La grillanza

 (…dalla periferia dell’impero ricevo e pubblico…)

Ciao, Alberto.

Augurandoti una buona pausa estiva (se riuscirai a ritagliartela) volevo sottoporti una riflessione sulla grullanza/grillanza che ormai sembra aver contagiato tutti in materia di stipendi. Il povero Fassino, che parlò in mal punto, è stato travolto dagli strali dei suoi stessi compagni ormai schiavi del proprio schema retorico autoreferenziale. Ora io penso che sia difficile smontare le critiche con argomenti razionali perché ci sono idioti che partono dal presupposto, talora inespresso, che i “loro” soldi (ma poi bisogna vedere se effettivamente pagano le tasse dirette) non devono essere usati per pagare i politici e che anche un euro sarebbe troppo. Tuttavia loro non sanno che i “loro” soldi vengono usati, indirettamente, per pagare ad esempio i calciatori. I comuni infatti garantiscono in Italia a tutt’oggi la quasi totalità delle strutture sportive utilizzate dalle squadre di calcio, spesso dietro richiesta di canoni di concessione veramente esigui, come anche numerose norme sono state negli anni adottate a livello nazionale per garantire l’atterraggio morbido a società sportive fallite o per allontanare lo spettro dei fallimenti, per non parlare infine del fiume di denaro pubblico speso per ogni partita di campionato e non solo per la sicurezza e l’ordine pubblico: se le squadre di calcio dovessero contribuire economicamente a tutto questo non potrebbero pagare gli stipendi che pagano in Italia e forse non sopravviverebbero neanche un mese… Per non parlare poi del settore dello spettacolo che è forse il più assistito in assoluto, tra quelli a gestione sostanzialmente privata. Tutti i maître-à-penser, tipo Gassman o Moretti, sono convintissimo che abbiano la maggior parte delle proprie scritture in produzioni sovvenzionate (film o spettacoli teatrali) o che girano per teatri e cinema sovvenzionati, se non direttamente pubblici: vorrei verificare ma non ho tempo né capacità di giornalista investigativo. So che un grillino DOC direbbe che tutti costoro dovrebbero morire di fame, ma non so se gli andrebbero dietro tutti gli anti-casta opportunisti che si stanno accanendo sul povero Fassino: in fondo tutti hanno i propri circoletti e lo stato, le regioni, i comuni o gli enti parapubblici sono presenti ed elargiscono sostanzialmente in tutti i settori, ma stranamente poco se ne parla. Ecco, penso che una volta tanto dovremmo scendere al livello di questa gente e (pur sapendo di aver ragione) ribattere non sul punto ma cambiando argomento e chiedendo conto della provenienza dei redditi di molti dei loro beniamini se non, in alcuni casi, di loro stessi. Il che ovviamente non necessariamente comporta che si pensi che tali redditi vadano tagliati…

(…certo che il problema di reagire alla grillanza senza scatenare una race to the bottom è di difficile soluzione, perché l’essenza della grillanza è la race to the bottom: abbassare gli stipendi alti strappa l’applauso – ed è doppiamente regressiva, sia in senso politico che distributivo – rispetto all’innalzare gli stipendi bassi! Il brodo di coltura della grillanza è l’odio, ce lo siamo sempre detto, l’odio e la diffidenza. Colpire il nemico appaga più di aiutare l’amico, soprattutto se di amici non ne hai, magari semplicemente perché non ne meriti. Insomma: quello che rende difficile gestire la grillanza è la sua diversa, autolesionistica e meschina, umanità. Abbassarsi al loro livello è un presupposto per ingaggiare la loro attenzione, per aprire un dibattito, ma significa anche perdere in partenza. Lo dico in un altro modo: si tratta di un caso in cui usare la forza dell’avversario senza farsi del male richiede uno sforzo di creatività in più. Comments welcome…)

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“La grillanza” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.