Robotica tra etica e diritto, ne parla l’Ittig-Cnr

Il Comitato scientifico dell’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del Cnr, coordinato da Giancarlo Taddei Elmi. In collaborazione con il Dipartimento Identità Culturale del Cnr organizza il Seminario – Tavola rotonda: Robotica tra Etica e Diritto, mercoledi 24 novembre 2010, alle ore 9.00, presso la sede dell’ITTIG-CNR, in via dei Barucci n¬∞ 20.
La giornata di studio mira a discutere in modo interdisciplinare un tema di grande attualità, gli esiti etici e giuridici della robotica intesa come scienza che costruisce e applica le macchine robotiche. I domini dove vengono utilizzati oggi i robot sono molteplici e molteplici sono le funzioni che questi svolgono.
L’aspetto etico può essere visto sotto due profili, come etica della robotica, ossia le regole per i costruttori e gli utilizzatori dei robot e come etica dei robot, ossia le regole di comportamento dei robot stessi. Anche l’aspetto giuridico ha due profili, uno di diritto della robotica ossia la regolamentazione giuridica della costruzione e dell’uso dei robot e delle conseguenze da essi prodotte e l’altro dei diritti dei robot, ossia la regolamentazione giuridica dei comportamenti e delle azioni dei robot con attribuzione di diritti e doveri e previsione della responsabilità degli effetti delle loro azioni. Discuteranno questi temi filosofi della scienza e del diritto e informatici.
Per informazioni ed iscrizioni: Segreteria scientifica e organizzativa Giancarlo Taddei Elmi, è consigliabile l’iscrizione gratuita, vista la disponibilità limitata di posti a disposizione, entro il 23 novembre 2010 al Fax 0554399605 o via email: [email protected]

Nel nuovo numero della Rivista “Informatica e diritto” dell’Ittig-Cnr: ‚ÄúDiritti di libert√† nel mondo virtuale della rete‚Äù

cde

Nel nuovo numero della Rivista “Informatica e diritto”: ‚ÄúDiritti di libertà nel mondo virtuale della rete‚Äù
a cura di Marina Pietrangelo. La rivista semestrale d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica ha dato il seguito naturale della call indetta tre mesi orsono dal comitato scientifico della stessa, al fine di approfondire tematiche inerenti ai diritti di libertà nel mondo virtuale della rete, alla quale, hanno risposto firme autorevoli del mondo scientifico. La prefazione a cura di Marina Pietrangelo, come del resto gli abstracts in inglese e italiano sono consultabili in rete:
http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/AttivitaEditoriale/InformaticaEDiritto/1-2009.html
La rivista in questo numero affronta “L’internet governance”, con scritti di Laura Abba, Stefano Trumpy, Davide De Grazia, Antonio A. Martino, Alessandro Nicotra e Rita Rossi, temi come “La riservatezza dei dati personali in Internet” con contributi di Daniela Messina, Jeanne Pia Mifsud-Bonnici, Ugo Pagallo e Giuseppe Vaciago e, in chiusura “L’Internet di seconda generazione e il diritto” con il contributo di Francesca Badocco, Elena Bassoli, Maria Concetta De Vivo, Guido Di Donato e Giovanni Pellerino.
La rivista semestrale d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica “Informatica e diritto” è curata dall‚ÄôIstituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del Cnr (Ittig-Cnr). Direttore Responsabile è Costantino Ciampi (tra l‚Äôaltro direttore anche dello stesso istituto del Cnr). Per informazioni e reperibilità della stessa: Segreteria di Redazione Rivista “Informatica e diritto”, Via de’ Barucci, 20 ‚Äì 50127, Firenze – tel.: +39 055 43995 – fax: +39 055 4399605 – mail: [email protected]
Si tratta di una rivista d’informatica giuridica e di diritto dell’informatica, sorta nel 1975 per iniziativa dell’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del CNR. E’ stata dall’inizio (fino al 1991) pubblicata dalla casa editrice Le Monnier, mentre dal 1992 diventa un periodico semestrale pubblicato a Napoli da Edizioni Scientifiche Italiane. Dato il carattere scientifico della pubblicazione e l’ampia partecipazione di collaboratori internazionali, gli articoli sono redatti oltre che in lingua italiana, anche nelle principali lingue europee come francese, inglese, portoghese, spagnolo e tedesco. Il periodico è dedicato allo studio e all’analisi critica dei problemi applicativi delle nuove tecnologie dell’informazione nel campo del diritto, nonché dei problemi giuridici scaturenti dallo sviluppo dell’informatica e della telematica nelle moderne società. Relativamente all’informatica giuridica, la Rivista accoglie studi in tema di documentazione giuridica automatica, sistemi informativi, automazione della Pubblica Amministrazione e degli studi legali, tecniche di intelligenza artificiale e di rappresentazione della conoscenza applicata al diritto, sistemi esperti in campo legale, offrendo un panorama sufficientemente indicativo delle tendenze di sviluppo dell’informatica giuridica in Italia e all’estero. Per quanto riguarda il diritto dell’informatica, oltre ai problemi quali quello relativo alla riservatezza delle informazioni personali contenute nelle basi di dati pubbliche e private vengono trattate questioni più recenti in merito alla protezione giuridica del software, allo sviluppo della contrattualistica avente per oggetto beni e servizi telematici, nonché alla disciplina per regolare l’introduzione e l’uso dell’informatica nel settore pubblico.

