Con chi andiamo via?

 

Ieri sera mezza Italia era incollata al video a vedere il programma di Fabio Fazio. L’attenzione era tutta legata alla presenza di Roberto Maroni che non si è ben compreso in che veste ha partecipato al programma. In veste di Ministro, o in veste di rappresentante del partito a cui è legato? Il dubbio c’è!
Fazzolettino verde appenna accennato nel taschino, che nel Terzo Millennio è un tocco che si potrebbe definire¬†”provinciale”, ma agli Italiani sta bene questo provincialismo, come stanno bene tante altre cose. Chiudo l’argomento, diciamo istituzionale, e dal titolo bisogna decidere con chi andare via. Io direi che è meglio andare via con David Anzalone. Il suo show ieri sera a “Vieni via con me” è stato indescrivibile sotto il profilo emozionale.
La Rai ha caricato il suo intervento in Rete e ve lo porgo. Gustatevi questo ragazzo che ha chiuso il finale del suo show con la frase “perchè Noi non facciamo un cazzo. Quel “Noi” sono gli handicappati. Io ed mio fratellino fiabologo ci siamo molto commossi. Quel finale è stato un vero colpo al cuore!
Se non avete potuto vedere David, oggi in un momento di tranquillità, guardatelo con attenzione ed alla fine forse penseRete che al mondo non abbiamo bisogno di eroi.
Il mondo ha bisogno di persone coraggiose. Di persone coraggiose come David Anzalone!
Ora Fratel RobertoAldo vi saluta, vado a controllare il fratellino maghetto che da quando ha iniziato le trasmissioni con il suo ‚ÄúVideoPolpettone della sera‚Äù è tutto il giorno attaccato al piccì a fare le prove. Dovreste vederlo. Scene da manicomio in piena regola!
Nell‚Äôattesa, oltre al Video di David Anzalone, fate un salto a vedere il VideoPolpettone di ieri sera del fratellino che, forse non farà molto ridere, però diciamolo tra Noi in gran segreto. Il fratellino ci sta mettendo il Cuore. Stasera ci sarà la Sesta puntata del suo show e vedremo cosa combinerà!
Fratel RobertoAldo saluta e fate girare lo show di David Anzalone. Un essere umano che ci mette la faccia ed un grandissimo coraggio.

Video Le opportunità dell’essere handicappati¬† di David Anzalone a “Vieni via con me”

Official Site David Anzalone

La guerra della firme che lascia tutti soli…non solo Saviano

firme

Riflettevo su come cominciare questo post e mi era venuto in mente un inizio che avrebbe dovuto essere pressappoco questo: “Sia chiaro, Il Giornale mi fa schifo. Non sopporto quelle teste di Feltri, né le teste di Sallusti. La campagna contro Saviano lanciata ieri da quel quotidiano è ignobile”.
Poi, continuando la riflessione mi sono detto: “Ecco, ci sto cascando…”. Stavo cadendo (e forse comunque ci sono caduto) nel trappolone mediatico delle parti contrapposte, che da una parte celebrano l’eroe del momento e dall’altra tentano di distruggerne la forza attrattiva. In queste condizioni, se non sei “pro”, rischi di essere assolutamente “contro”. Stavo, in pratica, mettendo le mani avanti per non dover stare eventualmente a spiegare le considerazioni successive, che con molta probabilità sarebbero state lette in uno stato di (anche involontario) pregiudizio. Non è poca fiducia in chi legge, la mia. Non posso permettermela, non considerandomi un intellettuale, figuriamoci così raffinato da poter ostentare una qualunque superiorità. La mia supposizione deriva dalla semplice constatazione generale.
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Dunque, andando al sodo, considero certamente la campagna contro Saviano lanciata da Il Giornale, assolutamente squallida. Sia per l’essere contro una persona e non un qualcosa, sia per la chiara volontà di zittire lo scrittore casertano colpevole di aver raccontato i legami tra mafia e imprenditoria e politica nel Nord. E la volontà di zittire è sempre deprecabile e da combattere. Non è stata la prima volta che Saviano ha accostato la criminalità organizzata al Nord, l’ha scritto e detto molte volte. Solo che lunedì 15 novembre c’erano 9 milioni di persone ad ascoltare il monologo dello scrittore casertano, che ha detto ¬´Lega Nord¬ª. Saviano ha ricordato che la mafia fa affari dove ci sono i soldi, che nel Nord Italia ce ne sono e che perciò lì la criminalità organizzata si inserisce. E’ lapalissiano. Un sillogismo perfetto e inoppugnabile. Perciò Il Giornale ha dovuto andare indietro con la memoria di qualche anno per recuperare un articolo dell’autore di Gomorra e strumentalizzarlo. Puerile e meschino.
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Ma, sapete come ho saputo di questa campagna del quotidiano del padrone? Leggendo su L’Unità la contro campagna contro Il Giornale che è contro Saviano. Una sfida a duello fatta con le biro, anzi, fatta con i polpastrelli sulle tastiere di casa o dell’ufficio. “Il Giornale fa partire una campagna contro l’autore di Gomorra ‘che dà del mafioso al Nord’. Noi non ci stiamo” si legge sul sito de L’Unità e sulla pagina Facebook appositamente creata. E’ la conferma che il senso della campagna è il contro quello che è contro quell’altro.
Sono andato su quel sito e stavo per apporre la mia firma virtuale. Poi ho chiuso la pagina che contava già oltre 40mila adesioni in quel momento, perchè mi sa tanto di autoconsolazione, di giustificazione a stare a casa. Pulsante sinistro del mouse a cliccare su “mi piace” o “invia la tua adesione”, un commento che accompagna la firma e sono una persona che ha fatto qualcosa. Avrei detto la mia al giornale del ducetto? Gliene avrei finalmente dette quattro a Feltri e Sallusti? Manco per niente. Rifletto un attimo e mi accorgo che avrei usato le parole di qualcun’altro, non le mie. Qualcuno dice e io mi accodo. Qualcuno parla per me e anzi peggio, mi dice che io sono contro la campagna contro Saviano per quel dato motivo.

