La nuova “rete” dei viaggiatori

Da quando la rete si è estesa, e ha esteso la possibilità di condivisione e contatto di ciascuno, le abitudini di tutti noi sono cambiate. Uno degli aspetti che maggiormente ha cambiato il modo di lavorare e di organizzare le proprie prospettive è quello legato al mondo dei viaggi.

È storia ormai antica che le agenzie di viaggio lavorino un terzo di quello che lavoravano un tempo, da quando la rete ha fornito e continua ad ottimizzare quotidianamente l’utilizzo degli strumenti che rendono facile organizzare un viaggio a ciascuno.

Noi abbiamo fatto di questa filosofia self-made il fulcro del nostro blog e oggi vogliamo portare la vostra attenzione su un fenomeno che va al di là degli strumenti per l‚Äôorganizzazione di un viaggio, per arrivare alla costruzione di un itinerario in base ad un passaparola in rete.

Lo spunto alla riflessione ce lo fornisce il gran parlare di questi ultimi giorni circa Basilicata Coast to Coast. Il regista Rocco Papaleo ha incontrato, infatti, un paio di  giorni fa, alcuni blogger Italiani cui ha presentato il DVD e Blu-Ray del film, con un contenuto speciale “Post Scriptum” e per chiacchierare con alcuni protagonisti della rete in prima persona. Il film Basilicata Coast to Coast ha dato vita ad un fenomeno interessante: la trasposizione dell’esperienza dal film alla rete e alla vita reale, per poi tornare in rete.

Per gli operatori del Centro Visite di Masseria Radogna del Parco della Murgia materana, l’uscita del film dell’attore-regista lucano ha fatto scoprire una Basilicata dagli itinerari inediti. (ANSA)

A detta del regista, come testimoniano alcuni video postati in rete, quest‚Äôanno il turismo in Basilicata è aumentato quasi del 20%. Sembra, infatti, che la nuova tendenza turistica dell‚Äôanno sia stata proprio la partenza alla volta del percorso descritto dal regista: arrivo in auto al Centro visita di Masseria Radogna per poi lanciarsi in esplorazioni e visite al parco e alle chiese rupestri.

Da quando è uscito il film, infatti, l‚Äôitinerario che i protagonisti percorrono da una costa all‚Äôaltra della Basilicata è stato ripercorso da tantissime persone. Un itinerario suggerito in un percorso cinematografico, attraverso la rete è divenuto pretesto di viaggio. Vari blog hanno pubblicato il percorso e tutti i tips & tricks per affrontarlo al meglio.

Qualche esempio

http://www.econote.it/2010/08/14/basilicata-coast-to-coast/

http://www.blogvacanza.com/index.php/2010/08/basilicata-coast-to-coast/

http://www.ilcicloviaggiatore.it/forum/viewtopic.php?f=38&t=1656

http://www.utilitymagazine.it/turismo/1690-la-basilicata-coast-to-coast-dal-tirreno-allo-jonio.html

http://alexeidos.blogspot.com/2010/08/basilicata-cast-to-coast-il-diario-di.html

C‚Äôè chi ha girato dei veri e propri cortometraggi nel rifare il percorso:

http://www.youtube.com/watch?v=qQYl6peolek

Si sono susseguiti tam-tam in rete,  persone in  cerca di compagni di  avventura per compiere l’impresa dei protagonisti del film: attraversare la Basilicata da parte a parte a piedi in 10 giorni.

La riflessione che consegue è: l‚Äôaggregazione e la condivisione che sono il fulcro della rete possono davvero dare vita a nuovi centri di interesse e nuove prospettive! Il passa parola e la condivisione delle esperienze personali fanno in modo che le possibilità di ciascuno si amplino e un film può divenire un buon motivo per partire alla scoperta di un territorio come la Basilicata.

Quanti avrebbero mai pensato di compiere un’impresa del genere prima di leggere nei blog le recensioni del film e le proposte di aggregazione lanciate in rete?

La rete può anche questo, può modellare un contenuto in base alle mille sfaccettature che sono presenti in ciascuno, abitante di essa, e fare in modo che un racconto divenga vita reale e viceversa.

Noi di puntini di viaggio ci siamo innamorate della rete tempo fa e ancora di più abbiamo apprezzato quanto la condivisione delle esperienze sia fonte di arricchimento per noi e per gli altri. Condividere un link, suggerire un itinerario può avere conseguenze grandissime, come quello di incidere sulle ferie e sui programmi altrui o far crescere il turismo in una regione del nostro paese.