Rischio geo-idrologico in Italia, il punto del dr. Guzzetti del Cnr

Alluvione

Gli eventi di frana e di inondazione di questi ultimi giorni hanno riportato alla ribalta dei media il problema del dissesto idrogeologico. Le domande che ci vengono poste sono sempre le stesse. Sono eventi che si potevano prevedere? Esistono responsabilità? E‚Äô possibile limitare gli impatti di tali eventi? Cosa si deve fare?

Vale la pena ricordare che frane e inondazioni, come la maggior parte dei fenomeni naturali, sono ‚Äì appunto ‚Äì del tutto naturali, e contribuiscono a scolpire il paesaggio italiano così come noi lo conosciamo. Il problema si pone quando frane e inondazioni interferiscono con la sfera degli interessi e delle attività umane: le persone, gli edifici pubblici e privati, le infrastrutture, ma anche i beni culturali, e il patrimonio agricolo e forestale. In questi casi il danno prodotto da frane e da inondazioni può essere molto rilevante. Quel che è indubbio è che un più adeguato utilizzo del territorio può ridurre gli effetti ‚Äì anche tragici ‚Äì degli eventi di frana e di inondazione. Veniamo da un lungo periodo di scarsa o totale mancata attenzione all‚Äôutilizzo del territorio. Sistemare le cose adesso è certamente possibile ma costoso e, soprattutto richiede uno sforzo di lungo periodo. In questo campo, non esistono scorciatoie o soluzioni miracolistiche.

Quel che è interessante è che in Italia è particolarmente elevato l‚Äôimpatto che le frane e le inondazioni hanno sulla popolazione. L‚ÄôIstituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ha prodotto un catalogo di eventi di frana e di inondazioni storiche in Italia. Il catalogo ‚Äì unico per completezza e copertura temporale ‚Äì ha permesso di definire i livelli di rischio da frana e da inondazione a cui è soggetta la popolazione Italiana, come pure di identificare ‚Äú, ossia aree del paese maggiormente soggette a fenomeni franosi e d‚Äôinondazioni con conseguenze potenzialmente fatali.

Analizzando la parte del catalogo che copre il periodo più recente, fra il 1950 al 2008, emerge come vi siano state almeno 6380 vittime (morti, dispersi, feriti) per frana, e almeno 2699 vittime di inondazioni. Nel periodo considerato, tutte le regioni italiane hanno subito vittime per frana o per inondazione. Le regioni più esposte al rischio da frana per la popolazione sono state il Trentino ‚Äì Alto Adige (675 vittime dovute a 198 eventi franosi), la Campania (431 vittime in 231 eventi), la Sicilia (374 vittime in 33 eventi), e il Piemonte (252 vittime in 88 eventi). In Veneto, il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963 causò oltre 1900 vittime. Le regioni più esposte al rischio da inondazione per la popolazione sono state il Piemonte (235 vittime in 73 eventi alluvionali), la Campania (211 vittime in 59 eventi), la Toscana (456 vittime in 51 eventi), e la Calabria (517 vittime in 37 eventi).

Il CNR IRPI oltre a produrre ricerca innovativa sui processi di base che controllano e caratterizzando i fenomeni di dissesto geo-idrologico, lavora per definire metodi, strategie e strumenti utili alla previsione degli eventi, per la valutazione della vulnerabilità, e per la mitigazione del rischio da frana e da inondazione. Per il Dipartimento della Protezione Civile, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, IRPI sta sviluppando un sistema prototipale per la previsione di frane indotte dalle precipitazioni, sulla base di soglie di pioggia e di misure e previsioni quantitative della precipitazione. Il CNR IRPI ha anche messo a punto metodologie per la definizione e la mappatura del rischio da frana e da inondazione a differenti scale geografiche, da quella nazionale a quella locale.

Dott. Fausto Guzzetti – Direttore f.f. CNR IRPI

La posidonia spiaggiata? Una risorsa per l’agricoltura, lo dice il Cnr, Life+ e Comune di Mola