Mi sono chiesto, e non avrò mai risposta, quante di quelle decine e decine di migliaia di persone hanno mai letto Gomorra, conoscano quello che succede a Scampia, si siano mai davvero interessate al giro di appalti e tangenti. E quanti di quelli sono mai scesi in piazza per una manifestazione, quanti hanno mai assistito ad un consiglio comunale dove si approvava l’ennesimo scempio ambientale. Quanti invece sono fans a pagine su Saviano, contro Berlusconi, per Vendola; oppure iscritti a gruppi a sostegno delle più disparate campagne pro o contro questo e quello. Tra i tanti firmatari e sostenitori web delle cause più disparate, chissà quanti rivoluzionari in poltrona si possono contare, quanti idealisti della ciabatta. Ovvio che il discorso vale anche dall’altra parte, con l’aggravante della stupidità dimostrata dall’adesione ad una campagna censoria e perciò indegna. Su questi nemmeno mi ci dilungo e contro i quali avrei preferito un’indifferenza che avrebbe ucciso quella ignobile campagna de Il Giornale sotto i colpi della noia.

Invece nei buoni della guerra delle firme, c’è un intento costruttivo, certamente apprezzabile ma altrettanto certamente effimero, che è quello di non lasciare solo Saviano. Che sarà nelle stesse condizioni di oggi, quando i buoni avranno fatto trionfare le loro firme su quelle dei cattivi, che invece continueranno, con questo andazzo, a vincere sul piano dell’attivismo, sulle pratiche reali di cambiamento, che quanto più si riducono tanto più ne trarranno vantaggio. Saviano non sarà solo quando culturalmente avrà l’appoggio di milioni di italiani mossi da reale consapevolezza e voglia di partecipare sul reale. Saviano non sarà solo quando, anzichè attendere un monologo in prima serata, milioni di persone diranno la loro e discuteranno in luoghi di aggregazione per produrre un’idea di cambiamento. A quel punto non solo Saviano, ma anche tanti altri giornalisti e attivisti a vario livello che lottano oggi contro la mafia dimenticati a sé stessi, non saranno più soli.

Quello che Bersani e Fini avrebbero dovuto imparare da Rachid, Sajad, Arun e Jimi

