Chi ha dato e chi ha avuto: i numeri veri dei fondi UE

Il risultato non dovrebbe essere sorprendente: nei rapporti finanziari con l’UE ci abbiamo complessivamente rimesso. Non vedo come si possa sostenere il contrario, non solo e non tanto perché lo dicono i numeri (vi fornisco subito dopo le fonti dei dati e uno specchietto riassuntivo), quanto perché logica vuole che sia così. Nel progetto europeo l’Italia, soprattutto dopo gli “allargamenti”, si è trovata in condizioni di relativa preminenza, con un reddito pro-capite relativamente superiore a quello di tanti altri Stati membri. Il principio di coesione cui il bilancio europeo si ispira (e di cui qui avete un dettagliato resoconto) comporta quindi che gli italiani paghino per chi ha meno di loro.

Il fatto che nei nostri rapporti finanziari con l’UE il risultato sia complessivamente in perdita quindi sarebbe anche commendevole, in quanto rispondente a un principio solidaristico cui astrattamente si potrebbe aderire, considerando anche che in altre epoche (cioè all’epoca della Comunità Europea), l’Italia, di questo stesso principio, aveva beneficiato.

Il fatto però è reso a mio avviso indigeribile da tre circostanze:

1) gli operatori informativi questo fatto lo negano in modo pressoché sistematico, raccontandoci invece un’UE generosa nei nostri confronti (dove la generosità, come ci ha spiegato Romina Raponi, consiste esclusivamente nel dirci che cosa dobbiamo fare coi nostri soldi);

2) i beneficati in alcuni casi notevoli (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria…) non sottostanno ai nostri  stessi vincoli perché sono dotati di quel fondamentale strumento di politica economica che è la politica valutaria (hanno cioè una propria valuta e la manovrano per assorbire shock macroeconomici), il che rende il nostro aiuto abbastanza superfluo e la loro concorrenza abbastanza sleale (qui sotto vedete in che modo i tassi di cambio reale di Ungheria, Polonia e Italia hanno reagito alla crisi del 2008: Ungheria e Polonia hanno potuto svalutare subito, e questo le ha indubbiamente aiutate):

3) i fondi che ci vengono restituiti sono utilizzati dall’UE per fare propaganda a se stessa con un profluvio di targhe, simboli, bolli e ceralacche (basta pensare alla scuola dove portate i vostri figli: le targhe all’ingresso trasmetteranno a voi e ai vostri bambini l’idea che senza il generoso sostegno dell’UE quella scuola non sarebbe stata mai edificata! Peccato che quel generoso sostegno consti di soldi vostri…)

Alla fine la circostanza 3, che per me è la più urticante (se vuoi farti propaganda fattela coi soldi tuoi, cribbio!) è in fondo la più naturale: tutti sanno che la pubblicità la paga il cliente!

Ma veniamo ai numeri e alle loro fonti.

In Italia i rapporti finanziari con l’UE vengono monitorati dall’IGRUE (Ispettorato Generale per i Rapporti finanziari con l’Unione Europea), una “regione” di quello “Stato nello Stato” che è la RGS (Ragioneria Generale dello Stato). Le meticolose Relazioni annuale dell’IGRUE sono una delle principali fonti utilizzate dalla Corte dei Conti per redigere la sua Relazione annuale (che trovate qui).

Tutto molto bello, ma siccome noi siamo europei (non europeisti) le fonti che ci interessano sono quelle europee (non se la prendano le istituzioni nazionali: non è sfiducia!).

Del tema ci siamo già occupati qui, ma nel frattempo sono passati quattro anni e può essere utile consultare i dati aggiornati che si trovano alla pagina EU spending and revenue 2021-2027 in un foglio Excel intitolato EU spending and revenue – Data 2000-2022 (per le date antecedenti il riferimento resta lo EU Budget Financial Report del 2008).