What Have I Done?
Creative Commons License photo credit: tropicaLiving

Il progetto di riutilizzo come fertilizzante dei residui di foglie e fusti che troviamo sulle rive, proposto da Ispa-Cnr e Comune di Mola di Bari, ha ottenuto un finanziamento dal programma europeo Life+.
La Posidonia è un elemento fondamentale per l‚Äôecosistema marino, ma l‚Äôaccumulo dei residui di foglie e fusti lungo la riva costituisce un disagio per la balneazione e rappresenta un onere economico per la raccolta e lo smaltimento. Un progetto dell‚ÄôIstituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari (Ispa-Cnr) prevede ora il recupero di questo materiale organico come fertilizzante, ammendante o substrato per coltivazioni senza suolo.
Il progetto ‚ÄòPosidonia residues integrated management for ecosustainability (Prime)‚Äô – svolto in collaborazione con il Comune di Mola di Bari (quale ente coordinatore beneficiario), la società di ingegneria, consulenza e servizi ambientali Eco-Logica srl, l‚Äôazienda di compostaggio dell‚ÄôAcquedotto pugliese Aseco srl, l‚Äôazienda di macchine per la deumidificazione Tecoma – è stato selezionato dal programma europeo Life+ nell‚Äôambito della sezione ‚ÄòPolitica ambientale e governance, priorità risorse naturali e rifiuti‚Äô, tra oltre 600 proposte presentate da organismi pubblici e privati dei 27 paesi membri. Dei progetti che beneficeranno del fondo europeo ben 56 sono italiani e riceveranno complessivamente 94,2 milioni di euro.
‚ÄúLe ricerche sul possibile utilizzo della Posidonia oceanica spiaggiata nel compostaggio sono svolte da anni‚Äù, spiega Angelo Parente, ricercatore dell‚ÄôIspa-Cnr, ‚Äúin sinergia tra ricercatori e tecnici della nostra azienda sperimentale La Noria e colleghi dell‚ÄôUniversità degli Studi di Bari, nella persona dell‚Äôex assessore all‚Äôagricoltura e all‚Äôambiente del Comune di Mola di Bari e ricercatore dell‚ÄôUniversità di Bari Pietro Santamaria. ‚ÄúGrazie anche a questi studi, è stata recentemente rivista la disciplina in materia di fertilizzanti e fissata la quantità di posidonia che può essere aggiunta alle biomasse compostabili, sottraendola allo smaltimento in discarica che provoca produzione di percolato, inquinamento delle falde acquifere e aumento dei gas serra‚Äù.

Si aprono così nuove prospettive per l‚Äôimpiego in agricoltura di queste biomasse spiaggiate. ‚ÄúLa posidonia, comunemente ed erroneamente considerata un‚Äôalga, è una pianta acquatica superiore che con le sue praterie svolge importanti funzioni: ossigenazione dell‚Äôacqua, fissazione dei fondali e protezione delle spiagge dall‚Äôerosione, riparo e zona di riproduzione per la fauna marina, nutrimento per pesci, cefalopodi e cordati‚Äù, prosegue Parente. ‚ÄúPeriodicamente, però, essa perde le foglie e, soprattutto in concomitanza della bella stagione, si ripresenta il problema della gestione dei residui spiaggiati lungo le coste pugliesi, sarde, toscane, laziali, ecc.‚Äù.
L‚Äôobiettivo del progetto dell‚ÄôIspa-Cnr è sviluppare un modello di gestione ecosostenibile dei residui, che trasformi questi ‚Äòrifiuti‚Äô in una risorsa. ‚ÄúOltre che al compostaggio e all‚Äôutilizzazione agronomica del compost‚Äù, conclude il ricercatore, ‚Äúil progetto interverrà anche allo scopo di minimizzare l‚Äôimpatto sull‚Äôecosistema costiero, mettendo a punto una strategia di pre-trattamento del materiale raccolto che ne migliori l‚Äôattitudine al riutilizzo in agricoltura‚Äù.
Chi: Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche, Comune di Mola di Bari, Eco-Logica srl, Aseco srl e Tecoma
Che cosa: progetto ‘Prime’ (Posidonia residues integrated management for ecosustainability) finanziato dal programma europeo Life+
Per informazioni: dr. Angelo Parente, Ispa-Cnr, Bari, e-mail: [email protected]

