Ecco l‚ÄôItalia dei Finiani e di Futuro e Libert√†”

andate tutti a cac...

Osservando la convention di Futuro e Libertà, certamente una cosa ben chiara balza all’occhio anche del più distratto spettatore di tale rappresentazione teatrale e tetra, della politica italiana.

Ovvero che i Finiani, hanno imparato come comunicare, come organizzare determinanti eventi dal loro grande maestro, ovvero Berlusconi.

Ciò lo si comprende dalle false lacrime, dalle false emozioni, dagli applausi, dall’introduzione del leader, dall’attesa e quasi suspense creata ad hoc per ascoltare le parole di Gianfranco Fini.

Per non parlare della musica, della lettura della carta dei valori del nuovo divenire partito della destra sociale quale Futuro e Libertà.

Riporterò in questo articolo le questioni più rilevanti che sono emerse in tale convention e che sicuramente dovranno fare riflettere i più attenti critici e lettori della società.

” Italia umile, casta, francescana, garibaldina e dannunziana; Italia della legalità,della produzione, della competizione, dei mille campanili, del merito”.

Queste sono alcune delle frasi emerse da uno dei tanti politichesi che ha attratto e distratto lo spettatore durante questa performance teatrale in tale triste domenica autunnale tutta italiana.

Il Ministro Ronchi che anticipa il discorso di Fini sostiene che loro vogliono l’Italia della famiglia, della Patria, senza dimenticare le radici cristiane. Ronchi che rimette il proprio mandato di Ministro nelle mani di Fini.

Peccato che fino a quel momento si è gran parlato di avere rispetto del Popolo Sovrano.

Ma ecco che nel rispetto del Popolo Sovrano a chi si decide di affidare la responsabilità della carica di Ministro, pagata da tutti noi contribuenti?

Nella mani di Fini…
Ipocrisia?
Libera valutazione!

Fini,tanto atteso, tanto acclamato, debutta sostenendo che possono ritenersi soddisfatti, perchè ora sono politicamente determinanti per le sorti del governo ed avvenire “della nostra patria”.

Parla più di una volta del concetto di idea di patria che deve essere fondata sulla coscienza d’identità nazionale. La gens italica, dice Fini, esiste da 2000 anni, e bisogna quindi con legittimo orgoglio affermare la storia della patria e la coscienza nazionale.
A conferma di ciò il suo primo pensiero corre ai soldati Italiani impegnati in quella, che anche dalla Lega Nord è stata definita come missione di guerra e non di pace, etichettati come ” i nostri eroi”.
Eroi che a quanto pare hanno gran responsabilità sulle morti anche di civili nelle terre di missioni chiamate di pace.
Ma questo poco importa ai Finiani.
Si parla del valore della legalità.
“Prima i doveri poi i diritti” dice Fini.solo “così può esserci libertà”.
Certo che correlare la libertà al principio di dovere è abbastanza singolare come concetto, ma certamente non lo è per chi ha un passato politico chiaro come quello di Fini.

Colui che è l’attuale Presidente della Camera afferma che si deve avere rispetto della persona umana.
” non si possono distinguere tra eterosessuali ed omosessuali, tra uomini e donne”, ma ciò ” significa adempiere sempre i propri doveri”, sul problema cittadinanza correlato al discorso rispetto della persona umana afferma che ” non contestiamo la necessità di espellere l’immigrato clandestino”, ma la questione della cittadinanza deve essere rivista.

Certo l’immigrato clandestino non è persona umana che merita rispetto.
Ovvio, sì, tristemente, drammaticamente ovvio.

Fini, che parla dell’esaltazione del lavoro, “inteso come principale pilastro dell’economia”, centralità del lavoro come garanzia di espressione della propria potenzialità, capacità, ” lavoro che è diventato naturale alleato del capitale” si deve trovare “sintesi tra capitale e lavoro”.

Ancora… sulla questione famiglia dice che questa deve essere considerata come ” la cellula primaria della società”.

Se per caso qualcuno di sinistra o che si creda tale pensa ancora di proporre patto per la democrazia con questa destra sociale, o qualunque destra essa sia credo sia veramente accecato dalla cultura delle poltrone!

Fini che sostiene che il credere, obbedire, combattere appartengono ad altri tempi, ma pensando alle forze dell’ordine, ed ecco grande applauso, afferma che si deve investire di più per garantire la legalità.
Certo la cultura della legaltià deve passare per la repressione, non per altre vie.Tutto chiaro, ma tutto scontato nello stesso tempo.
Rivolgendosi al governo attuale Fini dice che tampona solo le relative emergenze, che vive alla giornata, ma dovrebbe avere in agenda determinate questioni.

Ed ecco che parte la proposta di Fini , che alla fine diverrà ultimatum al Berlusconi e Pdl.
Al primo posto pone la questione dell’appartenenza nazionale,ed unità nazionale,segue poi la coesione sociale, il welfare delle tutele che deve divenire welfare delle opportunità sullo stile della Germania, poi la stagnazione economica che penalizza la produttività, la eccessiva tolleranza della cultura dell’arbitrio, ed il decadimento morale che secondo Gianfranco Fini non è figlio obbligato della modernità.

Ed ecco rimpiangere il rigore e lo stile di Moro, Berlinguer ed Almirante, alla cui pronuncia del nome la platea esplode in grande intenso applauso.

Futuro e Libertà che non dice di porre fine alla precarietà lavorativa, ma che in verità occorre richiamare la questione tedesca dove i contratti a tempo determinato esistono ma la retribuzione è più elevata.
Che ciò sia di monito per tutti quei precari che in Fini vedevano nuove illusorie speranze…

Parlando della legislatura attuale sostiene che ” non so se ci sono le condizioni per il patto di legislatura, che è cosa seria ed è possibile però solo se c’è svolta, decretando fine di una fase, definendo nuova agenda politica, nuovo programma di governo”.

Un Gianfranco Fini che si richiama ad un tavolo sociale dove sindacati tutti, ivi inclusa la CGIL, come da lui stesso riconosciuto hanno proposto varie questioni come l’investimento nell’innovazione e ricerca ma anche il fatto che il salario debba essere legato alla produttività “chi lavora di più e meglio va pagato di più” dice Fini.

Proposta uscita da tale tavolo, che deve essere riconvocato.

La CGIL ha proposto il legame del salario alla produttività?
Attendiamo lumi sul punto!

” Dal 1861 al 1870 vi furono riforme che unificarono l’Italia” dice Fini. Criticando la Lega nord ed il suo modus operandi però sul federalismo fiscale dice che” il Federalismo Fiscale non è pericoloso perchè c’è fondo di compensazione nazionale, sarà una bella sfida per le classi dirigenziali meridionali”
Nello stesso tempo dice che è necessaria una politica di ammodernamento federale dello Stato.
Prima si invoca a tutta piazza l’Unità d’Italia e poi si parla di ammodernamento federale dello Stato?

Ed ecco l’ultimatum…

Pensando all’UDC che rischia di fare saltare il peso politico della nuova(?) realtà politica capeggiata dall’ex leader di AN, anticipa i tempi dicendo che o ” Berlusconi rassegna le dimissioni, sale al Colle, avvia nuova fase dove si discute dell’agenda e del programma, o i ministri” facenti capo a Fini… si dimetteranno.

Conclude dicendo ” avanti così non si può andare .”

Caro Gianfranco Fini hai proprio ragione, così non si può andare avanti.

Il terzo, il quarto, il quinto…

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Sentiamo sentiamo quale novità l’anima, la parola, oggi m’ispirano “Son depresso, non riesco a dormire, il lavoro non mi da pace, me lo sogno di notte, è uno stress continuo, non ne posso più” “Come mai? Cosa c’è che non va? Non ci credo tanto a questa faccenda del lavoro…” “E’ vero, so che con te il palco dura poco, casca assai presto…la moglie ed io…” “Già…così è. Quando ci son problemi personali si dà spesso la colpa al lavoro. E pensi che cambiando lavoro la tua infelicità si risolverebbe? Se così fosse…prova a cambiarlo” “No, mi piace il lavoro che ho” “E allora? Allora niente, dovrei trovare un’amica che stesse con me, per consolarmi, per riversare su di lei tutto il mio essere” “Ah beh…se la trovi…” “Già…ma duran poco queste storielle…” “E non ti sei mai chiesto come mai?” “E’ che si stufano…” “E te credo…impegnarsi in una storia di, chiamiamolo, amore, e sicuramente solo unilaterale, che non porta da nessuna parte, convienine, non è proprio il massimo che si possa pretendere dalla vita. A meno che non t’imbatti in una donna che è nelle tue stesse condizioni, depressa, e con marito, e vi fate compagnia, quel tanto che basta per sentirvi utili una all’altro. Fino a che dura…dura” “Ma io non la vorrei una donna così…a me piacciono le persone vitali, solari” “Cerca, cerca…chi cerca trova. E tu in cambio cosa le daresti a una donna come quelle che piacciono a te? La tua presenza quando vuoi, come puoi? E non mi disturbare….?!? Non hai mai pensato a separarti?” “No, sto bene con mia moglie…” “Ah benissimo! Stacci allora…”
Ancora devo sentire queste storielle, c’è ancora chi ha voglia di prendersi in giro e far del male a se stesso/a e ad altri. Ma che vogliono dalla vita le persone così…insicure a voler dir poco…ipocrite a voler dir tanto. A me spiace profondamente dir questo, ma è quello che penso e nulla cambierebbe se non lo dicessi, non per me, non per loro, in quanto tutto il mio essere esprime chiaramente ciò che penso…scusatemi tanto: ho tolto il bavaglio, ultimamente più che mai e quello che devo dire lo dico…pardon per le ferite, non me ne vogliate. Parlo a quelle persone che fanno il doppio gioco da sempre, da sempre insoddisfatte del loro rapporto coniugale, da sempre bugiardi…si, bugiardi…ci sono forse altre parole? Capisco il periodo dell’innamoramento con un’altra persona, devi avere anche il tempo per rendertene conto diamine e potrebbe anche andare male con quell’altra persona, in cui il doppio gioco è per forza di cose un dato di fatto…ma poi…come fai ad avere il coraggio di guardare negli occhi il marito/moglie o l’amante se da tutta una vita ti comporti così? Come si fa? I sensi di colpa probabimente esistono se qualcosa si prova verso l’altro…
Mi dicevano che i casi di analisi con persone che conducono una doppia vita aumentano…non è questione di falso moralismo…è questione di correttezza, di rispetto…le parti interessate lo sapessero sarebbe diverso…ma, almeno nella maggioranza dei casi dubito sia così…è questione che non si vive più liberi…si ha sempre paura, paura di venire scoperti e di dover affrontare il tutto e già la paura di dover affrontare il tutto mi da’ fastidio solo a pronunciarla. Ma cosa credete che gli altri non abbiano paure? Le affrontano, semplicemente le affrontano, cercando di risolvere i loro problemi in nome del viver bene, del loro vivere bene. Mi auguro che il cielo mi illumini dovessi trovarmi in situazioni del genere, ma m’illumini prima che accadano…

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Doriana Puglisi

Dopo sette anni ho abbracciato mia madre…Intervista ad Ivano ex ‚Äúclandestino‚Äù

tv inganna

“Ho deciso di venire in Italia perchè la televisione parlava bene dell’Italia, vedi tanti spettacoli, tanti soldi”.

Quella che racconterò ora è la storia di Ivano, così è conosciuto in Italia. La sua Italia dai confini molto ristretti, ovvero rinchiusa tra le province di Ferrara e Bologna.
E’ un pomeriggio autunnale, il sole tramonta prima, ma non le speranze di vivere in modo come dire più dignitoso.
Ed è per questo motivo che Ivano ha deciso ben sette anni or sono di abbandonare il proprio paese, la Moldavia per cercar fortuna in Italia.

La Moldavia, ovvero la Republica Moldova, è uno Stato dell’Europa orientale racchiuso tra la Romania e l’Ucraina. Si tratta di uno stato senza sbocco al mare.

” Ho visto per la prima volta il mare al confine quando sono entrato in Italia, era grande, era enorme”.

Negli occhi di Ivano si vede scorrere l’emozione pura di un bambino, il quale per la prima volta vede,osserva, il mare, nessuna parola potrà descrivere quanto dipinto nei suoi occhi .

La domanda è inevitabile perchè sei venuto in Italia?

” Il costo della vita nel mio paese è come il vostro ma si guadagna 400 euro al mese, come vivi?”

E poi come un fiume in piena parla, mi conduce dentro quel mondo che è stato in qualche modo una sua conquista , ma anche una prigionia necessaria per sfiorare la libertà.

