Più vacanze (e meno Europa)

Sto partendo per una decina di giorni. Mi dicono che non avrò campo e vedo il bicchiere tutto pieno. Ci sono persone intelligenti, come Antonello, che fanno quello che deve essere fatto: leggono quanto non hanno letto, e spesso ci trovano dei QED che per carità di patria rinuncio a mettere in evidenza (esempio, per gli intenditori). Ma la piega presa dalla politica internazionale mi fa capire, soprattutto a causa delle reazioni di molti miei lettori, che è ora di depurare dalle scorie il mio folto pubblico, quand’anche queste fossero la maggioranza. Per fortuna il compito è semplice: normalmente si autoeliminano, come abbiamo visto in seguito a questo post. Di tutto ho (abbiamo?) bisogno tranne che di volenterosi ingenui (diciamo così) dagli orizzonti culturali limitati (diciamo così) pronti ad arruolarsi nella nuova guerra fra poveri del capitale. Dopo quella fra dipendenti privati e dipendenti statali, dopo quella fra figli e padri, si torna ai classici con la guerra dei bianchi contro i neri…

Distinguere oppressi da oppressori è un compito apparentemente arduo per molti, anche perché il capitale ovviamente non glielo rende semplice. Un minimo di indulgenza è quindi di rigore.

Tuttavia, constato con amarezza come l’incapacità che molti dimostrano (e ci metto anche molte maestrine con la matita blu, mie colleghe, alle quali ormai rinuncio a rispondere) di mettere in cortocircuito le menzogne degli oppressori, sia superata solo dalla loro inarrivabile capacità di passare dalla parte del torto.

Eppure sarebbe così semplice essere efficaci, soprattutto ora che le élite stanno cedendo terreno.

Pensate ad esempio a queste dichiarazioni della Boldrini: “L’Europa a due velocità c’è già”.

Bene, benissimo!

Questa non è altro che l’ammissione del fallimento del “più Europa”: un dato assolutamente chiaro ed evidente per la letteratura scientifica.

“La più evidente, ma anche la più paradossale, delle conseguenze involontarie dell’Unione monetaria è stata la segmentazione dell’Unione Europea, prodotta proprio da quella politica che si supponeva avrebbe reso l’unione irreversibile. Invece di diventare il simbolo visibile dell’irresistibile avanzata verso un’Europa politicamente unita, l’euro ha diviso l’Europa in diversi sottoinsiemi, in modo forse permanente. Abbiamo già un’Unione divisa in tre gruppi: i membri dell’Eurozona; gli opt-out de jure (Inghilterra, Danimarca) e de facto (Svezia); e gli altri stati membri, che ci si aspetta adottino la moneta unica non appena soddisfarranno i criteri rilevanti. In un futuro non troppo distante potrebbe emergere un quarto gruppo: quello dei paesi che hanno lasciato l’Eurozona”…

(a pag. 232 di questo libro).

Tralascio l’inqualificabile ignoranza dei nostri vertici, che nel parlare di “due velocità” apparentemente ignorano l’esistenza di tre velocità in Europa. Tralascio anche di precisare che il quarto gruppo di cui parla Majone ancora non si è manifestato, mentre ne è apparso un quinto, come (qui) previsto: quello dei paesi che abbandonano il progetto imperiale europeo.

Il punto è che un minimo di serenità e di razionalità lasciano chiaramente intendere che il progetto è destinato a crollare perché la sua logica è intrinsecamente contraddittoria (ne abbiamo parlato tante volte), il che costringe chi lo gestisce a contorsioni del pensiero e della prassi altamente autodistruttive (purtroppo anche per noi). In confronto agli Eichmann di Bruxelles, Jerry Lewis è Rudolf Nureyev. Ma certo, capire, e sfruttare dialetticamente, ritorcendoglielo contro, il fatto che quelli del più Europa (fra cui la Boldrini) hanno diviso nei fatti l’Europa che volevano unire nelle intenzioni è al di sopra delle capacità logiche dei nuovi crociati, e forse anche della maggior parte dell’elettorato italiano.

Eppure, basterebbe così poco…

Non fa niente: la verità trova la sua strada. Io auspico sempre che trovi quella dell’intelletto, diciamo “della testa”, per intenderci, e per farvi capire anche quale altra strada potrebbe percorrere (siete pronti?). Voi intanto munitevi di spadone a due mani e schieratevi fra Gorla Maggiore e Solbiate Olona a difesa della valle del Seprio dalle orde dei saraceni. Quelli sì che sono un pericolo…

(…a proposito: quand’è l’ultima volta che siete andati a messa?…)

Al #goofy5 ci occuperemo razionalmente della crisi migratoria: avremo con noi Kelly Greenhill (sempre sia lodata Barbara che me l’ha fatta conoscere).

Ma ci occuperemo soprattutto delle diverse velocità: avremo un inglese, un polacco, un ceco, un ungherese. E ci occuperemo anche di chi è rimasto fermo: avremo uno spagnolo, un finlandese, e un italiano. Io.

Non avremo politici (almeno: non in carica): dopo cinque anni, mi sono arreso all’evidenza che non ci arrivano (seguiranno aneddoti), e che io non riesco a farceli arrivare. Lutto elaborato, si tira avanti. Non abbiamo mai pensato che la storia fosse finita, o che noi potessimo fermarla. Sappiamo quello che ci aspetta, sappiamo chi ringraziare.

A proposito: buone vacanze.
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“Più vacanze (e meno Europa)” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.