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Sì, l’ho rifatto. Ieri sera mi sono messo davanti alla TV e ho guardato il programma di Fazio e Saviano “Vieni via con me”. Lo ammetto, non sono stato costante perchè ho avuto bisogno di interruzioni per ristabilire momenti di attenzione. Si tratta, ovviamente, di gusti personali che stimolano la personale concentrazione.
Non mi sono distratto durante gli elenchi delle cose di sinistra (sic!) e di destra pronunciati rispettivamente da Bersani e da Fini. Devo essere onesto: le differenze si sono notate. Bersani parla di mondo mentre Fini di Italia, per esempio, e non è questione di poco conto. E non è poca cosa il concetto di generosità per la destra, così come detta da Fini: ¬´per la destra sono generosi innanzi tutto i nostri militari che in Afghanistan ci difendono dal terrorismo¬ª. Sembra proprio che nonostante gli sforzi, la destra non riesca a sottrarsi all’eredità guerrafondaia dei loro padri fascisti.
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Poi, grosso modo per entrambi, un elenco di valori buoni un po’ per tutti: lavoro, uguaglianza, Falcone e Borsellino, accoglienza. Un elenco di buoni propositi che non esalta ne offende nessuno. D’altronde lo si dice, non proprio a ragione ma comunque in ogni occasione, che le elezioni si vincono al centro e lì i suoni conosciuti sono quelli dei colpi dati insieme al cerchio e alla botte. Voglio dire che se l’occasione era buona per Bersani per tentare di risollevare il morale ad un elettorato di sinistra (dico elettorato, perchè a quello è capace di rivolgersi la politica ridotta a votificio), beh… quell’occasione non è stata sfrutatta. Mentre Fini ha riscoperto qualche parola d’ordine di un passato buio, mai abbastanza lontano nonostante da quelli ci separino oltre 60 anni. Il richiamo alla patria ed ai cittadini italiani considerati tali quando sono nativi sull’italico suolo, oltre all’esaltazione militarista già ricordata, dovrebbe far riflettere chi cominciava a farsi ammaliare dalle parole del presidente della Camera.
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Ci hanno pensato i migranti scesi dalla gru a Brescia a mettere in chiaro quali storture democratiche e umane si nascondano dietro le parole d’ordine della destra. Ma hanno anche suggerito quali dovrebbero essere i valori di sinistra da elencare e da praticare: lotta per il lavoro; dignità della persona umana; inviolabilità dei diritti, pubblici e personali; tanto per fare qualche esempio.
Rachid, marocchino di 35 anni; Sajad, pakistano di 27 anni; Arun, pakistano, 24 anni; Jimi, egiziano di 25 anni, dovrebbero aver fatto capire ad una sinistra troppo presa dalle equazioni dell’economicismo, ancora una volta e se ce ne fosse ancora bisogno, perchè un partito che voglia definirsi di sinistra non può tenere una posizione di equidistanza tra impresa e lavoratori. Quei quattro giovani migranti, hanno ribadito per l’ennesima volta, che nei rapporti di lavoro c’è una parte debole che va difesa e che sono i lavoratori e non l’impresa. Hanno mostrato di nuovo che capitale e lavoro, nonostante i tanti proclami di pace sociale, sono e saranno ancora in lotta tra loro e che se un partito politico vi si pone in mezzo, inevitabilmente avrà favorito la parte più forte. Tutte queste cose, Rachid, Sajad, Arun e Jimi le hanno fatte capire dall’alto di una gru di un cantiere edile, luogo di lavoro che in Italia uccide troppe volte perchè manca il rispetto delle più elementari norme di sicurezza e salute a tutela dei lavoratori e che dovrebbero essere messe in atto dalle imprese, mentre il lavoro nero e lo sfruttamento dell’emarginazione sociale alla quale troppe persone sono relegate, costringe in genere ad accettare passivamente rischi e umiliazioni.
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Quando ieri a Brescia quattro giovani lavoratori migranti sono scesi dalla gru, Fini e Bersani avevano già pronunciato la loro idea di destra e di sinistra. Il primo aveva già detto che ¬´lo Stato deve essere efficiente ma non invadente¬ª e che ad essere pagato di più dovrebbe essere chi più lavora, cioè efficientismo e produttività alla base dell’economia; e pochi minuti prima Bersani aveva già detto che ¬´Ci vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio¬ª, perchè ¬´se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l’economia non gira perché l’ingiustizia fa male all’economia¬ª ponendo perciò quest’ultima al centro e ribaltando il rapporto tra economia di mercato e giustizia sociale, come se fosse la seconda a determinare la prima e non il contrario. E si dovrebbe presumere sottinteso che l’ingiustizia fa male a donne e uomini in carne ed ossa.
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Beh, no, proprio non ci siamo. Quell’efficientismo proposto da Fini e quell’attenzione alle ingiustizie per il bene dell’economia, parlano uno stesso linguaggio, al di là di evidenti differenze nelle parole d’ordine e nei termini adoperati. Quel linguaggio che riesce ad accomunare la destra con questa sinistra, e che è l’accettazione di un modello economico che continuerà a costringere dei lavoratori a salire su delle gru o sui tetti delle fabbriche per vedersi riconosciuti i propri sacrosanti diritti.

Vengo via con te

‚ÄúLi ho visti, e sono schierati ancora una volta contro il popolo, con i fucili dietro la schiena ma con i fiori in mano, perchè con i fiori si sono presentati al popolo e con i fiori continuano a promettere, e hanno promesso pace e amore, uccidendo invece chiunque li ha preferiti, consapevoli che i prossimi cadranno ancora nel trucco dei fiori. Ed ogni volta sono nuovi nel viso ma vecchi nella promessa, nuovi nelle bandiere ma vecchi nei propositi, nuovi nella lusinga ma obsoleti nel canto, ed ogni volta cercano l’espediente migliore, sapendo di essere bravi nel dialogo, nelle parole, nella menzogna‚Äù.

Questo è il quadro che ho attaccato alle pareti di casa mia e che raffigura l’intera classe politica, nonché l’intera classe dirigente di questo paese che a mio modesto parere è immancabilmente destinato a fare una fine ingloriosa, terribile, drammatica.

Non sono né di destra né di sinistra né di centro. Lo premetto al fine di non suscitare commenti di parte, poiché ritengo che non siano mai esistiti i partiti e le fazioni, ma si tratti invece di un gruppo ‚Äúunico‚Äù ben organizzato (fino a qualche tempo fa), che di comune accordo ha deciso di impossessarsi dell’intero paese alle spalle degli ignoranti.

“Tutti a guardare, quello che guadagni e quello che rimane. Tutti a guardare i giochi a premi facili da indovinare”.

L’azzeccata trasmissione ‚ÄúVieni via con me‚Äù la quale ha come destino l’aumento dell’odiens settimana dopo settimana, è decisamente un programma impostato da chi e con chi cerca di riportare sul piedistallo una ‚Äúcerta sinistra‚Äù che pare abbia perso da decenni i suoi valori, (semmai ne ha avuti). Ogni soggetto (compreso Fini) invitato a presentarsi e a presentare il proprio anatema o le proprie esperienze o la propria canzonetta, è decisamente ‚Äúsinistrino‚Äù o ‚Äúsinistrato‚Äù o meglio ancora semplicemente ‚Äúsinistro‚Äù. Escludo Saviano, perchè non si può fare di tutta l’erba un fascio e oggettivamente è chiaro come il suo principale compito sia quello di mettere a nudo le vergogne che da secoli attanagliano il paese e dove nessuno sembra volersi addentrare. Un¬† Saviano bravissimo scrittore, eccezionale oratore.

