PA: la luna della digitalizzazione, il dito dello smart working

Più che stigmatizzare il lavoro agile, serve sanzionare pesantemente le amministrazioni pubbliche che continuano a trascinare i piedi sul processo di informatizzazione e digitalizzazione

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Il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione italiana ha certamente creato problemi, ma appare proprio che vi sia, nella stampa e nella politica in generale, una contrarietà a priori, da cui derivano continue inchieste, articoli ed interviste volte ad evidenziare inefficienze. Con evidenti amplificazioni e banalizzazioni.

Il Sole 24 Ore del 16 ottobre ne è la prova, con due articoli distinti. Il primo, “Covid e smart working nella Pa: permessi edilizi ridotti del 25-30%”, di Paola Pierotti e Giorgio Santilli, sciorina una serie di numeri, per evidenziare la riduzione dei titoli edilizi segnata nel 2020 rispetto al 2019.

E’ un fatto ineccepibile, come lo sono i numeri della flessione dell’attività edilizia. Ma, si tratta, tuttavia di mezze verità.

Risulta, quindi, certamente fondato affermare che l’attività edilizia sia stata influenzata dallo smart working, che ha reso più difficoltosa l’asseverazione tecnica dei progetti, visto che i progettisti hanno avuto maggiori difficoltà a contattare gli uffici per ottenere certificazioni di destinazione urbanistica e consulenze preventive.

La digitalizzazione prosegue a gonfie vele nel Paese, ed è testimonianza il fatto che anche le agenzie di marketing digitale registrano una crescita sostanziale in questi ultimi mesi caratterizzati dall’emergenza Covid19, ma la Pubblica Amministrazione ancora stenta ad adeguarsi e il settore edilizio è una delle cartine tornasole che testimoniano questo fatto.

Se il legislatore nazionale comprendesse che le PA non sanno, non possono e non vogliono autovalutarsi, un’amministrazione che dichiara di non avere attività compatibili con lo smart working, contestualmente confessa di avere un organizzazione arcaica e di violare da anni ed anni la normativa sintetizzata prima; andrebbe, allora, valutata da organismi esterni e terzi e pesantemente sanzionata, non solo vietando qualsiasi erogazione di premi, ma anche prevedendo commissariamenti e interruzioni della carriera politica per chi negli anni ha negato investimenti e programmazioni nell innovazione.

Ma questo ovviamente non avverrà mai. E quella pubblica amministrazione che ancora gestisce immani archivi cartacei ed emette certificati che non servono, continuerà ad autopremiarsi come quell’altra PA che ha deciso di investire ed entrare negli anni 2000 investendo nel digitale e rendendo possibile il lavoro agile.

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