Il PD e i tagli alla spesa pubblica: lezioni per la destra

La pulcinellata alla Camera l’avete potuta vedere tutti:

I dati li avevate potuti vedere qui:

e quindi un’idea sulla consistenza delle recriminazioni della Schlein (che il Signore ce la conservi!) ve l’eravate potuta fare.

Ora, è un fatto che io ho una propensione per la Meloni semplicemente perché a suo tempo dimostrò di essere una persona aperta all’ascolto (l’altra certo non era tipa di venire a un #goofy), e resto grato alla cara memoria di Antonio Triolo che me la presentò tanto tempo fa. Penso anche che lei mi sia grata del fatto di non disturbarla (tanto ci pensa Borghi, inutile duplicare). Siccome però amicus Plato sed magis amica veritas, rilevo che in questo caso nessuna delle due contendenti, né quella che ha trionfato secondo i media di destra, né quella che ha trionfato secondo i media di sinistra, hanno detto l’esatta verità.

La menzogna della Schlein (che il Signore ce la conservi!) è tutta nel grafico qua sopra, quindi non ci tornerei su.

L’imprecisione della Meloni mi è stata segnalata da un membro del mio staff (sì, noi arroganti individualisti narcisisti tendiamo a lavorare in squadra: vedi com’è strano il mondo!) e in effetti rafforza l’argomento della Meloni. Il problema non è quindi che la Meloni abbia mentito come mente la Schlein (che il Signore ce la conservi!)  quando nega le evidenti responsabilità del suo partito nell’overkill della sanità italiana (chiaramente visibile nel grafico qua sopra). Il problema è che avrebbe potuto spargere il sale sulle rovine della Schlein (che il Signore ce la conservi!), ma per qualche motivo non lo ha fatto.

Per spiegarvi a che cosa mi riferisco devo entrare in aspetti legislativi.

Quello cui le due contendente (dico così per non offendere una delle due, l’altra è una persona spiritosa) si riferiscono nel loro scambio è il comma 71 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (aka legge finanziaria 2010)

ovvero il provvedimento che nella seconda finanziaria (si chiamava così la legge di bilancio) del Governo Berlusconi quater ancorava la spesa finanziaria per il successivo triennio ai valori del 2004.

Credo però che, complice, per una volta, il mancato uso della tecnica dei rimandi normativi, contro la quale si era giustamente scagliato nella XII legislatura il collega Serafino Pulcini con una sua interessante proposta di legge costituzionale in materia di redazione e semplificazione degli atti normativi, sia sfuggito un dettaglio.

Quale?

Il fatto che il tetto alla spesa non è stato adottato nel 2009, come dice la collega Schlein (che il Signore ce la conservi!).

È stato adottato qui:

Dice: “e che d’è sta robba?”.

Sono qui per servirvi! Trattasi del comma 565 dell’articolo 1 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (aka legge finanziaria 2007). Sarebbe, per capirci, la prima legge di bilancio del Governo Prodi bis.

Insomma: il tetto alla spesa per il personale della sanità pubblica è stato adottato da Prodi, quando era primo ministro del secondo Governo Prodi, e non da Meloni, quando era Ministro per la gioventù (non ho detto “giovinezza”!) del quarto Governo Berlusconi.

La mia inesausta Barmherzigkeit mi impedisce di far notare quanto sia comunque ridicolo attribuire a un Ministro per la gioventù la paternità di un provvedimento in materia sanitaria (“questo specifico problema l’ha creato lei!”); mi impedisce anche di infierire sull'”e non certo noi!”: perché, Prodi era un fascista? Secondo le categorie di questo blog sì, ma secondo le categorie dei professionisti dell’antifascismo direi proprio di no: mi sembra che fosse del PD, cioè del “noi” cui si riferiva la Schlein (che il Signore ce la conservi!).

Ci sarebbe tanto da dire, ma mi fermo qui.

E la morale della favola, quindi, qual è?

Direi che ce ne sono almeno due: la prima, mi sembra evidente, è “non faccia la destra ciò che ha fatto la sinistra”. Il Governo Berlusconi ha senz’altro sbagliato nel prorogare, in nome del “ce lo chiede l’Europa”, le scellerate disposizioni del Governo Prodi. Attenzione: qui non mi riferisco al fatto che le politiche procicliche sono sbagliate (non solo in recessione, ma soprattutto in recessione). Qui mi riferisco al fatto che fare quello che fa il PD è comunque sbagliato e resterebbe tale anche se fosse la cosa giusta! Insomma: reitero il mio accorato appello all’ideologia.

UE = PD = cose che non si nominano a tavola, period.

Ma se di tutto quello di nefasto che il PD propone vai a far tuo e riproporre proprio i tagli sulla sanità, allora quando la Leuropa arriva e ti depone (come confessò il ciabattino che somiglia a Mister Bean) non puoi aspettarti che il popolo si scaldi più di tanto in tuo favore.

E la seconda morale?

Beh, la seconda morale è che lo staff va costruito con attenzione. Nessuno di noi potrebbe prendere da solo le infinite decisioni che deve prendere nell’unità di tempo. Ne consegue che la qualità di chi ti aiuta a prenderle è determinante.

E ve lo dice uno che vi ha sempre detto che avrebbe preferito perdere da solo che vincere in compagnia! Eppure, dietro ogni mio discorso c’è tanto lavoro, non solo mio, ma anche di una squadra scelta con cura: perché, nonostante vi detesti, tutto vorrei tranne che deludervi.

Strano il mondo, vero?

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“Il PD e i tagli alla spesa pubblica: lezioni per la destra” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.