” Ho lavorato per sette anni in nero, ero come dite voi clandestino. Senza documenti non sei una persona, non sei niente. Ogni anno aspettavo una legge per ottenere la sanatoria, ma niente. Il padrone mi dava lavoro, mi pagava, poco, ma almeno potevo dormire e mangiare. Sicuramente vivevo meglio rispetto a come vivevo nel mio paese”.

Le catene del lavoro.

” Non ho mai avuto incidenti ma se mi facevo male restavo a casa senza niente, se pioveva non lavoravo e non venivo pagato”.

I soldi. Il primo pensiero sono i soldi che determinano la condizione di essere individuo in questo sistema.

” Per fortuna non ho mai avuto problemi con la salute. Avevo sentito dire che in ospedale chiedevano documenti, ma poi mi hanno detto che non era vero. Se chiedevano documenti e mi facevo male come facevo? Mi rimandavano a casa? Io non ho fatto nulla, ho lavorato, ho contribuito a portare soldi al vostro paese , non ho rubato, e solo perchè non ho documenti mi chiudono dentro la galera?”

Purtroppo la condizione posta in essere dalle regole vigenti da questa società sono connesse alla validità riconosciuta ad un semplice pezzo di carta.
Pezzo di carta dietro il quale si nascondono dolori, sofferenze, condizioni di sfruttamento, di isolamento, di prigionia.
Pezzo di carta che è in grado di regalare però un sorriso e lacrime.

” Sono stato regolarizzato con l’ultima sanatoria. Ero felice. La prima cosa che ho fatto è stata quella di partire subito ed andare a trovare mia mamma”.

Una grande emozione si legge sul viso di Ivano.

” Era invecchiata…”.

Lungo momento di silenzio.

” Ora vivo qui con mia moglie e la mia bambina ha due anni ed è nata in Italia ma non può avere la cittadinanza italiana”.

La cittadinanza italiana si basa sul principio della discendenza per il quale è italiano il figlio nato da padre italiano e/o da madre italiana.

Nel caso dell‚ÄôItalia, la legge del 1992 attualmente in vigore prevede che il figlio di stranieri nato in Italia possa inoltrare domanda di cittadinanza una volta raggiunta la maggiore età, entro un anno di tempo e a condizione che abbia risieduto in Italia ¬´senza interruzioni¬ª dalla nascita.
In Irlanda, ad esempio, i nati nel Paese da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza se uno dei genitori ha un permesso di residenza permanente o ha risieduto regolarmente nel Paese per almeno tre anni prima della nascita del figlio. In Spagna ottengono la cittadinanza gli ‚Äústranieri‚Äù nati nel Paese se dimostrano di avervi risieduto almeno un anno dal momento della nascita, mentre in Portogallo è prevista la naturalizzazione alla nascita se uno dei genitori stranieri ha risieduto nel Paese dieci anni o sei se proveniente da un Paese di lingua portoghese. In Belgio la cittadinanza è automatica a 18 anni se si è nati nel Paese o entro i 12 se i genitori stranieri vi hanno risieduto per dieci anni.
http://www.apiceuropa.com/wp2/?p=2987
Ivano ha una bellissima bambina, mostra la sua foto con grande orgoglio e felicità.

Chiedo ad Ivano la bambina la iscriverai all’asilo?

” Mi hanno detto che all’asilo comunale, vogliono 100 euro ma anche il permesso di soggiorno di mia figlia ma non lo ha, come devo fare? A quello privato invece mi hanno chiesto 500 euro ma non vogliono documenti. La lascio a casa mi aiuta mia moglie, ora non lavora. Sai con 1000 euro al mese devo mantenere la mia famiglia, l’affitto , le spese, come faccio ad iscriverla all’asilo? Ed i documenti?”

Dunque, per effetto della riforma l‚Äôeccezione all‚Äôobbligo di esibizione del titolo di soggiorno è oggi limitata
a:
attività sportive e ricreative temporanee,
prestazioni sanitarie di cui all’art. 35 TU,
prestazioni scolastiche obbligatorie.

Secondo L’ ASGI ‚Äì Associazione per gli studi giuridici sull‚Äôimmigrazione” ai fini della corretta interpretazione dell‚Äôart. 6, co. 2, TU immigrazione d.lgs. 286/98, come riformato dalla legge 9472009, si può affermare che l‚Äôesenzione dall‚Äôobbligo di esibizione del permesso di soggiorno vale dall‚Äôinizio e sino al completamento dell‚Äôintero percorso scolastico e/o formativo e dunque anche fino al 18¬∞ anno di età. Non va, peraltro escluso che in taluni casi l‚Äôaccesso alla scuola o alla formazione professionale possa protrarsi oltre il 18 anno di età, se necessario per completare il percorso scolastico o formativo intrapreso durante la minore età.
Sarebbe, infatti, irragionevole ritenere che allo scoccare della maggiore età cessi improvvisamente il diritto in questione, considerato che, come già detto, il sistema educativo si conclude con il ‚Äúconseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale‚Äù.

Dunque, al minore straniero iscritto o che intenda iscriversi in una scuola o in un corso di formazione
professionale non può essere richiesto il permesso di soggiorno sino al termine del percorso scolastico
e/o formativo, a prescindere dal fatto che abbia superato i 10 anni di scolarizzazione.
In questi termini vanno definite le ‚Äúprestazioni scolastiche obbligatorie‚Äù richiamate dall‚Äôart. 6, co. 2 TU 286/98, in relazione alle quali non può essere richiesta l‚Äôesibizione del permesso di soggiorno.
Quanto sopra vale, per le ragioni dette, a partire dalla scuola dell’infanzia e sino al conseguimento
del titolo di studio di scuola superiore o di rilascio della qualifica professionale o di completamento
dell‚Äôapprendistato”.

Quindi, tutte quelle strutture pubbliche che chiedono per l’iscrizione dei bambini all’asilo il permesso di soggiorno devono essere segnalate.
Il non essere in possesso per forze di cose di quel pezzo di carta, non deve essere motivo ostativo per non fare integrare il bambino nella società italiana.
Ciò è sempre bene ricordarlo, visti anche i tempi attuali e la relativa chiusura emergente verso le persone definite straniere.
Certo il lavoro nero, lo sfruttamento della persona, l’indotto che vi è correlato è sicuramente utile ad una ben chiara parte della società borghese italiana.

Ma lo straniero è una persona, come lo sono io, come lo è chiunque altro.
Chi ha diritto di decidere lo status di una persona?
Chi?

“Se non ho scelta che faccio?”
Mi dice Ivano.

Invece la scelta c’è. Esistono le leggi contro lo sfruttamento sul e nel lavoro, le leggi contro lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, esistono forme di protezione sociale, che ahimè trovano poca applicazione in tale paese, ma esistono.
A Brescia ed a Milano delle persone truffate dalla sanatoria recente hanno posto in essere una lotta di grande rilievo non solo simbolico ma anche sostanziale.

Hanno pagato i padroni per essere regolarizzate, hanno pagato l’Inps per i contributi che probabilmente non percepiranno mai, hanno pagato opportunisti che hanno approfittato di tale procedura per speculare sulle loro necessità umane, ed ora si trovano in mezzo ad una strada per pretendere quella giustizia che forse non avanno mai.

Ma la speranza è l’ultima a morire si dice, la storia di Ivano è una storia comune, diffusa, tipica di tutte quelle persone che arrivano in questo paese perchè attratte dalla televisione che regala all’estero l’immagine di un paese ricco,che regala soldi con stupidi giochi da tv.

La realtà è altra.

La realtà queste persone la scoprono con la reclusione reale nei CIE, con lo sfruttamento nel lavoro, con il fatto di vivere nel terrore di dover rientrare in un paese ove non si può praticamente, semplicemente, vivere.

L’italia ha vissuto il suo periodo di emigrazione, in America, in Australia, in Germania,in Canada.

Non dimentichiamo il nostro passato.

Partiti 2010. Pericoli d’involuzione della democrazia, considerazioni di Ferdinando Imposimato

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… Occorre una forte iniziativa dei movimenti che tenda a responsabilizzare i partiti per un cambiamento: la gestione dei partiti con metodo democratico, con la partecipazione reale e il controllo da parte degli iscritti …

Ricevo da Ferdinando Imposimato e pubblico

Partiti 2010. Pericoli d’involuzione della democrazia
di Ferdinando Imposimato [17/03/2010]

In Italia la democrazia regredisce, nonostante l’azione dei movimenti e dei magistrati in difesa della legalità costituzionale. Il premier mantiene i consensi, anche se si registra una flessione non decisiva ai fini dell’esito delle prossime elezioni.

Il popolo viola è la novità politica fondamentale di questi ultimi tempi. La nascita e la crescita del movimento viola e le sue iniziative in difesa di libertà di stampa, Corte Costituzionale, magistratura e Costituzione sono le sole iniziative di opposizione al regime instaurato dal premier. E hanno consentito la partecipazione di tante persone fuori dai partiti al tentativo di cambiamento della politica, in difesa dei diritti inviolabili dell’uomo tra cui il diritto al lavoro dignitoso. E la libertà di informazione, pilastro della democrazia.

Ma non si coglie alcun segnale di rinnovamento nei partiti, che dovrebbero proporsi come forza alternativa. Cosa è successo, dopo che il CDA della RAI e la commissione parlamentare di Vigilanza hanno confermato la bocciatura dei talk show? Nulla. Silenzio. A parte le reazioni di Repubblica e del Fatto e i coraggiosi servizi della Dandini.

C’è un clima di rassegnazione e di indifferenza che evoca l’atmosfera di disimpegno che favorì l’avvento del fascismo. Ciò che preoccupa più di ogni altra cosa è l’assenza di segnali di cambiamento nei partiti, fondamento della democrazia. Riemergono personaggi logori e squalificati, responsabili del disastro del centro sinistra, che trovano spazi anche nei movimenti. Alla iniziativa popolare del 13 marzo in piazza del Popolo, tra coloro che hanno preso la parola è stato Paolo Ferrero, ex Ministro del Governo Prodi, uno dei maggiori responsabili della sconfitta del centro sinistra. Egli, assieme a Vendola, ha distrutto, con una scissione devastante, un grande partito come Rifondazione Comunista che, forte dell’8 %, raccoglieva il consenso di milioni di lavoratori. Secondo gli ultimi sondaggi, la sinistra radicale nel suo insieme non supera il 3%. Un crollo irreversibile.

Intanto nel PD continua a fare capolino l’irriducibile Massimo D’Alema, che concede interviste a destra e manca riproponendosi come il nuovo che avanza. Egli parla di ‚Äúbarbarie in circolazione‚Äù e ‚Äúdi un Presidente del Consiglio che, avendo due milioni e centomila disoccupati, si occupa di fare chiudere una trasmissione che per lui è scomoda‚Äù. E ottiene la patente del popolo viola per avere votato contro la legge sul legittimo impedimento. Ma si dimentica che egli ha gravi e imperdonabili colpe sulla nascita e la crescita di Berlusconi come leader incontrastato. Ed ecco il curriculum dell’ineffabile ‚Äúbaffino‚Äù.

D’Alema non ha mai cessato di colludere con il primo ministro, cui si è rivolto per averne l’appoggio prima per tentare la scalata al Quirinale, dicendosi disposto alle riforme volute dal Cavaliere, poi chiedendo il suo consenso per diventare Ministro degli Esteri della UE e infine avendo i voti del PDL per diventare Presidente del Copasir. Tutto questo in continuità con le scelleratezze del passato. Che, è bene ricordarlo anche al popolo viola, rischia di ritornare.

Infatti l’inizio del declino della democrazia italiana non è di oggi: risale all’elezione al parlamento di Silvio Berlusconi, avallata da D’Alema. Fu l’uso insipiente di una furbizia gravemente censurabile del centrosinistra a compiere il primo di una serie di errori, che hanno portato il paese sull’orlo del baratro oltre il quale sta la fine della nostra democrazia. La furbizia consistette nell’ ignorare, a dispetto delle censure di Paolo Sylos Labini, Giorgio Bocca e Vito Laterza- l’esistenza di un decreto presidenziale 30 marzo 1957 n 361 che all’articolo 10 contempla esattamente il caso Berlusconi: ‚ÄúNon sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica…‚Äù. Quando Berlusconi fu eletto in violazione della legge, la giunta delle elezioni , concluse per la sua eleggibilità , in base ad un’assurda interpretazione della legge. Anche allora le interpretazioni erano creative e non esplicative. E oggi il Premier dilaga . Questo era prevedibile: a non prevederlo furono D’Alema e Prodi, con l’assurda giustificazione che il problema del conflitto di interessi non interessava al Paese. Ma interessava alla democrazia che è competizione alla pari tra i partecipanti alla contesa elettorale, come stabilisce l’art 51 della Costituzione. Se questa regola cardine non é rispettata, tutto il sistema vacilla. L’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che ignora la Costituzione e il conflitto di interessi, disse che Mediaset era un patrimonio nazionale. Il problema non era toccare Mediaset, ma applicare la legge. Ed il governo di centro sinistra si pronunciò per l’eleggibilità di Berlusconi per l’ ambizione di D’Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo .

