Chi di sussidio ferisce, di sussidio perisce

Cominciamo da un disegnino, questo:

Tutto questo rosso, il colore del sangue e degli ipocriti, trasferisce una certa inquietudine, vero? Non diminuirà quando vi avrò spiegato che cosa significa.

LOLE è Loss Of Load Expectation, definita come numero atteso di ore all’anno in cui una quota parte della domanda attesa di energia elettrica non è coperta dal sistema, per vincoli dal lato della produzione o del trasporto (la rete elettrica).

Lo standard di affidabilità (reliability standard) del sistema, fissato dal DM 28/10/2021, è definito come LOLE<3:

ovvero la rete viene considerata affidabile se il numero atteso di ore in cui non tutta la domanda viene soddisfatta resta inferiore alle tre ore in un anno.

La figura è riferita all’anno 2028 e indica che in tutte le regioni italiane si avranno valori di LOLE superiori a 100, cioè che nel 2028 la rete sarà pericolosamente inaffidabile, con elevato rischio di black out. Attenzione: è uno scenario, e dopo vi dirò quali siano le ipotesi e chi ne sia l’autore. Prima però permettetemi una considerazione. L’ultimo black out serio in Italia lo ricordiamo tutti: Uga aveva un mese esatto! Ventuno anni dopo la nostra vita dipende molto più intensamente da una fornitura stabile di energia elettrica, e questo perché siamo diventati tutti “digitali”. Una quantità di funzioni di estrema rilevanza pratica, come comunicare, effettuare pagamenti, entrare in casa (o uscirne), utilizzare elettrodomestici ecc., dall’analogico sono state trasferite al digitale, il che ci rende enormemente vulnerabili a un distacco di corrente.

La figura qua sopra è tratta dal Rapporto Adeguatezza Italia 2023 di Terna, uscito a dicembre e ampiamente commentato sulla stampa specializzata. Vi consiglio di leggere l’originale, perché i commentatori, ovviamente, ne hanno colto i messaggi che i paraocchi dello Zeitgeist consentivano, o imponevano, loro di cogliere. Così, ad esempio, per Energia Italia il rapporto dice (e in effetti lo dice) che il sistema elettrico italiano “risulta essere a oggi ‘adeguato’” (oggi sì!), e poi sottolinea la “necessità di una più forte crescita delle rinnovabili in un momento in cui il cambiamento climatico pone davanti delle sfide importanti da affrontare”. Quindi: ci vogliono più rinnovabili! Per Energia Oltre il sistema elettrico italiano è “adeguato, ma attenzione alle temperature estreme” (il colpevole è quindi il global warming, e in effetti il rapporto descrive molto bene i problemi che le temperature estreme creano: scarsa disponibilità di acqua, superamento delle soglie di temperatura ammissibili per l’immissione in natura delle acque di raffreddamento, ecc.). Uno sguardo un po’ più libero lo offre la rivista più autorevole del settore, Staffetta Quotidiana, secondo cui “Terna conferma rischi da caldo/siccità e dismissione impianti a gas”.

Ecco, qui ci avviciniamo al punto. La “dismissione della generazione economicamente non sostenibile” di cui parla la didascalia della Figura 17 qua sopra…

Perché in effetti qualcuno (tipicamente il mio nuovo amico Il Comico) potrebbe chiedersi: “ma perché mai, visto che stiamo procedendo a vele spiegate sul glorioso percorso delle rinnovabili, visto che le ingentirisorsedelpienneerreerre  finanziano la transizione ecologica, e che quindi nel 2028 si stima che la potenza rinnovabile raddoppi a 71 Gw dai 35 Gw e spicci attuali, perché mai dovremmo trovarci in simili difficoltà, con oltre 100 ore all’anno di fabbisogno elettrico non coperto dalla “bodenza di vuogo” rinnovabile installata?”

In effetti, lo scenario tecnico al 2028, rappresentato nella Figura 13, dice che non ci troveremo in difficoltà:

e ci restituisce l’immagine di un mondo in verde, con LOLE ovunque sotto soglia. Ma allora il catastrofico scenario della Figura 17 da dove salta fuori?

Salta fuori da questo:

All’aumentare delle FRNP (fonti rinnovabili non programmabili), in teoria aumenta la capacità installata complessiva, ma in pratica la capacità programmabile, cioè quella da fonti fossili, viene messa fuori mercato. Le centrali termiche dovranno essere dismesse perché quando operano a regimi ridotti e intermittenti il loro esercizio diventa antieconomico, non consentendo la copertura dei costi fissi. Nel medio periodo (al 2028) si stima che circa 15 Gw di capacità termoelettrica dovrebbero andare in decommissioning, il che, considerando che la CDP (capacità disponibile in probabilità) da rinnovabili all’epoca sarà intorno 10,6 Gw (Figura 8 del rapporto), spiega facilmente perché lo scenario tecnico-economico al 2028 ci dice che il LOLE esploderà. Fra chiusure già previste e chiusure prevedibili la capacità termica scenderà da circa 60 Gw a circa 40 Gw, quindi dismetteremo o dovremo dismettere più generazione termica di quanta generazione rinnovabile potremo installare, e buona notte ai suonatori!

