Italia Bella mostrati Gentile con Pane e Coraggio

 

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Forse  sono troppe le cose che vorrei passare e non sono tutte belle, forse a volte  amareggia  e non solo a me,  sapere che ciò che è stato scritto prima della nostra riapertura dal 2007 è andato perso, compresi i commenti,  tolgo il forse e pubblico quanto avevo già scritto poco più di un anno fa e recuperato da altro sito che mi ospitava: Ricordi al Bel Sole di Tripoli. Tra le ultime notizie “nuove” che arrivano dall’Africa, una: Un Nuovo Muro, Contro i Migranti. “Avrà inizio a novembre la costruzione della barriera fra Israele ed Egitto. Servirà a fermare gli africani che provano ad entrare nello Stato ebraico”. Tutto questo l’avevo in bozza da luglio 2010. Oggi è il 13 novembre, non so se il nuovo Muro è iniziato, so che oggi a Brescia c’è una Manifestazione con Corteo fino a una Gru, dove stanno appesi degli Umani che cercano e danno Pane e Coraggio proprio come una Musica di Ivano Fossati ci ricorda.

E alla fine c’è un video dove parla uno di noi, uno che ha deciso di dirle le cose che vede e sente, da anni, da quando è nato in terra di Sicilia ed è emigrata non solo in Italia…la Nuova Mafia.


Italia Bella Mostrati Gentile, cantavano alla fine dell’800 …Torno indietro quindi, come si fa da vecchi, e vi offro uno spaccato che mi sembra sempre dolorosamente attuale, aggiungo qualche video e foto “amarcord“. Concludo con il profumo dell’Africa  e la Sun Ra Arkestra, che ci ispira sempre speranza e forza negli umani e nelle creature che abitano la Terra, perchè “Pane e coraggio ci vogliono ancora che questo mondo non è cambiato pane e coraggio ci vogliono ancora sembra che il tempo non sia passato…”.

Doriana Goracci

Ricordi al bel sole di Tripoli

Ce l’ ha messa tutta mia madre, una vita, a fare intendere alle mie sorelle e a me che nonno non era un fascista. Era nata a Tripoli, lei, il padre e il nonno. Da parte materna, avevano avuto i natali in Egitto e in Marocco da almeno tre generazioni. Racconti partiti  da quel magnifico affabulatore di nonno Umberto, per fare omaggio col nome al re, come la sorella che si chiamava Italia: i viaggi sul Rex, i caffè di Nizza, la bisnonna che disse no all’ altare, le vergate della maestra sulle mani per fare i pesciolini‚  a tutte tranne alla nipote reale, i matrimoni , la casbah con i martelli che battono  rame e argento, le nuotate al porto, il calesse,  feste da ballo,  aromi di¬  spezie e cuscus, Venera la balia, gli amori degli ufficali, la lavandaia araba, i maltesi,  corse a cavallo, il terremoto…


Ma quali colonizzatori, erano commercianti di legname gli uni e laterizi gli altri, qualcuno prima degli anni ’40 aveva esagerato, si narra di uno zio che conservava un orecchio nel portafoglio staccato ad un capo arabo, il battesimo di mia madre con Graziani come padrino, la capacità di mio nonno cresciuto in una famiglia di atei che nascose battesimo e comunione e  poi diventò l’ interprete di Balbo‚mia madre scrisse un libro per sè e per noi di memorie, con gli occhi dell’ infanzia, il diario di una piccola italiana fuggita per sempre da Tripoli, dalla Libia: gli inglesi bombardavano, divenne una piccola giovane profuga, italiana.


Il riscatto avvenne a Roma quando la sua famiglia fascista, erano  in tre, ospitò in casa  per un anno una famiglia di quattro persone: erano ebrei.

Insieme alla musica che ha amato quanto le figlie e il marito, per fortuna riposa e non vede e non sente: non ha avuto mai  voce e dignità di pubblicazione il racconto della sua Tripoli.

Si è affannata lei e loro e tutti a farci capire quanto gli italiani si sentivono rappresentati dal Duce, attaccati a una radio a sentire il Verbo, sentirsi parte dell’ Italia, sentirsi dentro.

Andò sotto il Balcone mio nonno e disse a Tripoli di ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva l’ Italia!

Fu la¬† liberazione, un tripudio di massa. Proseguì lei con l‚Äôamica Renata a camminare giù verso Roma, da Monteverde per andare al Conservatorio di Santa Cecilia, con timori non da poco‚c’ erano soldati e truppe di colore‚ magari alle faccette nere lei c’ era un po’  più abituata.

