Le “tigri” a Genova: proviamo a capire perchè ?

Ivan

 

Ci prova molto bene Giulia Zonca su ‚ÄúLa Stampa‚Äù con l’articolo ‚ÄúLa rabbia nazionalista dietro gli ultimi hooligan‚Äù,

Bandiere albanesi al rogo e simboli etnici: calcio come megafono. Quando i giocatori serbi hanno provato a comunicare con la curva in fiamme hanno mostrato il segno tre, il solo che quella gente capisce. √à il simbolo nazionalista, la croce ortodossa che i nostalgici spacciano come riassunto della Grande Serbia: esiste solo nella loro testa ma la propagandano ovunque, soprattuto negli stadi. Il calcio non è nemmeno una copertura, è un dichiarato megafono e non è un caso che la guerra dei balcani sia iniziata durante una partita di pallone: Dinamo Zagabria-Stella Rossa, 13 maggio 1990.

Gli incidenti della partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado sono un celebre episodio di guerriglia calcistica avvenuto il 13 maggio 1990 allo stadio Maksimir di Zagabria tra gli ultras della Dinamo (BBB – Bad Bleu Boys) e quelli della Stella Rossa (Delije). I due club per anni erano stati ai vertici del campionato jugoslavo e molto spesso si contendevano il titolo. L’atteso incontro tuttavia non venne neanche giocato a causa dei disordini in atto sugli spalti. Gli scontri ebbero luogo in un momento cruciale per l’ex Jugoslavia. Il 6 maggio 1990 si era infatti tenuto il secondo turno di elezioni in Croazia, con la vittoria dell’Unione Democratica Croata (HDZ) di Tuƒëman. Con questo esito la Slovenia e la Croazia, guidate da gruppi politici nuovi, erano diventati in testa al piano di riogranizzazione della Jugoslavia in una confederazione. Tale progetto aveva i suoi oppositori più accesi in Serbia e in particolare nel cosiddetto partito socialista di Milo≈°eviƒá. I tumulti di Zagabria provocarono 60 feriti. Le due squadre (e le rispettive tifoserie) nutrivano una reciproca rivalità da sempre, ma ad essa si aggiunsero delle tensioni nazionali extracalcistiche. Prima della partita giunsero a Zagabria circa 3.000 Delije che all’epoca erano guidati da Arkan (oggi noto come criminale di guerra alla guida di gruppi paramilitari durante il conflitto jugoslavo) che si disse entusiasta di essere presente alla gara (comunque non confermato). Allo stadio erano presenti complessivamente 15.000 – 20.000 spettatori. Parecchie ore prima della partita si sono registrati numerosi scontri tra le due tifoserie. Lo scontro vero e proprio si verificò nello stadio Maksimir. I tifosi di Belgrado, isolati nel proprio settore, iniziarono a strappare cartelloni pubblicitari e a inveire contro la tifoseria zagrebese con cori offensivi (Zagabria è Serbia, Uccideremo Tuƒëman) fino ad arrivare a veri e propri aggressioni armati di coltelli e sedie. La polizia a maggioranza serba (e quindi tollerante verso i tifosi ospiti) caricò rapidamente i tifosi della Dinamo, servendosi di manganelli e di gas lacrimogeni. Questi reagirono invadendo il terreno di gioco e raggiunsero gli ultrà serbi. La situazione precipitò e la polizia ordinò l’intervento dei reparti antisommossa, delle autoblindate e dei cannoni ad acqua. Gli scontri divampati dentro lo stadio si estesero anche fuori. Un’ora dopo gli scontri ebbero termine. In mezzo a tutto il caos parecchi giocatori della Dinamo rimasero feriti sul campo, mentre i calciatori della Stella Rossa riuscirono a rifugiarsi negli spogliatoi. Zvonimir Boban, allora capitano della Dinamo e successivamente trequartista del Milan, sferrò un calcio a un agente di polizia che stava picchiando un sostenitore della Dinamo. Venne preso di mira dagli altri poliziotti, ma in suo soccorso intervennero i dirigenti della Dinamo e alcuni tifosi blu. Questo gesto ebbe una larga eco e Boban divenne per i croati una sorta di eroe nazionale, mentre i serbi lo bollarono come nazionalista. La Federcalcio jugoslava lo sospese per sei mesi e lo condannò a pagare le spese processuali. Qualche anno più tardi l’agente aggredito (che risultò essere un musulmano bosniaco) perdonò pubblicamente il gesto di Boban. Commentando la propria reazione Boban dichiarò: “(…) posso solo dire che ho reagito a una grande ingiustizia, così chiara che uno (…) semplicemente non poteva rimanere indifferente e non reagire in nessun modo. (…) Ci furono sicuramente anche da parte mia abbastanza provocazioni, prima che l’agente di polizia mi colpisse e io gli restituissi il colpo (‚Ķ)”. I disordini avvenuti il 13 maggio ’90 furono in un certo senso il preludio alla guerra croata di indipendenza nonché uno degli episodi più emblematici della fine dell’ex Jugoslavia. Poco meno di un anno prima, il 22 marzo 1989, i tifosi della Dinamo Zagabria si scontrarono contro i tifosi del Partizan Belgrado, in casa dei tifosi serbi. Anche in questo caso durante la partita vi furono scambi di insulti su temi politici. Si presume che gli scontri siano cominciati quando i tifosi della Dinamo spararono dei petardi per festeggiare la vittoria per 2-0. Ci furono lanci di sassi, autobus distrutti e cartelloni pubblicitari divelti. Alla fine si registrarono 7 feriti e 32 arrestati. (da Wikipedia.it).