Energia e minore impatto dagli scarti siderurgici, lo dice il Cnr

Protected
Creative Commons License photo credit: h.koppdelaney

Hysteel, processo innovativo per la produzione di idrogeno e la cattura di anidride carbonica dalle scorie di siderurgia e di termodistruzione. L’Igag-Cnr contribuisce alla realizzazione di un innovativo processo che consente di sviluppare idrogeno e di catturare anidride carbonica dalle scorie delle acciaierie.
Produzione di idrogeno e sequestro di anidride carbonica (CO2) dalle scorie di siderurgia e di termodistruzione, questo l’obiettivo di un processo denominato ‘Hysteel’, di cui i ricercatori dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Igag-Cnr) avvieranno la sperimentazione entro l’anno, insieme con la Asiu SpA di Piombino.
Studiato e testato a livello di laboratorio, l‚Äôinnovativo sistema, di cui è stato depositato il brevetto industriale, ambisce a ridurre i rifiuti prodotti dalle acciaierie ottenendone nel contempo una maggiore quantità di energia e materie prime.
‚ÄúCon ‚ÄòHysteel‚Äô è possibile produrre circa 44 kWh di energia elettrica e assorbire 2.7 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di scoria siderurgica trattata‚Äù, spiega Paolo Plescia, ricercatore dell‚ÄôIgag-Cnr e coideatore del processo. ‚ÄúL‚Äôidrogeno prodotto può essere immediatamente utilizzato come combustibile per fornire energia all‚Äôimpianto stesso‚Äù.
La produzione di acciaio è un‚Äôattività a elevato impatto ambientale poiché, oltre a generare inquinamento acustico, elettromagnetico e un ingente volume di rifiuti industriali solidi, liquidi o gassosi, il cui recupero è prioritario per evitarne il conferimento in discarica, richiede un elevato consumo di energia elettrica. ‚ÄúL‚Äôipotesi di utilizzare le scorie siderurgiche per generare energia rinnovabile assume pertanto un elevato interesse‚Äù, prosegue il ricercatore Cnr. ‚ÄúIl nuovo sistema prevede due reazioni chimiche molto semplici, la prima per estrarre l‚Äôidrogeno e ossidare i metalli presenti e la seconda per attivare la frazione silicatica e catturare l‚Äôanidride carbonica nella scoria. Il prodotto che ne deriva assume caratteristiche chimiche molto più stabili e innocue per l‚Äôambiente, in quanto i metalli vengono precipitati come sostanze stabili e possibilmente recuperati, mentre la parte silicatica diventa un‚Äôottima materia prima‚Äù.
Inoltre ‚Äúdall‚Äôanalisi quantitativa dei risultati, preliminari ma significativi, del contenuto energetico dei gas captati e del bilancio dei gas serra risparmiati, emessi e sequestrati, il bilancio positivo di Hysteel risulta evidente‚Äù, conclude Plescia. ‚ÄúLavorando le 250.000 tonnellate di scorie silicatiche prodotte annualmente da una acciaieria di medie dimensioni, si può recuperare dall‚Äô81 al 90% della CO2 prodotta dal processo siderurgico; tale recupero è monetizzabile in un risparmio di oltre 800.000 euro all‚Äôanno in quote di emissione di gas serra (Cers-Certified Emission Reductions, valori dal listino Bluenext al gennaio 2010) e contemporaneamente produrre materiali inerti per l‚Äôindustria delle costruzioni per un controvalore di oltre 500.000 euro. Ulteriore elemento significativo di questo processo consiste nell‚Äôutilizzo di tecnologie semplici e facilmente controllabili‚Äù.
Chi: Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr) di Roma
Che cosa: Hysteel, processo innovativo per la produzione di idrogeno e la cattura di anidride carbonica dalle scorie di siderurgia e di termodistruzione
Per informazioni: Giovanni Maria Zuppi, Direttore Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr), Montelibretti (Roma), e-mail: [email protected];

iCareMobile: cellulare sicuro per i ragazzi, lo dice il Cnr

I have no idea either
Creative Commons License photo credit: squacco

Al Fiuggi Family Festival l’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr presenta un software per proteggere i telefonini di ultima generazione da contenuti inappropriati e applicazioni dannose. A tutto vantaggio della sicurezza dei minori che navigano in rete.

Si chiama iCareMobile ed è un software che permette il controllo ‚Äì totale e personalizzato ‚Äì delle funzioni dei moderni telefoni cellulari, proteggendo i giovani e i giovanissimi da attacchi esterni e da usi impropri. Lo ha sviluppato l‚ÄôIstituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche (Iit-Cnr), che lo presenterà nel corso di ‚ÄúScience Day‚Äù, una giornata dedicata a illustrare i vari aspetti di Internet in chiave divulgativa, che si terrà il 26 luglio 2010 nell‚Äôambito del Fiuggi Family Festival.

‚ÄúI cellulari di ultima generazione, i cosiddetti smartphone, permettono agli utenti di essere sempre connessi alla rete internet‚Äù, osserva Fabio Martinelli, responsabile del gruppo sicurezza dell‚ÄôIit-Cnr. ‚ÄúLa facilità di utilizzo e la massiccia diffusione di applicazioni per chat, social network e file-sharing li hanno resi molto popolari tra i ragazzi ma anche tra i bambini, favorendo contestualmente la diffusione di foto e video non adatti ai minori. Le tecnologie di sicurezza disponibili per la protezione dei dispositivi mobili da tali contenuti sono attualmente insufficienti, faticosamente configurabili e poco adatte a modulare la protezione sulle specifiche necessità dell‚Äôutente‚Äù.

Con iCareMobile, invece, ‚Äúè possibile avere un controllo pressoché totale del dispositivo, sfruttando in chiave difensiva quelle caratteristiche tecniche evolute (Gps, Bluetooth, Mms, connessione a Internet) che apparentemente rappresentano la fonte principale di pericolo per uno smartphone‚Äù, prosegue Martinelli. ‚ÄúLe regole di comportamento che oggi possiamo solo suggerire ai nostri figli di seguire si trasformeranno automaticamente in sistemi di sicurezza: il software provvederà, per esempio, a inviare un sms al genitore se il figlio si allontanerà da scuola, oppure potranno essere applicati controlli come ‚Äònon ricevere messaggi contenenti materiale pornografico o non adeguato‚Äô, oppure ‚Äònon eseguire videogiochi nei tali orari‚Äù.

Rispetto ad altri prodotti analoghi attualmente in commercio, il sistema si differenza per l‚Äôalta facilità di configurazione, efficienza e flessibilità dei controlli utilizzabili dai genitori e per la capacità di riconoscere immagini a carattere pornografico direttamente sul cellulare invece che tramite le rete dell‚Äôoperatore. Ciò garantisce al contempo maggiori economicità e, ad esempio, la possibilità di controllare le immagini scattate direttamente dalla fotocamera oppure ricevute tramite canali locali quali il Bluetooth.

iCareMobile è un vero e proprio supporto a tutela dei giovanissimi dai pericoli della rete e dall‚Äôuso improprio del cellulare, che ovviamente potrà coadiuvare ma non sostituire l‚Äôazione di dialogo e controllo svolta da genitori ed educatori. ‚ÄúIn qualche modo, così come non sarebbe opportuno affidare un bambino al cellulare, non lo è affidare un cellulare a un bambino senza le adeguate garanzie‚Äù, conclude Martinelli.

