Paragone e Carnevale (Maffè)

(…si parva licet…)

(… la dimensione dialettica del piddino è l’autogol. La mia dimensione tattica è il vilipendio di cadavere. Lo so, sono una brutta persona, arrogante, rancorosa. Oppure potreste vederla così: so aspettare, perché so che ne varrà la pena. Come ci siamo detti mille e una volta, a me non piace essere indebitamente aggressivo! Perché devo usarti violenza, beninteso: verbale, col rischio di passare dalla parte del torto e la certezza di contravvenire ai miei principi, quando so che ti eliminerai da solo? Poi, però, quando le cose finiscono come devono finire, quando i fatti dimostrano le mie ragioni, i casi sono due: o ho dimenticato, o non perdono. E ultimamente non dimentico spesso. Molti amici che ci seguono da poco non capiranno, due soli – se non ricordo male, Paolo e Nat – assisterono ad alcuni degli episodi che riferirò: la storia di questo blog, la storia del Dibattito, della community, è una storia molto lunga, si è svolta nel tempo, con i suoi alti e i suoi bassi, le sue vittorie e le sue sconfitte. Una cosa però mi è sempre stata chiara: io un’idea in testa la avevo e cercavo di trasmetterla con onestà intellettuale. Anche altri avevano in testa le loro idee, sia ben chiaro! Non so però quanto fossero impegnati a diffonderle o a dissimularle…)

Paragone

E così Paragone, vecchio amico di questo blog (come vedremo), dove lo soprannominammo affettuosamente “er Cotenna” (tutti qui hanno avuto un soprannome: ricordate “er Melanzana”?), e così Gian ha finalmente fatto coming out: alla fine, altro non era che un gatekeeper! Il fine dichiarato (da lui) della sua attività politica era l’intercettazione del dissenso per impedirne la canalizzazione verso forze politiche strutturate, verso partiti di massa suscettibili di indirizzarlo al sovvertimento dei rapporti di forza! Un’operazione, insomma, regressiva, di difesa tanto strenua quanto subdola dell’esistente…

Immaginate la mia sorpresa!

Non me lo sarei mai immaginato… o forse sì?

Intanto, il suo essere un gatekeeper era uno scontato “di cui” del suo essere transitato armi e bagagli fra gli ortotteri, i gatekeeper par excellence, come vi avevo spiegato (inascoltato) a suo tempo. Ma credo che la stragrande maggioranza degli italiani, e anche dei lettori di questo blog, non abbia ancora capito la natura degli ortotteri nemmeno dopo il voto DECISIVO alla von der Leyen:

(che pure hanno visto tutti). Anzi! Magari fra quelli che più berciano contro l’UE, ci saranno proprio tanti che a questa UE hanno dato un ultimo soffio di vigore votando per i gatekeeper ortotteri!

All’epoca, quindi (si parla del 2013), non fui particolarmente sorpreso nel constatare che l’amico Gian, er rivoluzzzionario, diceva una cosa e ne faceva un’altra. L’apertura della Gabbia a settembre 2013 fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi erano state offerte tante garanzie, la possibilità di aprire un dibattito in condizioni almeno di parità, in un contesto meno ingessato di quello della Rai, ecc. ecc. Avevo chiesto, in realtà, molto poco, e mi era stato promesso, per attirarmi, tanto. Ma le cose non stavano esattamente così: ovviamente quello che si desiderava non era darmi la possibilità di parlare, ma sfruttare il seguito che avevo (a quasi due anni dall’apertura del blog i numeri erano già elevati, anche se non avevamo ancora sconfitto il Sole 24 Ore…), e anche, se possibile, farmi passare per uno squinternato un po’ pazzotico, nel tentativo di screditarmi, e soprattutto di screditare le tesi che sostenevo.

Quando rileggo (e dovreste farlo anche voi) quello che scrissi allora da un lato mi colpisce il fatto che, tutto sommato, ragionassi già in modo abbastanza politico:

dall’altro il fatto che, verosimilmente, fossi anch’io irretito dal miraggio del “semomijonismo”:

Non so se all’epoca seguiste il mio consiglio di staccargli la spina, e laddove lo abbiate fatto non so che esito questo consiglio abbia avuto. Detto fra noi, non credo che fossimo “mijoni”, e comunque la tesi der Cotenna era proprio che io “non bucavo lo schermo” (!), e non portavo audience (!),  insomma: l’esatto contrario di quello che dicevano tutti gli altri autori o conduttori. Mi resta da capire come si faccia a seguire l’auditel in diretta mentre si conduce, ma un giorno lo capirò. Come vi racconto nel post citato, e come avevo scritto su Twitter cinque giorni prima, per me era chiaro che quella trasmissione sarebbe stata un trappolone. Era stata costruita per esserlo, ne ero consapevole, come ero consapevole che sarebbe stato l’ultimo: perfino il prestigioso TvBlog lo riportò con dovizia di particolari (inutile dire che di tutto questo dibattito sul Dibattito all’epoca non seppi nulla: avevo altro a cui pensare). Testimonianza questa del fatto che, a mia insaputa, all’epoca ero già un personaggio.

A scanso di equivoci, preciso che i rapporti erano rimasti cordiali. Non vorrei che dal modo diretto, personale con qui questo blog viene condotto e scritto qualcuno desumesse che io trasformo le questioni politiche in questioni personali! Certo, la politica la fanno le persone, ma ci sono quelle due paroline magiche che sempre vi ripeto (dinamiche oggettive) che dovrebbero farci deporre le animosità e i rancori. Del resto lo dicevo: “senza avvelenarci”. Così, quando me lo ritrovai accanto in Senato, i rapporti erano, ovviamente, cordiali, come devono essere fra colleghi. Tuttavia, il dato è che un personaggio così… come dire… haut en couleur, lo tenevamo rigorosamente fuori dalle chat importanti (o che ritenevamo tali: diciamo dalle chat di vertice), e il suo modus operandi, molto articolato sul caro e vecchio “dimo famo”, lo escludeva dalle riunioni più rilevanti. Che lo volesse e ne fosse consapevole o meno, era proprio la sua ostentata vocazione barricadera a neutralizzarlo, a vietargli l’accesso ai luoghi del potere (o di quel che ne resta in una colonia), e quindi a impedirgli di influire, di condurre nei fatti le battaglie che tanto bene (ma meno di noi!) conduceva a chiacchiere!

Il dubbio se ci fosse o ci facesse non mi impediva di dormire la notte. L’importante era che non mandasse per aria quello che stavamo facendo. La resistenza al MES è stata possibile non grazie, ma malgrado lui, ed evitando scrupolosamente di coinvolgerlo, ad esempio!

Ora la spina l’amico se l’è staccata da sé, con motivazioni che meritano un’accurata analisi:

Quindi il ragionamento è: io fondo un partito per combattere una battaglia (che essendo una battaglia politica richiede numeri), ma poi, quando vedo che altri partiti la sostengono in modo coerente, lo sciolgo, perché la coerenza degli altri sottrae spazio al dissenso che voglio esprimere.

Mi sembra che ci sia parecchio che non torna, giusto?

Intanto, il partito di Gian si chiama (o chiamava) Italexit: un brand su cui si è molto discusso, ma che incarna una battaglia assolutamente degna di essere combattuta. Non si capisce in che modo il fatto che il Parlamento italiano abbia dato un segno di vitalità svuoti di significato questa battaglia. Non è semplicissimo capire cosa sia successo. Magari chi ha innalzato questo vessillo si aspettava di avere più seguito? Oppure era lui il primo a non crederci, a non saper argomentare il perché di una certa proposta politica (e forse proprio per questo non riusciva ad aumentare il proprio consenso)? Certo è che da qualche tempo serpeggiava un certo scontento. Gli iscritti lamentavano la mancanza di un chiaro indirizzo politico, diciamo così, cioè si sentivano presi per i fondelli. Oppure, ancora, cominciavano a intuire che lo scopo del progetto non fosse additivo (dare una speranza agli elettori delusi e impaludati nelle sabbie mobili dell’astensione) ma sottrattivo (togliere quello zero virgola che, soprattutto negli uninominali, potesse consentire al centrodestra di prevalere sul centrosinistra)? E che in questo caso, una volta raggiunto l’obiettivo, la conseguenza naturale fosse buttare nel cesso tradire i militanti che avevano permesso di conseguirlo?

Non credo a tanta perfidia. Ripeto: dinamiche oggettive. Quello che dice Paragone è giusto: purtroppo per chi vuole cambiare le cose c’è solo la Lega. Deal with it.

Ma basterà questo tanto illustre quanto sonoro tonfo a sgominare i “famoerpartitisti”?

Ovviamente no.

E quindi passiamo ad altro.