Era rimasta sola a raccontare in famiglia quell’ incrocio spettacolare di arabo spagnolo francese e siciliano, la vitalità degli italiani, il riscatto dalla vergogna dell’ occupazione e il postumo odio di Gheddafi: noi io non capivo, non sapevo, non vedevo, non avevo mai vissuto il disonore‚ e digitando oggi il suo nome , tante volte chissà‚ scopro che è rimasta traccia di lei sulla rete, per aver partecipato come oratrice ad un convegno, dal nome emblematico: Quasi tutto ancora da vivere‚ è una presentazione di una gustosa divagazione fantastico-poetica sui piaceri dell’ immaginazione o, se volete su sussurri e grida della fantasia .

Ho ascoltato per almeno venti anni il Racconto,  alternato a quello asciutto e fatto di terra dai nonni contadini toscani, profughi a Roma per un portierato, comunisti. Tutti questi  intimismi li avevo già chiamati  Fascismo di ritorno.

Mi affanno, ci affanniamo a mostrare le Odierne Vergogne, di una Tripoli che spedisce e ci manda, di un’ Italia che rimanda e spedisce il Razzismo , la Mafia, il Fascismo, e continua a campare con gli Affari internazionali.

Dicono che si comincia a superare un passato fatto di sangue e stragi, di intolleranze e odio, che stiamo diventando sempre più buoni e comprensivi, dicono  e ancora dicono e ci mostrano il sole dell’ Avvenire. Un presente mai diventato così chiaro.

Ce la dicono e ce la mettono tutta per farci capire quanto siamo comprensivi e giusti, quanto sia doveroso punire chi sia profugo, chi scappa.

Ce la mettono tutta e pubblicano tutto, quello che possa farci scordare, cosa significa essere umani e vivere in Terra come tali.

Quasi tutto ancora da vivere, forse c’ è una speranza per i sussurri e le grida della fantasia.

Doriana Goracci

10 maggio 2009



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Esplode un colossale polpettone politico sul Festival di Sanremo “Bella ciao & Giovinezza”

Ed ecco, quel belinone del Vostro mago delle fiabe,¬†per la serie “tipitipititipiti”, oppure per la serie “in via dei ciclamini al 123”, e perchè no “una rosa di sera non diventa mai nera”, ovvero pare, infatti si racconta, e circola nei corridoi, che a Sanremo sta scoppiando un colossale polpettone.
Le previsioni del tempo danno “pioggia di belini” sul palco dell’Ariston, ma, ed anche pure su tutto l’aere del paese del cucù.
Indi e percui, puntiamo sulla notizia non in lontananza perchè da Genova a Sanremo è una belinata fare un salto, e non è una bella distanza, cusì ci sta anche la rima.
Ovvero, la notizia è questa. Sta facendo il giro della Rete. Ci sono già i sondaggi ed è il nuovo tormentone. Ma la domanda sorge spontanea. Ma cuando è che la smetteremo di menarci la salciccia con la rivisitazione? Nessuno se ne ancora accorto che “la non democrazia regna sovrana”, infatti ci sono anche le bagasce di regime?
Per conoscere il significato di “bagasce di regime” fate un giro in Rete e, chiaramente massimo rispetto per le bagasce, “quelle vere”, che a mio vedere sono delle assistenti sociali.
Però, mi raccomando” quelle vere. Quelle che ogni giorno non vanno a Palazzo. Ci starebbe la rima, però cosa volete, non vorrei che mi leggesse il Cavalier Cortese e poi…Mi facesse pagare le spese!
Indi e percui, nell’attesa di sapere tutto e di più sull’esplosione di questo ultimissimo “polpettone politico”, e per sapere, non quanto è buono il formaggio con le pere, ma per sapere, ove, perduncue, e percuando, magara avvisate anche l’Arnaldo, orduncue per sapere “quando ci sarà lo tsunami di belini”. Ove avverrà il grande evento? Dove ci sarà il top del “diluvio di belini”, a Palazzo Grazioli, all’Ariston di Sanremo, oppure al Quirinale ove il silenzio di Giorgio è tombale, nel senso che…Belin c’è uno strano silenzio, o dico abelinato? Come mai Giorgio non esterna su quanto in argomento?
Vabbeh, mi fermo cuì. Però, diggiamolo. Non se ne può di più. Stamattina Fratel RobertoAldo mosso da un impeto di tristezza ha postato sto belin di post. Gli ho detto di tutto. Abbiamo litigato. Gli ho tirato dietro il mouse, una belinata di biscotti, il naso rosso, e gli ho urlato…La smetti di intristire la Rete? Basta con le tristezze. Armiamoci di allegria che è una grande magia!
Ora Fratel RobertoAldo è seduto ammutolito con un cerottone sulla bocca. Come mai si è ammutolito? Quale oscuro sortilegio lo ha colpito? Ci sarà di mezzo il Mago Tarallo perchè non ha fatto l’ultimo ballo, oppure la Maga Taragna perchè il gusto ci guadagna?
Concludendo, e concludendo, e concludendo, e concludendo nel senso del concludere e del condividere, fate Rete e condivideRete perchè porta bene e toglie la sfiga di torno che ci arriva da Palazzo ogni giorno anche se non è mezzogiorno. Infatti sono le 16,52.
Cuindi, riassumendo, non rileggo, prendetevi compreso nel prezzo tutto e di più, porgo buone castagne a tutt* quant* ovunque voi siate. Lasciamoci cusì senza rancor con una canzone del Festival di Sanremo del bel tempo che fù, quello con l’accento sulla “u”. Lei era lei. Il Festival era quello di Sanremo e FratelMaghetto era tanto abelinato, aveva dismesso le braghe corte, credeva nelle favole tanto quanto adesso, perchè essere “abelinati” è una grande magia perchè ha il profumo della Democrazia. Ovvero, la rima nella chiusa c’è, il Video anche pure, due belinate ce le siamo dette, ora guardate il Video ed emozionatevi in silenzio perchè “la Resistenza continua”.