Ora però non capisco cosa c’entri Saviano con il da sempre schierato comunista Paolo Rossi, il quale vede solo rosso anche di domenica,¬† e con l’astuto commerciante Ligabue, miliardario difensore (a chiacchiere) delle idee popolari, e non a caso caro amico di quel Bertinotti gonfio di denari che da un pò si è nascosto per godersi i proventi. D’altronde per apparire non devi essere ateo, non puoi essere apolitico e apartitico, devi altresì avere la lingua marrone, dote essenziale per avere udienza in questo paese.

Al di la di ogni considerazione del tutto personale, ciò non toglie che la trasmissione è spettacolare, meravigliosa, eccezionalmente innovativa nel suo palinsesto arcaico e obsoleto. In buona sostanza si è fatta televisione come si faceva 30 anni fa e come si sarebbe dovuta continuare a fare se non fosse che i partiti hanno posto il veto su determinati argomenti, piazzando sempre persone proprie nei punti chiave dei vari CDA, nelle direzioni, nelle regie, come ancora oggi è.

La trasmissione ‚ÄúVieni via con me‚Äù è una vera e propria trasmissione politica, mascherata da satira, la stessa satira grazie alla quale Beppe Grillo fu allontanato dalla TV nel 1993 dal sig. Bettino Craxi e company, e per la quale ancora oggi è in black list, considerato eversivo e sovversivo, probabilmente proprio perchè non avendo la lingua marrone ed essendo apolitico e apartitico non può, non deve entrare né lui né le sue idee liberali in questo circo mediatico, dove appartenere alla casta è indispensabile, fondamentale, ovvio. La cosa che mi lascia quanto meno perplesso è che non avendo più nessuna “palla credibile” da mettere in campo, l’intera classe politica odierna si sia messa a copiare per intero tutto ciò che Grillo aveva presentato come punti fondamentali per provare a cambiare il paese. Ma come? Avete detto in coro che è un comico pazzo e poi lo volete copiare in toto? Chi copia prende zero!

La TV è dei cittadini ma non la comandano i cittadini, i quali devono assolutamente essere succubi mentali di ogni qual si voglia notizia o programma studiato attentamente a tavolino, perchè se ancora non ve ne siete accorti, ogni minima cosa che passa in TV riconduce al potere politico e industriale, quest’ultimo in mano alla politica.

Fabio Fazio ha ‚Äúsimpaticamente‚Äù stilato una lista riguardante tutti coloro che non possono essere invitati per motivi di tempo, poiché ‚Äúdice‚Äù che 4 puntate hanno un grande limite, ovvero quello di non potere ospitare chiunque abbia qualcosa di sensato da dire. Certo, mi piacerebbe però stilare una lista di persone, normali cittadini non appositamente ingaggiati, che vorrebbero essere per ‚Äú10 minuti‚Äù al posto di Fabio Fazio, ma non credo di avere a disposizione 5 o 6 milioni di pagine. Eppure non prova vergogna, l’uomo di D’Alema, raccomandato dallo stesso in RAI con contratto blindato ad libitum eternum. E intanto ci ha “in maniera nemmeno tanto subdola” presentato la nuova coalizione politica del nostro paese, ovvero Fini e il suo “nuovo partito” con Bersani e il suo “non sono partito” che a loro volta si uniranno a tutti gli aventi diritto Casiniani-Rutelliani- Tabacciani ecc…in un’unica orgia “democratica”¬† con la quale indendono cozzovigliare per altri 5-10 anni almeno, salvo sveglie popolari, che d’altronde dubito possano avvenire.

Troppo facile dire che sono tutti uguali, che non fanno certo gli interessi del popolo ma che parlando alla pancia degli italiani che abboccano, fanno chi uno chi l’altro i propri interessi e quelli dei¬† propri padroni.

Troppo facile dire che ogni maledetto giorno ci troviamo dentro ad una tribuna elettorale continua, una campagna elettorale senza sosta, un combattimento a base di percentuali false ma raccontate come vere. Ogni giorno i politici tutti, compiono una continua promozione di se stessi e delle proprie ‚Äúcredenze e poltrone politiche‚Äù, delle proprie ragioni e dei propri ideali che disgraziatamente, per colpa dell’opposizione di turno, non sono mai riusciti a porre in essere in oltre mezzo secolo.

Troppo facile considerare che il mestiere del politico è il più rimunerato al mondo ed è quello che ti consente di creare ‚Äúuna posizione‚Äù societaria invidiabile per tutti gli amici e i parenti più stretti, ma anche quelli larghi. Un mestiere che ti consente di creare o distruggere chiunque. Non è un caso se in paese di mignotte le stesse si attacchino come le zecche ai cani del potere, e chi ha il potere è unicamente il politicante.

Infine, è facilissimo capire che, chi ha detto che la TV è morta ha azzardato una previsione con largo anticipo, forse tra qualche anno, ma con internet limitato a pochi, sarà molto dura. Tutto tranne che morta, stanca, appositamente appisolata, stupida, ridicola e indifferenziata, ma non morta. Chi la produce e chi l’adopera lo sa benissimo, ma quelli che lo sanno ancora meglio sono coloro che ne sfruttano le qualità soporifere e ipnotiche. La prima regola che viene insegnata a chi fa TV è che per rimanere immuni alla verità e a quello che sono i bisogni del popolo non si devono guardare mai le notizie in rete e non si deve mai sapere di cosa ha realmente bisogno il popolo, e infatti chi fa TV non naviga appositamente per non sapere, non confondersi, non scoprire.

