Mafia e immigrazione

(…da un nostro amministratore ricevo e pubblico. Mi pare colga un punto importante, poi vedete voi…)

Ciao, Alberto. Ormai siamo tutti tornati al lavoro a pieno regime e tu soprattutto avrai parecchio da fare… Io ti porto oggi una riflessione sul tema migratorio. Molto giustamente noi amministratori locali del Sud siamo messi sotto pressione per non abbassare la guardia in tema di contrasto alle mafie, talvolta con effetti paradossali, ma comunque sempre con buone intenzioni. Intanto però credo che nessuna mafia storica abbia fatto un numero di morti paragonabile, in relazione al tempo, a quello che stanno facendo le organizzazioni criminali che gestiscono il flusso dei clandestini che praticamente buttano la gente in mare, peggio della dittatura argentina. Tuttavia la preoccupazione delle articolazioni periferiche dello stato continua ad essere quella di mettere questo sistema perverso in condizione di continuare a funzionare. I prefetti si vantano pubblicamente di quanto sono bravi a sistemare i migranti (ne ho sentiti un paio con le mie orecchie), la polizia passa le proprie giornate nei porti e il contrasto ad altri fenomeni criminali langue su più fronti. Tutti continuano a parlarne come se fosse un fenomeno naturale e non sociale e quindi politico. Pensa se si ricominciasse a parlare della mafia in questo modo, dicendo cose del tipo: “ma è una questione antropologica collegata alla presenza dei geni dell’uomo di Neanderthal”, “ma è legata alla pigrizia dell’uomo meridionale causata dalle alte temperature”, “delinquono per sfuggire alla povertà causata dalle calamità naturali” ecc… Ovviamente Don Ciotti insorgerebbe a buona ragione e in questo sarebbe seguito da tutti noi. Figurarsi poi se prefetti e polizia si attivassero non per reprimere i taglieggiatori, ma per reperire risorse da destinare alle vittime al fine che continuino a pagare gli estortori per evitare pericoli per la loro incolumità, magari vantandosene pure… Messina Denaro agonizza all’Aquila, scontando giustamente la sua pena, dopo anni di latitanza, i signori della morte che organizzano il traffico di esseri umani sulle coste africane e forse anche su quelle Italiane e magari anche a Malta, Berlino e Londra, continuano a godersi il frutto dei propri crimini: verrà anche il loro turno di essere consegnati a una giustizia giusta? Se non c’è una forte presa di coscienza non credo.

(…non è mai un segno di intelligenza interpretare come fenomeni naturali, come tendenze oggettive, prive di alternative, dei fenomeni politici, frutto di scelte. Non è mai un segno di onestà intellettuale presentare come fenomeni naturali dei fenomeni politici. Che sia l’immigrazione, l’AI, la globalizzazione, chi afferma che non esistano alternative semplicemente vuole precluderci alternative, vuole limitare la nostra libertà. Nei palazzi che contano non ci si gira tanto intorno: chi ha molte decisioni da prendere tende a dare per scontato ciò che è evidente. Ricordo ancora il discorso che mi fece un paio di anni fa un’altissima funzionaria: non ne poteva più del modo sciatto e superficiale con cui il PD gestiva i dossier europei “ma se va al governo il centrodestra questi ripartono coi barconi!” Non è complottismo, è scienza (che in Italia è arrivata grazie a noi). Quindi quello che sta succedendo è chiaro. Perfino Bruno Vespa ha dovuto inquadrarlo sostanzialmente con le categorie della Greenhill. Certo, gli manca l’ultimo miglio: se le elezioni europee non ci fossero, i socialisti non avrebbero bisogno di fare campagna elettorale coi barconi. Sinceramente, fra i socialisti e l’UE ho le idee piuttosto chiare su chi sia meno utile: il problema non è certo la coesistenza di diverse visioni del mondo: il problema è costringerle a confrontarsi in un sistema malato e distorto, marcio fino al midollo, inefficiente per elefantiasi e intrinsecamente alieno alla democrazia. Questo sì che è un bel problema, tant’è che se da un lato sono ovviamente convinto che si debba fare il massimo per cambiare il fronte in UE – la volta scorsa lo impedirono nove grillini – dall’altro sono ben consapevole che questa è solo una necessaria misura difensiva, ma non può essere una misura risolutiva. Tuttavia – e qui torno al senso più profondo del contributo del nostro amico – prima di poter pensare a impostare una soluzione del problema è necessaria una profonda rivoluzione culturale che ci renda padroni del discorso. Finché le parole saranno quelle degli altri, il mondo non potrà essere che quello che desiderano loro per i loro sordidi scopi. È a questo che dovete guardare per capire se stiamo avanzando o meno. E un po’ stiamo avanzando…)



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“Mafia e immigrazione” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.