Scusa ma ti devo criticare

 Perchè Federico Moccia racconta una generazione falsa e ipocrita?

Scusa, ma non è così che siamo fatti noi ragazzi, noi giovani adolescenti. Scusa, ma non puoi parlare di noi inventando un mondo fatto di plastica e banalità con frasi e parole che vorrebbero stabilire una sorta di epicità codificata dei nostri sentimenti. E poi scusa, ma dove sono tutti i nostri VERI problemi, i nostri VERI drammi, le nostre VERE battaglie giornaliere di fidanzati, di innamorati, di figli, di fratelli, di amici, di nemici? Dove sono i VERI ragazzi problematici, i ragazzi malati, i ragazzi morti, i ragazzi poveri, quelli che studiano, quelli che lavorano, quelli colti, quelli soli e quelli solitari, i politicanti, gli intellettuali? Le nostre preoccupazioni non si riducono alla mera ricerca di un luogo dove fare sesso piuttosto che all’ultimo preservativo rotto, ad un soprannome stupido o ad una vaga sensazione viscerale che tu descrivi come l'”Amore”. La cosa più ridicola è che ti difendi dalle accuse di falsità, di futilità, -addirittura da quelle di chi pensa che tu non sia uno scrittore-, affermando di aver avvicinato in questo modo moltissimi ragazzi alla lettura: grazie, ma li conoscevamo già i fumetti. Nella nostra vita non esistono soltanto le moto, le macchine, il calcio ed i soldi, nelle nostre vite i pensieri, gli interessi e le idee sono un mondo così vasto che sarebbe difficile scriverne un romanzo epico, figuriamoci una storiella; nella nostra realtà non vediamo solo donne (risp., uomini) ed organi genitali femminili (risp., maschili), nella nostra realtà vediamo anche biblioteche, vediamo centri culturali, vediamo cinema, vediamo scuole ed università, vediamo chiese e vediamo ospedali; nelle nostre esistenze il dolore non è soltanto equivalente alla perdita di una ragazza appena conosciuta, ma è anche la morte di un fratello, è il tradimento di un ideale da parte della società, è lo scemare della fede, è l’assenza di indipendenza, è la ricerca di un’identità individuale, è la richiesta di ascolto e di considerazione, è il contrasto tra la ragione ed il cuore, è la fine di un’amicizia, è il fallimento di un esame o di un progetto; la gioia non si espleta soltanto in un rapporto sessuale con la ragazza (risp., il ragazzo) che amiamo, è la sua completa felicità e sicurezza, è l’allegria di un amico, è la serenità dei genitori, è il legame di un gruppo, è l’attività intellettuale, è l’intraprendenza che ha successo, è il risultato del nostro impegno, è la ribellione istintiva ad una bugia detta su di noi; scusa, ma noi siamo immensamente più complicati e variegati dei fantocci che tu mostri come modelli. Tu propini esempi di ragazzi spensierati, belli e liberi per far sognare agli altri una vita semplice e piatta, una vita di fatto inesistente, una vita non riscontrabile nel mondo: una vita falsa. Ed io mi chiedo che tipo di scrittore possa essere quello che tradisce in questo modo il suo pubblico, quello che rapisce le speranze dei suoi lettori, che illude la sua audience: sono triste soltanto se penso a chi ti reputa degno di essere chiamato così, di te non mi interesso più di tanto.

Chi fa parte della Generazione Zero grazie a Dio si è accorto di non far parte della generazione di F.Moccia, si è accorto di non condividere la meschinità del suo intento e si è accorto di dover agire per riprendersi il possesso della propria reale identità. Ed io sono fiero di averlo fatto.
Scusa Federico, ma noi non ti possiamo credere.
di Alto Altomare

Perchè Federico Moccia racconta una generazione falsa e ipocrita?

A chi non farebbe piacere lasciarsi trasportare dall’Amore e dal fascino della moto di un giovane intrigante di nome Step che promette Amore eterno non preoccupandosi di trovarsi un lavoro, non studiando, non pensando al proprio futuro ma solamente ad un presente fatto di lucchetti, Ponte Milvio, una ragazzina di nome Baby e un’altra di nome Gin?
Il Sig. Federico Moccia, da cui deriva ormai il termine ‚Äúmoccioso‚Äù , ha avuto la grande fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto; fortuna per lui ma non tanto per questa generazione, che ha al suo interno una piccola cerchia di giovani pensanti che intendono ribellarsi ai princìpi che propina.
Il contesto è quest’Italia sommersa dall‚Äôignoranza, dal non progresso, da crisi di governo e, d’altra parte, caratterizzata dal desiderio da parte dei giovani di farsi sentire, non solo con la scuola ma anche con la fantasia, l‚Äôarte, lo scrivere, il cinema e la musica‚Ķ
Quest’epoca appartiene ad una Generazione che non è solo quella che viene riprodotta fedelmente dal marchio Moccia, ma soprattutto non vuole essere etichettata in quel modo e sta tirando fuori la testa dalla sabbia.
Se negli anni ‚Äô70 i nostri genitori manifestavano per la loro libertà e i loro diritti, ora questi diritti -che abbiamo dalla nascita- sono stati trasformati in un sistema che ci vuole assonnati, molto ignoranti, quasi privi di ideali, insomma morti.
Sarebbero bello, lo ammetto anch‚Äôio, sognare ad occhi aperti e pensare ad una vita priva di problemi, di disagi, di complicazioni, ma non è il nostro caso, il sig. Federico Moccia ha scelto di raccontare una Generazione che invece si trova a dover combattere con un gran numero di problemi e complicazioni.
Secondo un articolo del New York Times, gli italiani sono il popolo meno felice dell‚ÄôEuropa occidentale e secondo i rapporti dell‚ÄôEURISPES, almeno due milioni di italiani soffrono di anoressia e bulimia, problemi molto diffusi soprattutto tra i giovani che prendono come esempio una società basata sull‚Äôapparire e sull’essere perfetti.
A Roma, tuttavia, molti preferiscono trascorrere un pomeriggio sul Ponte Milvio per attaccare il lucchetto, darsi un bacio, chiudere gli occhi e dirsi: ‚ÄúNon ci lasceremo mai‚Äù; in una Roma sempre piu‚Äô grigia e assonnata il pensiero di avere un futuro all‚Äôestero sarebbe un sospiro di sollievo per quei giovani ancora attivi e brillanti, che si sentono rappresentati così poco da questa letteratura contemporanea italiana che avere la doppia cittadinanza potrebbe addirittura liberarli dall‚Äôagonia di dover appartenere ad una società mocciosa e completamente controllata dai media, dai giornali, dai film e dai libri.
Caro Moccia non hai capito niente. Oppure sì‚Ķ?