Caro Fabio Fazio, io verrei volentieri¬† “via con te” e con tutta la tua banda. Perciò non appena vi viene voglia di dire tutta la verità fammi un fischio. Te lo dissi già di persona a Milano una quindicina d’anni fa, e mi rispondesti (prendendomi per il culo) che non sapevi fischiare, non so se nel frattempo hai imparato, ma temo di no.

Moreno Corelli

Caro Saviano, ogni tua inesattezza può essere un lubrificante della macchina del fango

Roberto Saviano

Caro Saviano,

ho ascoltato il tuo monologo di lunedì scorso 8 novembre, nella trasmissione “Vieni via con me”. A distanza di qualche giorno, ancora mi tormento ripassando a mente quello che avevi da dire. La tua narrazione, come sempre accade, schiaccia sguardi e orecchie sui televisori, attenti a recepire le tue parole ed i tuoi gesti, le tue espressioni ed i tuoi messaggi.
Il titolo sul tuo monologo era già un messaggio abbastanza chiaro e condivisibile nel principio: gli effetti della “macchina del fango” sulla democrazia. Certo che quotidianamente democrazia e libertà sono sottoposte a dure prove, infangate non dalla diffamazione ma dalla restrizione degli spazi civili e di partecipazione alla vita sociale e politica. Ma non c’entra con quello che voglio dirti e perrciò non mi ci dilungo.
Dicevo che il messaggio essenziale del tuo discorso non può che essere condiviso. Ma un problema nasce proprio dall’essenzialità, la riduzione ai minimi termini di argomenti che hanno bisogno di approfondimenti ben maggiori. Ovvio che quando si parla di lotta alle mafie nessuna persona perbene può dirsi contraria. Ma la lotta alle mafie ha bisogno di verità, che non può essere attribuita ad una voce solo per ciò che rappresenta. Tu, oggi, in qualche modo, rappresenti la lotta alla mafia. Sei il simbolo mediatico di quella lotta. Sei, tuo malgrado, il catalizzatore di un sentimento di giustizia ed insieme la giustificazione alla delega. Sei diventato anche per questo, la voce della verità, qualunque sia il tema della discussione. “L’ha detto Saviano” in calce ad un’affermazione, lascia intendere la sua inconfutabilità. E’ per questo, caro Saviano, che non puoi permetterti superficialità in quello che dici, o inesattezze nell’esposizione dei fatti, specie se quello che racconti scuote i sentimenti di chi ti ascolta e condiziona i giudizi che perdono la necessaria obiettività.

Purtroppo è proprio quello che è accaduto (anche) in occasione del tuo monologo in “Vieni via con me”, durante il quale sei caduto nelle stesse storture delle regole democratiche e della libertà di espressione, che stavi denunciando. Mi riferisco, in questo momento, alle tue affermazioni su Alfredo Galasso, che invitava Falcone a lasciare l’incarico a Roma nella procura nazionale antimafia:

¬´La persona che parla è l’avvocato Galasso, che è persona assolutamente per bene, esprime quello che pensava la sinistra e che a volte lo pensa ancora: stai facendo il collaborazionista a stare dentro le cose, a riformarle. La purezza che è stato lo spazio più grande che è stato concesso ai nemici della democrazia e delle organizzazioni criminali. Lo lasciano solo!…¬ª

hai detto commentando lo spezzone della trasmissione Samarcanda-Maurizio Costanzo Show.
Alfredo Galasso è stato amico di Falcone; ha partecipato al maxi-processo contro Cosa Nostra come avvocato di parte civile; sulla sua testa pesano condanne a morte della mafia. Ma da lunedì sera, dopo il tuo monologo, Galasso cosa è diventato per tutti quanti ti ascoltavano a bocca aperta e commossi, senza conoscere la sua storia ed i suoi rapporti di onesta collaborazione con il Pool antimafia? Da lunedì sera dopo il tuo intervento, molto probabilmente Galasso sarà individuato come parte di quella macchina del fango usata per deligittimare Falcone. L’avvocato Galasso, in quell’occasione discuteva con Falcone sull’opportunità di accettare un incarico, che a suo giudizio l’avrebbe schiacciato sotto il peso di un potere che non gli avrebbe garantito la necessaria indipendenza. Ma quel tuo montaggio di parole e video, oggi sono schizzi di fango contro una persona che ha dedicato la sua vita a lottare contro la mafia.
Fango che ha colpito anche la memoria e l’intelligenza di Leonardo Sciascia, tirato in ballo a sproposito anche da te. Sistematicamente, quando si discute di mafia e potere, di antimafia e istituzioni, ecco che l’autore de “Il giorno della civetta” viene ricordato come esempio di intralcio culturale alla lotta alla mafia.
Se parlando di macchina del fango così ti esprimi sullo scrittore siciliano…
¬´Persino un intellettuale come Sciascia ci cascò […] Sciascia ci cascò attaccando Paolo Borsellino, definendolo professionista dell‚Äôantimafia perché aveva vinto il posto di procuratore a Marsala per meriti antimafia e non per anzianità così come avviene in magistratura. Quindi lui [Sciascia] disse, vedete mafia ovunque perché volete mettere il turbo alle vostre carriere¬ª
…lasci intendere che Sciascia fosse in qualche modo un ingranaggio di quella macchina.
Dispiace osservare come ancora una volta, ed anche da parte tua, l’articolo I professionisti dell’antimafia, pubblicato sul “Il Corriere della Sera” del 10 gennaio 1987 sia stato mal utilizzato. Prima di te lo utilizzò in maniera distorta anche il ministro Brunetta. Tanto per dire in quanti modi può effettivamente agire la macchina del fango.