Prima scintilla di un odio etnico che ancora oggi è difficile tenere a bada. I gruppi organizzati sono il covo degli estremisti, lì dentro mischiano tutto: rivendicazioni, rabbia e follia. Ci mettono la costante protesta contro il Kosovo che non riconoscono come stato indipendente, ci mettono l‚Äôodio verso l‚Äôeterno nemico, l‚ÄôAlbania e ieri lo hanno sventolato bruciando una bandiera lanciata in fiamme giù dagli spalti. In più, ci mettono anche le loro faide, di solito scontri tra sostenitori del Partizan Belgrado e quelli della Stella Rossa. Per questo hanno minacciato il portiere Vladimir Stojkovic, passato da un club all‚Äôaltro, ed escluso dal match, per precauzione, già prima che sospendessero la gara.

Sono gli stessi che hanno guastato con scontri e cariche il Gay Pride di Belgrado qualche giorno fa, gli stessi che l‚ÄôUnione Europea ha già provato a tener lontano dalle partite senza ricevere il giusto appoggio dal governo serbo, accusato anche stavolta di scarsa collaborazione. La mappa dei loro movimenti non segue la logica, si uniscono per manifestare insofferenza e fastidio verso chi, nella loro visione del mondo, gli ruba i confini. Poi però si picchiano pure tra loro, soprattutto nei derby, una specie di happening del tafferuglio che finisce sempre con fermi e feriti. Tutta gente che puntualmente circola libera nell‚Äôoccasione successiva, tutte persone straschedate che possono acquistare liberamente il biglietto per qualsiasi gara.

Lo stadio del Partizan si chiama ancora Jna, come il vecchio esercito jugoslavo, avrebbe un altro nome ufficiale ma nessuno lo usa, una delle loro frange è stata battezzata Ultra Bad Boys e se la traduzione ¬´ragazzi molto cattivi¬ª non bastasse, aggiungono un extra negli striscioni ¬´siamo un pericolo per lo sport mondiale¬ª. Non si muovono mai senza spranghe e bengala, per fregare gli avversari a volte si avvolgono nelle bandiere della squadra rivale e si infiltrano. Quando vogliono limitarsi alle botte, ma sanno far peggio: nel settembre del 2009 hanno ammazzato un tifoso del Tolosa prima di una partita di Europa League.

