Introfada. La rivoluzione dei timidi

di Davide Orecchio

Negli ultimi anni la vita dei timidi si è fatta complicata. Gli estroversi, così come i milionari e in genere i ricchi, hanno superato ogni limite. Siamo entrati nell’epoca della dittatura estroversa. Ma per i timidi c’è una buona notizia: è uscito un libro che potrebbe diventare il loro Manifesto. S’intitola Introfada. Lotta antisistema del militante introverso (Add editore, traduzione di Piernicola D’Ortona), ed è un notevole saggio tra il pamphlet e la satira, pieno di pagine che fanno riflettere, ridere, incazzarsi, e mettono voglia di ribellione introversa. L’ha scritto Hamja Ahsan, un artista e attivista il quale s’è immaginato tutto un mondo in lotta contro l’introversofobia e la cultura dominante non socialista, ahimè, ma social fino al midollo. Un mondo agitato da un movimento di avanguardia, i Militanti Introversi, “che mira a demolire le politiche suprematiste basate sulla cultura assertiva del XXI secolo”, e dotato persino di uno Stato, l’Aspergistan, che l’autore colloca tra Pakistan, Afghanistan (“esclusa Kabul”) e Iran (“esclusa Teheran”), dove si offre “un riparo sicuro” ai “timidi, gli introversi e gli appartenenti allo spettro autistico di tutto il mondo”.

Questa patria immaginata da Ahsan ha una Costituzione provvisoria della Repubblica del popolo timido di Aspergistan che contiene princìpi fondamentali e articoli come i seguenti:

«Noi, popolo di Aspergistan, diamo vita alla Repubblica del popolo timido di Aspergistan – asilo, faro e patria di persone oppresse come i timidi, gli introversi e tutti gli appartenenti allo spettro autistico – e dichiariamo che i princìpi supremi della nostra nazione serviranno da baluardo contro l’egemonia dell’Ordine Mondiale degli Estroversi e getteranno le fondamenta per la cooperazione e la convivenza fraterna tra i popoli timidi, in un’unione mondiale indipendente».

«Dichiariamo illegittima l’attuale rappresentanza parlamentare – su base esclusivamente estroversa e i relativi dibattiti assembleari, sancendo l’incapacità del sistema di ascoltare e rappresentare soggetti e cittadini».

«Generazioni e generazioni del nostro popolo hanno sofferto ripudio, bullismo, umiliazione, svilimento, medicalizzazione, persecuzione, sottomissione, sfruttamento, ostracismo, esclusione, isolamento, discriminazione e marginalizzazione per opera del sistema globale della Supremazia Estroversa, che ci ha defraudati del diritto a una vita introspettiva, all’autostima, all’uguaglianza e alla tranquillità».

«L’Aspergistan proibisce severamente il mainstream. Tutte le sue politiche saranno underground».

«L’introversione è un diritto inviolabile. Nessuno può disturbarne la pace né violarne la libertà. Lo Stato garantirà […] libertà dal pregiudizio ai danni della vita introversa; libertà dalla violenza epistemica di matrice estroversa, per esempio dalle accuse di essere disadattati o solitari».

Come molti Stati esito di una rivoluzione o di una lotta di liberazione, l’Aspergistan di Ahsan nasce dalla rabbia e non è liberale: in questa repubblica gli estroversi non hanno diritti di cittadinanza, l’inno nazionale si ascolta usando una conchiglia, qualsiasi dichiarazione pronunciata da un palco non esprime la volontà del popolo, l’assemblearismo parlamentare è abolito e alla base dell’attività legislativa si prescrive “un periodo di meditazione solitaria da parte dell’esecutivo”. Appartengo alla categoria dei timidi, ma forse non mi piacerebbe vivere in Aspergistan.

Di pagina in pagina, tra ipotetici testi costituzionali e finzionali interviste ad attiviste introverse incarcerate, tra riletture cinematografiche in chiave pantimidista (La battaglia di Algeri diventa un film che “racconta in primo luogo la parabola dei popoli timidi oppressi che si ribellano contro i soprusi”) e petizioni studentesche, Ahsan tesse un collage di controcultura e critica all’organismo sociale neoliberistico 4.0, governato dalle norme dell’assertività e dell’autoaffermazione individuale, dall’esposizione ed esibizione di un sé urlato. Gli introversi della satira di Ahsan assomigliano molto a un “popolo” che non si adatta all’imperativo di condividere e ostentare, dove il verbo share implica nient’altro che l’azione di vendere l’ultimo prodotto sul mercato: noi stessi.

Il timido di Introfada non vuole essere l’uomo nuovo costruito nel laboratorio del nostro tempo, perché se “un altro mondo è possibile”, anche un altro essere umano è possibile. Per causa o per effetto, Introfada eredita linee anticolonialiste e antieurocentriche (il Niqab, ad esempio, è “un dito medio rivolto alla società liberale francese”), e nasce – immagino – da un bisogno autobiografico, come del resto ammette lo stesso autore: “ho scritto questo libro sull’onda di un risentimento che dura da una vita”.

Rivela Amy Littlewood, la prigioniera politica inventata da Ahsan, che “gli estroverso-suprematisti confondono il loro modo di vivere con la vita; e il nostro gusto per l’introspezione, la lentezza e la profondità di pensiero con la morte. […] Noi insegniamo la vita; loro insegnano a trasformarsi in zombie, diffondono stordimento, vanità, superficialità”. Il mondo degli estroversi “è un regno oppressivo di frivolezza, materialismo, consumismo compulsivo, assenza d’amore, narcisismo da social network. Il loro è un mondo di distrazione infinita”.

Il libro ne ha per tutti. Per il “neoliberismo afroamericano” dei suprematisti estroversi neri alla Beyoncé. Per l’estroversonormatività dei Gay Pride coi loro “carri sgargianti e le celebrazioni brandizzate”. Nessun estroverso si salva. Non c’è scampo per il politicamente corretto. Del resto le rivoluzioni non sono pranzi di gala. Ma Introfada ha anche il suo Pantheon, dove troneggiano gli eroi dell’introversione, da Kurt Cobain a Leonard Cohen, fino addirittura al Che, individuato quale “antesignano” del movimento dei Militanti Introversi: “nella foto più celebre di Che Guevara si può notare un dettaglio: non guarda in camera. I suoi occhi presentano alcune di quelle caratteristiche che gli estroversi scambiano per riservatezza, autismo, introspezione e fantasticheria”.

Ma, tra i compagni di strada del Movimento dei timidi, senza dubbio la creatura più geniale ideata da Ahsan è il “maschio bianco sensibile”: egli appartiene “a una classe oppressa. La libreria antiquaria di seconda mano, con la sua atmosfera raccolta, non è l’oppressore. La piccola casa editrice perennemente in perdita, che produce pregevoli edizioni rilegate a mano, non è il nemico”. Il maschio bianco sensibile, spiega Ahsan, “ha un dono universale per l’umanità. Il suo talento culturale nel cantare l’angoscia” è “universalmente apprezzato”. Ma rischia l’estinzione. In pochi vanno ai suoi reading di poesia. Il “grande maschio bianco” se lo sta divorando. “Tutti gli avamposti del maschio bianco sensibile sono sotto attacco. Perciò dobbiamo intervenire”.

Buon viaggio nell’Introfada.


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“Introfada. La rivoluzione dei timidi” è stato scritto da davide orecchio e pubblicato su Nazione Indiana.