Un bambino semplice

Dove sono finiti i bambini?
Quelli che andavano a scuola al mattino, quelli che i genitori li andavano a prendere all’uscita di scuola e si andava a pranzo, ogni tanto a mangiare la pizza o un panino veloce ma quasi sempre a casa propria, e che nel pomeriggio facevano prima i compiti e poi si poteva giocare, dove sono finiti?
Ci sono ancora, eccome! Fortunatamente ci sono ancora anche se un po‚Äô acciaccati dalle novità evolutive di questo mondo e dalla moda. Si perché alcuni di loro guardano i propri simili in tv e rimangono perplessi, si chiedono come mai loro devono studiare e fare una vita ‚Äúnormale‚Äù quando nel piccolo schermo vedono alcuni compagni che fanno le pubblicità o che addirittura cantano e vengono osannati come fossero navigate star.
Quanto c‚Äôè di vantaggioso e ottimale dietro la presentazione ‚Äúoscena‚Äù di bambini che vengono dati in pasto ai telespettatori così come si “donavano” i cristiani in pasto ai leoni nelle grandi arene?
‚ÄúChe schifo‚Äù dico io. Ma sarò l‚Äôunico a pensarla così?
Ho sempre odiato la mercificazione dei bambini sotto ogni forma, non a caso già dall‚Äôetà di 4 anni e mezzo gridai davanti alla commissione dello zecchino d‚Äôoro: ‚Äúper questi signori non canto perché non li conosco‚Äù aggiungendo anche un‚Äôaltra piccola frase che è meglio non dire.
Personalmente non mi sembra ‚Äúnaturale‚Äù che i bambini vengano ‚Äúutilizzati‚Äù per scopi commerciali. Né quando vengono buttati davanti ad una telecamera per fare un spot pubblicitario né tanto meno quando diventano protagonisti inconsapevoli di programmi dove devono cantare brani di altrettanti interpreti famosi, entrando già in tenera età in una competizione assurda, subdola e che non gli appartiene.
Probabilmente la storia di Nikka Costa, (figlia del celebre e compianto produttore discografico Don Costa) che da bambina prodigio è stata scaraventata in un mondo terribile che l‚Äôha divorata in ogni senso, e che non guarda in faccia a nessuno pur di fare soldi, non ha insegnato nulla. Non solo, ma come sempre vige il menefreghismo mescolato con il narcisismo e il meismo, il volere apparire sempre belli e bravi e primeggiare ad ogni costo per raggiungere sogni effimeri. Colpevoli di questo sono i genitori nel 99% dei casi. Ovviamente parliamo di genitori di merda eh, anche qui nel 99% dei casi.
Non lo scopro io e non è una novità che dietro le quinte del mondo dello spettacolo vi sono tutte le peggio cose del sistema, è un mondo a parte e non lascia possibilità di pentimento, una volta nel vortice non se ne esce più, o perlomeno non se ne esce più dall‚Äôessere ‚Äúnormali‚Äù.
Non molto tempo fa per un genitore era motivo di orgoglio e di vanto se il proprio figlio riusciva negli studi e di conseguenza nel lavoro, è anche vero che il lavoro scarseggia parecchio mentre di mignotte e rimbambiti c’è sempre bisogno. E’ un mercato florido che non conosce crisi.
Si dovrebbero fare solo ed esclusivamente programmi musicali con adulti, cabaret, programmi di politica e di informazione, di denuncia, film e cartoni animati, ma lasciamo stare i bambini, lasciamoli vivere, lasciamoli fare una vita da bambino semplice, senza stellette e gradi sulle spalline e senza medaglie, avranno tutto il tempo di combattere quando saranno adulti, ma solo se li facciamo diventare adulti mentre possono e devono guardare il mondo con occhi da bambino, costruendosi la propria personalità e carattere giorno dopo giorno, giocando e piangendo per cose che appartengono ai sogni e desideri e amarezze che attraversano ognuno in base all‚Äôetà. Stupidaggini per noi, ma problemi veri per loro, e a volte insormontabili, per i quali hanno bisogno di aiuto e di rispetto.
Ecco, poi però abbiamo il coraggio di scandalizzarci quando sentiamo parlare del dilagare di piaghe orribili come la pedofilia, quando vediamo e leggiamo di adulti che senza ritegno e vergogna alcuna si lanciano addosso a minorenni come se l‚Äôetà non contasse più, perché in questa lurida società abbiamo ‚Äúlivellato‚Äù ogni credo, abbiamo gettato acido muriatico su ogni censura tranne quelle che dovrebbero fare riflettere.
Per forza succedono porcherie inimmaginabili, i bambini vengono rapiti dalla loro vita privata e portati sul palcoscenico degli orrori, e le menti malate (troppe ormai) non li vedono più per quello che sono, bambini, ma li catalogano così come una macchina, un divano, un quadro, un vestito, oggetti usa e getta.
Siamo una società finita, morta, all‚Äôinterno di una cattedrale spoglia di immagini, la quale per riempire gli immensi spazi vuoti non calcola più i confini tra ciò che è lecito e ciò che è idolatria, e ogni giorno sempre più si sventra il canone del buon senso che per secoli ha tenuto in piedi l‚Äôunione dei popoli, la famiglia.
Se sei un genitore, non chiedere a tuo figlio cosa vorrà fare da grande, aiutalo solo a diventarlo.
Se sei un bambino, prendi per mano i tuoi genitori e digli: “mi piacerebbe essere un bambino, un bambino semplice”.