Peraltro, il software può essere utilizzato utilmente anche dagli adulti grazie alle regole anti-virus, che impediscono l‚Äôesecuzione di applicazione dannose, e anti-furto, che consentono di rintracciare il dispositivo sottratto.

Il Fiuggi Family Festival si svolgerà nella settimana dal 24 al 31 luglio con un ricco programma di spettacoli e convegni. La presentazione di iCareMobile avverrà lunedì 26 luglio, nel corso del ‚ÄòScience day‚Äô organizzato dall‚ÄôIit-Cnr proprio sul tema ‚ÄúInternet in famiglia‚Äù. La giornata si terrà dalle 10,30 alle 13.00 nella sala conferenze delle Terme di Bonifacio VIII con quattro interventi, oltre a Martinelli su ‚ÄúInternet: ma come funziona?‚Äù, parleranno Fabrizio Silvestri dell‚ÄôIstituto di scienze e tecnologie dell‚Äôinformazione del Cnr (Isti-Cnr) su ‚ÄúSocial network: un mondo misterioso‚Äú,Martinelli e Gabriele Costa su ‚ÄúI cellulari di nuova generazione: opportunità e pericoli‚Äù, Stefania Fabbri su ‚ÄúI nostri ragazzi, ‚ÄòNativi digitali‚Äô‚Äù.

‚ÄúIl convegno‚Äù spiega Anna Vaccarelli, ricercatore dell’Iit-Cnr, ‚Äùavrà l‚Äôobiettivo di illustrare alcuni aspetti tecnici di Internet in chiave divulgativa, a vantaggio di genitori e insegnanti che spesso faticano a stare al passo coi tempi e si trovano a disagio nell‚Äôaffrontare le problematiche relative alle nuove tecnologie assieme ai giovani, che, in quanto ‚Äônativi digitali‚Äò sono invece ferratissimi‚Äù.

Quercetina contro la leucemia, lo dice il Cnr e il British Journal of Cancer

We're thinking of you
Creative Commons License photo credit: Unhindered by Talent

La terapia contro la leucemia linfocitica cronica può essere migliorata dall‚Äôutilizzo di questo antiossidante naturale, in grado di potenziare l‚Äôefficacia dei farmaci. Lo dimostra uno studio dell‚ÄôIsa-Cnr pubblicato dal British Journal of Cancer. Questa forma leucemica è la più frequente negli adulti e spesso risulta resistente ai chemioterapici.

La quercetina, una piccola molecola ad attività antiossidante comunemente presente in cipolle, capperi, sedano, mele, uva, tè verde e vino rosso, potrebbe essere impiegata nella terapia delle leucemie. Lo attesta una ricerca dell‚ÄôIstituto di scienze dell‚Äôalimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino (Isa-Cnr), pubblicata dal British Journal of Cancer.

‚ÄúStudi eseguiti dal nostro e da altri gruppi di ricerca hanno dimostrato da tempo che la quercetina appartiene a quell‚Äôampio gruppo di molecole di origine vegetale (fitochimici) con attività chemio-preventiva‚Äù, spiega Gian Luigi Russo, ricercatore presso l‚ÄôIsa-Cnr e responsabile della ricerca. ‚ÄúLa molecola, cioè, è capace di bloccare il processo di trasformazione di una cellula normale in tumorale, oppure di invertirlo se esso è già in atto‚Äù.

Sinora, però, gli studi erano stati condotti essenzialmente su linee cellulari o modelli animali. ‚ÄúAdesso, per la prima volta, abbiamo dimostrato che la quercetina è efficace in cellule tumorali di pazienti affetti da leucemia linfocitica cronica (Llc)‚Äù, continua Russo. In tali pazienti, la molecola ‚Äúè in grado di rendere vulnerabili al trattamento farmacologico con chemioterapici cellule isolate dal paziente che prima non lo erano. Questa ‚Äòsensibilizzazione‚Äô è stata confermata associando la quercetina sia a farmaci sperimentali come Trail (un agente che induce apoptosi, ovvero il ‚Äòsuicidio‚Äô della cellula leucemica), sia a farmaci da tempo presenti in terapia quali la fludarabina‚Äù.

I dati fanno ben sperare per una prossima sperimentazione clinica. ‚ÄúSebbene la quercetina non sia esente da tossicità, studi preclinici hanno dimostrato che la molecola è ben tollerata anche a dosi elevate‚Äù, spiega il ricercatore. ‚ÄúCiò consentirebbe di superare il problema della bassa biodisponibilità di questi composti e raggiungere le concentrazioni ematiche necessarie a garantire un‚Äôazione chemio-preventiva nei soggetti a rischio e quella terapeutica in soggetti affetti da Llc‚Äù.

