Ciao
L’opera qui raffigurata è di quella che reputo una grande persona, oltre che bravissimo scultore, di Franco Vergerio nato a Lentiai, Belluno, il 31 marzo 1945. E’ emigrato a Genova per molti anni, ma adesso vive di nuovo al suo paese natale. L’opera si chiama “La grande civetta” e ogni volta che la guardo m’illumino d’immenso.
Ciao a tutti, un sorriso vi prenda la mano davanti allo specchio della vita in questa che si preannuncia, dal punto di vista meteorologico, una splendida giornata.
Voglio confessarvi una cosa: mi sto un po’ rompendo di facebook, di tutte ‘ste polemiche che imperversano, di tutta questa marea di gente che guarda annozero, di questo scontento generale che non sia il guardarci prima noi. Si, lo so che in qualche modo lottiamo anche così, che in qualche modo la nostra frustrazione vien fuori anche così, e questo è importante, molto importante e so che parlandone assieme qualcosa si può risolvere. Ma…come dire…se non si è degni di libertà è giusto mettere dei paletti, cercare di metterli perlomeno: se questo si vuole questo si ha. E non ditemi che siamo innocenti, che’ in giro, mi riferisco qui alla piazza Internet, si vedono innumerevoli porcate, si leggono sproloqui, baggianate prive di fondamento quasi, come se a sparar cavolate ci si guadagnasse il paradiso. Mi piace molto giocare al pc, in facebook nella fattispecie, ricevo pensieri, trasmetto in qualche modo il mio essere: ognuno i suoi fatti, ognuno i suoi problemi. Ci sono persone sempre arrabbiate col mondo, si spara continuamente da tutte le parti, a ogni cosa il suo retro-pensiero: sembra quasi che trasmettere ‚Äúinnocentemente‚Äù un’informazione, una battuta, una propria opinione debbano scatenare una specie di bufera…che poi bufera non è se come tale non la reputi. Scavando in noi non vediamo dentro la nostra insoddisfazione personale trasmessa sulle opinioni, i fatti di vita degli altri? La polemica è feroce…guardiamoci dentro, viviamola ‘sta benedetta vita. Lo so che non è facile guardare Terzigno senza indignarsi, non bisogna, come non bisogna sorridere se a un nostro fratello meno fortunato di noi gli si toglie il diritto allo studio, alla vita, ma, voglio dire, non possiamo guardare anche i lati positivi di questo nostro pianeta e gustarci anche il piacere rilassante di scambiarci le nostre battutine da niente, quattro sorrisi d’anima in tutto, senza far galleggiare a ogni costo la cacca?
Personalmente credo talmente tanto nella sostenibilissima leggerezza dell’essere che cerco di applicarla su di me ogni momento della giornata: questo non vuol dire che sono cieca. E se poi non vengo capita poco male: così mi sento soddisfatta, così continuo e questo non vuol dire che se domani sarò diversa entrerò in conflitto con me stessa, per il semplice fatto che abbandonerò subito, o quanto prima, il campo per abbracciarne subito un altro.
Sorridiamo ragazzi, sorridiamo spesso, mangiamo nutella, cioccolata, una buona pastasciutta, la fettina, usiamo il cellulare, internet, l’auto, leggiamo, cantiamo, facciamole tutte…chè questa vita è breve, troppo breve per sciuparla in asinate. E’ vero, con le asinate ci viviamo, ma possiamo circoscriverle e isolarle…tanto pe’ campa’…che’ poi quando vivi con la leggerezza dentro fai fronte a tutto.
Ci auguro un girasole oggi, un girasole che ci riempia la vita: ciao a tutti voi che mi leggete:)
n.b. E queste mie quattro parole, bada, non vogliono essere un insegnamento, dico solo la mia, che non è una mia ricetta per gli altri, né per me, ma la mia maniera, in questo momento, per vivere meglio e cerco di comunicarla…
Doriana Puglisi
Questa invece è una poesia di Chiara Scussel, ragazza giovanissima di appena 18 anni, classe 1992, ¬†che vive a Forno di Zoldo, Belluno.¬† A ogni sua poesia mi si apre il cuore.