Dal FIN DAY al click day

 (…chiedo scusa per la mia latenza. Il mese di settembre è stato piuttosto denso: fra l’elezione in Commissione Enti Gestori, gli impegni sul territorio, qualche affare di famiglia da risolvere, sono in debito di parecchie risposte a tutti voi, e ho indietro almeno tre post, due tecnici e uno politico. Oggi però, piuttosto che rispondervi, #urge parlare di politica…)

La quarantesima settimana del 2023, quella dal 2 all’8 ottobre, sarà particolarmente importante per la community che non esiste e che, non esistendo, non ha potuto dare vita al dibattito sull’opportunità di aderire o meno alle magnifiche sorti e progressive del progetto europeo, né tantomeno a quel movimento culturale e politico che i coglioni chiamano sovranismo, e noi chiamiamo rispetto vero della Costituzione del 1948.

Che la community che non c’è non c’entri nulla è possibile (non) dimostrarlo adducendo ampia (ed inesistente) documentazione iconografica:

e video:

(tratta da qui).

Chiaro?

Forse no, quindi per evitare equivoci, o equinozi, come direbbe un giornalista dell’ANSA:

che sugli equinozi equivoca, ma anche su tutto il resto, forse sarà meglio per un momento abbandonare la filastrocca del blog che non c’è, con cui irridiamo l’atteggiamento tattico di certi operatori informativi, e dire le cose piatte, come stanno, sviluppandoci dall’inviluppo delle doppie e triple negazioni.

Se la politica italiana ha preso una certa direzione, questo è dovuto in parte magari non determinante, ma certamente non trascurabile, al fatto che qualcuno, scrivendo un libro che ha occupato la testa della classifica Amazon per settimane, come ricorderete, vendendo circa 25000 copie, sbattendosi per studi televisivi e blog “de sinistra” e “de destra”, parlando a tutti, dai monarchici ai comunisti, con uguale rispetto e con uguale competenza, ha guadagnato l’autorevolezza per far sedere intorno a un tavolo nella Sala del Nord del Serena Majestic di Montesilvano, di fronte a 475 persone, politici di tutti gli schieramenti, alcuni dei quali, all’epoca, non era certo che avrebbero superato la soglia di sbarramento elettorale, e ora sono premier e vicepremier. Nel 2014 ero così fiero di aver attratto a Montesilvano Bertinotti (chi?) e Cuperlo, quello stesso Cuperlo che ora saluto con affettuosa ma distratta cortesia mentre solco a grandi falcate il Transatlantico per andare in Commissione o tornare a San Macuto (e che in casa sua ha qualche lettore del blog inesistente)!

A ripensarci mi faccio tenerezza!

Una platea non enorme, quella del 2014 a Montesilvano, inferiore, ad esempio, ai 578 che si sarebbero riuniti due anni dopo, ma la cui tensione emotiva e intellettuale era palpabile, incuteva rispetto, e induceva a riflettere su dove fosse il consenso, su quali temi appassionassero gli italiani che votano, quelli disposti a fare un viaggio di ore per ascoltare non politici, ma argomenti, per assistere non a comizi, ma a seminari, pagandosi il viaggio e dividendosi le spese congressuali. Una cosa simile, allora come oggi, nessun partito era in grado di realizzarla, e questo impressionava i politici, sempre alla ricerca (a differenza di chi vi scrive) del consenso. Il consenso è fatto di numeri, e sta a chi desidera indirizzare le cose in una certa direzione dimostrare che quella direzione è sostenuta da un forte consenso.

La potenza della community che non c’è aveva colpito altre volte i politici.

Mi ricordo ad esempio che all’uscita del midterm del 2014 Giorgio La Malfa, nel salutarmi, mi chiese se avessi mai pensato di dare uno sbocco politico al consenso che avevo raccolto, perché, mi diceva, la presenza di queste persone esprimeva una domanda, e a quella domanda bisognava rispondere. La mia posizione all’epoca era semplice e condivisa con voi: non ero io a dover rispondere. Famoerpartito non era una soluzione, era una barzelletta (ne abbiamo avuto poi ampia prova). Erano i politici cui mi rivolgevo, nel rispetto di tutte le posizioni, a doversi far carico della risposta, e lo avrebbero fatto se avessero percepito che c’era una domanda. Sale piene i politici non ne vedevano e non ne vedono spesso. Esattamente come noi non vediamo mai sale vuote.