La Laika Repubblica dell’Avvenire che si mostri Gentile

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Se i due,¬† tre quattro…il codazzo delle retrovie è lungo…insieme vanno, vanno anche gli editoriali in merito alla visita del capo arabo Gheddafi. Mi ha colpita uno in particolare, della Repubblica che è sempre pronta negli scoop come pronto è l’Avvenire, che richiama realisticamente all’ Aldilà da venire: su Italia bella mostrati gentile!


Stando ai titoli e ai sottotitoli, sembra che siano tutti d’accordo e probabilmente è così: ” I vescovi sulla visita di Gheddafi “Uno show che diventa boomerang”Il giorno dopo i festeggiamenti per il trattato di amicizia tra Libia e Italia, non si placano le critiche. L’Avvenire “Incresciosa messa in scena”. Zaia (Lega): “Inviti a islamizzazione? Vada a farli a casa sua”.

Gheddafi è un furbo e l’altro gli bacia le mani…vergogna. Poi andando avanti e alle conclusioni ecco bello cotto il piattino finale, ripeto proposto dalla Repubblica¬† made Avvenire: ” Direi che farebbe meglio ad attenersi ai temi dell’accordo economico commerciale sottoscritto tra Italia e Libia” Zaia, comunque, riserva parole di elogio per lo scambio economico tra i due Paesi. “√à un buon accordo – dice Zaia – vantaggioso e il Governo ha lavorato bene, basti pensare che Maroni ha convinto Tripoli a fermare gli sbarchi clandestini”. Al di là delle osservazioni su quanto organizzato per la visita di Gheddafi in Italia, Zaia racconta del suo incontro con Gheddafi: “√à una persona di straordinario acume – rileva -. Saranno quegli occhi da beduino, ma esercita un carisma eccezionale”.

Pensate che va avanti? No l’articolo finisce così, su questa frase ad effetto, perchè colpisca dentro e sono tutti colpiti dal beduino e le sue vergini ancelle.

Quanto a Tripoli avevo già scritto poco più di un anno fa e recuperato da altro sito che mi ospitava: Ricordi al Bel Sole di Tripoli. Tra le ultime notizie “nuove” che giunsero poco tempo fa, ne era arrivata una, dall’Africa: Un Nuovo Muro, Contro i Migranti.¬† “Avrà inizio a novembre la costruzione della barriera fra Israele ed Egitto. Servirà a fermare gli africani che provano ad entrare nello Stato ebraico”.

Italia Bella Mostrati Gentile, cantavano alla fine dell’800 …Torno indietro quindi, come si fa da vecchi, e vi offro uno spaccato che mi sembra sempre dolorosamente attuale, aggiungo qualche video e foto “amarcord“. Concludo con il profumo dell’Africa¬† e la Sun Ra Arkestra, che ci ispira sempre speranza e forza negli umani e nelle creature che abitano la Terra.