Naturalmente ogni problema ha una soluzione.

Se sei un europeista, la soluzione ovviamente è aggravare il problema in base al noto schema “ci vuole più…”: ci vogliono più rinnovabili, o bisogna disporne più in fretta (congestionando i mercati e aggravando i costi), o roba del genere (in effetti il Fit for 55 obbedisce a una logica simile)…

Tuttavia, se il problema è economico, è facile che la soluzione, nella mente di alcuni, prenda spontaneamente la forma di un sussidio.

La scelta, così, non sarà più fra pace o condizionatori, ma fra sussidiare la generazione termica o boccheggiare dal caldo.

E quindi sussidieremo l’inquinante generazione termica!

Del resto (e sotto ve ne do una testimonianza diretta) mica crederete che gli Usa abbiano investito tanto nel gas per non venderlo? E meno male! Dovendo scegliere fra due imperialismi, per restare a galla meglio non lasciare la via vecchia per la gialla…

Spero apprezziate l’ironia del paradosso: dopo aver sussidiato, per lo più a vostra insaputa, le rinnovabili attraverso il meccanismo degli oneri di sistema, una volta raggiunto il paradiso degli ingenui, quel mondo tutto rinnovabile dove in teoria sole e vento ci liberano dal Male e ci consegnano al Paradiso dell’energia gratuita, in pratica continuerete a sussidiare. Solo che questa volta invece del rinnovabile “pulito” dovrete sussidiare il termico, che è sì “sporco”, ma senza la cui stabilità e programmabilità la rete elettrica diventerebbe pericolosamente inadeguata. Dovremo farlo perché il “ci vogliono più rinnovabili”, nella totale assenza di un ragionamento complessivo sulla gestione delle reti, nel frattempo avrà messo fuori mercato un elemento essenziale per la stabilità delle reti stesse.

Potremmo insomma concludere che mentre un investimento genera un rendimento, un sussidio genera un altro sussidio, magari di segno opposto, perché ogni distorsione della razionalità economica, e qui ne abbiamo viste tante, è sempre foriera di squilibri e di sventure.

Le retorica del green, che per affermare se stessa ha usato l’arma del sussidio, verrà maciullata dalla stessa arma, che non potrà che rivolgersi contro di lei. Triste destino per i tanti “verdi” che imperversano nei parterres televisivi essere costretti a finanziare in bolletta l’odiato fossile!

Il merito immediato di tutto questo, ovviamente, è della geniale von der Leyen, eletta grazie ai voti grillini, e destinata all’oblio a una velocità ancora superiore a quella della sua mentore Merkel. Un’anatra (o altro volatile) zoppa che verrà tenuta ancora un po’ sulla graticola aspettando che bruci (destino inevitabile delle candidature precoci, come ben sa chi si occupa di nomine).

Ma il problema non è circoscritto a noi, non dipende solo dalla pessima qualità della nostra leaderhip, ha anche una dimensione più ampia, e coinvolge una nostra vecchia amica, la governance sovranazionale. Guardate ad esempio che letteraccia si è visto arrivare il direttore dell’International Energy Agency (l’OMS dell’energia) Faith Birol da due di passaggio:

“Perché fai propaganda, invece di fare il tuo lavoro?”, gli chiede il presidente della Commissione Energia e Commercio, Cathy McMorris Rodgers. Saremo curiosi di vedere la risposta, e credo che in ogni caso convenga leggersi bene le domande poste da questa parlamentare statunitense (anche perché, come vi annunciavo sopra, spiegano molto bene perché lu grin s’ha mort, cioè perché non è nelle cose che noi si rinunci ex abrupto al fossile: non lo è per motivi fisici, e non lo è per motivi geopolitici).

Di questo e di altre cose parleremo al midterm, di cui è uscito il programma.

(…ecco: quando vi chiedevo qualche grafico significativo da commentare in effetti pensavo più a roba così. Ma evidentemente non riesco più a farmi capire…)