Le community di viaggio, come tutte le altre community, in rete sono affascinanti proprio per quello, perché la condivisione di esperienze innesca dei meccanismi che sortiscono effetti imprevedibili e perché la condivisione di un link può significare tante, tantissime cose! La rete non isola ma accomuna, coinvolge, porta valore. La rete cambia il modo di porci nei confronti delle cose e di affrontarle. Pensare di partire ripercorrendo i luoghi¬† di cui abbiamo letto nel blog di qualcuno, riassaporare le emozioni che abbiamo immaginato leggendone in rete o guardando una foto su flickr.

Questa nuova forma di organizzare i nostri percorsi sia fisici che emozionali, crediamo sia essa la vita che pulsa in rete.

Condividere le esperienze in modo da agevolare chi verrà dopo di noi, rendendo tutto più ricco e più piacevole è un‚Äôemozione unica ed è il motivo che ci spinge a scrivere sul nostro blog.

Non c‚Äôè soddisfazione più grande che sentirti dire ‚ÄúLeggendo il vostro blog mi sembrava di essere con voi in quel momento, è stato come viaggiare!‚Äù oppure ‚ÄúHo letto il vostro blog e ho fatto lo stesso giro, è stato bellissimo!‚Äù.

Scrivete, leggete condividete e date vita a nuovi itinerari.

Il bene comune

Come figlio di madre istriana, ho sempre adorato il mare di scoglio, e quando posso mi rifugio nel mio paradiso di sempre.
Ma per motivi di opportunismo e finche’ i figli erano piccoli, mi sono adattato a passare un po di tempo estivo anche a Bibione, dove, avendo comperato una piccola abitazione a 100 mt dal mare, potevo fare passare ai miei figli la gioia di insozzarsi di sabbia fino nelle orecchie.
Nondimeno ora che i figli sono grandi, passo volentieri qualche giorno in questo posto bello anche se non affascinante.
Mi alzo presto la mattina e vado in spiaggia, mi piace il contatto con la natura, mi sorprendo a godere del rumore ritmico delle onde, del grido dei gabbiani di cui non posso fare a meno, della immensità del mare che mi si apre davanti.
Rimango ore li a riflettere finche’ il sole non comincia a scottare, mia sveglia biologica per fare ritorno a casetta.
Questa mattina, mentre riflettevo sulla pace della natura, osservavo la gente che piano piano iniziava a camminare come al solito in riva al mare, e mi piaceva osservarla nei comportamenti.
Dal bambino al vecchio, ognuno si immergeva in questo fluido dualistico natura uomo, tutti con un proprio fine ed una propria soddisfazione.
Dal bambino che dava calci all’acqua per goderne degli schizzi, al vecchio il cui magari unico scopo e’ di fare movimento come suggerisce il medico.
Come in un film tutta questa gente mi passava davanti chi chiacchierando chi muta immersa in chissà quali pensieri. Una donna in bikini cammina stando bene attenta che tutti la guardino, una donna grassa cammina masticando un pezzo di pane, come se la sfida quotidiana al peso non le permetta di abbassare la guardia.
Un uomo di mezza eta’ cammina stando bene attento che la sua prominente pancetta non sia molto in evidenza, le mamme con i bambini sono le più tenere, osservano i piccoli giocare con la sabbia e finalmente possono rilassarsi. Non c’è miglior calmante di un posto senza pericoli.
Vicino a me passa una coppia di tedeschi, ultime retroguardie della consueta invasione di maggio e giugno, e più in la due famiglie polacche stendono gli asciugamani soddisfatte di poter godere di un mare innocuo che loro non hanno e che finalmente possono godere dopo decenni di regimi totalitari.
E’ presto per i vu cumpra’ la spiaggia e’ relativamente ancora deserta e non si fanno affari finche’ non brulica, ma tra un po si riempirà’ anche di costoro.
La spiaggia si sta riempiendo, una miriade di dialetti di linguaggi incomprensibili di strilli di esclamazioni e di risate faceva da contorno ad un mondo che si muoveva nel mio film privato.
Osservavo questa gente in silenzio e pensavo che tutta questa gente, con tutte le loro diversità alla fine non aveva nessuna differenza fra di loro.
Li osservavo e mi dicevo : se dovessi chiedere loro cosa si aspettino dalla loro vita, penso che tutti mi risponderebbero che piacerebbe vivere bene e sereni. Il che e’, penso, l’aspettativa del genere umano completo.
E’ pur vero che in vacanza l’aspettativa di ogni persona e’ quella di estraniarsi dalle miserie della quotidianieta’ ma e’ altrettanto vero che l’uomo ambisce, ed e’ naturale questo, a stare bene sempre , non solo in vacanza.
Oserei dire che e’ il fine primario e ultimo dell’uomo quello di ambire al proprio benessere.
Io penso che attorno ad ognuno di noi ci sia una aura personale
Per aura intendo lo stato di vita di un individuo, nel suo privato e nel suo sociale.
Questo stato è la propria sfera di azione o aura.
E’ l’individuo che decide chi e quale tipo di estraneo puo’ entrare nella propria aura.
Lui e solo lui è padrone di questa sua aura. Ne va fiero al punto da esserne geloso. Alcuni individui ne sono più consapevoli ed altri meno ma istintivamente ogni individuo ha la propria aura.
In questa aura personale ogni individuo estraneo può entrare solo con il permesso del padrone e lo può fare in punta dei piedi.
Ogni volta che non viene rispettata tale regola si fa e si subisce violenza.
La reazione a ciò è una chiusura della propria aura a qualsiasi ulteriore violenza,chi subisce violenza può a sua volta farla per ripristinare il livello che inconsciamente ritiene adeguato per se stesso.
Se la violenza è continua l’aura ne subisce un danno con conseguente scadimento del livello di benessere.
Se lo scadimento del livello è continuo, si può arrivare all’annullamento della aura, a questo punto l’individuo non avendo più aura diventa schiavo di coloro che fanno violenza.
Se l’individuo riesce a difendere la propria aura al punto di impedire l’ingresso a tutti, questo diventa a sua volta schiavo di se stesso, non essendoci più un confronto con il mondo esterno.
Più è elevato il livello della propria aura più forte è la necessità di mantenere tale valore.
E’ pertanto possibile definire una relazione diretta tra aura e benessere.
Più alto è il benessere di un individuo e più questi tende e mantenere il livello di aura alto.
Al contrario dove non c’è benessere o comunque non è adeguato l’aura è ristretta e limitata.
Non c’è interesse da parte dell’individuo a ripristinare ciò che non c’è o è poco.
Dunque questa aura regola i rapporti tra individuo e altri individui, dunque tra individuo e società.

