Spingitori di austerità: M.Buti, su Rieducational channel

Ieri abbiamo parlato di un fatto triste e di una persona animata da un genuino amore per il progresso della conoscenza.

Oggi prendiamola a ridere, che è meglio.

Rieducational channel, cioè il Corriere della Sera, sulla cui attendibilità ci siamo più volte intrattenuti (qui e qui, ad esempio) oggi ci fa sapere che:

Vediamo intanto il lato positivo. Gli “spingitori di austerità”, fra cui M.Buti, gettano la maschera. Tutto l’aulico e raffinato dibattito sulle nuove regole si riduce a un punto pratico molto semplice: tagli da dieci miliardi all’anno per i prossimi sette anni. Quest’anno vorrebbe dire, ad esempio, non rinnovare i contratti del comparto sanitario e non accorpare le aliquote IRPEF. Noi la sapevamo da un po’, questa verità, perché qualche simulazione delle nuove regole l’avevamo vista, ma è importante che a dirla siano loro, perché se l’avessimo detta noi loro avrebbero avuto l’opportunità di smentirla.

Ora non possono.

Vediamo allora il lato negativo.

Noi non solo sappiamo ora, ma avevamo previsto dodici anni fa, che i tagli non avrebbero risolto il problema del debito pubblico. Erano i famosi “salvataggi che non ci salveranno” (a proposito, i grafici dei post antecedenti al 2013 sono di nuovo visibili e suggerisco di guardarli).

Da allora questa verità è stata confermata dai dati:

(il periodo evidenziato dal rettangolo rosso è quello dell’austerità di Monti e Letta, che ha portato il rapporto debito/Pil dal 120% di fine 2011 al 135% di fine 2014: voi questo lo sapete, ma girano per gli studi televisivi saggisti scarsi di pubblicazioni scientifiche peer-reviewed che affermano il contrario).

Non solo! Con comodi dodici anni di ritardo oggi anche il Fmi ci fa sapere che “on average, fiscal consolidations do not reduce debt-to-GDP ratios” (in media, politiche fiscali restrittive – cioè tagli alla spesa o innalzamento di imposte – non riducono il rapporto debito/Pil), e ci fanno anche il disegnino:

(che trovate qui e di cui è strano che nessuno vi abbia parlato).

Non voglio annoiarvi coi dettagli tecnici, ma insomma la linea verticale nera è l’intervallo di confidenza dell’impatto dei tagli: se attraversa lo zero, vuol dire, in buona sostanza, che nel 90% non è possibile escludere che l’impatto delle politiche di austerità sul debito pubblico sia zero. Noterete anche che nelle economie avanzate l’impatto dei tagli sul rapporto debito/Pil è positivo, non negativo, cioè dopo i tagli il debito in rapporto al Pil aumenta, non diminuisce, e che in questi casi l’intervallo di confidenza al 90% è sopra lo zero (quindi nel 90% dei casi non è possibile escludere che i tagli facciano aumentare il debito pubblico).

Questo significa, in buona sostanza, che quanto abbiamo visto in Italia non è un caso particolare, un accidente del destino cinico e baro, ma una regolarità statistica che, dopo dodici anni di Dibattito, è attestata perfino dal Fondo Monetario Internazionale.

Dovremmo stupirci?

Direi di no. Noi qui un spiegazione ce l’eravamo data undici anni fa parlando dell’aritmetica del debito pubblico in Ruritania: visto che la spesa pubblica entra nella definizione di Pil (Y = C + G+ I + X – M), se tagli di uno la spesa pubblica (G) tagli di uno il Pil (Y), astraendo per semplicità da qualsiasi effetto indiretto. Morale della favola: se il rapporto debito/Pil è maggiore di uno, ad esempio è di 6/5 = 120%, togliendo uno sopra e sotto si passa a 5/4 = 125%, che è quello che è successo non solo in Ruritania, ma anche in Italia.

Se leggete il World Economic Outlook troverete una spiegazione molto più raffinata e scientifica: ovviamente devono farla complicata per non farvi capire che non hanno voluto capire una cosa semplice:

ma i matematicamente alfabetizzati vedranno subito che il succo del ragionamento è quello che ho esposto a beneficio dei non matematicamente alfabetizzati.

Obiezione: “Ma allora mi stai dicendo che devo spingere sul deficit per far diminuire il debito?”

Premesso che il discorso è più complicato di così, guardate quanto è diminuito il rapporto nel 2021 e nel 2022, quando le regole sono state sospese e i governi hanno potuto non tagliare! Ovviamente la verità sta nel mezzo, ma palesemente non è quella che ci raccontano gli spingitori di austerità, artefici di una stagione che ha messo in ginocchio il Paese e che gli italiani, alle ultime elezioni, hanno archiviato.

Tanto vi dovevo.

(…il lato negativo ha un risvolto che vale merita una sottolineatura: la qualità delle élite italiane lascia molto a desiderare. Non è ammissibile che un economista non legga il World Economic Outlook, o che, leggendolo, deliberatamente non ne tenga conto. Come vi ho detto più e più volte, il ricambio delle élite tecniche richiede molto ma molto più tempo del ricambio delle cariche elettive. Dovete avere persistenza, altrimenti ci troveremo sempre a vivere un eterno giorno della marmotta…)

(…oggi chiudiamo le prenotazioni per il #Goofy12. Se siete interessati a partecipare, il momento di iscriversi è adesso…)

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“Spingitori di austerità: M.Buti, su Rieducational channel” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.