Da Cogne ad Avetrana “Sciacallaggio mediatico” o diritto di cronaca?

LA “MALA TELEVISION”…

 

 

SARAH SCAZZI: UCCISA “UNA VOLTA”, VIOLENTATA “RIPETUTAMENTE” DALLA TV!

 

Eravamo convinti che il “limite della decenza” fosse stato già abbondantemente raggiunto col “trattamento mediatico” riservato all’infanticidio di Cogne e superato in occasione dei delitti di Garlasco e Perugia.

Stando alle cronache che giungono da Avetrana, invece, occorre ammettere di essersi clamorosamente sbagliati…

 

Di fronte l’altare del “voyeurismo” pubblico (e la cassa privata dello “share”!) stiamo assistendo all’ennesima “messa in scena” di un orrore senza fine, ad un’informazione “urlata” che nega ogni forma di “rispetto” nei confronti del dramma di una quindicenne ammazzatta!

 

Quando, quel caldo pomeriggio del 26 agosto, Sarah Scazzi è scomparsa nel nulla, nessuno si sarebbe immaginato che il suo caso avrebbe suscitato tanto “clamore”.

Tutto, però, è improvvisamente cambiato (in un certo senso, “degenerato”!) quel 6 ottobre scorso, quando il corpo dell‚Äôadolescente pugliese è stato rinvenuto nelle campagne di Avetrana, immerso in un pozzo, dopo la “confessione shock” dello zio, Michele Misseri!

 

Negli stessi momenti del ritrovamento, in diretta tv, a “Chi l’ha visto” c’era Concetta Serrano, madre di Sara Scazzi, in collegamento proprio da casa Misseri!

E’ durante la trasmissione che arriva la notizia che nessuno mai si sarebbe aspettato!

Ed è a questo punto, però, che è accaduto “l’inqualificabile“: gli autori del programma, piuttosto che spegnere le telecamere e avvisare la madre col massimo riserbo delle notizie d’agenzia che pervenivano, hanno deciso di proseguire la diretta!

Federica Sciarelli, allora, dinanzi lo sguardo pallido, scioccato, pietrificato della madre di Sarah, le comunica in diretta di ritrovarsi nella casa del presunto omicida della figlia!

Costringere la signora Concetta a condividere (anche solo per “interminabili minuti”!) un momento di comprensibile disperazione (indipendentemente dall’assenza di lacrime, reagendo ogni persona “a modo proprio” alle emozioni…) davanti l’occhio vigile e ossessivo delle telecamere è stata un’ulteriore, crudele e gratuita “violenza” ai danni della famiglia Scazzi!

 

Il risultato auspicato dal programma è stato, ovviamente, raggiunto: “boom di ascolti” e grande visibilità su tutti i media!

Ma a quale prezzo???

ESISTONO RAGIONEVOLI “GIUSTIFICAZIONI” PER QUESTO “ACCANIMENTO MEDIATICO”?

 

Ad Avetrana, l’informazione italiana ha raggiunto il punto più “basso” degli ultimi anni, “spettacolarizzando” oltre ogni limite un dramma reale!

Del caso Scazzi, gettato nel “tritacarne televisivo”, si è fatto una sorta di “polpetta informe” con cui saziare la “curiosità famelica” di milioni di telespettatori (disposti, piuttosto che a deporre un “lenzuolo bianco” sulla vicenda, a chinare la testa “sempre più in fondo” nel pozzo!).

Sono state innumerevoli e “indegne” le speculazioni messe in atto sulla pelle di una giovane vittima, con buona pace:

a- per la “privacy” delle persone coinvolte;

b- per l’immagine di un “minore” (quale era Sarah);

c- e per il “garantismo” (che sarebbe dovuto nei confronti di persone, allo stato, meramente indagate!).

Per questo l’impressione è che la piccola Scazzi sia stata uccisa “una sola volta” (non sappiamo ancora esattamente da chi‚Ķ) ma violentata “ripetutamente” da una tv “senza scrupoli” a caccia di “visibilità” ed “ascolti”!

Non esiste “giustificazione alcuna” a questa ossessiva ed eccessiva “attenzione mediatica”!

Ed è proprio questo quello che cerco di spiegare (e dimostrare) nel DOSSIER ‚ÄúLA MALA TELEVISIONE‚Äù, che trovate PUBBLICATO sul blog ‚ÄúPanta Rei‚Äù, ALLA PAGINA: http://gaspareserra.blogspot.com/2010/11/la-mala-television.html