Il generale Arkan, comandante delle milizie nella pulizia etnica, era un capo curva e ancora oggi i suoi seguaci sventolano il lenzuolo con la scritta ¬´le tigri di Arkan¬ª. Arkan è morto nel 2000, ma il suo club di riferimento, l‚ÄôObilic è infarcito di veterani militari, irriducibili che spacciano criminali di guerra per santi.

Secondo il quotidiano serbo ¬´Blic¬ª, sono almeno 2000 i violenti che non potrebbero più entrare in uno stadio, ma in patria comandano. Sono nel consiglio di amministrazione dei club e non si occupano solo di affari, gestiscono l‚Äôufficio minacce. Usano la persuasione per fermare decisioni non gradite, acquisti mal sopportati e i tentativi di veto sulle trasferte. Nonostante gli infiniti incidenti, raramente si arriva a giocare a porte chiuse in Serbia e quasi mai si riesce a evitare che le curve ultranazionaliste, compattate, si trasferiscano all‚Äôestero. Sono gli ultimi hooligan e sono felici di sentirsi chiamare così perché si considerano combattenti e non si preoccupano certo di essere coerenti. Ieri stavano anche contro i loro stessi colori, quelli per cui in realtà sostengono di vivere. Erano indispettiti per la sconfitta subìta in casa, contro l‚ÄôEstonia, sabato scorso. Una sconfitta, l‚Äôennesima scusa per sfasciare tutto.

¬†Ultima ora: il capo della sommossa Ivan Bogdanov e ha 30 anni: arrestato, era nascosto nel vano motore di un pullman di tifosi serbi. L‚Äôuomo si trova attualmente in stato di arresto nelle camere di sicurezza della questura. “Ivan” è stato riconosciuto dai tatuaggi incisi sulle braccia e mostrati in particolar modo quando si è arrampicato sulla rete, ripreso da tutte le telecamere. Sul suo bicipite destro porta incisa la data 1389 che ricorda la battaglia della Piana dei Merli, battaglia che – nonostante la sconfitta patita dai Serbi per mano dei Turchi – è divenuta il mito fondante dello spirito ultranazionalista serbo.

46 Risposte a “Le ‚Äútigri‚Äù a Genova: proviamo a capire perch√® ?”

  1. Mi rifiuto di comprendere certi comportamenti! Questa sarebbe la Serbia che ha chiesto di entrare in Europa? In comportamenti terroristici di questa portata non esiste spazio per dialogo, confronto o comprensione! La Serbia con questi comportamenti ha dimostrato di essere una Nazione ancora molto lontana da una cultura Europea! PUNTO !

  2. Non √® comprendere √® capire il perch√® le "tigri" a Genova. Gi√† una volta l'Europa non l'ha capito ….. spero che la seconda volta lo comprenda…… Riflettiamo signori, riflettiamo.

  3. spinozait: Sospesa Italia-Serbia: guerriglia a Genova. Sarà l'aria. [marissa]

  4. non crede sia un po superficiale far coincidere un gruppo di ultras, spinti

    da motivi politici che non c'entrano niente col calcio, a un'intera nazione!?

    a quanto pare sono riusciti nel loro intento…

  5. Non si pu√≤ giudicare una intera nazione per la causa dei malviventi!!loro generazione √® cresciuta nel buio culturale se ricordiamo lo scorso decennio!!la serbia era lo stato di repressione, per ben 10 anni…niente giustificazioni x tt loro ke hanno fatto tt ci√≤ ma resta uno stato da proteggere!!serbia deve entrare in com europea altrimenti "le bestie" saranno unici loro a vincere in questa storia!!