Infatti, la quantità di quercetina assunta giornalmente con la dieta (25-30 milligrammi) è molto lontana dal poter svolgere una qualsivoglia attività biologica. Anche dopo un pasto ricco di alimenti contenenti la molecola, dunque, le concentrazioni ematiche sarebbero troppo basse per giustificare l‚Äôattività antitumorale, che, invece, è associabile all‚Äôassunzione di dosi farmacologiche. La leucemia linfocitica cronica colpisce circa 1-6 persone su 100.000 e rappresenta la più frequente forma di leucemia nell‚Äôadulto (22-30% dei casi). Una percentuale significativa di pazienti mostra resistenza ai protocolli standard di chemioterapia ed è proprio a questa popolazione che si rivolge lo studio eseguito dall‚ÄôIsa-Cnr in collaborazione con Silvestro Volpe del Reparto di Ematologia dell‚ÄôOspedale Moscati di Avellino.

“Ma attenzione a interpretazioni errate o superficiali dei dati scientifici”, conclude Russo. “Massicce dosi di antiossidanti, quercetina inclusa, assunte liberamente come supplementi dietetici da persone sane e senza il diretto controllo del medico, possono risultare dannose alla salute. Il nostro lavoro fornisce invece indicazioni sperimentali utili per la progettazione di nuovi studi indirizzati a comprendere sia i meccanismi d’azione molecola”.
Referenze: Quercetin induced apoptosis in association with death receptors and fludarabine in cells isolated from chronic lymphocytic leukaemia patients. M Russo, C Spagnuolo, S Volpe, A Mupo, I Tedesco, GL Russo.
Br J Cancer advance online publication, July 20, 2010 www.nature.com/bjc/index.html

Toccare per vedere, lo dicono il Cnr e Current Biology

I wanna hold your hand
Creative Commons License photo credit: batega

Ricercatori dell‚ÄôIstituto di neuroscienze hanno dimostrato come un segnale tattile può interagire con un segnale visivo non appena le due informazioni arrivano al cervello. I risultati saranno utili a comprendere i meccanismi di plasticità che si instaurano dopo un danno sensoriale. La ricerca è pubblicata su Current Biology.
Uno studio condotto da ricercatori dell‚ÄôIstituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa e Milano (In-Cnr) dimostra che l‚Äôinterazione tra segnali multisensoriali può avvenire già a livello delle così dette aree primarie, ovvero non appena le informazioni sensoriali arrivano al cervello. La scoperta suggerisce una revisione dei modelli di base della fisiologia del cervello sensoriale.

‚ÄúLa percezione coerente del mondo esterno che ci permette di muoverci e agire in maniera efficace‚Äù, spiega Maria Concetta Morrone, coordinatrice del gruppo, ‚Äúnon è un processo passivo e automatico, come si potrebbe pensare data l‚Äôimmediatezza e la precisione della nostra percezione, ma è il risultato di complesse computazioni operate dal nostro sistema nervoso centrale. Quali meccanismi cerebrali e quali aree corticali consentano quest‚Äôintegrazione rimane un problema irrisolto. La visione classica è che la fusione delle informazioni provenienti dai diversi sensi avvenga solo dopo che ciascuna di esse è stata analizzata dalla circuiteria nervosa specializzata per quella specifica modalità dopo essere entrata a far parte della nostra esperienza cosciente‚Äù.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Current Biology, ‚Äúpone seri dubbi riguardo a quest‚Äôipotesi, dimostrando che stimoli visivi e tattili possono essere integrati anche senza essere percepiti coscientemente e che l‚Äôintegrazione può avvenire già a livello dei primissimi stadi dell‚Äôelaborazione visiva, ovvero a livello della corteccia visiva primaria‚Äù, spiega Claudia Lunghi, coautrice della ricerca.
espejo
Creative Commons License photo credit: A6U571N

Dalla ricerca risulta che l‚Äôinformazione tattile è in grado di influenzare in maniera assai specifica un particolare fenomeno visivo che si chiama ‚Äòrivalità binoculare‚Äô. ‚ÄúQuando due immagini diverse vengono presentate contemporaneamente ai due occhi il cervello va in confusione: non le combina in un unico percetto stabile ma lascia che si alternino e competano per raggiungere la nostra coscienza‚Äù, aggiunge la ricercatrice dell‚ÄôIn-Cnr. ‚ÄúSe, ad esempio, un occhio ‚Äòvede‚Äô un reticolo orizzontale e l‚Äôaltro un reticolo verticale, il cervello ne vede uno solo per volta: verticale e orizzontale dominano la percezione alternativamente. Il segnale relativo all‚Äôimmagine soppressa rimane confinato ai primi stadi del sistema visivo (dalla retina fino alla corteccia visiva primaria), le aree visive di più alto livello elaborano solo lo stimolo mentre se ne ha percezione cosciente, ma non mantengono traccia dello stimolo ‚Äòsoppresso‚Äô‚Äù.