A Trieste è vietato suonare per strada

silenzio

Tempo addietro vagando per le strade di Trieste, incontrai dei musicisti c.d.di strada.
Sorridevano,erano allegri, erano “vivi”.
Si avvicinarono senza recarmi alcun disturbo, nessun stato di insicurezza coglieva il mio essere uomo libero, in una terra e città che voglio credere ancora libera. Chiesi cortesemente di suonare Bella Ciao.

La suonarono.

In quel frangente di tempo ove anni di storia e sofferenza scorrevano sulle note di quella che dovrebbe essere il nostro inno nazionale, ho vissuto una grande emozione, una splendida sensazione che probabilmente sarà destinata e rimanere solo un ricordo di vita vissuta.

Dico questo perchè, con delibera del Comune di Trieste, entrata in vigore il 15 ottobre 2010 ( prot. Corr 2/5/42/1-2010), nella splendida città di confine, la Giunta Comunale capeggiata dal Commendatore della Repubblica nonchè Grande ufficiale, Roberto Dipiazza si dispone in via autoritaria il divieto di suonare per strada…

Tale ordinanza dal seguente titolo: “Limitazioni all’esercizio dei mestieri di strada, di suonatore ambulante, cantante, cantastorie e similari” prevede in sostanza che “dal momento che i suonatori che spesso vi insistono chiedendo anche la questua, creano notevole disturbo sia alle attività commerciali ivi presenti, sia ai passanti, aumentando così la sensazione di scadimento della qualità della vita urbana e conseguente senso di insicurezza; al fine di prevenire e di eliminare quei comportamenti che possono causare scadimento della qualità della vita e del decoro urbano”, il musicista verrà prima allontanato, se persiste avrà il sequestro dello strumento, se persiste ancora pagherà una multa di 100 euro.

Salvo che non si rientri nella categoria di “artisti particolarmente qualificati”, beh in questo caso potrà essere rilasciata una specifica autorizzazione ad esibirsi nell’ambito della zona considerata.

Ma avranno creato una commissione ad hoc per stabilire chi è artista qualificato o meno? Quali saranno i criteri? Chi ha diritto di giudicare il “valore” della musica?

Suonare uno strumento musicale per le vie di Trieste conferisce senso di insicurezza?

Follia pura.

Ma è la triste realtà affermata in Trieste.

Un tempo non lontano si passeggiava per le vie della città, imprigionata dalle catene della burocrazia e del consumismo, ascoltando le note musicali di chi con passione ed allegria elargiva note di vita; da oggi,a Trieste, ciò sarà solo mera utopia.

Sembra che il prossimo passo di questa Giunta Comunale sia quello di vietare ai giovani extracomunitari di vendere cose per strada: ¬´Irragionevole vedere dei marcantoni che vendono libri illeggibili per via, perché non vanno a lavorare, a un‚Äôagenzia interinale, o alla Caritas?¬ª. Questo è quanto si legge sul Piccolo di Trieste

“Smooth” nel segno di Franco Baggiani, umori e suoni

JAZZASCONA_2010

Introdurre Franco Baggiani è impresa ardua, una fusione tra arte in prima persona e insegnamento di qualità, scuole nel territorio che producono talenti. Limitiamoci alla sola recentissima e mirata al tema dell’intensa attività artistica del poliedrico trombettista.

Pluri-premiato in Italia ed Europa come uno dei migliori interpreti jazz dello strumento. Dopo ‚ÄúMy way through the jungle‚Äù (2009), album incalzante e pieno di groove, che lo riporta al suo amore per il jazz eletrico ed al mood davisiano degli anni 70, arriva ‚ÄúSmooth‚Äù, il frutto di un progetto che nasce nel 2002 come ‚ÄúTattoo‚Äù e che ha dato vita nel 2006 al secondo album “Santur” e che, in questi anni, è andato perfezionandosi alla ricerca di nuove soluzioni all’interno della fusione del jazz con altre aree musicali. La combinazione di stili e generi diversi è una costante degli ultimi lavori di Baggiani che questa volta si avvale della collaborazione di Pulse (Marco Galardi) che sostituisce Mario Leonelli dei Govinda.

Questo musicista elettronico e ‚Äúvirtuale‚Äù, ha disegnato una sorta di tavolozza sonora elettronica, ora di sapore etno-indiano, ora jungle, ora house, sulla quale vengono disegnate repentine volute e temi distesi di chiaro sapore ambient incorniciate da umori e suoni veramente belli. Sitar, flauti indiani, tablas e una miriade di strumenti provenienti da altre culture, si incontrano con lo scattante e originale fraseggio del trombettista, ora chiaro e netto, ora con echi ed elaborazioni elettroniche che riportano il suono ad una dimensione ancestrale creando una osmosi timbrica di rara bellezza. Sperimentare non significa in ogni caso astrarsi dalla realtà, infatti con Smooth si può ballare con le groove di tendenza e scorgere le velate citazioni….

Superato il tempo in cui etichettare ogni nuovo disco, in Smooth ciascuno può trovare la propria dimensione. Unico e allo stesso tempo molteplice, ogni brano è capace di stimolare l‚Äôimmaginazione di ciascuno in modo diverso e peculiare. Non rimane che immergersi nell‚Äôoceano di suoni e creare lì il proprio habitat. Smooth è prodotto dalla Sound Records, giovane e coraggiosa etichetta fiorentina di musica jazz e d’avanguardia. La Sound Records nasce nel 1997 con l’obiettivo di produrre e prodursi fuori dagli schemi convenzionali. Propone un’idea imperniata sul jazz e territori limitrofi, ma sempre aperta alle contaminazioni e alle contemporaneità musicali. www.francobaggiani.it.