Sciascia, in quel lungo articolo, mostrava la sua insofferenza per l’uso dell’antimafia come strumento per l’esercizio di un potere. Una distorsione della lotta alla mafia, che intuì e denunciò in maniera netta, che forse può essere chiarito da quel passaggio in cui Sciascia prende

¬´per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno¬ª

E’ evidente a cosa si riferisse ed è evidente anche a quanti altri casi, anche oggi, si possano portare ad esempio di professionisti dell’antimafia.
Peraltro, caro Saviano, avresti fatto bene a ricordare che successivamente Borsellino e Sciascia si incontrarono più volte e immediatamente si chiarirono, tanto che il procuratore affermò che Sciascia
¬´Ebbe la gradevolezza di darmi una interpretazione autentica del suo pensiero che mi fece subito riflettere sul fatto che quella sua uscita mirava a ben altro. […] L’uscita fu sfruttata purtroppo all’interno di una pesante corrente corporativa della magistratura che sicuramente non voleva quei giudici e quei pool. E sono probabilmente le stesse componenti corporative della magistratura che si oppongono a che i pubblici ministeri, opportunamente coordinati, funzionino davvero¬ª
Un potere corporativo colpì Sciascia e lo deligittimò. Un interesse diverso dalla onesta lotta alla mafia, qualcosa di meschino che non vedeva di buon occhio il lavoro di Borsellino e del Pool antimafia. Quelli screditarono l’autore siciliano, quelli sfruttarono le parole di Sciascia a proprio uso e consumo.
Anche le parole di Agnese, moglie del procuratore ucciso in Via D’Amelio, pronunciate dopo la strage che lo uccise, chiariscono l’uso strumentale dell’articolo di Sciascia. Disse infatti Agnese che il procuratore e lo scrittore

¬´Si misero a chiacchierare, è come se si conoscessero da sempre. Non è vero che in quella occasione ci fu una riconciliazione: non è vero perché fra i due non ci fu mai una frattura, nemmeno quando uscì quell‚Äô articolo. […] Leonardo Sciascia vent‚Äôanni fa aveva capito tutto prima degli altri¬ª

E’ chiaro, caro Saviano, che la verità storica di quei fatti è stata da te travisata. Immagino, con dispiacere e rabbia, come possano esserne uscite le figure e la reputazione di Galasso e Sciascia. Quest’ultimo ormai non potrà replicare, se non con quanto già scritto ma, come hai visto, ancora frainteso e strumentalizzato a distanza di oltre vent’anni dal quel lucido e attento articolo. Galasso, pur prendendo parola per chiarire la sua posizione di allora, non ha la forza dirompente delle tue affermazioni, che rimarranno come cicatrici indelebili nei pensieri di molte persone.
La mafia, lo sai bene caro Saviano, si combatte sul piano culturale e su quello giudiziario e politico. Tu, in pochi minuti, non hai avuto l’accortezza e la sensibilità di mantenere vivo il lavoro di uno scrittore che con i suoi libri ha dato tanto alla cultura antimafia. Non solo a comuni persone come me, ma anche a eroi civili come Borsellino, che, ricorda sua moglie Agnese, ¬´Paolo lo chiamava maestro, era felice. Gli disse [a Sciascia]: ‚ÄúHo capito la mafia sui suoi libri‚Äù¬ª. Non hai tenuto conto della quotidiana lotta alla mafia condotta da Galasso e gli hai gettato addosso un po’ di quel fango prodotto con modalità che ricordano quelle della macchina che denunci.

Due persone, dopo il tuo monologo a “Vieni via con me” di lunedì scorso, sono state macchiate da quello stesso fango che stavi raccontando. Ricorda, caro Saviano, che ogni tua omissione, ogni tua inesattezza, può facilmente essere un lubrificante per gli ingranaggi della macchina del fango.

[fonte: postillanea.blogspot.com]

Berlusconi da Seul “Dimissioni? Piuttosto la guerra civile” Foto & Video

 

Scateneremo contro la guerra civile. Berlusconi si sfoga nella notte di Seul con i vertici del partito riuniti dopo l’incontro Fini-Bossi. ¬´Non mi dimetterò mai¬ª, quasi grida al telefono Berlusconi dal ventunesimo piano dell‚ÄôHotel Hyatt, e dall‚Äôaltro capo del filo lo ascoltano tramite interfono tutti i gerarchi del suo partito, riuniti a 8962 chilometri di distanza. Il tono di voce è concitato, ¬´Fini vuole eliminarmi, mi vuole morto fisicamente per la storia di Montecarlo, è convinto che gliel‚Äôabbia montata io. Ma se questi faranno il governo tecnico noi gli scateneremo contro la guerra civile, avranno una reazione come nemmeno s‚Äôimmaginano…¬ª.

News & stralcio dal corrispondente da Seul Ugo Magri from La Stampa.it.