Carnevale Maffè

“Il fatto che lo Stato si metta a fare
emissioni dirette per i risparmiatori non è una bella notizia: lo Stato deve
emettere per gli investitori istituzionali perché valutare il rischio dello
Stato non è una cosa facile per i piccoli risparmiatori. Non basta guardare il
tasso di interesse, bisogna guardare il rischio, e come fa un piccolo
risparmiatore a valutare correttamente il rischio della Repubblica Italiana? Questo
è il segnale che dobbiamo dare. I BTP sono comunque uno strumento finanziario:
non siamo più negli anni ’80, abbiamo la libertà dei capitali, dal mio punto di
vista la corretta educazione a un risparmiatore italiano è: prendere strumenti
finanziari diversificati, ben bilanciati, dove si valuta bene il rischio. L’idea
di investire direttamente in un BTP a me personalmente non è mai piaciuta e non
piacerà mai. Che lo Stato si metta a piazzare titoli direttamente ai
risparmiatori non è una notizia matura, è una notizia, come dire, ancora da
Repubblica del risparmio provinciale… I tassi sono ancora negativi dal punto di
vista reale, avete parlato di aumenti dei tassi: vero, ma siamo ancora in
territorio di tassi sostanzialmente negativi o neutri. Quindi il messaggio,
cari risparmiatori, è: lo Stato non è mai un interlocutore ottimo, quando si
tratta di investire.”

(qui, da 1:47).

Sentire una simile sconclusionata petizione di principio su una emittente pubblica (nell’imbarazzo palpabile della conduttrice) il giorno in cui partiva l’asta del primo BTP valore mi infastidì molto. Decisi di lasciar correre. Temporeggiare è un’opzione tattica la cui validità non può essere sopravvalutata. Avendo temporeggiato, oggi posso dire che se per Carnevale Maffè “lo Stato non è mai un interlocutore ottimo, quando si tratta di investire”, per la Banca d’Italia la banca presieduta da Carnevale Maffè pare non sia una interlocutrice ottima quando si tratta di depositare i propri risparmi. Sarà poi la storia a giudicare. Il piccolo risparmiatore provinciale italiano non sarà in grado di valutare il rischio, ma a quanto pare questa è una malattia diffusa.

Di lui conservo un caro ricordo. Un annetto dopo l’episodio che vi ho ricordato qua sopra (l’apertura della stagione de La Gabbia nel settembre 2013), l’amico di cui qui parliamo volle incontrarmi a cena a Milano. Io ero con due di voi, che se lo ricorderanno (e credo che capirono allora che il blog era una cosa importante). L’argomento era il solito: quanto sei bravo, quanto sei bello, certo le tue tesi sono un po’ estreme, però sei molto bello, sei molto bravo, ma… hai esaurito la tua spinta propulsiva! Vieni con noi, avrai un pubblico più ampio, le tue idee avranno più risonanza, certo dovrai un po’ sorvegliare la tua prosa, ma ne trarrai vantaggio, ecc. ecc.

Io opposi un cortese ma fermo: “Le faremo sapere, chiamiamo noi!”

Poco dopo nacque Econopoly:

L’anno dopo mandai a stendere il Sole 24 Ore:

Per inciso: nel 2015 facevo 800.000 pagine mese da solo, figurati se avevo bisogno di andarmi a cacciare in una simile compagnia! Ma anche lì l’argomento era lo stesso: espresso non come “non buchi lo schermo!”, ma come “ormai hai esaurito il tuo potenziale!”.

S’è visto!…

Resta per me un grande mistero come faccia (o abbia fatto, non so le loro ultime vicende) un gruppo editoriale collegato a una importante associazione datoriale ad avvalersi di certe voci:

Evidentemente queste voci avranno un pubblico!

Il che mi fa pensare, e qui concludo, che la democrazia rappresentativa forse tanto bene non funziona, perché io non credo di rappresentare il pubblico di questa roba qua (mentre la bibliometria tutto sommato va rivalutata, perché quando si dice “non vale un’acca” ci si riferisce, evidentemente, all’h-index).

(…insomma: io non dico che dobbiate necessariamente essere miei amici! Dico solo che vi conviene scegliere bene i nemici. Se volete un consiglio: sceglieteli impazienti e smemorati…)

(…amico, qui c’è un risparmiatore provinciale che ha messo tutto in BTP e ha una cosa da dirti…)

(…aspettiamo a breve il prossimo…)

___________

“Paragone e Carnevale (Maffè)” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.