Con quale faccia tosta, D’Alema accusa il premier, suo amico e sodale? Come fa a dimenticare che il disastro dell’Agcom- lo ricorda Sergio Rizzo sul Corsera del 15 marzo 2010- è dovuto ad una legge ‚Äúfatta male mentre era in pieno svolgimento la Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema‚Äù. ‚ÄúIn quel momento- nota Rizzo- il tema del conflitto di interessi televisivo era stato completamente accantonato a vantaggio del compromesso. Una scelta insensata che portò alla nascita di un’ agenzia che è organo della maggioranza e non garantisce la indipendenza della informazione‚Äù. Con l’aggravante che i cittadini contribuenti sono costretti a pagare al Presidente Corrado Calabrò la bellezza di 477.752 euro lordi l’anno, mentre agli otto commissari provenienti dai vari partiti, ne toccano 398,127 l’anno. Un record assoluto che nessuna altra autorità ‚Äúindipendente‚Äù può vantare. Nè si vede un’opposizione convinta del PD di fronte al tentativo di ‚Äúprivatizzare‚Äù la giustizia del lavoro, privando i lavoratori italiani, già umiliati da precariato e miseria dei salari, della garanzia di giudici imparziali al servizio della Costituzione. Se dovesse passare quella legge, per i lavoratori sarebbe un disastro. ll disegno del premier è ridurre anche la Consulta ad un organo del governo, come Agcom, Cda RAI e vigilanza.

Il nodo resta sempre quello della degenerazione dei partiti, incapaci di rinnovarsi negli uomini e nelle regole. Lo ha ben detto anche Massimo Fini sul Fatto del 17 marzo. La degenerazione dei partiti è stata possibile grazie all’assenza di regole e controlli sul loro funzionamento. La vita dei partiti si è così spenta fino ad isterilirsi.

Nessuno dei bubboni più gravi esplosi negli ultimi tempi è dovuto all’azione dell’opposizione. Guido Bertolaso ha potuto affidare per anni appalti miliardari a imprenditori amici e amici degli amici, grazie all’assenza totale dei partiti della opposizione. E solo grazie alla magistratura di Firenze e di L’Aquila, si è scoperto il marciume che infesta la protezione civile. Oggi bisogna riconoscere che il problema non è più solo dei programmi che non esistono. E’ degli uomini che non rappresentano più gli interessi e i valori della sinistra.

La strada da percorrere è la gestione democratica e trasparente dei partiti, con regole sul loro funzionamento. Che non siano affidate a statuti interni, inesistenti o violati. A ben riflettere, la crisi dei partiti è stata voluta da coloro che costituiscono la loro leadership. Sul piano giuridico i partiti, pur essendo previsti dalla Costituzione (art. 49) come essenziali alla democrazia, sono semplici associazioni di fatto non riconosciute – sembra incredibile ma è così – disciplinate dagli articoli 36 e seguenti del codice civile. Come tali essi non sono soggetti ad alcun controllo nè di rango costituzionale ne di altro genere. La ragione di tutto questo è nella insufficienza della legislazione costituzionale e nella mancanza di una legge ordinaria in grado di fissare delle regole sulla democrazia interna, sull’accesso ai partiti e sulla tutela degli iscritti.

Su questa esigenza di riforma dei partiti, il popolo viola tace ed è inerte, ma anzi lascia spazio a personaggi senza credito e con gravi responsabilità. E’ la strada per l’autodistruzione dei movimenti. Essi non possono ignorare che i partiti, pure rappresentando interessi particolari della realtà sociale, svolgono una funzione pubblica che non può essere abbandonata a se stessa, come è adesso. E soprattutto non possono essere lasciati alla iniziativa di cambiamento degli stessi apparati, che non ci sarà mai. E quando i partiti sono, come oggi, senza statuto pubblico, si lascia scoperto uno dei settori più delicati della vita politica e si lasciano senza garanzia i cittadini.

Una battaglia al loro interno può avere conseguenze sulla direzione della cosa pubblica, e dunque sui cittadini, anche su quelli che non militano nei partiti. E dunque non è più tollerabile la gestione autoritaria e arbitraria dei partiti da parte della leadership, non solo nell’area della maggioranza ma anche in quella della opposizione.

Occorre una forte iniziativa dei movimenti che tenda a responsabilizzare i partiti per un cambiamento a partire da una legge ordinaria che preveda rotazione nelle cariche direttive, congressi periodici, programmi differenziati, l’eliminazione dei partiti-persona, controlli dei bilanci da parte di organi esterni indipendenti. E soprattutto la gestione dei partiti con metodo democratico, con la partecipazione reale e il controllo da parte degli iscritti.

Diversamente, di fronte allo spettacolo di oligarchie immarcescibili e di partiti logori e spenti nella opposizione e la valanga di abusi, attacchi alla stampa, alla giustizia, al Parlamento e ai lavoratori da parte della maggioranza si prospetta il dramma dell’astensionismo. Che non può essere arginato neppure dai movimenti; questi rischiano di morire rapidamente se si lasceranno egemonizzare da partiti e personaggi senza alcuna credibilità morale e nessun radicamento sociale, come purtroppo sembra stia accadendo.

Gruppo per il ripristino della Costituzione del 1948
http://www.facebook.com/group.php?gid=247943500470

Iscrivetevi al Comitato Cittadino Democrazia Diretta
http://www.facebook.com/pages/Comitato-Cittadino-Democrazia-Diretta-CCDD/279152377228

Ma che ce frega, ma che ce ‘mporta, tanto vivo fuori porta

la porta del sistema

Un tappeto di foglie multiformi ma intensamente gialle, catturano la mia attenzione.

Accendo la sigaretta quotidiana.

Momento solenne finalizzato ad inquinare la mia salute e forse non solo, di sostanze nocive.

D’altronde l’aria che respiro è più puzzolente e sporca, mi dico, ben sapendo che fumare uccide, forse.

Beh, intanto io la sigaretta l’accendo, la fumo.

Momento unico ma non raro, ove tutti i pensieri sono caratterizzati dal c.d. fenomeno della concentrazione, ovvero ad ogni tiro mille contrastanti pensieri corrono all’improvviso sulla stessa via, quella via letteralmente asfaltata da foglie secche ma vive, foglie scivolose ma splendide, di nostra madre natura che si aprresta,ora, a viver un lungo momento di sonno.

Sonno anche violento, a volte, sonno anche malinconico, a volte;

semplicemente sonno.

In quel momento non resistendo alla tentazione di camminare sul tappeto giallo e scivoloso voglio per un breve e duro attimo di vita pensare come pensa il gregge umano.

Detto in poche parole non pensare, o far finta di pensare.

Ma far finta di pensare equivale a non pensare.

Ed ecco allora che mi viene in mente questa frase, sentita forse urlare, gridare al vento da qualche ubriaco di vita,da qualche persona smarrita nella falsità di questo mondo, che decide di andare oltre la porta del sistema problematico che caratterizza il presente, oltre la porta del reale.


MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‘MPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

Penso ad Assange, fondatore di Wikileaks, il quale ha annunciato in un’intervista tv che intende chiedere asilo politico in Svizzera. Lo staff del sito, ha aggiunto l’australiano, ‘e’ costantemente sotto minaccia’ e cio’ costringe l’organizzazione a spendere il 70% del budget per la sicurezza. I soli Paesi in cui Assange e soci viaggiano in assoluta tranquillita’ sono ‘Svizzera, Islanda e Cuba’. Wikileaks ha di recente reso noti i dossier segreti sulla guerra e l’occupazione in Iraq e sul conflitto in Afghanistan.( da corriere .it)

Solennemente dico…

MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‘MPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

Mi diletto a fare il giro del mondo, fuori da quella porta che conduce nel nostro teatro quotidiano…ed ecco che sento dire che nella corsa agli armamenti che si è scatenata nel Vicino Oriente, in vista di quella guerra tra Israele e Iran (e la Siria) il capo dell‚Äôintelligence militare israeliana Amos Yadlin due giorni fa alla Knesset ha dato per sicura, continua a far notizia l‚Äôaccordo siglato il mese scorso da Washington e Riyadh per la vendita di armi americane di ultima generazione all‚ÄôArabia saudita. Un affare gigantesco, il più grande mai ottenuto dalle industrie belliche statunitensi al di fuori dei confini nazionali, volto in apparenza a contrastare la crescente potenza militare dell‚ÄôIran e a rafforzare il più fedele (assieme all‚ÄôEgitto) degli alleati arabi degli Usa.
http://www.forumpalestina.org/news/2010/Novembre10/04-11-10SauditiArmi.htm

Tutto nella norma dico.

Nessun problema , e solennemente ancora ripeto, come una omelia drammaticamente pesantemente, voracemente devastante…
MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‘MPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

Bertolaso addio. ¬´L’11 novembre Guido Bertolaso smetterà di essere a capo della Protezione Civile e abbandonerà il suo incarico di sottosegretario perchè va in pensione. √à una perdita rilevante e importante, che sentiremo¬ª. Così il premier Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi, ha annunciato l’addio dopo 9 anni di Bertolaso al Dipartimento di via Ulpiano.
http://www.corriere.it/politica/10_novembre_05/bertolaso-pensione_b42e23a4-e8d6-11df-9527-00144f02aabc.shtml

Uno in meno, ha mangiato fin quando ha potuto, ora la meritata pensione pagata da noi poveri umili contribuenti…

Ma sì mi dico e ri-dico…

MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‘MPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

I Banchieri che parlano di stabilizzare i precari?
Ho capito bene? Ovvero quel modello sociale ultra flessibile padre e madre dell’attuale precarietà è stato praticamente dichiarato fallito?
Ho sentito bene?
“senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari” si hanno “effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”. Nel nostro Paese, dice Draghi, “rimane diffusa l’occupazione irregolare stimata dall’Istat in circa il 12 per cento del totale dell’unità di lavoro”.
http://www.repubblica.it/economia/2010/11/05/news/draghi_produttivit-8770250/?ref=HRER2-1

Una notizia come questa dovrebbe sconvolgere i padroni.

Mah chissà…in ogni caso MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‚ÄòMPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

Il 4 dicembre 1983 dal carcere dell’Ucciardone parte una raccomandata. √à firmata da Giovanni Bontate, l’uomo più ricco di Cosa nostra, fratello del padrino Stefano che armi alla mano aveva lottato per fermare l’ascesa dei corleonesi ed era stato ucciso su ordine di Totò Riina: l’ultimo esponente della famiglia mafiosa più importante di Palermo. Giovanni Bontate è ancora temuto, ma tutte le sue proprietà – immobili e aziende per un valore di decine di miliardi di lire – sono finite sotto sequestro.
.http://www.19luglio1992.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3523:schifani-avvocato-di-mafia

Per questo dalla cella decide di affidarsi a due difensori di fiducia, un penalista e un brillante civilista, Renato Schifani.
L’attuale presidente del Senato all’epoca aveva 33 anni ed era un giovane avvocato di belle speranze. Di quell’incarico, che segnò il suo ingresso tra i nomi di rilievo del foro di Palermo, Schifani non ha mai parlato. Due mesi fa, di fronte alle rivelazioni di Gaspare Spatuzza che ne hanno determinato l’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, il suo portavoce ha precisato: “La sua pregressa attività di avvocato è stata sempre improntata al pieno e totale rispetto di tutte le leggi e di tutte le regole deontologiche proprie dell’attività forense”

Ciò rientra in quei canoni standardizzati più che comuni e diffusi dell’odierno fare politica.
Fare, produrre, interessi di chi? Per chi?
Vedo il mondo fuori da quella porta , vedo il mondo lontano da quella porta che può risucchiarti come per magia da un secondo all’altro, trascinarti via, ma forse non troppo via.

Pazienza.

Pensando a Pazienza mi verrebbe da dire ” Mi arrendo ai confini dei miei limiti. Ma combatto strenuamente dentro di essi, onestamente.”