Mpa lascia insieme con Fli & Fini e Bersani ospiti a “Vieni via con me” Lunedì 15 Novembre…

Premier salta conferenza stampa e riparte… from Corriere.it 12 Nov.20110

Foto from LaRepubblica.it 12 Nov.2010

Curre Curre Guagliò Invisibile Arriva la Nuova Democrazia

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/21/Jimmesd_%28cropped%29.jpg

Si chiama Sweden Democratic Youth , il partito che si è piazzato in Svezia, la sua Fetta di Democrazia, testa e corpo di un¬† baldo Giovane,¬† Jimmie Akesson, nato il 17 maggio del 1979.

Non è certo lui l’artefice dei¬† Party notturni, che hanno preso piede in Svezia negli ultimi tempi. Dicono che anche la scorsa notte “come da varie notti, un immigrato è stato preso a fucilate a Malm√∂, città della Svezia meridionale. Nell’ultima settimana sono stati una dozzina gli stranieri che sono stati presi di mira. E una cinquantina dall’inizio dell’anno. Le sparatorie avvengono di notte o dopo il tramonto e le persone prese di mira sono solo ed esclusivamente non svedesi. ¬´Sembra certo che alla base di questi crimini vi siano motivazioni razziali¬ª, ha dichiarato Lars-Haakan Lindholm, portavoce della polizia cittadina. Per adesso non vi sono stati dei morti, anche se alcuni immigrati sono stati feriti, alcuni in modo serio.”

I bersagli non hanno genere, come fossero animali bersaglio di caccia, vengono colti dall’occasione propizia. Ad esempio: “Due giorni fa, due donne di 26 e 34 anni, emigrate da un Paese dell’est europeo, erano in una stanza situata al piano terra di un condominio. Alcuni proiettili, sparati attraverso una finestra, hanno colpito le due donne: la prima al braccio e la seconda alla schiena. Per fortuna, un bambino presente nella stanza è rimasto illeso. Ugualmente alla schiena è stato colpito, la scorsa settimana, un ragazzo di colore di 28 anni che era fermo ad una fermata di autobus. La pallottola ha sfiorato per soli cinque centimetri la spina dorsale.”

Dicono sempre le news dall’estero…che il “Clima sia stato favorito dal¬† successo elettorale alle ultime elezioni politiche del partito Democratici di Svezia guidato dal giovane Jimmie Akesson. Questo partito di estrema destra è entrato per la prima volta al Parlamento conquistando il 5.7% dei voti e venti seggi.”

A tutta destra dunque? In italiano, verde bianco e rosso, con una musica tra nitriti e spari e mandrie, che assordano se l’aprite…http://www.atuttadestra.net/?tag=jimmi-akesson, ho trovato un bell’articoletto settembrino sul Giovin Signore, che non ha niente a che vedere con certe nostre Trote. Si dice che: “Trentuno anni, capelli scuri, occhiali e abbigliamento all‚Äôultima moda. L‚Äôestrema destra in Svezia non si presenta sotto la forma aggressiva di un vichingo biondo, ma nei panni di Jimmi Akesson, classe 1979, da cinque anni leader dei Democratici di Svezia (Sd), il partito di estrema destra che ‚Äì se saranno confermati gli exit poll ‚Äì si appresta a fare il suo ingresso storico in Parlamento. Militante di Sd dall‚Äôetà di 15 anni, Akesson fu scelto nel 2005 per essere la figura di punta di un partito quasi inesistente alle elezioni precedenti. Alle legislative del 1998, Sd aveva raccolto solo lo 0,37% dei voti, poi l‚Äô1,44% nel 2002. Ma nel 2006, sotto la guida di Akesson, l‚Äôestrema destra ha raggiunto il 2,93% e oggi ha superato la soglia del 4% (al 4,6%, secondo gli exit poll) necessaria a conquistare seggi in Parlamento. Con il suo look rassicurante, Akesson ha modificato la percezione che gli svedesi avevano dell‚Äôestrema destra, attenuando nettamente l‚Äôombra del movimento Bevara Sverige Svenskt (‚ÄôManteniamo la Svezia svedesè) da cui gli Sd sono usciti. Nel 1995, quando quindicenne entrò nel partito, c‚Äôerano ancora militanti vestiti in uniforme nazista: ¬´Oggi siamo diversi ‚Äì ha detto in una recente intervista il giovane leader ‚Äì e gli elettori lo vedono¬ª. Ma Akesson, nato a Solvesborg (nel sud della Svezia) dove è consigliere comunale dal 1998, non ha dimenticato i temi fondamentali del suo partito: l‚Äôimmigrazione, la criminalità e i legami tra le due. ¬´Tutti gli immigrati non sono dei criminali, certo, ma c‚Äôè una connessione¬ª, ha detto, rivendicando un ¬´punto di vista conservatore¬ª e sottolineando come le politiche in merito a immigrazione e criminalità siano ¬´ciò che ci differenzia dagli altri partiti¬ª. Secondo osservatori e oppositori, però, i ‚ÄòDemocratici di Svezià, pur non essendo nazisti, continuano a essere razzisti. Secondo Anders Hellstrom, esperto di neonazionalismo in Scandinavia, Akesson è solo la parte visibile del partito, mentre la direzione ideologica di Sd sarebbe affidata da ¬´una banda di quattro: Akesson, Jomshof, Karlsson e Soder¬ª (quest‚Äôultimo è segretario del partito), i quali tentano di trovare una via ¬´tra l‚Äôestremismo e il populismo¬ª. ¬´Si potrebbe dire ‚Äì ha aggiunto l‚Äôesperto ‚Äì che cerchino di spingere più in là i limiti del legittimo, in equilibrio sul filo dell‚Äôaccettabile¬ª.