  6. Non capisco davvero quei due pollici versi (negativi) al commento di StefanUS….Non mi pare che, scriva cose insensate, al contrario. Una cosa sono i Delinquenti un' altra un Paese intero. No, non capisco quei pollici versi.O, forse qualcuno si e' dimenticato di cosa sono capaci alcuni "Ultr√§" Italiani….o, d'altra nazionalita….Ma insomma ….che parliamo a fare la stessa lingua se non comprendiamo il Senso delle parole e del pensiero ? G. emigrante

  7. Non è diverso dal fenomeno legato gli ultras italia, quanto successo a Genova. Ultras e Skinheads, «nazismo da stadio» lo chiamano alcuni. "fascinazione" e "casapound" il tifo dal cuore nero infesta gli stadi, dal nord al sud passando dal centro.

    "Ultras Italia" Il gruppo organizzato del nucleo di tifo nero nato dall'incontro di più frange: Verona, Trieste, Udine, Treviso, Brescia, alle quali hanno fatto seguito gli Irriducibili Lazio, alcune costole del tifo nero romanista e altri dal sud Italia. Seguono la Nazionale all'estero vestendo maglie nere col fascio Littorio e dispongono di una mappatura di tifoserie amiche e nemiche. Nell'ottobre 2008, in occasione di Bulgaria-Italia, si sono distinti per cori fascisti, celtiche, fischi all'inno bulgaro e vari episodi di rissa con i tifosi di Sofia. Per l'occasione si scomodò anche l'ambasciata italiana e per poco non si sfiorò il caso diplomatico.

    Gli Italiani come i Teppisti Serbi, nessuna la novità, Tranne una che deve far RIFLETTERE, LA LEGA ; E’ molto facile, continuare a predicare la liberazione del sacro suolo dall’ infedele o dire, Le islamizzazioni se le vadano a fare a casa loro. Se non volete i musulmani o i marocchini o i nigeriani basta non farli entrare né via Lampedusa, né via Gorizia, né per treno, né per via aerea. E se molti vostri elettori proprio non li vogliono (non certo quel vostro ex consigliere comunale arrestato a Verona per aver venduto permessi di soggiorno falsi agli immigrati) è sufficiente che non li assumano e rinuncino così alla tentazione di pagarli a metà stipendio come spesso hanno fatto notare gli ispettori del lavoro. Quanti ricordano, anni orsono Umberto Bossi si recò in visita a Milosevic nella ex Jugoslavia per esternargli la sua solidarietà per le stragi compiute dai civilissimi bombardieri americani contro la popolazione civile; Arkan prima di essere una Belva (Tigre) era un capo curva, Quasi lo stesso percorso di quanti oggi sono partito di LOTTA, prima, e di GOVERNO di Roma LADRONA Poi.

  8. Mi meraviglio di te Giulio, tu che sei un raffinato politologo, l'altra sera non si √® parlato di calcio, come qualcun vuole far credere visto il contesto, ma di ben altro "travestito". La Serbia deve ancora crescere per ambire ad entrare nella Comunit√† Europea (lo dimostra il dopo partita politico), non commettiamo l'errore di alcuni paesi troppo in fretta "inseriti" nel contesto e poi vediamo i disastri. Non commettiamo e sottovalutiamo il contesto partita che ha il sapore di un film gi√† visto …….

  9. allora :))) intanto bisogna pensare cosa √® meglio?farli entrare o no? farli entrare e con la forza della comunit√† eu "curare" (anke se quelle ferite saranno ancora x un po aperte e secondo me bisogna lasciar passare una intera generazione per dimenticare tutta il disastro creato)!!x√≤ le bestie,malviventi,tempisti chi sono??sono i ragazzi e nient altro ke ragazzi! ke sono cresciuti nel buio culturale!!cosa fai,li lasci li ancora x un po??a fare bella figura che europa presenta agli altri continenti…quella partita √® stata una notizia mondiale…io sono di montenegro ho 23 anni non giustifico queste persone come nessuno di noi da quelle parti!ma bisogna prendere delle responsabilit√† e sopratutto decisioni giuste!..pace!!

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