In verità in questo folle momento voglio semplicemente gridare,ancora, MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‚ÄòMPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

Sono ricoverati in gravissime condizioni tre dei sei operai rimasti ustionati nell‚Äôesplosione che si è verificata alla Eureco Holding, azienda di Paderno Dugnano che smaltisce rifiuti speciali.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/05/news/paderno_dugnano_gravissimi_tre_feriti_la_cgil_scarsa_sicurezza_con_gli_appalti-8773438/?ref=HREC1-7

Ancora feriti sul lavoro?
Ancora persone rinchiuse dentro scatole di lamiera, sfruttate dai padroni, che vengono uccise dal sistema, dal profitto, sia fisicamente che nella loro profondità morale?

In questo caso qualcuno potrebbe dire MA CHE CE FREGA, MA CHE CE ‘MPORTA ,TANTO VIVO FUORI PORTA!

No, ora basta.

Decido di attraversare quella maledetta porta.

Me frega, me ‘mporta e voglio vivere dentro la porta, per cambiarla, per ribaltare quello che è oggi il presente.
http://baronemarco.blogspot.com/

Via Libera per la Nostra Sicurezza Sulla Strada

http://joaoccc.files.wordpress.com/2008/05/beatles_abbey_road.jpg

L’ Annunciaziò: ”Abbiamo dato il via libera, come anticipato nei giorni scorsi, al piano sulla sicurezza che era uno dei cinque punti del programma di rilancio dell’azione di governo che ha ottenuto un’ampia fiducia in Parlamento”. Lo afferma il premier, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.”

A quando il Foglio di via per chi mangia e consuma sulla Tratta, l’Usura Bancaria, il Lavoro Nero, la Precarietà,la Privatizzazione dei Servizi, i Giochi Multimediali delle Televisioni e della Stampa, i Tagli alle Famiglie, alla Scuola, alla Sanità, alla Ricerca , alla Cultura, all’Ambiente…con tanta Compagnia pruriginosa e divina che conosce così bene la Miseria Umana e le sue Opere? “Il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto sicurezza messo a punto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lo si apprende da fonti governative.Il pacchetto si compone di un decreto legge ed un disegno di legge. Diverse le misure contenute nel provvedimento: si va dalla possibilitଆ di espellere cittadini comunitari al ripristino dell’arresto in flagranza differita per i tifosi violenti, dal potenziamento dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalitଆ organizzata alla liberalizzazione delle connessioni internet. Nel pacchetto anche misure di sicurezza urbana come una stretta contro la prostituzione su strada e l’accattonaggio. In particolare sarà applicata la misura del foglio di via per chi esercita la prostituzione su strada violando le ordinanze dei sindaci in materia. Dall’1 gennaio ci si potrଆ collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi. Con il provvedimento di oggi, ha spiegato Maroni, ”superiamo le restrizioni imposte dal decreto Pisanu cinque anni fa che ora sono state superate dall’evoluzione tecnologica”.

Leggo inoltre che viene introdotto col Pacchetto,¬† l’ “allontanamento coattivo” del cittadino comunitario per motivi di ordine pubblico se questi resta in Italia oltre i tre mesi senza avere un reddito, un lavoro, un’abitazione. In quanti dovrebbero¬† andarsene via per questi 3 piccoli problemi di sopravvivenza, che entrano in conflitto con gli articoli della Costituzione Italiana? O dovremmo essere tutti contenti per la liberalizzazione del¬† wi-fi, che nemmeno io so cosa significa e scrivo in rete da anni?

Grazie all’amicizia su FB, una persona oggi mi ha inviato una poesia:¬† l’ha scritta Diane Di Prima, poetessa nata a Brooklin il 6 agosto del 1938. Visse in maniera intensa la Beat Generation , non ha mai smesso di camminare, oggi “ vive e lavora a San Francisco, dove, dopo aver co-fondato il San Francisco Institute of Magical and Healing Arts, vi si dedica all’insegnamento“.¬† La sconosciuta poetessa statunitense aveva origini italiane: suo nonno materno, Domenico Mallozzi, è stato un attivo anarchico.¬† Allego al tutto, la Canzone alle 24, e ricordo sopratutto a chi è giovane che “Quando, verso la metà degli anni quaranta, prese vita quel movimento, non solo letterario, definito beat, nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe modificato così radicalmente la vita, il modo stesso di fare poesia, la coscienza collettiva dell’epoca. Non fu facile, per quei ragazzi, orbitanti intorno alla Columbia University prima e alla City Lights Books dopo, portare avanti le loro idee, accusati come furono di oscenità e di infamie varie…il termine beat viene coniato da J.Kerouac nel 1947, ma l’atto di nascita ufficiale è il 1952, anno di pubblicazione di Go, un racconto di John Clellon Holmes.”

Go significa andare e come scrisse Kerouac “Dove andiamo? Non lo so , ma dobbiamo andare”.
Con profonda amarezza, sulla strada,  On the road:
“sapendo che l’amore è condividere Qui, là, e ovunque…Here, There and Everywhere“.

Doriana Goracci

Canzone alle 24

il tempo
ha mangiato la mia innocenza come un pistacchio

l’amore se n’è andato con la mia fiducia

o nobile primo amore
tutto verde limo
cosa hai fatto della mia risata?
cosa hai fatto della mia risata
e dei soldi che ti davo al venerdì
e dei buchi nelle mie scarpe?

Diane Di Prima



http://www.examiner.com/images/blog/EXID17277/images/Diane_di_Prima(2).jpg

Il “sole delle alpi” sui banchi di una scuola di Roma?

Ad Adro, comune lombardo di circa 6000 abitanti,  era scoppiato uno scandalo di dimensioni nazionali per via del simbolo leghista, il sole delle alpi, impresso sui banchi e sui vari ambienti di una scuola.

Il clamore suscitato dalla vicenda ha costretto il ministro dell’Istruzione e l’Ufficio Scolastico Regionale ad intervenire. I simboli sono stati rimossi con la piena soddisfazione di tanti genitori e con un certo malumore del sindaco di Adro, appartenenza Lega Nord.

Non è passato molto tempo da allora e notiamo, con una certa sorpresa, che nel Primo Municipio di Roma la scuola elementare “Regina Elena” ha ricevuto banchi e arredi marchiati con una targhetta sui bordi. Solo che questa volta non si tratta del “sole delle alpi” ma di aziende commerciali come lo Zio d’America, la Conad/Sir e la Cam. Per il momento, grazie a queste targhette, non molto dissimili dal sole delle alpi dal punto di vista educativo,¬† ci sono …LEGGI TUTTO

Specchietti e ricami per allodole e altre creature umane

http://www.ontuscia.it/e107_images/newspost_images/allod1.jpg

Da un giornale web, On Tuscia, che mi è caro leggere, in quanto tratta della terra dove risiedo, alcune mattine addietro apprendo: “Nella giornata di giovedì, alle ore 10,45, una pattuglia del corpo forestale di Viterbo, durante il servizio d‚Äôistituto, ha proceduto al controllo venatorio di un cacciatore umbro, C.S., 40 anni, in località ‚ÄúVaccareccia‚Äù nel Comune di Viterbo.Durante la verifica si è accertato che l’uomo aveva abbattuto un esemplare di pispola (Anthus pratensis), specie non cacciabile e che, inoltre, esercitava la caccia alle allodole con l‚Äôausilio di un richiamo acustico elettromagnetico. Gli uomini del corpo forestale hanno quindi eseguito il sequestro dell‚Äôarma con relative cartucce, del richiamo e dell‚Äôesemplare abbattuto in violazione alla normativa vigente. La sanzione ex art. 30 lett. h) della L. 157/92 prevede l‚Äôammenda fino a 1.500 per ogni fattispecie (abbattimento di uccelli nei cui confronti la caccia non è consentita e utilizzo di richiami vietati) e la confisca del richiamo stesso.L’uomo è stato segnalato all‚Äôautorità giudiziaria e seguirà comunicazione anche al settore caccia e pesca della Provincia di Viterbo e alla Questura di Viterbo per valutazioni relative al porto d‚Äôarmi.”

Proseguendo le letture locali sul web, non sapevo che era¬† stato avviato… ” il Piano Strategico, processo avviato dal Comune di Capranica inerente il nuovo modo di progettare lo sviluppo della città sotto tutti i punti di vista e con la collaborazione della cittadinanza, ha visto svolgersi la sua prima riunione, con gli agricoltori, giovedì scorso e ora l‚Äôamministrazione incontrerà gli imprenditori e gli artigiani il prossimo 28 ottobre.…Al fine di ottimizzare lo sviluppo dell‚Äôagricoltura si può guardare, ad esempio, all‚Äôintroduzione di colture che possano essere realizzate durante i tempi morti della nocciolicoltura producendo così occupazione e ricchezza…” Le conclusioni non mi sono nuove:” I presenti hanno compilato un questionario con i propri dati anagrafici al fine di mantenere un costante contatto con l‚Äôamministrazione comunale durante lo sviluppo del Piano Strategico. Non è escluso, infine, che data la quantità e la qualità di sollecitazioni emerse, non si possa ritornare ad incontrare gli agricoltori per approfondire alcuni aspetti particolarmente importanti per la pianificazione strategica.”

E passando dagli specchietti per le allodole con richiami vari, ai Ricami…mi chiedo , che si aspettava¬† a mettere in prima pagina, storie come questa:”Dona Victoriana Sipac Mactzul è una tessitrice del Guatemala che nel 1983, in piena epoca di repressione delle comunità indigene, con un gruppo di donne maya decise, coraggiosamente, di mettere a frutto la conoscenza dell‚Äôarte della tessitura avviando un‚Äôattività produttiva, per creare una fonte di sostentamento. In questi giorni, è in Italia, ospite di Altromercato, la principale organizzazione di commercio equo e solidale nel nostro Paese, per promuovere la produzione tessile dell‚Äôassociazione guatemalteca Aj Quen, da lei fondata nel 1989, e per scambi di vedute con alcune imprese italiane. Nella sua agenda, anche la Tuscia, dove ha incontrato Italia Garipoli, una vita dedicata al ricamo e al restauro di manufatti tessili. Sono state dense di emozioni, le tre ore trascorse nel laboratorio di Tre Croci (frazione di Vetralla), presenti Miranda Boi, vicepresidente della Cna Associazione Provinciale di Viterbo, Alessandro Montesi, coordinatore del Consorzio Ctm Altromercato per l‚ÄôArea Centro Italia, Chiara Politini, volontaria della Bottega del Commercio Equo e Solidale di Viterbo, e Alessandra Piermattei, presidente dell‚ÄôAssociazione Mani Unite a livello provinciale.Prima, le presentazioni. Sono due esperienze di vita molto diverse, certo, quelle di Dona Victoriana e di Italia Garipoli, quest‚Äôultima di origine calabrese, stabilitasi nella provincia di Viterbo circa quaranta anni fa. Ma, nel raccontarsi, le due donne hanno scoperto di avere tante cose in comune, innanzitutto la passione, ‚Äúl‚Äôamore per il lavoro che non fa sentire la fatica‚Äù, come ha detto l‚Äôartigiana guatemalteca, esperta di telaio a cintura, ‚Äúbordado‚Äù (cucitura di applicazioni sui tessuti) e confezionamento, che ha spiegato come le donne indigene siano riuscite a costituire, in diverse zone del Guatemala, ventisei gruppi di lavoro, ciascuno con una specializzazione, tutti aderenti all‚Äôassociazione Aj Quen, oggi forte di 800 soci. ‚ÄúIl vostro Paese -ha affermato- è il nostro principale mercato‚Äù. Victoriana e Italia condividono altresì il sogno di tramandare le tradizioni produttive della loro terra. ‚ÄúSpero che i giovani si avvicinino all‚Äôarte del ricamo, perché non si disperda un prezioso patrimonio di saperi. Dobbiamo far riscoprire il valore della manualità e delle cose belle: questo mestiere, dove peraltro esistono opportunità di occupazione, non può estinguersi. Oggi, invece, il rischio c‚Äôè‚Äù, sono state le parole di Italia Garipoli (che ha anche un negozio a Roma).Durante la visita al laboratorio, lo scambio di informazioni sui tessuti utilizzati e su alcune tecniche di lavorazione. Dona Victoriana ha scattato, affascinata, decine di foto mentre Italia le mostrava, illustrandone le caratteristiche, alcuni dei suoi lavori -tovaglie, lenzuola, tende-, un abito da sposa antico da restaurare, una splendida collezione di pizzi e alcune fibre, come i fili di canapa e quelli ottenuti dalla ginestra. Altrettanto interesse, l‚Äôartigiana della Cna, colpita da alcuni lavori di grande precisione, dalla vivacità e dall‚Äôaccostamento dei colori, ha manifestato verso la manifattura del Guatemala. Entusiasta anche Miranda Boi: ‚ÄúQuesto incontro ci ha molto arricchito sul piano culturale. E‚Äô esemplare la storia di tante donne che, attraverso il lavoro, aggregandosi, hanno superato una fase drammatica, hanno migliorato le loro capacità economiche e, come nel caso di Victoriana, sono riuscite a far studiare i loro figli, ad aprire la prospettiva di un futuro migliore. Con la stessa passione e la straordinaria voglia di farcela che animano le nostre imprese al femminile‚Äù. In ricordo della giornata, la vicepresidente della Cna ha donato all‚Äôartigiana del Guatemala un pezzo in ceramica prodotto da un‚Äôimpresa della Tuscia nata e gestita da donne.” Pettegolezzi tra donne mentre tagliano e cuciono?