I numeri che ci interessano sono sostanzialmente due:

il totale delle spese (dell’UE a beneficio dell’Italia) e il totale delle risorse proprie (del bilancio UE versate dall’Italia). Qui vedete questi numeri per l’anno 2000, che, come potrete controllare, coincidono (e non potrebbe essere altrimenti) con quelli riportati nell’EU Budget Financial Report del 2008:

Per vostra comodità riporto questi numeri in una tabella per ogni anno dal 2000 al 2022, usando per semplicità come intestazione delle colonne: Ricevuti, Dati e Saldo (quindi Ricevuti sono la spesa totale (dell’UE per lo Stato membro), Dati sono il totale delle risorse proprie (dell’UE ricevute da parte dello Stato membro), e il saldo è la differenza fra Ricevuti e Dati):

Sintesi: partendo dal 2000 (ma se si partisse da prima cambierebbe poco, e in peggio) abbiamo sistematicamente dato più di quello che abbiamo preso, e la differenza cumulata assomma a 97 miliardi.

A questo punto, però, i più scaltriti di voi potrebbero chiedersi: e il pereperepere (per gli amici PNNR)?

Giusto!

Dobbiamo considerare anche gli effetti di cassa connessi al PNRR, che sono riportati, a partire dal 2021, in questo quadro del “foglione” Excel:

Attenzione però! Le cifre vanno verificate e capite, e la prima cosa da capire è che tutto NGEU è finanziato con soldi presi in prestito, che vanno quindi restituiti, per cui, come in ogni prestito, a un effetto di cassa positivo oggi (un incasso) corrisponderà un effetto di cassa positivo domani (un esborso, cioè un rimborso). La cosa che probabilmente non tutti hanno capito è che questo riguarda non solo quelli che nel contesto del “recovery” vengono definiti loans (prestiti), ma anche quelli che vengono definiti contributi a fondo perduto o sovvenzioni (grants).

Ripagheremo anche il fondo perduto. 

Ma dove è scritto, e qual è quindi la differenza fra prestiti e fondo perduto?

Ma semplicemente è scritto nelle informazioni per gli investitori, cioè per chi ha prestato, sta prestando e presterà soldi alla UE nel quadro di NGEU.

La differenza fra prestiti e “fondo perduto” è questa:

i prestiti saranno rimborsati direttamente dagli Stati Membri, mentre il “fondo perduto” sarà rimborsato dal bilancio della UE.

E voi direte: quindi noi non dobbiamo rimborsarlo! E no, non funziona così. Funziona così:

Funziona che per ripagare via bilancio UE il cosiddetto “fondo perduto” gli Stati membri dovranno pensare ad altre “risorse proprie”, cioè, in definitiva, ad altre tasse per i cittadini. Ci sono le “Next Generation own resources”: mai sentito parlare del mercato del carbonio? Lo Emission Trading System e il Carbon Border Adjustment Mechanism saranno utilizzati per rimborsare il fondo perduto.

E come avverrà questo miracolo, come si arriverà dal carbonio al rimborso?

Semplice: passando dalle vostre tasche.

Tutto quello che comprerete costerà un po’ di più (o perché prodotto in Europa da aziende che avranno pagato un po’ più cari i permessi di emissione di CO2, o perché prodotto all’estero e quindi sottoposto al dazio “ecologico” del CBAM), e una parte della differenza verrà usata per rimborsare un prestito sul cui utilizzo non vi siete potuti compiutamente esprimere. Ma ovviamente questo non basterà, e quindi per l’occasione verrà innalzato anche il contributo delle altre risorse proprie. E dove sta scritto?

Ma è specificato nella DECISIONE (UE, Euratom) 2020/2053 DEL CONSIGLIO del 14 dicembre 2020 relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea e che abroga la decisione 2014/335/UE, EuratomDecisione del Consiglio (UE, Euratom) 2020/2053, la cosiddetta own resources decisions, dove è scritto chiaro e tondo che:

cioè che in deroga al principio secondo cui le “risorse proprie” (i soldi dati dallo Stato membro al bilancio UE) non posso eccedere lo 1.4% del RNL (reddito nazionale lordo) dello Stato membro, per ripagare il “fondo perduto” di NGEU questa soglia può essere innalzata di 0.6, arrivando quindi al 2%, fino al completo rimborso, e comunque non oltre il 2058.