I ricercatori hanno però dimostrato che un segnale tattile congruente con lo stimolo visivo soppresso durante la rivalità binoculare è in grado di rafforzarne il segnale a tal punto da riportarlo a coscienza. ‚ÄúAd esempio, se l‚Äôosservatore sta vedendo il reticolo orizzontale ma tocca un reticolo verticale, nella maggior parte dei casi la dominanza dell‚Äôorizzontale sarà interrotta e l‚Äôosservatore tornerà a ‚Äòvedere‚Äô verticale, ristabilendo la congruenza tra lo stimolo visivo e tattile‚Äù, precisa Paola Binda, dell‚ÄôUniversità Vita-Salute San Raffaele di Milano . ‚ÄúUn segnale tattile può interagire con quello visivo anche quando questo si trova al di fuori della consapevolezza: l‚Äôinterazione ha luogo già a livello della corteccia visiva primaria‚Äù.

I risultati descritti sopra possono rivestire un‚Äôimportante applicazione clinica aiutando la comprensione dei meccanismi di plasticità che si instaurano dopo un danno sensoriale. ‚ÄúNei pazienti non vedenti, per esempio, la corteccia visiva primaria è reclutata per l‚Äôelaborazione dell‚Äôinformazione tattile‚Äù, conclude la ricercatrice In-Cnr, ‚Äúe questa ricerca dimostra che le connessioni tra corteccia somatosensoriale e visiva non vengono create ex novo, ma sono un corredo naturale del sistema‚Äù.

Tumori solidi, un nuovo gene protagonista

We're thinking of you
Creative Commons License photo credit: Unhindered by Talent
Uno studio dell‚ÄôIstituto di genetica e biofisica del Cnr di Napoli sull‚Äôanemia del Fanconi ha individuato la funzione di FANCD2, coinvolto nella riparazione del DNA, la cui mutazione è responsabile della tumorigenesi. Lo studio è stato pubblicato su Molecular Cell.
Lo studio di malattie genetiche rare può portare a chiarire meccanismi molecolari alla base di numerose patologie, tra cui l‚Äôinsorgenza di tumori e di infertilità. Lo conferma una ricerca sull‚Äôanemia del Fanconi, condotta dai ricercatori dell‚ÄôIstituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Igb-Cnr) e pubblicata sulla prestigiosa rivista Molecular Cell, chiarendo la funzione di un gene (il gene FANCD2), che risulta mutato in questa patologia. Lo studio ha evidenziato come, in caso di danneggiamento del DNA, la scelta del corretto meccanismo di riparazione giochi un ruolo chiave nel determinare il destino di una cellula. ‚ÄúFANCD2 è un gene che risulta mutato nell‚Äôanemia del Fanconi, una complessa e rara malattia genetica che presenta una varietà di sintomi, tra cui la predisposizione a sviluppare tumori solidi, anemia ed infertilità: tutti aspetti ascrivibili a difetti nella riparazione dei danni al DNA‚Äù, spiega Antonio Baldini, direttore dell‚ÄôIgb-Cnr. ‚ÄúCon questo studio abbiamo evidenziato che la funzione primaria del gene FANCD2 nelle cellule del corpo è soprattutto quella di tenere inattiva la ‚Äògiunzione non omologa delle estremità dei cromosomi‚Äô, un meccanismo di riparazione molto efficiente ma poco accurato‚Äù, prosegue il ricercatore. ‚ÄúIn caso contrario, cioè se il gene non funziona e la cellula adotta il meccanismo di replicazione ‚Äòsbagliato‚Äô, si ottengono anomalie cromosomiche e ipersensibilità ad agenti genotossici che sono la causa della predisposizione allo sviluppo di tumori solidi‚Äù. Questa scoperta riguardante l’azione del gene FANCD2 non è però rilevante solo per i malati di anemia del Fanconi, che presenta frequenza di 1‚Äì5 casi ogni 1.000.000 di nati e che in Italia con il 50% dei casi è concentrata in Campania, ma per lo studio dei tumori solidi in generale. ‚ÄúNella trasformazione neoplastica si accumulano un alto numero di mutazioni in numerosi geni, alcune delle quali sono causa, altre conseguenza della malattia‚Äù, sottolinea Adriana La Volpe, coordinatrice dello studio. ‚ÄúLe sindromi ereditarie di predisposizione al cancro come l‚Äôanemia del Fanconi, sono molto importanti per noi ricercatori per capirne le cause, permettendoci di discriminare tra mutazioni in geni ‚Äòpiloti‚Äô del tumore e in geni ‚Äòpasseggeri‚Äô, le prime causa e le seconde conseguenza dell‚Äôinsorgenza‚Äù.
Chi: Istituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Igb-Cnr). Che cosa: studio sulle cause genetiche dei tumori solidi; pubblicazione su Molecular Cell: ‘Preventing Nonhomologous End Joining Suppresses DNA Repair Defects of Fanconi Anemia’

L’accesso all’informazione giuridica multilingue

Library

 

Il titolo originale del lavoro è ‚ÄúSearching Law in a Multilingual Environment‚Äù (L’accesso all’informazione giuridica multilingue). E’ stato realizzato da Ginevra Peruginelli¬†e pubblicato recentemente da¬† ETS [Pisa].

