Chiamami col mio nome: Kae Tempest

Terza parte della rubrica a cura di Anna Toscano: qui le uscite precedenti (fonte immagine).

Penitenza

Quel che non sai è che
ho scritto questa poesia cento volte,
l’ho scarabocchiata su innumerevoli menu e volantini rave di merda
con l’unica penna che sono riuscita a trovare,
che è sempre una biro minuscola color turchese.

Me ne sono trovata in tasca frammenti
e gli ho dato fuoco su quindici diversi davanzali.
E ho osservato il vento prender su le ceneri
per ributtarmele sempre in faccia.

La scrivo e immagino poi di dartela,
e ho talmente paura che scuoterai la testa
e mi dirai che non credi a una parola di quel che dico
che alla fine l’accartoccio in una palla stretta
e l’infilo dietro i sedili dell’autobus
dove la gente butta le ossa di pollo.

***

C’è una registrazione della realtà, una registrazione in presa diretta di un quotidiano che fissa tutto ciò che passa davanti, e attraverso, ed è l’occhio poetico di Kae Tempest che la fa: è una registrazione in forma di parole, in forma di poesia. Tempest guarda ovunque, mette il suo sguardo dove usualmente gli altri lo distolgono, fissa il fuoco dell’osservazione in quel presente per lo più relegato ad altri sguardi, lontani dalla poesia. Fa di più, per guardare usa anche le mani, l’olfatto, il corpo tutto: un corpo come strumento di conoscenza che si fa memoria, che custodisce il ricordo dell’esperienza tutta, per custodire se stesso. In questo modo Tempest guarda il presente e il passato, l’oggi e i miti greci, le ossa di pollo tra i sedili dell’autobus e Chopin, il vecchio zoppo che si allontana e Joyce; parla di identità in disagio, del proprio disagio, di una identità che solo sperimentando, conoscendo e preservando se stessa attraverso il suo ricordo può attraversarsi, mutare, evolvere, comunque andare. Un corpo conoscenza che lavora costruendo tasselli della proprio sé nella sua mutevolezza e nel farlo registra ciò che gli accade con una straordinaria capacità di narrare. Registra in versi, chiamando le cose con il loro nome, un quotidiano privato e universale che non diviene solo condivisione con il lettore/ascoltatore, ma si tramuta in denuncia ad alta voce, e diventa poesia e impegno civile.

***

Affanculo la poesia

Sono secoli che non scrivo
perché piuttosto che fissare una pagina, preferisco fissare te.

Ma la cosa che mi piacerebbe un sacco è
inventare una poesia che fosse coraggiosa anche la metà
di te quando sei nuda.
Per un attimo ci provo –

Il tuo amore è il mio metallo, i tuoi baci i miei bulloni.
Sei come l’oceano sotto una chiazza di petrolio.

Affanculo la poesia.

Qui c’è un letto
e voi che mi ci infili.

Kae Tempest*, Holdyourown Resta te stessa, trad. Riccardo Duranti, Edizioni e/o, Roma, 2018

* Nell’agosto 2020, con un post sul suo profilo Instagram, la musicista e poetessa londinese nota come Kate Tempest, ha annunciato di aver cambiato nome in Kae, dichiarandosi gender neutral.

“Ciao vecchi fan, nuovi fan e passanti, sto cambiando il mio nome! E sto cambiando i miei pronomi. Da Kate a Kae. Da lei a loro. Ho lottato per accettarmi per quello che sono per tanto tempo. Ho cercato di essere quello che pensavo gli altri volessero che fossi per non rischiare il rifiuto. Questo nascondermi da me stess* ha portato ogni tipo di difficoltà nella mia vita. E questo è il primo passo per migliorare la conoscenza e il rispetto per me stess*. Ho amato Kate. Ma sto iniziando un processo e spero che voi sarete con me. Da oggi pubblicherò i miei libri e la mia musica come Kae Tempest! Si pronuncia come la lettera K. È un’antica parola inglese che significa ghiandaia. Le ghiandaie sono associate alla comunicazione, alla curiosità, all’adattamento a nuove situazioni e al CORAGGIO che è il nome del gioco al momento. Può significare anche taccola, che è l’uccello simbolo della morte e della rinascita. Ovidio diceva che la taccola portava la pioggia. Che io amo. Affonda le sue radici nella parola latina che significa rallegrarsi, essere felice e provare piacere. E mi auguro vivere di più in questo modo ogni giorno. È divertente perché so che questo è molto più importante per me di quanto lo sia per chiunque altro, ma a causa del mio ruolo di artista in è in qualche modo una decisione pubblica oltre che privata.
Quindi ecco il mio annuncio. A tutti voi invio il mio amore e vi auguro coraggio per affrontare qualsiasi cosa dobbiate affrontare oggi. Questo è un momento di grande resa dei conti. Privatamente, localmente, globalmente. Per me, la domanda non è più ‘quando questo cambierà’ ma ‘fino a che punto sono dispost* ad andare per soddisfare i cambiamenti e realizzarli in me stess*’. Voglio vivere con integrità. E questo è un passo. Vi invio AMORE sempre”.

 

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“Chiamami col mio nome: Kae Tempest” è stato scritto da Anna Toscano e pubblicato su minima&moralia.