Doriana Goracci

Ricordi al bel sole di Tripoli

Ce l‚Äôha messa tutta mia madre, una vita, a fare intendere alle mie sorelle e a me che nonno non era un fascista. Era nata a Tripoli, lei, il padre e il nonno. Da parte materna, avevano avuto i natali in Egitto e in Marocco da almeno tre generazioni. Racconti¬† partiti¬† da quel magnifico affabulatore di nonno Umberto, per fare omaggio col nome al re, come la sorella che si chiamava Italia: i viaggi sul Rex, i caffè di Nizza, la bisnonna che disse no all‚Äôaltare, le vergate della maestra sulle mani per fare i ‚Äúpesciolini‚Äù¬†¬† a tutte tranne alla nipote reale, i matrimoni , la casbah con i martelli che battono¬† rame e argento, le nuotate al porto, il calesse,¬† feste da ballo,¬† aromi di¬† spezie e cuscus, Venera la balia, gli amori degli ufficali, la lavandaia araba, i maltesi,¬† corse a cavallo, il terremoto‚Ķ

 

Ma quali colonizzatori, erano commercianti di legname gli uni e laterizi gli altri, qualcuno prima degli anni ‚Äò40 aveva esagerato, si narra di uno zio che conservava un orecchio nel portafoglio staccato ad un capo arabo, il¬† battesimo di mia madre con Graziani come padrino, la¬† capacità di mio nonno cresciuto in una famiglia di atei che nascose battesimo e comunione¬† e¬† poi diventò¬† l‚Äôinterprete di Balbo‚ĶE mia madre scrisse un libro per sè e per noi di ‚Äúmemorie‚Äù, con gli occhi dell‚Äô infanzia, il diario di una piccola italiana fuggita per sempre da Tripoli, dalla Libia: gli inglesi bombardavano, divenne una piccola¬† giovane profuga, italiana.Il riscatto avvenne a Roma quando la sua famiglia fascista, erano¬† in tre, ospitò¬† in casa¬† per un anno una famiglia di quattro persone: erano¬† ebrei. Insieme alla musica che ha amato quanto le figlie e il marito, per fortuna riposa e non vede e non sente: non ha avuto mai¬† voce e dignità di pubblicazione il racconto della sua Tripoli. Si è affannata lei e loro e tutti a farci capire quanto gli italiani si sentivono rappresentati dal Duce, attaccati a una radio a sentire il Verbo, sentirsi parte dell‚Äô Italia, sentirsi dentro. Andò sotto il Balcone mio nonno e disse a Tripoli di ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva l‚ÄôItalia! Fu la¬† liberazione, un tripudio di massa. Proseguì lei con l‚Äôamica Renata a camminare giù verso Roma, da Monteverde per andare al Conservatorio di Santa Cecilia, con timori non da poco‚Ķc‚Äôerano soldati e truppe di ‚Äúcolore‚Äù‚Ķmagari alle faccette nere lei c‚Äôera un po‚Äô più abituata. Era rimasta sola¬† a raccontare in famiglia quell‚Äôincrocio spettacolare di arabo spagnolo francese e siciliano, la vitalità degli italiani, il riscatto dalla vergogna dell‚Äôoccupazione e il postumo odio di Gheddafi: noi io non capivo, non sapevo, non vedevo, non avevo mai vissuto il disonore‚ĶE digitando oggi il suo nome , tante volte chissà‚Ķscopro che è rimasta traccia di lei sulla rete, per aver partecipato come oratrice ad un convegno, dal nome emblematico: ‚ÄúQuasi tutto ancora da vivere‚Äù e¬† una presentazione di¬† ‚Äúuna gustosa divagazione fantastico-poetica sui piaceri dell‚Äô immaginazione o, se volete su sussurri e grida della fantasia‚Äù . Ho ascoltato per almeno¬† venti anni il Racconto,¬† alternato a quello asciutto e fatto di terra dai nonni contadini toscani, profughi a Roma per un portierato, comunisti. Tutti¬† questi¬† intimismi¬† li avevo già chiamati¬† Fascismo di ritorno. Mi affanno, ci affanniamo a mostrare le Odierne Vergogne, di una Tripoli che spedisce e ci manda, di un‚Äô Italia che rimanda e spedisce il Razzismo , la Mafia, il Fascismo, e continua a campare con gli Affari internazionali. Dicono che si comincia a superare un passato fatto di sangue e stragi, di intolleranze e odio, che stiamo diventando sempre più buoni e comprensivi, dicono¬† e ancora dicono e ci mostrano il sole dell‚Äô Avvenire. Un presente mai diventato così chiaro. Ce la dicono e ce la mettono tutta per farci capire quanto siamo comprensivi e giusti, quanto sia doveroso¬† punire chi sia profugo, chi scappa. Ce la mettono tutta e pubblicano tutto, quello che possa farci scordare, cosa significa essere umani e vivere in Terra come tali. Quasi tutto ancora da vivere, forse c‚Äôè una speranza per i sussurri e le grida della fantasia.

Doriana Goracci 10 maggio 2009


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