Il calcolo dei furbi

Indipendentemente¬† che uno sia ateo, agnostico o credente, la nota biblica ‚Äúè più probabile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli‚Äù,¬† ha un significato incredibilmente ‚Äúvisibile‚Äù nel periodo storico che stiamo attraversando.

Sorvolando il regno dei cieli, ovvero, tralasciando ciò che potrebbe essere considerato divino, rimaniamo come si usa dire, con i piedi per terra. Oggi, chi ha molto, sia in senso economico che materiale, si è psicologicamente e fisicamente distaccato dal resto dell‚Äôumanità, i ricchi e i benestanti si considerano loro stessi una classe ‚Äúdiversa‚Äù, guardando sempre di più dall‚Äôalto verso il basso chi non ce la fa, e considerando i meno abbienti non come persone che vanno aiutate ma come ‚Äúzavorra‚Äù, catalogandoli sempre più spesso con termini dispregiativi che sono diventati di uso comune: miserabili, poveracci, straccioni, barboni, parassiti ecc..

Ogni giorno sempre di più i cosiddetti ‚Äúbenestanti‚Äù si defilano dalle responsabilità civili che dovrebbero essere la buona norma del vivere, e si sentono compiaciuti e appagati se ogni tanto mandano un sms di solidarietà da un Euro a qualche ente pro-beneficenza reclamizzato in tv, il quale a sua volta nel 99% dei casi l‚Äôunica beneficenza la fa a se stesso, della serie: ‚Äúcosì facendo farete felice un bambino, ed io mi sento ancora un bambino‚Äù.

Siamo pieni di cantastorie del nulla, da Guccini a Vasco Rossi, da Ligabue a Jiovanotti, filosofi dalla nota facile formata sempre e solo dal solito giro armonico a cui viene cambiata appena la melodia, ciarlatani commercianti viaggiatori che pieni d‚Äôaria e di falso moralismo impartiscono lezioni di vita dall‚Äôalto delle loro ville a 4 piani o dei loro yackt da 500 milioni, rigorosamente intestati a chissà quale off shore. Esseri che promettono opere di beneficenza faraonica ma che puntualmente si trattengono il ‚Äúricavato‚Äù non realizzando mai un cacchio, nemmeno una lapide alla memoria di quei 4 deficienti che ancora gli vanno appresso credendo che‚Ķ.

Siamo imballati di intellettualoidi impegnati in trattative silenziose e inciuci colossali che puntualmente scaturiscono in apparizioni in pompa magna su questa o quella rete televisiva battendo cassa ad onor di puttanate.

Il benestante non ha più tolleranza per nessuno, odia gli operai, i precari, i cassintegrati, ama i giornali però, e riesce facilmente a dialogare con mafiosi e puttanieri, mignotte e fancazzisti, quelli che non chiedono niente e danno soltanto, pare addirittura a gratis certe volte.

Il benestante non ha paura del nucleare, perché gli hanno detto che ‚Äúè sicuro‚Äù e lui ci crede. Non teme gli inceneritori dietro casa e non gli frega niente della privatizzazione dell‚Äôacqua. Conosce bene i suoi miti politici ed è convinto che essi faranno sempre i suoi interessi, perciò li vota e continuerà a votarli. Sa benissimo che i suoi miti andranno in pensione dopo solo due anni e mezzo di ‚Äúattività‚Äù parlamentare, così come è al corrente che percepiscono miliardi di rimborsi elettorali illeciti, e che il loro divertimento preferito è costituito da semplici e innocue festicciole a base di prostitute minorenni, con la variante di qualche trans, il tutto sempre e rigorosamente condito con mazzette e cocaina, un mix poco alcolico ma dagli effetti esilaranti immediati, uno spettacolo da non farsi mancare.

Il benestante non naviga in rete perché su internet si dicono solo cazzate, perciò guarda la tv e ne va fiero, perché sa che tutti i canali appartengono a Berlusconi che è uno dei suoi più gettonati miti, ed è consapevole che gli sono state regalate da D‚ÄôAlema, un altro mito intramontabile che ha dato vita alla sua immagine riflessa così da poter essere in più posti senza presenziare, Bersani.

Il benestante sa che se vuole continuare ad avere ricchezza e impunità, (dichiarando il 2% delle proprie entrate fiscali girando in Maserati intestata alla vecchia nonna morente, e lasciare i soldi all‚Äôombra del ciliegio in fiore), dovrà continuare ad appoggiare i suoi miti. Sa benissimo che molti di questi miti sono pieni di querele di ogni sorta e che in un qualsiasi altro paese il 75% di loro sarebbero dietro le sbarre e l‚Äôaltro 25% a godersi il sole caldo di Hammameth, ma sa anche che probabilmente non andranno mai in galera, perché il benestante ha capito che la giustizia non può essere riformata ma semmai lo fosse, sarebbe riformata in peggio per i poveracci e quindi lui non ha di che temere, lui è benestante, lui vota sempre dalla parte giusta.

Al benestante non interessa che i suoi miti stanno seduti in parlamento chi da 60 chi da 50 oppure 40 o 30 anni, e che insieme a loro siedono spesso anche i loro familiari, figli portaborse e mogli portatrici sane, ed è consapevole che gli tocca mantenerli tutti compreso cani gatti e canarini e affini, ma è un gioco che vale la candela, occhio non vede cuore non duole.

Il benestante adora il grande fratello e tutti gli spettacolini teatrali di contorno che lo fanno sognare e riposare in pace. Ama il TG1 perché non gli fa paura, ma butta un occhio al TG5 perché ogni tanto è giusto conoscere persone nuove, fatto salvo il giretto su Studio Aperto perché anche l‚Äôocchio vuole la sua parte.

Il benestante non teme il clima, sa che su Rete4 ci sono gli aggiornamenti climatici continui, perché il tempo è importante e il benestante lo sa, il tempo è denaro.