http://www.maremmaoggi.it/upload/Dona%20Victoriana.JPG



Cercando qualche notizia in più, su questo incontro, mi sono resa conto che il¬† testo era stato fornito da Maremma Oggi il 25 maggio 2010, sotto la voce artigianato. Non dico che mi sento un’allodola, sono stonata e non cinguetto ma¬† da piccola ricordo ancora i ricami che facevo con mia madre, quando non c’era ancora la tivù e l’informazione web. Mio padre, dopo 4 calci al pallone e giri di campo per allenamento da arbitro, incollava francobolli, di sera. Ma ho trovato un appuntamento a Capranica , dove si ricicla¬† arte fermo al¬† 2008, per il pomeriggio di sabato 6 novembre , XIII Festa grande in enoteca, organizzato da una donna imprenditrice del Garden Center Linea Verde Nicolini : vino novello musica jazz con Fabio Fenucci Gianbattista Gioia Luca Celestini e cibi di qualità. Tanto per non Puntare sul turismo giudiziario per rilanciare la Tuscia, come ben illustrato su Viterbo Oggi. Mando per posta virtuale, anche questa.

Take Five! Amava l’improvvisazione Dave Brubeck, e respinse molte offerte fino all’annullamento di¬† programmi¬† televisivi¬† per¬† tendenza discriminatoria, non affatto isolata nell’ambiente musicale, difendendo l’Amicizia e l’ Arte che non ha confini. Buona giornata alla Libera Creativitଆ con casalinghi¬† Taglia e Cuci, perch謆 le Reti sono Invisibili

Doriana Goracci


http://www.reti-invisibili.net/images/52.gif

Bologna:il lavoro si estrae alla lotteria!

in attesa di un lavoro

Una volta in una paese quale la Repubblica Italiana vi era una Carta Costituzionale ove si leggeva che L’Italia era una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, che La Repubblica riconosceva a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuoveva le condizioni che rendevano effettivo questo diritto, ma anche che l’iniziativa economica privata era libera e non poteva svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Dico questo perchè ho la netta sensazione che la nostra Carta Costituzionale sarà destinata a divenire un libro di favole, raccontanta ai bambini prima di accompagnarli nel mondo dei sogni, ove forse sogneranno proprio l’esercizio di quei diritti scritti nella Costituzione Italiana.

Perchè dico ciò?

Mi è stato segnalato questo evento che si svolgerà nella serata del 4 novembre in Bologna.

In un momento in cui le aziende chiudono, mettono in cassa integrazione, licenziano, ci sono imprenditori che invece continuano a sognare e a mettere in atto i loro sogni. Il 4 novembre 2010 alle ore 20.00 assisterete all’estrazione del CONCORSO più STRAORDINARIO e D‚ÄôATTUALITà che si potesse ideare: “VINCI UN POSTO DI LAVORO”.
La serata dell’estrazione si terrà al Centergross di Bologna sarà condotta dal mitico Red Ronnie e dalla Bellissima Elisa Gardini.
Ci saranno i candidati più motivati d’Italia. Vedremo chi davvero avrà la tenacia e la determinazione di trovare un lavoro. Sarà un ottima vetrina per farsi vedere da migliaia di imprenditori, in quanto la serata sarà trasmessa in streaming.
Il concorso ha come premio un contratto di minimo 18.000 euro per un anno. Il regolamento è stato approvato dal ministero e quindi è tutto in regola.
Per coinvolgere tutta ITALIA sono state estratte 110 persone dalle 110 province Italiane e convocate per l‚Äôestrazione finale alla presenza di imprenditori e autorità.
Il Presidente YouCV
Davide Malaguti

http://www.youcv.eu/PublicationDetails.aspx?idPublication=83

Giusto per nota informativa al concorso hanno aderito 32.576 persone!

Quindi, 32.576 persone che suderanno, sogneranno, illuderanno il proprio essere per elemosinare un contratto di un solo anno di lavoro.
Tutto in regola si legge nel comunicato sopra riportato!
Il regolamento è stato approvato dal ministero quindi dove sarebbe il problema?
Persone che si mettono in vetrina, “sarà un ottima vetrina per farsi vedere da migliaia di imprenditori, in quanto la serata sarà trasmessa in streaming”, persone che confideranno nella sorte per avere l’affermazione di quel diritto che sarebbe il lavoro, e che sarebbe anche garantito nella nostra Costituzione, “vedremo chi davvero avrà la tenacia e la determinazione di trovare un lavoro”.

Ovviamente come ricordato in precedenza esiste l’articolo 41 della Costituzione che garantisce la libertà d’iniziativa economica, che il governo attuale vuole liberalizzare ancora di più, ma tale iniziativa economica non deve recare danno alla dignità umana. Certo la partecipazione a tale concorso è libera e volontaria, ma sperare nell’estrazione per avere un lavoro , anzi un contratto di lavoro per un solo anno, vi sembra normale?
Vi sembra rispettoso di quei valori sociali che caratterizzano il diritto del lavoro ove si esplica la dignità umana? Questo concorso ove si estrae un posto di lavoro, è a parer mio pericoloso ed uno schiaffo alla nostra Costituzione.

Mi viene da pensare la prossima estrazione sarà per il diritto allo sciopero? Per una retribuzione dignitosa? Per le ferie?

Invito tutte e tutti a riflettere ed a non sottovalutare la portata sociale di questa strana anomala ma forse poi non tanto anomala inziativa.

La lotta alla ‘ndrangheta e le divisioni nella magistratura.

Nel mese di settembre 2010 si è svolta l’audizione sia del Procuratore Distrettuale Antimafia di Catanzaro dott. Lombardo, che del Procuratore Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria dott. Pignatone.
L’attenzione dei media è stata catturata in via prevalente dalla nuova strutturazione della ‘ndrangheta, dal nuovo assetto unitario definito provincia o crimine.

Ma leggendo il resoconto stenografico n° 51 e 52 emergono delle questioni a dir poco sconvolgenti, a cui i media hanno dato poco risalto.

In primo luogo occorre ricordare che nel corso delle precedenti legislature sono state istituite, per legge, otto Commissioni parlamentari antimafia.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia fu istituita per la prima volta dalla legge 20 dicembre 1962, n. 1720, nel corso della III legislatura, con Presidente l’onorevole Paolo ROSSI.

La Commissione attuale, è stata istituita con la legge 4 agosto 2008, n. 132; composta da venticinque senatori e venticinque deputati. Il Presidente è PISANU Beppe, PdL, i vicepresidenti sono DE SENA Luigi, PD, Senatore; GRANATA Benedetto Fabio, FLI, Deputato, i segretari VALLARDI Gianpaolo, LNP, Senatore GENOVESE Francantonio, PD, Deputato.
Dal 29 aprile 2008 ad oggi vi sono state 54 sedute con 52 rapporti stenografici , l’approvazione di un solo documento quale la “Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, in materia di formazione delle liste dei candidati per le elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali “.

Tale Commissione quindi è a dir poco politicizzata, salvo la presenza di qualche illustro uomo di Stato, e viene a conoscenza di eventi ed elementi che a parer mio dovrebbero essere secretati non solo all’opinione pubblica ma anche alla stessa Commissione, proprio per l’elevato contenuto di politicizzazione che la caratterizza; ciò perchè si rischia seriamente di compromettere il buon esito delle indagini e non solo.

Detto ciò veniamo al contenuto delle citate audizioni.

La prima audizione che inizia alle 12.45 del 21 settembre 2010, segue il noto evento del 26 agosto 2010, ovvero l’esplosione di una bomba confezionata con tritolo avvenuta all’ingresso del palazzo ove abita il procuratore generale Salvatore Di Landro, il quale ha così collezionato in quella data il terzo attentato.

Il dott. Lombardo evidenzia che in Calabria le minacce ci sono sempre state, ma probabilmente fatte in maniera diversa.

Il procuratore evidenzia in particolar modo la carenza di organico sottolineando che la procura di Catanzaro dispone da anni, di 12 magistrati su 18, cioè sei in meno rispetto all’oragnico previsto, che è in ogni caso insufficiente se si vuole lavorare anche sul settore della Pubblica Amministrazione ad esempio…
Ma sottolinea anche che non è possibile mettere un poliziotto davanti ogni cittadino, e dico io ci mancherebbe altro, rilevando che la militarizzazione che si è realizzata in passato durante l’operazione Riace non ha risolto tutti i problemi.

Altra questione che viene rimarcata è il problema infiltrati o collusi.

Il procuratore sottolinea che , in relazione al fatto di Reggio Calabria ove si è verificata la manomissione dolosa della vettura del dottor Di Landro avvenuta all’interno del palazzo, nel Cedir, vuol dire che lì qualcosa non funziona.
” All’interno vi è un servizio di sorveglianza dei carabinieri notte e giorno. Questo è veramente grave perchè la sicurezza non è evidentemente assicurata e deve anche esserci qualche collusione interna”.

Ma su tale vicenda emergono anche le conflittualità con la Procura di Reggio Calabria.

” La manomissione dell’autovettura risale a giugno ma che il fatto sia doloso è notizia che segue alla perizia e agli accertamenti preliminari svolti dalla Procura di Reggio Calabria e dei quali siamo stati messi a conoscenza verso la metà di agosto, se non sbaglio il giorno 16″.

Sulla stessa vicenda, all’audizione pomeridiana sempre del 21 settembre 2010, il dott. Pignatone, procuratore distrettuale antimafia di Reggio, sottolinea che :” tuttavia una nota ANSA ha riferito ( spero sbagliando) un’affermazione del procuratore di Catanzaro secondo cui egli sarebbe stato informato soltanto ad agosto dell’episodio relativo alla manomissione dei bulloni della macchina del dott. Di Landro. Se il procuratore di Catanzaro ha detto questo, i suoi uffici avranno commesso un errore nel preparargli il materiale, perchè il fascicolo relativo all’incidente occorso alla macchina del dottor Di Landro è stato iscritto dalla procura della Repubblica di RC il 9 giugno scorso ( omissis)”.

Ma non finisce qui la polemica e la divisione tra le due procure…

il dott. Lombardo evidenzia che ” Per quanto riguarda la questione della videosorveglianza e della protezione sotto casa, il procuratore della Repubblica di Catanzaro, è competente solo a svolgere le indagini dopo i fatti, non a prevenirli. La Videosorveglianza, eventualmente, doveva farla il comitato di sicurezza; se non l’ha fatta risponde, secondo me il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria”.

Od ancora, sempre Lombardo afferma che :” La procura della Repubblica però può fare le indagini, il resto dipende da Reggio Calabria, dai rapporti che si creano lì, dai livelli di sicurezza che si riescono a garantire lì, dal livello di aggressione che la procura di RC decide di destinare a tutte quegli apparati. La competenza di Catanzaro non può essere di tipo generale”.

Voglio augurarmi che tali conflittualità anche di competenze siano dovute unicamente alla tensione derivata dall’incremento dell’aggressione posta in essere dalle ‘ndrine negli ultimi tempi.

La ‘ndrangheta come ricordato da Pignatone, vanta un numero di affilitati intorno ai 10.000, ma tale numero è sottostimato. Per esempio a Rosarno, cittadina di 15.000 abitanti vi sono 250 affiliati formali alle cosche locali, con una media di affiliazione di due/tre persone alla settimana.Se a questi si aggiungono parenti,e conoscenti si arriva circa a 2000 affiliati nella sola Rosarno.

