Ma ora no

By: Roberto Bertoli

Capita spesso la mattina presto, al bar mentre leggo il giornale e bevo l’irrinunciabile caffè espresso, che una notizia mi faccia pensare se ho messo lo zucchero o no, ma ce ne sono alcune che hanno l’effetto di quando per sbaglio a casa dentro il caffé ci hai messo il sale. A chi non è mai capitato?.
Ieri mattina era una di quelle. Mentre leggo di un alluvione, di un disastro più o meno annunciato, di un Bossi e la missione impossibile e di un Bondi tremebondo e serafico che piagnucola “non è colpa mia”, di colpo una notizia, di quelle che si trova giusto lo spazio di un giorno per “dovere di cronaca”, parla di una Mamma morta e di un Bambino di tre anni.
Vorrei come al solito andare oltre, saltare quell’articolo cerca lacrime, ma mi colpisce la foto, il viso, bello, giovane di una Donna con un Bambino con gli occhi celati. anche lui appare bello, come tutti i bambini, la curiosità prevale e vado a leggere.
“Mamma muore all’improvviso bimbo di tre anni la veglia per ore.” e sotto ” La donna malata di diabete, è caduta in bagno picchiando duramente il capo, il piccolo a portato li i suoi giocattoli credendo dormisse.” Leggo anche che fatale è stato il calo improvviso di zuccheri, una caramella e non sarebbe successo niente, dice un medico. Poi dolore sbigottimento e tutto quello che i giornalisti ci mettono per riempire la pagina.
Ma quello che mi ha colpito è quello che il giornale non dice, di quel Bambino, dei suoi giocattoli accanto alla Mamma “che dorme”.
Tre anni, un germoglio di Vita, dove tutto è un gioco, la scoperta stessa della Vita è un gioco, tre anni troppo presto per avere la consapevolezza della Morte e allora prendi i tuoi giocattoli e da bravo aspetti che la Mamma si svegli per portarti all’asilo, come tutte le mattine, assieme ad altri Bambini, giocando andando incontro alla vita.
Così deve essere la vita di un Bambino di tre anni, giocare per apprendere, verrà il tempo per comprendere che la vita ha tante facce e non è solo un gioco, che ci sono doveri e responsabilità, che la vita è fatica, che esiste anche la morte, ma per questo c’è tempo ora no, non potrebbe capire e non lo dovrebbe nemmeno capire.
Non spiegatelo ora a quel bambino che la Mamma non vero che dorme, non spiegategli che la Mamma è morta, non lo capirebbe, almeno spero, perché se un bambino di tre anni riesce a comprendere il senso della Morte in me muore ogni speranza, lo so che non si dovrebbe, ma raccontategli una bugia, quando sarà grande capirà, ma ora lasciatelo ancora nell’innocenza che solo un bambino può avere e quando chiederà dove è la sua Mamma prendete i suoi giocattoli e giocate con lui aspettando che la sua coscienza sia pronta svegliarsi e comprendere appieno la complessità della vita e che esiste anche la morte. Ma ora no.
Vladimiro Cordone