Quindi c’erano ampi spazi per uno scambio Pareto-efficiente.

Ma ciò era possibile perché qualcuno (io) aveva creato un mercato: era riuscito a rendere percepibile a qualcun altro (i politici) la presenza di una domanda, la vostra ansia di libertà e di autodeterminazione, il vostro desiderio di impegnarvi, di combattere con le armi della democrazia per ridiventare arbitri del vostro destino. In altre parole, l’enorme rilevanza, anche elettorale, di temi che secondo comunicatori e sondaggisti (il marcio cancro della democrazia) non appassionavano la mitologematica “sciura Maria”, l’alfa e l’omega dei comunicatori quelli bravi, la bussola senza ago con cui si orientano nel mare delle vostre aspirazioni (salvo poi lamentarsi quando portano il loro naviglio a impantanarsi nel Mar dei Sargassi dell’astensionismo).

Ci sono modi propositivi, intelligenti di rendere visibile il consenso, così come ci sono modi cretini di farlo.

Abbiamo stigmatizzato più volte il modo stupido, petulante e controproducente che alcuni hanno di imprimere al dibattito una certa direzione: andare sui canali social a insultare o infastidire chi la pensa come loro! Non è spiegando a me perché l’Unione Europea e l’euro non funzionano che farete cambiare le cose, semplicemente perché se lo sapete è perché ve l’ho spiegato io, o qualcuno che lo ha imparato da me (o al limite da Giorgio La Malfa). I famosi “cacciatorpedinierini” di Borghi, insomma: i coglioni narcisisti sulla cui psicopatologia ci siamo lungamente intrattenuti, e non mette conto tornarci sopra, anche perché sono irrilevanti quanto i loro metodi di influenzare il dibattito.

Parliamo invece dei metodi intelligenti: alla fine, questo non è un blog di psichiatria (se pure, nell’analizzare l’eurismo, abbia utilizzato anche le neuroscienze)!

Senz’altro è un modo intelligente di evidenziare il sostegno verso una certa tesi quello scelto da Claudio per far notare che di MES non ne vogliamo tanto sapere. Ne abbiamo parlato qui, e il fatto che questo tweet sia arrivato a 2,3 milioni di visualizzazioni non è irrilevante in termini politici (e infatti è stato notato). Vi sfido a trovare il tweet di un altro politico italiano che abbia attratto così tanta attenzione. Non c’è, semplicemente perché gli altri politici vi parlano di cose che vi interessano secondo sondaggisti e comunicatori, cioè di cose che non vi interessano.

La prossima settimana vi offre altre due opportunità per indirizzare in modo intelligente nella direzione giusta il dibattito politico alla vigilia della campagna elettorale per le europee. Lunedì 2 ottobre ricorre infatti il FIN DAY, e domenica 8 ottobre il click day.

FIN DAY

Cosa sia il FIN DAY è spiegato qui:

E qui sarà forse opportuno spendere una qualche parola a favore di una specie particolarmente perniciosa di intelliggenti(TM), quelli che “io ti voto/sostengo perché sei tanto bello, tanto bravo, tanto intelligente [NdCN: tradotto: mi fai sentire tanto bello, tanto bravo, tanto intelligente…] ma il tuo partito non posso votarlo/sostenerlo!” Sì, sto parlando dei fantasiosi teorizzatori del “parlamentare forte nel partito debole”.

Le cose purtroppo non funzionano così: se il partito è debole, il parlamentare, per quanto possa sbattersi, in qualsiasi trattativa peserà quanto il suo partito, e se è all’opposizione peserà zero (cosa che certi sindaci di provincia non capiscono).