Ogni individuo con la sua aura si muove in questo fluido alla ricerca del suo bene che è poi un bene comune.
Ma cosa è il bene comune?
Cosa è questa cosa che ci fa commettere omicidi, violenze e atti inconsulti pur di ottenerlo?
E‚Äô la salvaguardia della nostra aura, la salvaguardia del nostro benessere, ciò a cui siamo arrivati a costo di sacrifici
Il nostro benessere, il nostro bene comune non è di sinistra non è di destra, non è cattolico mussulmano oppure ebraico, è il nostro appagamento.
Ma purtroppo i rapporti con la società hanno sporcato questa esigenza di aura personale e sociale.
In fin dei conti tutte e tre le strutture economiche che hanno gestito il mondo negli ultimi 200 anni hanno fallito miseramente, la rivoluzione industriale, il comunismo e il capitalismo sfrenato hanno fallito in quanto hanno tutti anteposto gli interessi privati alla‚Äù socialità‚Äù.
Questo è mancato alla gente
I partiti politici cercano di appropriarsene e per fare ciò stimolano dualismi infondati e contrapposizioni ideologiche che non esistono. Ma tenendoci separati furbescamente con queste ideologie, l‚Äôun contro l‚Äôaltro armato approfittano della nostra debolezza per gestirci.
E’ l’ennesima violenza della nostra aura, perpetrata su tutto l’essere umano.
Noi tutti subiamo ogni giorno questa violenza ma questo parassita si è annidato oramai all‚Äôinterno della nostra aura e noi non riusciamo più a scacciarlo in quanto ogni giorno subiamo la violenza psicologica che si annida dentro il nostro pensiero.
Forse che il bene comune di sinistra può essere differente dal bene comune di destra? Lo stare bene può avere colorazioni politiche? Fare del bene alle persone sofferenti può avere un distinguo politico?
Dare da mangiare ad un affamato può essere una azione fatta bene da un cattolico e non da un mussulmano?
Proteggere un debole può avere una connotazione di destra oppure di sinistra?
Io non credo.

Io penso che dovremmo riappropriarci della nostra aura, scacciare i parassiti che si annidano dentro di noi e tornare ad un rapporto sereno con il prossimo, sfrondato da credo e ideologismi che vorrebbero sporcare il nostro bene comune.
Riappropriamoci del nostro bene comune, usciamo nelle piazze, rapportiamoci con il nostro prossimo senza pregiudizi, facciamo interagire le nostre aure, chiediamogli se il suo concetto di bene sia differente dal nostro, e ci accorgeremo che se riusciremo a spogliarci dei pregiudizi tutto ci sembrerà più facile.
Entriamo nel nostro film sulla spiaggia, e proviamo a dare calci all‚Äôacqua. Se lo fa un bambino perché non dovrei farlo io?