Un bambino semplice

Dove sono finiti i bambini?
Quelli che andavano a scuola al mattino, quelli che i genitori li andavano a prendere all’uscita di scuola e si andava a pranzo, ogni tanto a mangiare la pizza o un panino veloce ma quasi sempre a casa propria, e che nel pomeriggio facevano prima i compiti e poi si poteva giocare, dove sono finiti?
Ci sono ancora, eccome! Fortunatamente ci sono ancora anche se un po‚Äô acciaccati dalle novità evolutive di questo mondo e dalla moda. Si perché alcuni di loro guardano i propri simili in tv e rimangono perplessi, si chiedono come mai loro devono studiare e fare una vita ‚Äúnormale‚Äù quando nel piccolo schermo vedono alcuni compagni che fanno le pubblicità o che addirittura cantano e vengono osannati come fossero navigate star.
Quanto c‚Äôè di vantaggioso e ottimale dietro la presentazione ‚Äúoscena‚Äù di bambini che vengono dati in pasto ai telespettatori così come si “donavano” i cristiani in pasto ai leoni nelle grandi arene?
‚ÄúChe schifo‚Äù dico io. Ma sarò l‚Äôunico a pensarla così?
Ho sempre odiato la mercificazione dei bambini sotto ogni forma, non a caso già dall‚Äôetà di 4 anni e mezzo gridai davanti alla commissione dello zecchino d‚Äôoro: ‚Äúper questi signori non canto perché non li conosco‚Äù aggiungendo anche un‚Äôaltra piccola frase che è meglio non dire.
Personalmente non mi sembra ‚Äúnaturale‚Äù che i bambini vengano ‚Äúutilizzati‚Äù per scopi commerciali. Né quando vengono buttati davanti ad una telecamera per fare un spot pubblicitario né tanto meno quando diventano protagonisti inconsapevoli di programmi dove devono cantare brani di altrettanti interpreti famosi, entrando già in tenera età in una competizione assurda, subdola e che non gli appartiene.
Probabilmente la storia di Nikka Costa, (figlia del celebre e compianto produttore discografico Don Costa) che da bambina prodigio è stata scaraventata in un mondo terribile che l‚Äôha divorata in ogni senso, e che non guarda in faccia a nessuno pur di fare soldi, non ha insegnato nulla. Non solo, ma come sempre vige il menefreghismo mescolato con il narcisismo e il meismo, il volere apparire sempre belli e bravi e primeggiare ad ogni costo per raggiungere sogni effimeri. Colpevoli di questo sono i genitori nel 99% dei casi. Ovviamente parliamo di genitori di merda eh, anche qui nel 99% dei casi.
Non lo scopro io e non è una novità che dietro le quinte del mondo dello spettacolo vi sono tutte le peggio cose del sistema, è un mondo a parte e non lascia possibilità di pentimento, una volta nel vortice non se ne esce più, o perlomeno non se ne esce più dall‚Äôessere ‚Äúnormali‚Äù.
Non molto tempo fa per un genitore era motivo di orgoglio e di vanto se il proprio figlio riusciva negli studi e di conseguenza nel lavoro, è anche vero che il lavoro scarseggia parecchio mentre di mignotte e rimbambiti c’è sempre bisogno. E’ un mercato florido che non conosce crisi.
Si dovrebbero fare solo ed esclusivamente programmi musicali con adulti, cabaret, programmi di politica e di informazione, di denuncia, film e cartoni animati, ma lasciamo stare i bambini, lasciamoli vivere, lasciamoli fare una vita da bambino semplice, senza stellette e gradi sulle spalline e senza medaglie, avranno tutto il tempo di combattere quando saranno adulti, ma solo se li facciamo diventare adulti mentre possono e devono guardare il mondo con occhi da bambino, costruendosi la propria personalità e carattere giorno dopo giorno, giocando e piangendo per cose che appartengono ai sogni e desideri e amarezze che attraversano ognuno in base all‚Äôetà. Stupidaggini per noi, ma problemi veri per loro, e a volte insormontabili, per i quali hanno bisogno di aiuto e di rispetto.
Ecco, poi però abbiamo il coraggio di scandalizzarci quando sentiamo parlare del dilagare di piaghe orribili come la pedofilia, quando vediamo e leggiamo di adulti che senza ritegno e vergogna alcuna si lanciano addosso a minorenni come se l‚Äôetà non contasse più, perché in questa lurida società abbiamo ‚Äúlivellato‚Äù ogni credo, abbiamo gettato acido muriatico su ogni censura tranne quelle che dovrebbero fare riflettere.
Per forza succedono porcherie inimmaginabili, i bambini vengono rapiti dalla loro vita privata e portati sul palcoscenico degli orrori, e le menti malate (troppe ormai) non li vedono più per quello che sono, bambini, ma li catalogano così come una macchina, un divano, un quadro, un vestito, oggetti usa e getta.
Siamo una società finita, morta, all‚Äôinterno di una cattedrale spoglia di immagini, la quale per riempire gli immensi spazi vuoti non calcola più i confini tra ciò che è lecito e ciò che è idolatria, e ogni giorno sempre più si sventra il canone del buon senso che per secoli ha tenuto in piedi l‚Äôunione dei popoli, la famiglia.
Se sei un genitore, non chiedere a tuo figlio cosa vorrà fare da grande, aiutalo solo a diventarlo.
Se sei un bambino, prendi per mano i tuoi genitori e digli: “mi piacerebbe essere un bambino, un bambino semplice”.

Una grande famiglia

Nutella and more
Creative Commons License photo credit: klavr

C’era una volta la Nutella.

Chi non ha assaggiato almeno una volta nella vita o addirittura divorato un bel bicchiere di Nutella.

Nocciola, latte, burro di cacao e pasta di cacao. Già, una volta era così. Oggi non esiste più, ovvero, esiste ancora la Nutella, ma non esistono più gli ingredienti tanto naturali che la componevano, al loro posto una serie di emulsionanti e di oli vegetali di cui non si conosce né l’origine né la provenienza perchè chi la produce se ne guarda bene dal metterne la tracciabilità sul prodotto, scopriremmo cose realmente schifose.

La grande famiglia Ferrero, si è adeguata alla svelta a quella globalizzazione che ci ha regalato di tutto e di più, ma nonostante questo è una famiglia talmente rispettabile che non conta come producono, conta invece “quanto” producono e che forza hanno sul territorio nazionale. Non a caso nel suo Blog anche il comico Beppe Grillo in questi giorni ha esaltato la famiglia Ferrero e i prodotti da questi commercializzati nel mondo come se fossero veramente meravigliosi. In verità si tratta di schifezze e prima o poi qualcuno in Italia o all’estero se ne dovrò accorgere, al di la di coloro che incassano soldi o favori per dire che questi prodotti sono eccellenti.

Non c’è più in commercio nessun prodotto Ferrero che sia fatto con burro e/o pasta di cacao, quindi i Ferrero non producono e non distribuiscono più cioccolata, ma sostanze le quali non ci è dato sapere, anzi, ci è dato sapere in parte, lo vediamo dalle minuscolissime scritte riportate sulle confezioni di ogni prodotto, quasi invisibili e del tutto insignificanti.