Pignatone per fare meglio comprendere di cosa si stia parlando paragona il fenomeno ‘ndrangheta a quello mafia.
“per fare un paragone con la Sicilia, considerate che oggi non ci sono tanti affiliati neanche in tutta la città di Palermo,e che a Bagheria, nel momento di massimo fulgore di Provenzano, dalle indagini risultavano 50 affiliati a cosa nostra”.

Altro elemento importante che emerge nella recente evoluzione della ‘ndrangheta è la questione della c.d. zona grigia. In Italia sono stati tratti in arresto numerosissimi imprenditori che sono la c.d. faccia pulita con cui la ‘ndrangheta come cosa nostra, si interfaccia con il resto della società.

Per non parlare della colonizzazione in particolar modo della Lombardia dove è stato nominato un mastro generale con un mandato di un anno; “mutuando il linguaggio di altri settori della società, lo si potrebbe definire una sorta di commissario straordinario”.

Ma anche i contatti con la politica lombarda sono al vaglio della magistratura. E’ solo questione di tempo, le indagini sono in corso, i contatti tra esponenti politici ed organizzazioni mafiose sono in fase di valutazione, la pentola prima o poi esploderà e credo che le sorprese non mancheranno.

Anche Pignatone comunque ha messo in rilievo un fattore importante ovvero quello relativo all’infiltrazione e collusione. In merito per esempio alla fuga di notizie, il procuratore afferma che ” la pubblicazione sulla stampa ripeto non è un problema della stampa ma di chi ha rivelato queste notizie, cioè ufficiali di polizia giudiziaria infedeli secondo me, ciò ha gravemente danneggiato le indagini…”.

Ma sicuramente il fatto più emblematico è rappresentato dal caso Zumbo.

“Zumbo è un dottore commercialista, stimato a RC, a tal punto che , negli anni passati, gli è stata affidata anche l’amministrazione di beni sequestrati. Egli godeva quindi anche della fiducia dei magistrati. Del resto, non c’era motivo di dubitarne,in passato.
Infatti, è stato accertato che il dott. Zumbo è stato confidente-anzi fiduciario, in termine tecnico- del SISMI, che nel 2004, ha girato al ROS un’informazione che ha consentito il ritrovamento di armi. Inoltre, è stato confidente-sebbene con esiti molto meno brillanti e positivi- della Guardia di Finanza e di alcuni marescialli del ROS, poi passati al SISDE”.

” Zumbo ha assicurato a Pelle di essere in grado di portargli l’elenco degli arrestandi alcune ore prima della data fissata per l’esecuzione della misura cautelare”.

Questo voleva dire che Pelle avrebbe avvisato i suoi amici i quali avrebbero potuto rendersi latitanti.
Cosa che nel caso di specie non si è appurata perchè Pelle e Ficara vengono fermati prima.

Questo per fare capire in via esemplificativa ma in modo chiaro il grado e la capacità di penetrazione della ‘ndrangheta negli apparati dello Stato.

Ciò evidenzia il legame che emerge tra apparati infedeli di polizia o di sicurezza e la ‘ndrangheta.

Ci troviamo quindi, innanzi ad una organizzazione criminale che, secondo l’Eurispes ha un giro di affari di circa 43 miliardi di euro,innanzi ad una organizzazione che tramite alleanze sempre più strette tra le varie famiglie ha dato luogo ad un sistema unitario di azione, e forse anche di organizzazione,innanzi ad una organizzazione ove Aldo Miccichè nello spiegare ad un giovane ‘ndranghetista che doveva andare a chiedere favori ad un esponente politico, che la ‘ndrangheta è il passato, presente e futuro, ovvero innazi ad un sistema di Stato nello Stato.

Si è presenti innanzi ad una mafia mista tra violenza e politica ed impresa, e per combatterla non ci si può dividere.

No, questo non deve succedere, non dobbiamo permetterlo, e son certo che i magistrati calabresi hanno tutta la volontà di superare eventuali elementi di incomprensione, affinchè si possa continuare a rispondere ai mafiosi con la repressione ma specialmente con una inversione culturale e spirito unitario che deve essere esemplare.

Ciò perchè il primo esempio di unità nel combattere lo Stato nello Stato deve essere dato proprio da chi è in trincea, ed i magistrati calabresi lo sono.

Marco Barone

Fonte Citazioni :
Seduta n. 53 (antimeridiana) (Stenografico n. 51). – Martedì 21 Settembre 2010 (File in formato PDF ).
Audizione del procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, dottor Antonio Vincenzo Lombardo

Seduta n. 54 (notturna) (Stenografico n. 52). – Martedì 21 Settembre 2010 (File in formato PDF ). Audizione del procuratore distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dottor Giuseppe Pignatone

http://www.parlamento.it/bicamerali/43775/48736/48737/48742/48751/sommariostenograficibicamerali.htm

Generazione Zero: pi√π di un semplice corto

26480 341372197162 341360327162 4187950 5632465 n Contro le emozioni preconfezionate
Cos’è un corto? Il cortometraggio è un film più breve del normale che deve avere una durata minima di 75 min.; durata spesso imposta nei concorsi che può anche scendere a 25, 15 o anche 8 minuti.

Generazione Zero nasce dall’idea di due ragazzi dal viso pulito, Andrea di Tillo e Ludovico di Martino rispettivamente 19 e 18 anni, un perfetto mix di sogni, genialità o più semplicemente energia e voglia di fare; proprio a questo proposito mi piace ricordare la frase che Orson Welles disse dopo aver girato il suo più grande successo: ‚ÄúNon avevo mai messo piede su un set prima d’ora, sono stato toccato dalla grazia di una totale ignoranza‚Äù.
Il denominatore comune è stato -Novità- , voglia di intraprendere un percorso, un progetto nuovo che spezzi la quotidianità. Spezzare tutta quella routine basata sulla costruzione errata di un mondo giovanile che si trastulla tra sogni e amori, ben lontana da una ricostruzione veritiera che viceversa vede questo universo ben più partecipe alle questioni sociali.
Nato tra le più storiche zone e istituti di una nuova Roma, Generazione Zero ha saputo unire le diverse realtà dell’ hinterland capitolino, sotto forma di interviste e con un budget praticamente uguale a zero, che non può che dar merito a questi due giovani che hanno saputo organizzare una troupe di abili e appassionati ragazzi con precise competenze. Si è saputo unire passione giornalistica, cinematografica, musicale e così via di ogni singolo ragazzo, un perfetto esempio di low budget.
Realtà, strati sociali, ceti possiamo usare svariate definizioni, Andrea ha parlato di generazioni; con questo termine ha cercato di ritrarre le attuali situazioni giovanili e il loro approccio, per qualche verso ancora ingenuo, verso -il mondo degli adulti- universo sempre più lontano da loro ma che cerca di comprarli attraverso i mezzi di comunicazione. Certo non si è voluto giudicare la migliore o la più scadente preparazione nei vari contenuti trattati, quanto più dare testimonianze di come un quattordicenne o un ventenne vede quel mondo della politica, dell’economia, della letteratura o della televisione; dare più postazioni da cui osservare questo grande film che è la vita.
E’ stato riportare voci, impressioni ma anche mondi culturali che già nel periodo adolescenziale spaccano i giovani, creando divisioni. Non si è voluto lasciare nulla al caso, facendo attenzione a rappresentare le diverse appartenenze agli svariati gruppi in cui i ragazzi si riconoscono; si è parlato di -pariolini- -zecche- -emo- -truzzi- -coatti- mantenendo il rispetto che si deve a degli ideali spesso non condivisi. Se vogliamo questo cortometraggio possiamo paragonarlo al Paese delle Meraviglie di Alice, un mondo nascosto visibile a pochi eletti. Una generazione mai raccontata prima.
Non vi sono criteri precisi per la costruzione di un corto, possiamo parlare di una -dottrina più nota- che prevede due opposti approcci per la costruzione di cortometraggi. Si ha un montaggio lineare in modo tale che una storia fluisca dall’inizio alla fine non alternando spazi, altrimenti un montaggio alternato o parallelo in cui la storia segue più vicende parallelamente fino a giungere ad una conclusione comune. Andrea e Ludovico hanno lavorato attraverso quest’ultima tecnica, un balzo di fiore in fiore; l’avvicendamento di piccole storie, piccole visioni personali sul mondo che circonda i protagonisti, con lo scopo di far arrivare allo spettatore un comune fine, un messaggio che possa meglio rappresentare la Generazione Zero. Generazione che si impone diversa da quella rappresenta da Federico Moccia, noto autore autore di romanzi ‚Äúrosa‚Äù e registi di film come Tre Metri Sopra il Cielo, Ho voglia di te, Scusa Ma Ti chiamo Amore e AMORE 14.
L’esperienza a questo lavoro, che ho potuto toccare io stesso con mano, è risultata decisamente estranea alle aspettative. Questo mondo che spesso banalmente viene definito semplice farsa, creazione della nostra fantasia, non è altro che il tentativo di ritrarre la realtà che ci appare troppo irraggiungibile o inspiegabile, ma in fondo parliamo sempre di realtà; non a caso Wilde sosteneva: ‚ÄúLa propria vita è spesso la vita che non si vive‚Äù.
Certamente una splendida troupe di circa venti entusiasmanti adolescenti ha fatto sì che un semplice sogno potesse divenire realtà.
Ognuno ha fatto del suo, un piccolo sapere, un piccolo trucchetto ma anche battute e risate; un perfetto mix per portare a termine il tutto con una sorprendente serenità e partecipazione.

Diego Broglia. Università LA SAPIENZA, Roma

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Le case murate di Ronchi dei Legionari

costruzione case

L‚Äôautunno, a parer mio, è una delle stagioni più affascinanti più intense, più calde offerte da madre natura a tutti noi poveri uomini che altro non facciamo che destabilizzare l‚Äôesistente per un giorno rimpiangere e piangere il ricordo di un colore carpito nella selvaggia natura.

Percorrere strade cementificate dal progresso involutivo umano, dalla cupidigia umana,circondato da colori apparentemente contrastanti tra loro, ma in verità legati dall‚Äôarmonia di quello splendore meravigliosamente semplice che si pone innanzi ai propri occhi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vita dopo vita, è sempre esperienza degna di esser sognata.

Ecco il giallo ambra accolto nel blu cielo, ecco il rosso scarlatto coccolato da piccoli ed infiniti filamenti di verde erba, ecco il bianco perdersi sui quei delicati ma intensi riflessi di vita, nelle libere acque del fiume Isonzo.

Tra pensieri smarriti nel volo dei gabbiani, ed il canto del vento, giungi a Ronchi dei Legionari.

Ci troviamo nella c.d. Bisiacaria che è collocata fra il caldo Carso e le fredde acque dell‚ÄôAdriatico.

Ronchi, è una cittadina che ha vissuto insediamenti già in epoca pre-romana ma nello stesso tempo ha patito grandi e drammatiche devastazioni. Vedi le incursioni degli Ungari, quelle dei Turchi, la guerra Gradiscana, per arrivare ad essere insignita della medaglia d‚Äôargento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Ed è proprio durante questo tragico evento, che nella cittadina della Bisiacaria vengono costruiti i c.d villaggi per i militari. Dopo l‚Äôotto settembre del 1943 queste abitazioni vennero occupate da chi era senza casa, vennero abitate dagli sfollati del dopo guerra.

Questa che racconterò brevemente è la vicenda delle case Pater di Ronchi dei Legionari.

Si tratta di piccole ma affascinanti costruzioni edificate lungo il vialone che congiunge Ronchi con RediPuglia.
Sono circa 58 casette.
Molte abbandonate a se stesse, molte murate.
L‚Äôultima muratura è di pochi giorni addietro.

Voglio capire meglio, voglio comprendere il perchè di questa triste fredda autoritaria muratura.

Si potrebbe dire cosa c‚Äôè di strano in ciò.

La sensazione che si prova nel vedere di persona murate abitazioni ove per molto tempo emozioni amori e dolori sono stati vissuti è sempre un qualcosa di particolare, è sempre un qualcosa che deve spingere a riflettere.
Murare le porte d‚Äôingresso, murare le finestre, distruggere i bagni e le cucine, chiudere lo spazio è la risposta autoritaria e legalitaria che si conferisce a chi crede in altro sistema a chi crede che le cose possano essere amministrate diversamente e nel rispetto del sentimento e dell‚Äôamore per le persone.
Per molto tempo si è tollerato che in quelle case, dove il Comune è proprietario del terreno ove sono edificate e l‚ÄôAter ente che si occupa di edilizia c.d.popolare ed avrebbe la titolarità della gestione degli immobili, che persone vivessero in abitazioni su cui emergevano ed emergono ben chiari interessi di speculazione economica ed edilizia.