Nell‚Äôattuale società multilingue e multiculturale vi è una forte necessità, nell‚Äôaccademia, nella professione legale, nel mondo degli affari e in quello dei servizi della pubblica amministrazione, di una comune comprensione dei concetti giuridici dei diversi ordinamenti. Allo stesso tempo si assiste ad una forte pressione verso la conservazione del loro senso e valore. Entrambi i requisiti sono difficili da soddisfare per la complessità del linguaggio giuridico e per le diverse modalità utilizzate per esprimere il diritto nei vari sistemi giuridici.

A differenza di altre discipline, in cui esiste una corrispondenza tra i concetti espressi nelle varie lingue, nel diritto insorgono serie difficoltà di interpretazione dovute alla natura della terminologia giuridica, intimamente collegata al sistema giuridico di riferimento.

Questa opera offre spunti di riflessione sull’implementazione e sui requisiti dei sistemi di ricerca multilingue dell’informazione giuridica. Sono affrontate questioni in materia di linguistica e teoria della traduzione, di diritto comparato e teoria del diritto, con una particolare attenzione alle tecniche di elaborazione del linguaggio naturale ai fini dell’accesso e recupero dell’informazione.

Ginevra Peruginelli, laureata in Giurisprudenza, è dottore di ricerca in Telematica e Società dell‚ÄôInformazione presso l‚ÄôUniversità di Firenze e ha conseguito il diploma di Master biennale internazionale in Scienze dell‚ÄôInformazione presso l‚ÄôUniversity of Northumbria, Newcastle. Dal 2000 lavora presso l‚ÄôIstituto di Teoria e Tecniche dell‚ÄôInformazione Giuridica del CNR (ITTIG) prima come assegnista poi come ricercatrice. Dal 2003 è abilitata all‚Äôesercizio della professione di avvocato. Ha pubblicato numerosi contributi in tema di analisi dell‚Äôutenza giuridica, strategie per il recupero dell‚Äôinformazione giuridica e analisi del linguaggio giuridico.

Centenari si nasce, lo dice il Cnr e la Boston University

DNA Splitting with Attitude

Un gruppo di ricerca internazionale Cnr-Boston University ha identificato le varianti genetiche della longevità. Lo studio è stato pubblicato oggi su Science e permetterà di rivelare se un individuo è predisposto a raggiungere i cento anni, aprendo la strada verso una genomica personalizzata. Che il destino fosse in parte scritto nel DNA era noto. Ora però sappiamo quali sono i profili genetici delle persone predisposte a raggiungere e superare la soglia dei cento. A rivelarlo, uno studio pubblicato oggi su Science e realizzato dall‚ÄôIstituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Itb-Cnr), nell‚Äôambito di una collaborazione con la Boston University e con il contributo finanziario del Polo scientifico del gruppo MultiMedica. I risultati sono stati pubblicati dopo oltre dieci anni di analisi e l‚Äôéquipe è stata coordinata da Thomas Perls della Boston University.

‚ÄúPaola Sebastiani della Boston University ha analizzato le variazioni geniche di circa mille individui americani tra i 95 e 119 anni‚Äù,¬† spiega Annibale Puca, autore delle studio e ricercatore dell‚ÄôItb-Cnr e di MultiMedica, ‚Äúidentificando 150 varianti che, se analizzate simultaneamente con un modello di calcolo innovativo, possono predire se un individuo raggiungerà i cento anni con una precisione dell‚Äô80% circa‚Äù.

Quali sono dunque le caratteristiche genetiche del centenario?

‚ÄúPer un vero e proprio vantaggio genico nell‚Äôinvecchiamento di successo, è necessaria la somma di diverse modificazioni del patrimonio genetico‚Äù, prosegue il ricercatore del Cnr. ‚ÄúIn altre parole, non si è identificata, almeno per ora, un‚Äôunica variante che, se ereditata, porti con buona probabilità l‚Äôindividuo a diventare centenario, ma combinazioni di varianti geniche che influenzano sia la malattia, sia la resistenza a contrarle. Analizzando in dettaglio i profili genetici dei centenari, altrimenti detti ‘firme genetiche’, si è visto che ve ne sono ben 19 condivise da persone con caratteristiche similari, quali l‚Äôetà di sopravvivenza ed il ritardo a contrarre la malattia di Alzheimer, le malattie cardiovascolari e l‚Äôipertensione‚Äù.

Queste firme genetiche ‚Äúrappresentano un passo ulteriore verso una genomica personalizzata e la medicina predittiva‚Äù, afferma Thomas Perls, ‚Äúpoiché il metodo analitico impiegato potrebbe essere utile per lo screening di numerose malattie e per la personalizzazione dei trattamenti farmacologici‚Äù.

Il team ha inoltre scoperto alcune differenze nei profili genetici dei centenari esaminati.

‚ÄúSorprendentemente un gruppo presenta un profilo diverso che può essere spiegato con un forte contributo da parte dei fattori ambientali, oppure da varianti geniche che, se presenti, determinano fortemente la longevità; quest‚Äôultima ipotesi è più probabile, visto l‚Äôalto tasso di familiarità per longevità di questi centenari. Sarà di estremo interesse studiare ulteriormente il genoma di questi centenari con un profilo genetico ‘normale’ per valutare l‚Äôeventuale presenza di ulteriori varianti con un forte impatto sulla longevità‚Äù, ¬†conclude Puca. Annibale Puca è un ricercatore dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano.