I Golgota

(…sentivo gli oboi da caccia…)

(…ieri era giorno di “riposo” – in senso atletico – e l’ho dedicato a una cosa che desideravo fare da tempo: visitare le estreme propaggini meridionali del mio collegio. Il comune più a Sud, come certamente saprete, è Schiavi di Abruzzo:


e per me che quando insegnavo ho risieduto nel comune più a Nord:


e da quando “sono in politica” ho la mia base nel secondo comune più a Nord:

anche se ora vi sto scrivendo da un comune del Sud:


(vediamo chi li indovina) rendere visita all’estremo opposto del collegio mi sembrava un atto doveroso ed era da tempo desiderato.

Lo vedete qui, in fondo, al centro dell’immagine, su uno sperone a 1127 metri sul livello del mare, vertiginosamente a picco sulla confluenza del Sente nel Trigno, in posizione dominante, con una prominenza di quasi mille metri, rispetto alla valle attraversata da questo viadotto, che non a caso è il ponte stradale più alto d’Italia, e per il quale stiamo cercando di #farequalcosa. Volevo anche dare un’occhiata a questo ponte, per rendermi conto della sua effettiva utilità, e direi che un’idea me la sono fatta: per girargli intorno devi fare chilometri e chilometri di provinciali non esattamente in ottime condizioni, per motivi oggettivi: la cosiddetta abolizione delle province, chiesta come sapete dalla cosiddetta Europa, e prima ancora la geologia, che non è una scienza esatta, nel senso in cui la intenderebbero i lattonzoli pieiccdì, ma come tutte le scienze non esatte regna sulle umane cose: dalla Maiella in giù è una specie di millefoglie di strati di calcare con interposti strati argillosi, che nel contrasto fra placca euroasiatica e placca africana si sono inclinati, qualche volta arrivando a emergere in verticale dal terreno circostante (sono le morge, come questa). Se l’argilla fra due strati di calcare in qualche modo si infiltra di acqua, se c’è pendenza, se c’è erosione, parte la frana, e si va giù.

Non mi è venuto mai così spontaneo rispettare i limiti di velocità!…

Come avrete intuito dall’ultima cartina, per arrivare giù al Sud ho dovuto attraversare un pezzo di Molise, di cui non sto ora a dirvi le bellezze (cercatevi ad esempio Pescopennataro), per poi rientrare in Abruzzo nel comune di Castiglione Messer Marino, in corrispondenza appunto delle sorgenti del Sente. Il paesaggio ovunque dominato dalle pale eoliche, su tutte le creste, quasi come nel subappennino dauno. Salito in cima a Castiglione Messer Marino, dove il castellone, che una volta forse c’era, magari al tempo del ducato di Benevento, oggi non c’è più, ho fatto lo scatto che vedete sopra, colpito dalla presenza di un Calvario fra tante cime calve e brulle. Solo dopo ho visto che nella foto si fronteggiavano due atti di fede: a sinistra, in primo piano, quella in Dio, oggi un po’ démodé; a destra, sullo sfondo, quella nel “green”, oggi in gran voga, che si traduce in un calvario per il paesaggio, con ritorni ridicoli per il territorio. Da questo stupro i sindaci non traggono nemmeno le risorse necessarie per tenere in ordine le strade comunali (ci sono anche quelle, e sono soggette alla stessa geologia), tanto più che le royalties devono essere reinvestite in transizione. Ecologica, ça va sans dire, anche se per questo territorio la transizione geologica, i cui tempi non sono stabiliti dalle reghiulescion di qualche Eichmann europeo, è la vera emergenza. Sempre, non solo quando qualche episodio acuto, come questo o questo, riportano la nostra attenzione su quanto non sappiamo e non riusciamo a prevedere della nostra Terra.

Lezione che sfugge a chi oggi pensa di sapere tutto.

Io, invece, tante cose non le so.

Ad esempio: mentre per crocifiggere Nostro Signore bastarono, così recita la tradizione, due pezzi di “sequestratori di carbonio” (fu quindi a modo suo una fine “sostenibile”, per usare il gergo attuale), per tirar su il Golgota moderno, le orripilanti pale, per crocifiggere il paesaggio, quante materie prime occorrono? Quanta energia si assorbe per metter su un patibolo del genere? Quanta CO2 si emette? Tutti ci raccontano quante energia produce una pala, nessuno ci racconta con quanta energia si costruisce una pala. Eppure sarà misurabile! Sono sicuro che il bilancio sia largamente positivo, ma averne esatta contezza rassicurerebbe. Un po’ come le auto elettriche: certo, non sono maleodoranti mentre le usi, non “emettono”. Ma l’elettricità da dove arriva? Da Castiglione Messer Marino? E il litio, da dove arriva, e dove va?

Si potrebbe anche parlare degli aspetti economici: dei canoni per l’uso del suolo comunale, delle royalties e dei loro vincoli, ma la sintesi è quella che vi ho detto sopra.

Emergono su tutto due dati: la capacità indiscutibile degli altri di appropriarsi di una dimensione simbolica, archetipica, e di converso il rischio che le loro narrazioni fasulle ci spingano a gettare il bambino con l’acqua sporca, in un contesto in cui io però, sinceramente, vedo solo acqua inquinata dalla propaganda e da svariati livelli di opacità.

Qualcuno mi aiuta a vedere il bambino?

Io vedo solo la croce: Paesi dotati di vento e privi di paesaggio impongono a Paesi privi di vento e dotati di paesaggio di deturpare se stessi, non sia mai qualcuno capisse che la prima delle strategie di mitigazione è venire a vivere nelle terre alte. Ma io sono una brutta persona: aiutatemi voi a migliorare…)

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“I Golgota” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.