Pre-QED 95: stampare moneta (con giudizio)

In questo post concludevo dicendovi che:

Non è ancora successo.

Non è cioè successo che Munchau ci abbia spiegato che dalla crisi si potrà uscire solo così.

Vi chiedo però di prestare attenzione, perché sono pressoché certo che stia per dircelo, e volevo segnalarvi perché.

Come credo abbiate visto (grazie a chi vi scrive), i funzionari di banche centrali non hanno difficoltà ad ammettere quello che qui abbiamo sempre detto, per il semplice fatto che è una banale verità da manuale del secondo anno: la creazione (e quindi anche la non creazione) di moneta per finanziare (e quindi anche per non finanziare) investimenti pubblici è una scelta politica, non è soggetta a particolari vincoli tecnici, se non quello macroeconomico derivante dalla potenziale creazione di eventuali tensioni inflazionistiche: tutto qua. 

Per questo qui avevamo propugnato l’idea che il fabbisogno pubblico venisse monetizzato (cioè che gli investimenti non venissero finanziari emettendo debito pubblico) almeno finché l’obiettivo di inflazione al 2% non fosse stato raggiunto. L’argomento non è distante dai temi sollevati nel convegno del 12. Si potrebbe infatti riformulare dicendo che finché esiste un ampio output gap, cioè finché il potenziale di offerta supera di molto la domanda, ha perfettamente senso finanziare la domanda (quella pubblica, secondo me) con moneta, perché la disponibilità di lavoratori disoccupati e di macchinari inutilizzati permette di soddisfare questa domanda senza che si creino tensioni sui prezzi. Ovviamente, cruciale per questo ragionamento è che l’output gap venga misurato bene, tema del quale si è occupato in particolare Heimberger. Tradotto ulteriormente, dire che “in Italia l’output gap si è chiuso” (cioè che l’offerta è appena sufficiente a soddisfare la domanda) equivale a dire che non si può pensare di finanziare ulteriore domanda emettendo moneta perché altrimenti si genererebbe inflazione.

Ora, come sempre, ci (quasi) arrivano anche quelli bravi: apprendiamo da Voxeu, blog di grande reputazione e quindi significativo degli orientamenti futuri dell’élite, che finché non ci sono tensioni inflazionistiche, ha perfettamente senso emettere moneta. Gli autori lo fanno nel 2021 con una postura che a me non piace per i motivi esposti nel lontano 2015, cioè perché parlano di finanziare la domanda privata con un meccanismo di helicopter money, anziché infrastrutture pubbliche con il consueto meccanismo di finanziamento monetario descritto dai libri di testo, ma il punto fondamentale viene posto bene in evidenza: l’unico limite al finanziamento monetario della spesa non è “dove trovi i soldi?” (risposta: li emetti), ma “quanta inflazione alimenti?” (risposta: durante una gravissima recessione, molto poca). Proporre l’helicopter money come regola “contingente” (cioè dipendente dalle circostanze, in particolare dal tasso di inflazione) è un enorme passo avanti: significa arrivare addirittura a dove eravamo noi sei anni fa!

Quindi fra un po’ ci arriverà anche Munchau, lo scriverà sul Financial Times, e il QED sarà compiuto.

Mentre aspettiamo, le aziende chiudono e le infrastrutture vanno in malora (spesso la prima cosa è causata dalla seconda, come ci spiegavano alcuni imprenditori oggi a Pescara).

Ma come ogni rivoluzione culturale, anche questa ha i suoi tempi e, purtroppo, le sue vittime.

Noi ce la stiamo mettendo tutta.

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“Pre-QED 95: stampare moneta (con giudizio)” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.