La tracciabilità dei prodotti vale per molti ma non per tutti, nella macellazione per esempio, si deve (giustamente) sapere dove è nato l’animale, quindi il paese d’origine, poi dove è stato allevato, ed infine dove e quando è stato macellato. In tutto ciò un servizio veterinario segue l’iter fino a che la bistecca viene confezionata e messa in vendita.

Mi sono preso la briga di leggere l’etichetta della famosissima Fiesta Ferrero, quella che ti tenta 3 volte tanto, e dopo essermi premunito di lente di ingrandimento, ho letto quanto segue:

descrizione: tortina all’arancia con liquore ricoperta al cacao magro.

Ingredienti: zucchero, farina di frumento, grassi vegetali non idrogenati, sciroppo di glucosio-fruttosio, uova, liquore.

Vino liquoroso, aromi, zucchero, aromi, olio vegetale non idrogenato, scorze di arancia candite, cacao magro 2%, amido di frumento, siero di latte in polvere, succo d’arancia, latte scremato in polvere, aromi, emulsionanti (mono e di gliceridi degli acidi grassi, lecitina di soja), agenti lievitanti (carbonato d’ammonio, difosfato disodico, carbonato acido di sodio), sale.

Avete mai provato in casa vostra a fare un tortino usando questi ingredienti? Fortunatamente no, alla prima sniffata vi avrebbero portato d’urgenza al pronto soccorso.

Noi chiediamo: la provenienza dei prodotti utilizzati qual è? Mah!!! Il latte in polvere che latte è ma soprattutto da dove viene? Meglio non saperlo? Il cacao magro in polvere lo hanno fatto passare vicino alla catena di produzione per dargli il sapore (2%) da dove viene?. La voce aromi che tipo di aromi sono e da dove provengono? Il liquore e il vino liquoroso così come il succo di arancia che roba è? Si può sapere da dove provengono? Gli emulsionanti che roba è?

Ogni tanto vi chiedete cosa mangiamo ma soprattutto cosa diamo da mangiare ai bambini? Anche questa è purtroppo una domanda che quasi nessuno si fa, per comodità forse, o più semplicemente perché viviamo nell’era del disinteresse.

Di una cosa siamo certi, che alla grande famiglia Ferrero così come altre industrie dolciarie che riempiono gli scaffali dei supermercati di merendine, snack, biscottini e sfizioserie varie, probabilmente non interessa  nulla della nostra salute e tanto meno quella dei nostri figli, i quali vengono (insieme a noi) bombardati da ogni sorta di pubblicità ingannevole, e questo senza che nessun garante li blocchi sul nascere o quanto meno gli faccia dire la verità sui prodotti commercializzati, ma sappiamo bene che esistono molti mezzi per silenziare chi dovrebbe sorvegliare no? Il più vecchio e sempre funzionale è il grano‚ ma si tratta di quello senza chicchi però, è piuttosto un “grano” cartaceo.

In TV ci sono decine di programmi che si occupano di cibo, come si prepara e quanto si può spendere, ma nessuno di questi si preoccupa di denunciare le aziende, centinaia, che mentre da una parte descrivono gli ingredienti dall’altra non dicono da dove provengono occultandone quindi l’origine stessa.

Programmi di denuncia come  Report per citarne uno su tanti, mentre si occupa di case, ville, inceneritori, sanità e quanto altro, potrebbe rimanere qualche volta più vicino a casa propria e occuparsi di queste mega industrie che  divorano  miliardi di euro senza curarsi delle cause che l’assunzione di questi alimenti provocano in chi li consuma, specie i bambini, che ignari assorbono tutto ciò che noi adulti gli propiniamo ogni giorno. Magari capiremmo il perchè i tumori in età infantile sono aumentati del 34% dal 1998 al 2008 ovvero in soli 10 anni. Chiaro?

La Ferrero era un simbolo nel passato ed ancora oggi lo è rimasto, ha solo cambiato genere, adesso pare il simbolo di una presa per il culo, ma siamo talmente persi negli eventi mondiali che probabilmente ognuno di noi è disposto a dirsi: proprio questo modo di sragionare  ha permesso e permette a certi signori di farla franca e di proseguire con le loro poco etiche strategie di marketing. Basta avere tanti soldi e promuovere un prodotto che questo diventa essenziale, la potenza dei media è assoluta, lo vediamo anche in politica e nessuno può smentirlo.

Ma è anche vero che la grande famiglia Ferrero ha dato vita alla Fondazione Ferrero che si pensa possa essere nata proprio con l’intento di aiutare i loro primi clienti, i bambini. Ebbene, ci sono persone che dal 2000 scrivono puntualmente alla succitata fondazione chiedendo un aiuto per dare vita alla prima casa scuola in Italia per bambini autistici, la Ferrero non ha detto no, a quanto pare non ha proprio risposto, mai.

Moreno Corelli