Ciò per evitare che si possano occupare abusivamente spazi?
Come ricorda Lugi Bon , consigliere Comunale di Ronchi del PRC, in quella cittadina la gente non è abituata a queste cose non è abituata alle occupazioni. Ma è anche vero, ricorda sempre Luigi ‚Äúche le persone che abitavano vicino a chi viveva in quelle casette non si chiedevano se queste persone fossero regolari o meno, perchè a Ronchi vi è stata sempre una gran cultura di integrazione sociale‚Äù.

Ma oggi le case devono essere murate.

Chiuse.

Devono essere abbandonate alla loro fine, alla triste morte, anzichè investire in un piano di recupero, considerato anche il fatto che nel solo Comune di Ronchi vi sono un centinaio di famiglie in attesa di assegnazione di una casa c.d. popolare.

Ma gli interessi economici vengono prima di ogni cosa.

In un comunicato, condivisibile, di Rifondazione Comunista di Ronchi, che ha seguito per anni la vicenda di queste case il cui esito sembra scritto si legge che: ‚Äúle casette pater sono un bene culturale perchè legate, integrate e intimamente connesse all‚Äôarea culturale, al contesto territoriale del Comune di Ronchi che le ha prodotte e dal quale derivano senso, sostanza e valore. Quest‚Äôarea è per noi importante perchè fa parte della nostra storia e della nostra cultura. Guardando le casette, parlando dell‚Äôarea, ricordiamo la nostra storia e dialoghiamo col passato.Invece, una loro distruzione, o una modifica dell‚Äôimpianto e dell‚Äôimmagine complessiva farebbe perdere tutto ciò: storia, ricordo e cultura spazzate via. Amen. ‚ÄúL‚Äôorganizzazione del territorio ma anche la sua forma (il paesaggio delle casette) sono interessi pubblici che Comune e ATER non devono distruggere ma tutelare ‚Äú. da subito si potrebbe partire nelle case non abitate con piccole manutenzioni e interventi più consistenti coinvolgendo operatori con esperienze cooperative e del volontariato‚Äù.
Il progetto posto in essere dal Comune si richiama al Piano Regolatore Particolareggiato Comunale del 1996 e che prevede in sostanza la demolizione di quelle casette per favorire la costruzione di orrende palazzine residenziali, simili a casermoni di cemento.

Il tutto rientra in una logica chiara e ben definita.

Si tollera l’occupazione delle persone che vivono in quelle casette, si attende il decorso naturale della loro vita, e poi via libera con la muratura, si evitano le occupazioni da parte dei loro eredi(?), si incrementa il degrado, si maturano accordi con privati immobiliaristi, si allungano nello stesso tempo le liste di attesa di chi necessita di una casa popolare, ed ecco per magia la soluzione .
Una soluzione scritta negli anni 90 circa, demolizione della storia, demolizione delle speranze, solo ed unicamente per favorire ancora una volta presunti interessi oscuri ai più ma chiari a determinate perone certamente.

Questa storia, è una di quelle tante storie che caratterizzano il nostro amato paese, è una di quelle storie che sono tipiche del modo in cui funziona il sistema vigente, sono tipiche di come il potere attende, per poi colpire.
Lascio quelle casette con l’immagine di un paio di scarpe di qualche bambino abbandonate sul muretto situato accanto a quella che un tempo era una porta di una casa ove vi era vita.
Scarpe nere, nere come il senso di quell‚Äôautoritarismo imposto dall‚Äôalto ,simbolo di quel potere che non ascolta la volontà di quel popolo che è sempre più rassegnato alle nefandezze del sistema.
Ma quelle scarpe voglio vederle in modo diverso.
Voglio credere che quelle scarpe stiano aspettando qualcuno pronte a raccoglierle per entrare a testa alta dentro quelle case demolendo il muro delle speculazioni il muro del potere, il muro del danaro.
http://baronemarco.blogspot.com/

Ma cosa vuole Marchionne?


Vorrei entrare nel merito della sostanza delle richieste fatte da Marchionne partendo dalla sua visuale e dalle argomentazioni che i migliori nostri politici, giornalisti e sindacalisti portano avanti da decenni.

Marchionne ha confermato che il paese è in declino. Certo non si può certo dire che il suo osservatorio sia parziale o non privilegiato.
Conosce la competitività ( come dato oggettivo) del nostro paese e di altri paesi che conosce perchè investe e ci lavora. E d’altra parte tutti i commentatori e giornalisti filo governativi o para governativi
non possono che confermare e lo fanno costantemente questo dato incontrovertibile e d’altro canto non possono che confermare che nulla viene fatto per contrastare questo trend e la nostra clas3e dirigente nulla ha da proporre ed hanno ben altro di cui occuparsi e di cui discutere. Dal punto di vista del capitale bisogna dare atto alla Fiat di essersi fatta avanti, di aver proposto un progetto per uscire da questa situazione è chiaro, limitatamente al suo campo di azione. Cosa ha chiesto in cambio degli investimenti promessi e messi sul tavolo. Che questi stessi siano profittevoli che gli vengano garantiti livelli di produttività adeguati e livelli di governabilità dei processi produttivi nei propri stabilimenti. Cosa darà in cambio oltre al lavoro in aree depresse del paese( in periodo di perdita di posti di lavoro) ?
Garantirà che i livelli del salario ne beneficeranno. Quindi salario e posti di lavoro in cambio di produttività e governabilità dei processi produttivi. Vi sono forse in cambio dei progetti alternativi? Si è fatto avanti qualcuno proponendo in cambio qualcosa di diverso rispetto a produttività e governabilità della forza lavoro?

La critica ricorrente, l’unica che ha unito il mondo politico è stato solo quella che la Fiat ha ricevuto aiuti di Stato e che quindi ha dei doveri verso lo Stato. A questo si può rispondere( sempre rimanendo
nella logica padronale) che il bilancio del dare/avere è in pareggio.
In cambio degli aiuti la Fiat ha prodotto sviluppo e lavoro per anni in zone del paese abbandonate da tutti, zona dove imperava ed impera mafia e camorra e dove nessuno ha mai messo piedi Ma il punto non è questo.
Pretendere che la Fiat o qualsiasi altra impresa debba rispondere a non meglio “obblighi morali” e non a criteri di economicità significa condannarla a scomparire in breve tempoAccordi tipo incentivi in cambio del mantenimento di uno stabilimento in perdita, hanno condotto la Fiat e non solo la Fiat, sull‚Äôorlo del baratro nel passato. L‚Äôunico modo per garantire un futuro alla produzione di auto in Italia è che la Fiat vi rimanga perché è conveniente produrre qui. Perchè gli investimenti siano
proficui, e che diano dei ritorni in termini di utili e dividendi agli azionisti.

Sono questi gli argomenti a cui rispondere, è questa la logica con cui confrontarsi. E’ qualcuno , oggi nel mondo politico, sindacale capace di controbattere rimanendo sullo stesso piano a queste argomentazioni? Chi lo fà è perdente , chi si attacca a questioncelle di tipo formalistico
discorsivo , lo fà perché incapace di portare argomentazioni forte sul piano sostanziale.Occorre portare la discussione su argomentazioni da un altro punto di vista , sulla questione del modello di sviluppo, sul futuro di cosa produrre e come produrre, da un economia di scala ad una economia dei
beni, su come trasformare il concetto di produttività e valorizzazione tra valore di scambio delle merci in valore d’uso dei beni. Ma qui non c’è Carniti che tenga.

Ennesima vittoria della Lega Nord: nasce il partito del Sud

Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè ha inaugurato un nuovo(?) percorso politico,il cui scopo, sulla linea dell’iniziativa intrapresa da Gianfranco Fini è quella di acquisire maggior peso e considerazione nell’attuale governo.

Ma ciò che impressiona più di ogni cosa è il senso delle sue frasi. Invocare il mito, invocare il senso dell’appartenenza territoriale, invocare la tradizione, per emulare la politica leghista e concretizzare ancor di più l’attaccamento alle poltrone.

Come dire la Lega ha fatto scuola!

“Noi abbiamo dietro la Magna Grecia, loro gli Unni. Loro hanno le paludi nebbiose, noi il sole e i colori”
«Dobbiamo stare al governo e fare come ha fatto la Lega. Dobbiamo starci con un partito che rappresenta solo il sud. E che possa condizionare le scelte del governo»
http://www.corriere.it/politica/10_ottobre_30/micciche-forza-sud-berlusconi_46020a5a-e41a-11df-9798-00144f02aabc.shtml

Sarà forse l’effetto di qualche sostanza nociva assunta in passato…“Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina”
http://www.repubblica.it/online/cronaca/cocafinanze/mai/mai.html

Sarà il cercare l’emulare un modus di “fare ” politica che in Italia è affermato e vivo, e che non rafforza altro che il senso di non unità, la voglia di indipendenza, ed in particolar modo pone fine al bipolarismo politico voluto da Berlusconi e parte del PD.

Certo che pur di elemosinare il potere si compromette tutto, e si specula su questioni anche dolorose come la lotta alla mafia.
¬´A chi crede che la mafia sia stata sconfitta chissà da chi, dico che l’abbiamo sconfitta noi, i siciliani. Non è venuta la Nato, i morti ammazzati sono i siciliani e sono i nostri magistrati e le nostre forze dell’ordine a lottare contro la mafia¬ª.
http://www.corriere.it/politica/10_ottobre_30/micciche-forza-sud-berlusconi_46020a5a-e41a-11df-9798-00144f02aabc.shtml

Peccato che qualche tempo addietro lo stesso leader di questo nuovo partito separatista dichiarò…in merito al nome dello scalo siciliano dedicato al Giudice Falcone e Borsellino…
“che immagine negativa trasmettiamo subito col nome dell’aeroporto”,
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/micciche/micciche/micciche.html

Che paese ipocrita. L’iposcrisia e questo opportunismo politico è l’essenza del senso di non responsabilità pubblica che è in capo a molti politici politichesi italiani.

Quando finirà tutto ciò?

di Marco Barone

Son deputato…..


Le prime cento firme del Manifesto d’ottobre dei Finiani

a.. Lirio Abbate, scrittore
b.. Gino Agnese, storico dell’arte, Presidente Quadriennale Roma
c.. Giampiera Arrigoni, storica delle religioni, docente Università di Milano
d.. Salvo Ando’, giurista, docente e rettore Università Kore
……..
Le ho lette tutte le firme, Una per una. E sapete il fatto curioso? A
fianco di ognuno vi è il mestire, pardon la professione e l’attuale
incarico. Tra gli oncologi, i docenti, i giuristi, i musicologi, gli
artisti ecc ecc tutte professioni di alta cultura e di dignità estrema
vi sono molti che come professione fanno…..i deputati. Cioè io avrei
capito , che sò docente, virgola, deputato oppure latinista, virgola ,
deputato. Cioè mi sarei aspettato che fosse messo prima la professione e
poi l’attuale incarico, come per tutti gli altri firmatari.

Per i deputati invece, niente.
Solo “deputato”.

Specchio dei tempi, della cultura dominante, segno del degrado della
politica, e del ruolo che ormai ha assunto il parlamentarismo nel nostro
immaginario collettivo. Ti fermi e gli chiedi “professione?” E lui
risponde “Deputato”. Ma lei non sa chi sono io! fa lui. E l’altro ” me
cojoni, io so deputato!”

