Puri e duri (di comprendonio)

Osservo con un certo sbigottito divertimento alcune fra le reazioni all’annuncio del convegno di Roma (il “midterm” di quest’anno) pubblicate qui. Mi sembra evidente che una certa povertà di impostazione politica tragga origine da una certa povertà lessicale e da una certa postura culturale. Il mito della bella morte, lascito di una certa cultura politica, pervade molti di quei commenti, i cui autori sono quindi fattualmente eredi (consapevoli o meno) di quella esperienza fascista, che altrettanto fattualmente non possiamo definire di successo (per il semplice fatto che non ha vinto: personalmente penso anche che sia stato meglio così, ma questo non conta). Eppure, non me ne vogliano i puri e duri (di comprendonio): come combattere la mia battaglia politica e culturale continuerò a deciderlo io, e il suicidio, in questa come nelle future fasi di questo conflitto, non è compreso fra le opzioni, per il semplice fatto che dopo non potrei continuare a combattere (anche se in cambio sarei accolto nel Walhalla di cartapesta che questi cari amici conservano come quinta del loro proscenio “culturale”). Gli stessi motivi che in questa fase mi spingono a chiedere a voi di non esporvi inutilmente in un dibattito che proseguirebbe comunque, anche senza inutili strepiti, perché determinato da dinamiche socio-economiche oggettive (e quindi a ricordarvi che sui social il silenzio è d’oro…), mi spingono a proseguire il mio lavoro come ho sempre fatto: ignorando le mosche cocchiere e preservando la mia credibilità (che non mi viene conferita, ovviamente, da Fanfarlucchio71 o da Armageddon57…).

Evidentemente a qualcuno, che nulla ha fatto per far crescere la vostra consapevolezza, e che nulla è riuscito a fare per crescere nel consenso elettorale, dà fastidio che noi continuiamo a presidiare una linea di resistenza culturale e politica trasversale, continuiamo (se pure in un ruolo diverso, in cui è paradossalmente molto più difficile riuscire a farlo) a coinvolgere in una riflessione strategica intelligenze e posizioni politiche diverse, continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto, qui, fin dall’inizio, e che ci ha portato dove siamo arrivati, cioè in un luogo in cui possiamo analizzare e comprendere i processi politici che hanno condotto il Paese dove si trova molto meglio di quanto potessimo farlo dove eravamo prima. 

Evidentemente questo spiace, o forse addirittura disturba, e quindi gli utili idioti si palesano, con  tecniche che sappiamo essere le loro. 

Parafrasando l’orazion picciola, bisognerebbe dire a chi c’era: “considerate vostra partenza!” Vi ricordate da dove e come siamo partiti? Vi ricordate le vostre desolate esternazioni? “Ti faranno fuori, non andrai mai in televisione, nessuno ti ascolterà!” Tralascio poi quelle di metodo politico, ma basta tornare indietro nel blog e rileggere i nostri dibattiti per riderci su. Quelli bravi in politica adesso sono per lo più scomparsi dalla scena, e io, che ero (secondo loro) quello che non capiva niente sono (non grazie alle loro lezioncine) il responsabile economia del primo partito italiano, dove ho il privilegio di occuparmi, spero con un minimo di successo, coordinando una squadra di grande competenza tecnica e intelligenza politica, dei problemi concreti di tante persone che del nostro dibattito nulla sanno né mai sapranno, degli umili, di quelli al cui servizio avevo deciso di pormi, per tutelarne la common decency, in un moto di viscerale ripulsa verso la postura aristocraticamente autoritaria dell’amico Aristide, che qui qualcuno ricorderà (o altrimenti lo troverà qui).

Ai pochi rumorosi che ci imputano di aver cambiato posizione è piuttosto facile controbattere che verosimilmente non hanno mai capito quale essa fosse (eppure l’abbiamo esposta con sufficiente chiarezza più di otto anni fa) e non si sono accorti che nel frattempo è diventata parte del programma con cui un partito è diventato il primo partito italiano. E sì, se leggete bene, non è scritto da nessuna parte che il nostro programma fosse cercare la bella morte facendo la guerra al mondo (e se i giornali ve lo hanno raccontato così e voi ci avete creduto, pur avendo accesso alle fonti primarie, non ne fate una colpa a noi, perché non possiamo certo essere individuati come responsabili di un simile fallimento intellettuale)! Direi che la nostra posizione era più facilmente riassumibile nel promuovere in dialogo affinché il buonsenso e la razionalità prevalessero, e quella resta, nelle piccole come nelle grandi cose.

Ma siccome questa filosofia politica riesce nelle piccole cose, capisco che essa dia molto fastidio nelle grandi, e sopporto col sorriso sulle labbra le esternazioni scomposte di tanti piccoli squilibrati. Il troll abbaia, la carovana continua a camminare.

In quale direzione?, chiede qualcuno.

Voi quante ne vedete?

Ecco…

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“Puri e duri (di comprendonio)” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.