Ma tutto questo accade in Svezia, che sta diventando terreno difficile a quanto pare, per gli emigrati, Noi abbiamo lo stesso uno del ’79, un Mito, quale Roberto Saviano è nel riunire la Generazione Bella Politica: ci illustrerà,¬† perchè è ufficiale data la Repubblica delle News, con Fabio Fazio, un magnifico Vieni via con me, che non è la nota canzone di Paolo Conte.

Me ne ricordavo un’ altra:¬† fu cantata il 1 maggio del 2001 a Roma, prima che succedessero tante cosette, dai 99 posse¬† e Pino Daniele.

Guagliò, curre curre, che non c’è nessuna Casa Democratica con Mamma santissima che ti aspetta. La Liberazione è un esercizio quotidiano: Libera Frontiera e Libera Circolazione per Tutti , come in quel luglio del 2001. La Marea Monta, malgrado il fango. Il futuro comincia ora, al presente. Per noi INVISIBILI, che¬† sappiamo cos’è la gioia…

Doriana Goracci



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C’era una volta la macchina della paura…

By: Timothy J Carroll

Si racconta che nel lontano 2010 la macchina della paura apparve in un battibaleno.
Ovvero, cari lettori di quel citrullo del Vostro mago delle belinate…Ooops…chiedo venia “mago delle fiabe”, oggi la fiaba del giorno è quella che narra della “macchina della paura”. Non la conoscete questa bella favola? Io invece sono certo che la conoscete. E la conoscono maggiormente i blogger che scrivono in Rete. Indi e percui scopriamo le carte. Questa favola la racconta Roberto Saviano e queste poche righe in un corsivo blu celestiale per poi leggere a valle tutta questa lieta novella, che purtroppo lieta non è…

Se sai che esprimendo quell’opinione, o scrivendola, tu pagherai con un dossier su qualche vicenda irrilevante penalmente, magari addirittura falsa, ma capace di rovinare la tua vita privata, allora sei condizionato, non sei più libero.
Siamo dunque davanti a un problema di libertà, o meglio di mancanza di libertà. Siamo davanti a uno strano congegno fatto di interessi precisi, di persone, di giornalisti, di mezzi, di strumenti mediatici, che tenta di costruire un vestito mediaticamente diffamatorio; ha i mezzi per farlo, ha l’egemonia culturale per imporlo, ha la cornice politica per utilizzarlo.

Ed ora vi lascio al link in calce per riflettere, per approfondire, per condividere e comprendere che non viviamo in una Democrazia. Viviamo in un qualcosa di strano, di particolarmente infernale, anche se Giorgio al Quirinale ha detto che il Sole delle Alpi deve essere eliminato. Forse da eliminare in Italia c’è qualcosa d’altro o dico abelinato perchè sono molto appisquanato?
Buona giornata carissimi amici e lettori. Buona giornata anche se alle ore 11 ci sarà il Cavalier Cortese in diretta tivvù a raccontarci, come sa fare solo lui, quella dell’uva.
Non conoscete quella dell’uva? Forse non ve ne siete accorti, ma è dal 1994 che il Cavalier Cortese non bada a spese nel raccontare al Bel Paese “quella dell’uva”.
A proposito di uva, ieri dal fruttivendolo in bella mostra c’era l’uva fragola, detta anche uva americana. Costava 3 Euro al Kg. Mi è scappato da ridere e chiaramente all’insegna della Forza Incredibile del Portafoglio “vuoto” ho salutato l’uva e gli ho detto…Arrivederci…dammi la mano e sorridi senza piangere…Arrivederci…E con il belino che ho comprato l’uva a circa 6.000 Lire/Kg…
Mi fermo cuì per evitare che ci scappi il momento canterino. Mi raccomando alle ore 11 tutti a sentire il Cavalier Cortese che racconterà per l’ennesima volta quella del’uva che tutti crederanno. Sarà un gran trionfo e ne parleranno in ogni dove, paese, contrada e città. Si racconterà che alle ore 11 un mare di musse raccontate come solo sa fare il nostro miglior fiabologo seduto a Palazzo, piombarono sul Bel Paese nell’aere gioioso e sereno…Piombarono in un battibaleno insieme a ricchi premi e cotillons. Il sole regnava sereno e lo rondini gioiose erano più del solito chiacchierine, e danzavano leggere come fossero delle pere…
Mi rifermo perchè non vorrei essere travolto anche io dalla “macchina della paura”, magara forse ne sono già stato travolto. Indi e percui, leggetevi Roberto Saviano non perchè abbia scritto lui della “macchina della paura”, ma perchè quello che scrive Saviano non sono delle “musse” o delle grandi belinate, oppure le meravigliose fubale che vi propina il sottoscritto.
Buone pesche ragazzi dal Vostro FratelMaghetto…e stata in campana perchè sarà una bella settimana, densa di emozioni e di colpi di scena. Preparatevi…Di più non posso dirvi!
Vi porgo però un indizio…Pioveranno belini in ogni dove, paese, contrada e città….

La macchina della paura” di Roberto Saviano