Quando prima della campagna elettorale dello scorso anno chiesi il vostro sostegno, in meno di una settimana raggiunsi la cifra massima che potevo raccogliere e fui costretto a respingere molte vostre offerte di aiuto. Non credo che molti altri miei colleghi parlamentari potessero contare su una simile risposta. Imprenditori (pochi o tanti) che li sostengano ne trovano (e poi devono rispondergli), ma una community che esprime un’unica domanda alla quale rispondere, quella di libertà, nei fatti non ce l’ha nessuno. In quella circostanza voi sapevate di sostenere me, il candidato Bagnai, e questo vinceva le remore di quanti (sbagliando) vorrebbero che io facessi miracoli ma al contempo vorrebbero eliminare il partito in cui milito! Il meccanismo escogitato da Claudio viene incontro a queste morbose e poco pragmatiche sensibilità: le somme che vorrete corrispondere nelle modalità che lui vi spiega saranno chiaramente riconducibili a questa community e serviranno quindi a dimostrare quanto pesa. Sarà il più utile dei sondaggi sull’europeismo degli elettori leghisti, sarà qualcosa di misurabile, qualcosa che potremo mettere sul piatto della bilancia. Perché “nontivotopiuuuh” è un ululato al vento: “non ti sostengo più”, se si può misurare il quantum, potrebbe essere un argomento di gran lunga più convincente. In ogni caso, una community si costruisce in anni e ce l’ha chi l’ha costruita. Affermarla, attraverso un’azione concreta, come strumento di misura del consenso implica che questo consenso si sposti verso le tesi di chi una community ce l’ha. E ce l’abbiamo solo noi.

In altri termini: invece di rimbecillirsi leggendo i retroscena dei retroscemisti, quelli di voi che non sono contenti di quella che pensano (molto spesso a torto) sia la linea del partito hanno ora un modo molto semplice di indicare quale linea vorrebbero: aderire al FIN DAY. Non vi stiamo chiedendo di sostenere un partito che non va dove vorreste andare: vi stiamo chiedendo di aiutarci a far andare il partito dove voi vorreste che andasse.

Se siete tanti, basterà poco.

Certo, il meccanismo premiale di Claudio è fatto per invogliare a dare di più, perché per contrastare la ben finanziata propaganda altrui c’è bisogno di molta linfa.

Ai premi di Claudio aggiungerò il mio: indulgenza plenaria, con revoca del blocco, per i primi venti contribuenti.

Click day

Sul click day dell’8 ottobre credo di avere poco da spiegarvi. Quest’anno si torna al vecchio format, da sabato pomeriggio a domenica pomeriggio. Minori costi, minore sbattimento, maggiore partecipazione. Esserci è importante. Se nove anni fa sono bastati 475 spettatori a indurre certe riflessioni, a far nascere quello che i coglioni chiamano “sovranismo”, lo stesso vale oggi, anzi, forse vale di più, perché la vostra attesa di cambiamento è stata frustrata, me ne rendo conto: l’idea che valga la pena di impegnarsi può sembrare logora, chi esorta a farlo può sembrare interessato. Ma il dato resta, e lo avete sperimentato nove anni fa: se volete che si vada in una certa direzione dovete indicarla, e per indicarla dovete esserci.

Le foto e i video delle nostre platee non lasciano indifferenti, ve lo assicuro.

Ululare “nonvivotopiuuuh” sotto il profilo di Claudio (ma anche di Matteo) sì.

Torno a farvi notare che avete avuto prova dell’una e dell’altra cosa. I 475 del #goofy3 hanno a modo loro cambiato la storia. I 4750 troll che ogni giorno vengono a ragliare (gratis o verso corrispettivo) le loro abominevoli e sconce idiozie sotto i nostri tweet non hanno cambiato niente, nemmeno la cosa cui tenevano di più: il loro destino personale, con la conquista della tanto deprecata quanto agognata cadrèga!

Non è una mia opinione, è un fatto osservabile.

Non ho altro da aggiungere, se non che so che non ci deluderete.

Ci vediamo a Montesilvano.

(…e appena posso vi rispondo…)

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“Dal FIN DAY al click day” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.