Cara sorella

http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs480.ash2/75324_1314761208474_1814012443_616357_8176726_n.jpg

Cara sorella,
ho pensato di scriverti una lettera stasera, una lettera scacciapensieri. Noi già ci conosciamo per esserci guardate negli occhi per due volte, ricordi? Niente di violento per fortuna, solo ‘banalissime’ mancanze di ferro ci han costretto a quest’incontro, che non è stato, per me, traumatizzante: ero nella semincoscienza. La prima volta vidi passare la mia vita come in un film, ero caduta nella mangiatoia delle mucche, e la seconda non ricordo bene, mi pare fosse ovatta e musica dolce di sottofondo, ma non ne sono sicura, ero per strada: svenuta tutt’e due le volte.
So che eri lì che mi fissavi seria ed eri elegante, austera nel tuo vestire scuro, non nero, non come ti descrivono o ti raffigurano, no, eri vestita di un bel viola scuro, un raffinato colore. Ricordo che ad un certo punto sorridesti e te ne andasti…e io ripresi i sensi.
La prima volta, il dopo, nulla successe in me, tutto riprese come prima: lavoro, lavoro, lavoro…tanta debolezza fuori e dentro e la consapevolezza che bene non stavo. Non mi rendevo bene conto di quello che stava capitando, non avevo nessuna forza di reazione, mi sentivo annullata…debole…confusa…
La seconda volta, sempre il dopo, accadde il miracolo: mi risvegliai e con le poche forze rimaste decisi che volevo essere felice, felice davvero.
Ti avevo guardato negli occhi: due occhi profondi come pochi se ne vedono, una bellezza austera che mi aveva invogliato, però, a non chiederti nulla, contrariamente al mio carattere che vuole sapere sempre con chi ha a che fare veramente. Eri forse lì per porgermi una mano per far sì che mi rialzassi? So che nella mia confusione non te la diedi quella mano e feci molto bene. Ricordo ancora il tuo sorriso: era invitante, ma aveva qualcosa in se che mi diceva di no. Avrei potuto adagiarmici nel tuo essere tanto ero annullata, sfiancata, ma qualcosa per fortuna non funzionò a dovere.
Dopo poco tempo, praticamente dissanguata, mi scoprirono la grave mancanza di ferro e dopo tre giorni di cure venni a star meglio e¬†la tua immagine sbiadì sempre più fino a diventare solo un ricordo che inscatolai nella cartella delle mie memorie.
I meno fortunati di me ti hanno visto solo una volta, forse vestita di nero questa volta, forse con fare più deciso, forse con in mano un foglio che decreta il tutto: giudice supremo in capo al tuo regno.
Chi con una pistola, chi con una corda, chi a letto, chi in un’auto, una moto, chi cadendo, chi con una bomba, chi denutrito…i tuoi occhi, credo, calcolatori e vogliosi di quell’ebbrezza di un’ultima volta che per te avrà sempre un proseguo.
Eppure sei una certezza per noi uomini, che come certezze abbiamo te, oltre che quella della forza della nascita: tutto quello che in mezzo ci sta è solo incertezza pura, legata a un filo che si chiama vita.
Come sappiamo tutti in molti ti temono e ti vedono come una grande nemica. CՏ anche chi ti anela. CՏ chi ti disprezza. E chi di te fa mercato. So che sei una cosa seria e ti rispetto.
La tua seconda apparizione, come ti dicevo, ha segnato la mia vita in positivo e dal poi di quella volta vivo come penso, come dico, come sono: GRAZIE! ORA SONO FELICE!
Sorella morte, te ne prego, quel giorno che verrai a prendermi definitivamente fallo in maniera dolce, lo sai che sono una non violenta dentro, non farmi soffrire per niente…vieni avanti piano ma decisa. Lo so che prima o poi dovrai arrivare. Di te non ho paura, ma vorrei tu fossi lieve, vestita di piume, danzante…

 

Pensavo fosse solo soffrire

la vita

oggi godo di tutto

credevo ieri fosse tutto dovuto

ciò che davo

pensavo ieri d’arrivare

ma a cosa non sapevo

m’accorsi

che camminare va bene

per arrivare non c’arrivi mai

e quando arrivi

il prossimo passo t’appare

m’accorsi che la mia luce

era la mia

che se la voglio

son io che l’accendo

m’accorsi che la mente

m’appartiene

che niente é un diritto

il filo che mi lega

a quest’essenza di me

c’é sempre

son tre fili

tre fili d’esistenza

 

 Doriana Puglisi

Un Primo Novembre di Santi

http://www.cittadicelano.it/public/calendario_eventi.bmp

Ringrazio Wikipedia e chi l’aggiorna,¬† altrimenti come avrei fatto a ricordare tutte queste sante azioni nei secoli? Ne ho scelti alcuni, e¬† se c’è qualcosa che non ti va ” dillo alla luna La voglio in faccia la verità e se sarà dura la chiamerò sfortuna Maledetta Sfortuna…”
Scritto nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, quando dicono che Hallowen… fa incontrare gli spiriti e le streghe con i Santi. Altri ricordano Samain, la fine dell’estate.
Doriana Goracci


1 NOVEMBRE 885 РLa festa di Tutti i Santi viene spostata dal 13 maggio al 1º novembre da Papa Gregorio
1 NOVEMBRE 1745 – Papa Benedetto XIV pubblica la Lettera Enciclica Vix pervenit, sull’usura e altri guadagni disonesti
1 NOVEMBRE 1885 – Papa Leone XIII pubblica la Lettera Enciclica Misericors Dei Filius, sulla natura soprannaturale della Chiesa, sul potere ecclesiastico e sul potere civile, sulla iniquità delle ideologie moderne, sulla tendenza moderna ad emarginare la Chiesa e la sua autorità, sulla ingiustizia delle concezioni libertarie, sulla libertà religiosa, sulla funzione degli amministratori cattolici
1 NOVEMBRE 1911 – Gli italiani in Libia compiono il primo bombardamento aereo della storia
1 NOVEMBRE 1914 – Papa Benedetto XV pubblica la Lettera Enciclica Ad beatissimi apostolorum principis, sulle funeste condizioni che portano alla guerra, sui mali delle concezioni moderne, sulla erranza delle nuove ideologie, sulle divisioni tra Cattolici, sui mali del modernismo, sulla eccessiva indipendenza dei chierici
1 NOVEMBRE¬† 1952 – Operazione Ivy – Gli Stati Uniti detonano con successo la prima bomba all’idrogeno; nome in codice “Mike” [“m” for megaton], Sull’Isola Eniwetok nell’Atollo di Bikini, situato nell’oceano Pacifico
1 NOVEMBRE¬† 1960 – Durante la campagna elettorale per le presidenziali USA, John F. Kennedy annuncia l’idea dei Corpi della pace
1 NOVEMBRE¬† 1993 – Entra in vigore il Trattato di Maastricht, che stabilisce formalmente l’Unione europea
1 NOVEMBRE¬† 1998 – Viene istituita la Corte Europea dei diritti dell’uomo
1 NOVEMBRE¬† 2004 – Uccisa sui Pirenei Cannelle, l’ultima orsa femmina originaria del luogo. Il suo cucciolo è scappato ai cacciatori, ma gli esperti non sono fiduciosi sulla sua sorte.


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Sicurezza nelle scuole: Intervenga il Prefetto

Fonte: Portale dei Diritti e del Lavoro Sociale

Sulla cronaca di Roma di una grande testata della capitale, oggi 31 ottobre 2010, un’intera pagina è dedicata alla situazione disastrosa di alcune scuole romane dopo i tagli agli organici e la conseguente diminuzione del numero di collaboratori scolastici. Il titolo scelto dal quotidiano è illuminante “Mancano i bidelli e il Preside diventa portiere”. La sicurezza degli alunni è compromessa dal rapporto tra numero di “bidelli” in organico (mille in meno quest’anno), numero di classi, di piani e/o plessi sui quali svolgono le funzioni di sorveglianza, ausilio alla didattica¬† e igiene degli ambienti. Tanto più che vige il divieto per le scuole di chiamare il supplente in caso di assenza inferiore ai 30 giorni. Quest’ultima circostanza la dice lunga su quante possibilità di lavoro abbiano i collaboratori scolastici rimasti disoccupati e inseriti nelle cosiddette graduatorie di priorità del famoso “decreto salvaprecari”. La situazione nelle scuole che viene raccontata dai media di questi ultimi giorni fa semplicemente rabbrividire perchè la diminuzione del personale si ripercuote sui diritti degli alunni disabili, sul regolare svolgimento di un servizio pubblico e, cosa ancor più grave, sulla sicurezza di ogni singolo alunno. Il preside della scuola elementare Vittorio Alfieri, zona Balduina, ha chiesto all’ufficio scolastico regionale un’ispezione. Il preside dell’Istituto tecnico Hertz riferisce di dover a volte fare il portiere perchè nove bidelli su tre turni coprono circa ottomila metri quadri di superficie interna e altrettanta esterna. Al 115¬∞ circolo didattico “le maestre costrette a controllare più classi perchè non ci sono abbastanza collaboratori scolastici”. Di fronte a questi disservizi in cui vi sono bagni inagibili, studenti disabili non supportati, ambienti non adeguatamente igienizzati, e di fronte a possibili infortuni e incidenti, le famiglie e i cittadini hanno diritto a poterne individuare le precise responsabilità penali e civili. Perchè nessuno possa dire un domani “non sapevo”, appare opportuno un accorato appello al Prefetto di Roma e a tutte le organizzazioni sindacali della Scuola perchè si adoperino con tutti gli strumenti previsti dalle leggi, e, ove necessario, con il coinvolgimento delle Procure, per sanare questa abnorme lesione del diritto. Ai cittadini spetta un servizio pubblico degno di un paese civile.

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Il Papa, l’amore e la povertà

pulizia dalla chiesa

Quando parla il Papa che è il sovrano dello stato della Città del Vaticano, quindi, il Capo di uno Stato Estero,i media italiani, di norma riservano gran spazio alle sue riflessioni ai suoi pensieri alla sua intromissione negli affari di altro Stato quale l’Italia.

Questo fattore è importante ricordarlo, ovvero che il Papa è il Capo di altro Stato.

Uno Stato che per quanto piccolo possa essere in realtà vanta il reddito pro capite più alto del mondo.

E’ custode delle opere d’arte più rilevanti dell’ intera umanità.

Detto ciò veniamo alle parole del Capo di questo Stato espresse nella giornata di sabato.

La sua attenzione si è soffermata sul concetto di amore.

‚ÄúCerto ‚Äì ha riconosciuto il Santo Padre ‚Äì costa anche sacrificio vivere in modo vero l‚Äôamore‚Äù, ma si è detto sicuro che i giovani dell‚ÄôAzione Cattolica non hanno ‚Äúpaura della fatica di un amore impegnativo e autentico‚Äù giacché è ‚Äúl‚Äôunico che dà in fin dei conti la vera gioia!‚Äù. Anzi, ha proseguito il Papa, ‚Äúc‚Äôè una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù‚Äù…http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=435130

Il termine amore, quello prevalentemente utilizzato nei vangeli e quindi richiamato dalla Chiesa deriva dal greco αγάπη.

Ma cosa vuol dire Amore?

L’amore è l’emozione.

L’amore è la massima congiunzione dell’individuo nell’individuo amato.Non si può definire l’amore, la percezione della sua essenza, questa è meramente soggettiva così come lo è il vivere in sostanza l’amore con tutte quelle sensazioni, vibrazioni,ansie, attese, affanni, lacrime, sorrisi, che lo caratterizzano.

In poche parole l’amore non è altro che espressione di vita, se non vita stessa.

Ma ciò che voglio sottolineare è che la massima espressione dell’amore per la vita è quella vissuta nell’umiltà e nella coerenza di quei principi e valori da cui si tende a maturare ispirazione.

La Chiesa dovrebbe dare esempio di ciò. Visto che il loro Gesù a cui si richiamano spesso ha conferito grandi insegnamenti sul punto,specialmente sul concetto di povertà.
E credo che la povertà sia il punto più profondo ove toccare e vivere il senso dell’amore.
Gesù nel Vangelo di Matteo cap.10,9, invita i suoi discepoli con queste parole. “Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l‚Äôoperaio ha diritto al suo nutrimento”.

Se i rappresentanti della Chiesa seguissero l’esempio di chi ispira il loro fondamento religioso sicuramente sarebbero più credibili. Si è vero per esempio che Giovanni Paolo II ha venduto oggetti suoi personali per ricavare denaro per aiutare economicamente i poveri, ma è altrettanto vere che le ricchezze materiali della Chiesa sono così incommensurabili, per non parlare delle relative agevolazioni fiscali che ricevono dal nostro paese e quindi che in realtà paghiamo tutti noi, che l’esempio di Giovanni Paolo II è cosa sì importante ma irrilevante rispetto a quello che la Chiesa dovrebbe fare, ovvero spogliarsi di tutti i beni materiali, rinunciare a tutte le ricchezze, a tutte le proprietà, ovvero semplicemente attuare il volere di Gesù.

Allora forse la Chiesa sarebbe coerente e avrebbe tutti i diritti di questo mondo di parlare di Amore, e sacrificio nell’Amore.

Non si possono accettare moralismi sull’amore da chi vive nel pieno materialismo, non si possono accettare insegnamenti sull’amore da chi è chiuso nell’anacronismo più bieco, non si possono accettare insegnamenti sull’amore da chi in realtà professa giorno dopo giorno, con il suo modus operandi, tutt’altro che amore per la vita, per la povertà e verso la povertà.

di Marco Barone