Chiaro, no?

Il beneficio di NGEU, del recovery, del pereperepere, insomma, chiamatelo come volte, non è quindi quello di ottenere un regalo! Il beneficio esiste e consiste nel fatto di poter anticipare certe spese (che è il motivo per il quale normalmente si contraggono prestiti), ma questo beneficio, oltre a essere minimo, a parere di chi scrive (e non solo) è più che compensato da tre serie criticità:

1) con quei soldi non possiamo fare quello che vogliamo noi, ma quello che vuole chi ce li presta (avete presente andare in banca a chiedere un mutuo e la banca ve lo accorda se però sceglie lei che casa acquistate? No, ovviamente, perché nel mondo normale non funziona così. Nell’UE funziona così);

2) quei soldi sono pressoché impossibili da spendere perché l’intermediazione dell’UE aggiunge un livello di complicazione burocratica che non tanto gli italiani, quanto gli efficienterrimi Leuropei del Nord  non riescono a gestire:

3) il beneficio ipotetico derivante dal fatto che nel caso dei grants gli interessi li avrebbe pagati l’UE è anch’esso azzerato dal fatto che siccome della pianificazione finanziaria di NGEU si sono occupati due giuristi nordici diversamente attrezzati sotto il profilo delle competenze finanziarie, il carico di interessi che l’UE deve ripagare sui grants è già abbondantemente fuori con l’accuso, come saprete (chi segue Goofynomics lo sa da aprile 2023):

il che richiederà una revisione del MFF (Multilateral Financial Framework, il bilancio dell’UE), e indovinate un po’? Sì, avete indovinato: un ulteriore carico di “risorse proprie” (cioè di soldi vostri).

Qui c’è un articolo di quelli bravi, risalente a maggio 2023, io che ci sarebbero stati problemi a finanziarsi mi ero pregiato di dirvelo nel luglio 2020:

e che ci sarebbero state tante nuove tasse fin dall’inizio, ed ex multis qui:

Dopo aver chiarito questo aspetto (cioè che anche il “fondo perduto” è un prestito, e quindi come tale non va nel conto economico), vi fornisco anche la tabella comprensiva del fondo perduto:

Siamo sempre in credito, complessivamente, anche se lo sbilancio totale scende a 64 miliardi, ma dopo una breve parentesi in cui saremo apparentemente beneficiari netti come nel 2021 e nel 2022 dal 2028 il saldo annuale tornerà negativo, e pesantemente! (per via delle risorse proprie di NGEU, dell’innalzamento del massimale, e delle ulteriori risorse proprie richieste dall’imprevisto carico di interessi: tutte spese afferenti al rimborso delle “sovvenzioni”).

Nota bene: tanto è vero che i prestiti (loans) non vanno in conto economico, che nel foglio Excel quelli che trovate sono solo i contributi a fondo perduto (che però tali non sono, ma sono prestiti per i motivi che vi ho scritto e documentato). I soldi incassati in totale infatti li trovate nello NGEU tracker:

e i 10198 che vedete per il 2021 nello specchietto precedente corrispondono agli 8954 della Recovery and Resilience Facility riportati dallo NGEU tracker più le somme provenienti dagli altri strumenti “minori” di NGEU (sostanzialmente, finanziamenti addizionali degli abituali fondi europei):

Le cosiddette “sovvenzioni” (il fondo perduto) comunque sono poco meno di 70 miliardi:

di cui una trentina già incassati (ma non ancora restituiti). Questo significa che se nel prossimi tre anni non ci fosse alcun nostro esborso, ma solo quegli incassi, il nostro bilancio con l’UE resterebbe in rosso. Ma gli esborsi ci saranno, e accresciuti per i tre motivi che vi ho documentato.

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“Chi ha dato e chi ha avuto: i numeri veri dei fondi UE” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.