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Gaspare Serra

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Un bambino semplice

Dove sono finiti i bambini?
Quelli che andavano a scuola al mattino, quelli che i genitori li andavano a prendere all’uscita di scuola e si andava a pranzo, ogni tanto a mangiare la pizza o un panino veloce ma quasi sempre a casa propria, e che nel pomeriggio facevano prima i compiti e poi si poteva giocare, dove sono finiti?
Ci sono ancora, eccome! Fortunatamente ci sono ancora anche se un po‚Äô acciaccati dalle novità evolutive di questo mondo e dalla moda. Si perché alcuni di loro guardano i propri simili in tv e rimangono perplessi, si chiedono come mai loro devono studiare e fare una vita ‚Äúnormale‚Äù quando nel piccolo schermo vedono alcuni compagni che fanno le pubblicità o che addirittura cantano e vengono osannati come fossero navigate star.
Quanto c‚Äôè di vantaggioso e ottimale dietro la presentazione ‚Äúoscena‚Äù di bambini che vengono dati in pasto ai telespettatori così come si “donavano” i cristiani in pasto ai leoni nelle grandi arene?
‚ÄúChe schifo‚Äù dico io. Ma sarò l‚Äôunico a pensarla così?
Ho sempre odiato la mercificazione dei bambini sotto ogni forma, non a caso già dall‚Äôetà di 4 anni e mezzo gridai davanti alla commissione dello zecchino d‚Äôoro: ‚Äúper questi signori non canto perché non li conosco‚Äù aggiungendo anche un‚Äôaltra piccola frase che è meglio non dire.
Personalmente non mi sembra ‚Äúnaturale‚Äù che i bambini vengano ‚Äúutilizzati‚Äù per scopi commerciali. Né quando vengono buttati davanti ad una telecamera per fare un spot pubblicitario né tanto meno quando diventano protagonisti inconsapevoli di programmi dove devono cantare brani di altrettanti interpreti famosi, entrando già in tenera età in una competizione assurda, subdola e che non gli appartiene.
Probabilmente la storia di Nikka Costa, (figlia del celebre e compianto produttore discografico Don Costa) che da bambina prodigio è stata scaraventata in un mondo terribile che l‚Äôha divorata in ogni senso, e che non guarda in faccia a nessuno pur di fare soldi, non ha insegnato nulla. Non solo, ma come sempre vige il menefreghismo mescolato con il narcisismo e il meismo, il volere apparire sempre belli e bravi e primeggiare ad ogni costo per raggiungere sogni effimeri. Colpevoli di questo sono i genitori nel 99% dei casi. Ovviamente parliamo di genitori di merda eh, anche qui nel 99% dei casi.
Non lo scopro io e non è una novità che dietro le quinte del mondo dello spettacolo vi sono tutte le peggio cose del sistema, è un mondo a parte e non lascia possibilità di pentimento, una volta nel vortice non se ne esce più, o perlomeno non se ne esce più dall‚Äôessere ‚Äúnormali‚Äù.
Non molto tempo fa per un genitore era motivo di orgoglio e di vanto se il proprio figlio riusciva negli studi e di conseguenza nel lavoro, è anche vero che il lavoro scarseggia parecchio mentre di mignotte e rimbambiti c’è sempre bisogno. E’ un mercato florido che non conosce crisi.
Si dovrebbero fare solo ed esclusivamente programmi musicali con adulti, cabaret, programmi di politica e di informazione, di denuncia, film e cartoni animati, ma lasciamo stare i bambini, lasciamoli vivere, lasciamoli fare una vita da bambino semplice, senza stellette e gradi sulle spalline e senza medaglie, avranno tutto il tempo di combattere quando saranno adulti, ma solo se li facciamo diventare adulti mentre possono e devono guardare il mondo con occhi da bambino, costruendosi la propria personalità e carattere giorno dopo giorno, giocando e piangendo per cose che appartengono ai sogni e desideri e amarezze che attraversano ognuno in base all‚Äôetà. Stupidaggini per noi, ma problemi veri per loro, e a volte insormontabili, per i quali hanno bisogno di aiuto e di rispetto.
Ecco, poi però abbiamo il coraggio di scandalizzarci quando sentiamo parlare del dilagare di piaghe orribili come la pedofilia, quando vediamo e leggiamo di adulti che senza ritegno e vergogna alcuna si lanciano addosso a minorenni come se l‚Äôetà non contasse più, perché in questa lurida società abbiamo ‚Äúlivellato‚Äù ogni credo, abbiamo gettato acido muriatico su ogni censura tranne quelle che dovrebbero fare riflettere.
Per forza succedono porcherie inimmaginabili, i bambini vengono rapiti dalla loro vita privata e portati sul palcoscenico degli orrori, e le menti malate (troppe ormai) non li vedono più per quello che sono, bambini, ma li catalogano così come una macchina, un divano, un quadro, un vestito, oggetti usa e getta.
Siamo una società finita, morta, all‚Äôinterno di una cattedrale spoglia di immagini, la quale per riempire gli immensi spazi vuoti non calcola più i confini tra ciò che è lecito e ciò che è idolatria, e ogni giorno sempre più si sventra il canone del buon senso che per secoli ha tenuto in piedi l‚Äôunione dei popoli, la famiglia.
Se sei un genitore, non chiedere a tuo figlio cosa vorrà fare da grande, aiutalo solo a diventarlo.
Se sei un bambino, prendi per mano i tuoi genitori e digli: “mi piacerebbe essere un bambino, un bambino semplice”.