(…a poche settimane dalle elezioni europee a/simmetrie propone, a Roma, un incontro sui vari eurodisastri, e la risposta, devo dirvelo, è fiacca. Credo sia la prima volta che non andiamo subito in sold out. Sono sorpreso? Forse no. Il precedente del 28 luglio 2021 era stato, a modo suo, eloquente. Quando avevamo chiesto sostegno, non l’avevamo avuto, e se non l’avevamo avuto, verosimilmente, è perché non c’era, e che non ci fosse in quel caso potevamo aspettarcelo, ascoltando i colleghi più esperti che ci ammonivano su come certe battaglie fossero “minoritarie”. In effetti, i numeri e l’evidenza di tutti i giorni, all’epoca, mostravano una schiacciante maggioranza di persone che correvano a fare (salvo poi pentirsene) quello che una minoranza non voleva fare. Non entro nel merito delle scelte: la mia battaglia, condivisa con pochi altri che conoscete e molti che non conoscete, era per tutelare la libertà di tutti, ma era, in tutta evidenza, una battaglia persa, perché era innanzitutto una battaglia di ragionevolezza in un mondo di persone possedute da una simmetrica e simmetricamente irrazionale paura. In tanta simmetria, purtroppo, erano i numeri a essere asimmetrici. La nobile difesa del nobile principio era quindi destinata a schiantarsi. Ovviamente si combatte perché ci si crede. Se fossi della razza di quelli che combattono solo per vincere non avrei mai aperto questo blog: ex post mi ha portato in Parlamento, ma ex ante poteva solo stroncarmi la carriera accademica! Quindi il punto non è tanto, per me, che la battaglia fosse “minoritaria” o maggioritaria. Le mie riflessioni erano concentrate su altri punti. Ad esempio: com’è possibile, mi chiedevo, che la nostra, di noi insider, e la vostra percezione di quale fosse un momento decisivo per manifestare, per manifestarsi, fossero così disallineate? Certo, voi non vedevate tutto quello che vedevamo noi, non potevate cogliere nelle sfumature del dibattito interno l’incrinarsi di certe certezze, non potevate vedere le crepe del dubbio, e quindi non potevate intuire che quello fosse il momento per insinuarvisi. Le nostre informazioni erano asimmetriche. Ma il punto era un altro: se non rispondevate alla nostra chiamata era perché evidentemente non vi fidavate di noi. Non ho difficoltà né a capirlo, né ad accettarlo. Non mi offendo di certo, anche perché ormai sapete che nemmeno io mi fido di voi: la prima forma di rispetto è la reciprocità! Del resto, stiamo appunto discutendo di quanto i fatti mi diano ragione… E poi c’è il tempo, che è un fattore importante, non solo nella sua dimensione puntuale (è sufficientemente ovvio che per segnalare l’importanza del tema europeo il momento giusto sono le elezioni europee: se il segnale non lo si dà probabilmente è perché non lo si vuole dare, e ci sta), ma anche nella sua dimensione estensiva. Passano gli anni e immagino che aumenti la stanchezza. E anche qui c’è reciprocità: sono stanco io, capisco benissimo che possiate essere stanchi voi! Forse potrebbe aiutarci a resistere la constatazione dei progressi che pure ci sono stati. La loro comprensione, tuttavia, è offuscata da tanti elementi oggettivi, inclusa la stessa durata del percorso, il tempo, appunto. Dato per assodato l’obiettivo, che è quello di liberarci, alcuni progressi, come il fatto che persone di cui pensavate che mai vi avrebbero avuto accesso ora sono all’interno delle istituzioni, per chi non ha vissuto quella fase, ma anche per chi l’ha vissuta, può sembrare un progresso meramente personale (er senatore d’a a Lega voleva a portrona), non politico (stiamo creando classe dirigente con esperienza di legislativo e magari anche di esecutivo). Questo, ovviamente, perché se non si sa come funzionano le istituzioni (ma per spiegarvelo abbiamo fatto tanto) non si può apprezzare l’importanza di avere con sé persone che sanno come funzionano e che hanno una reputazione all’interno di esse. Eppure, i risultati si vedono, o almeno che volesse vederli potrebbe facilmente farlo. Ad esempio, fra questo e questo:


sono passati 1611 giorni, 38664 ore, che non sono state facili per voi come non lo sono state per noi, ma che hanno portato dove volevamo che si arrivasse. Lo vedete o no il progresso fra queste due posizioni? Intuite o no che dietro c’è stato tanto lavoro paziente, tanta prudenza, ma tanta tenacia, per non perdere di vista l’obiettivo, e per ricordarlo al momento giusto a chi di dovere? Ricordate, o no, quando tutti davano il nostro migliore amico per Presidente della Repubblica? Capite, o no, che quella sarebbe stata una pietra tombale sul nostro anelito di libertà? Ecco, qui si situa una particolare insidia, che mina alla radice il meccanismo di rappresentanza: l’incapacità di ragionare per scenari alternativi, assistita dalla scarsa memoria storica, che porta regolarmente a dimenticare quale fosse lo scenario
ex ante più probabile, soprattutto in chi più ha strepitato per scongiurarlo. Difficile accontentare i professionisti dello strepito! Nel momento in cui scongiuri quello per cui strepitavano, fatalmente essi dimenticano cosa fosse… D’altra parte, pericolo scampato? Non ancora. Obiettivo raggiunto? Sì. Prezzo? Altissimo, per voi, lo so. Ma le nostre divisioni erano quelle schierate a Piazza del Popolo il 28 luglio del 2021, non altre, e con quelle abbiamo fatto quanto potevamo in questa che è e resta una guerra di logoramento. In un combattimento di questo tipo la nostra unica speranza, per influire sui rapporti interni ed esterni, era aspettare che il tempo ci desse ragione. E, mi spiace dirlo, con tutta la compassione che provavo per voi, purtroppo in termini politici se eravate troppo pochi, o vi palesavate – come state facendo – in pochi, la colpa non era degli altri, era vostra! A noi non restava altra tattica che quella del logoramento, l’alternativa essendo quella di diventare una meteora come un Pancho Pardi o una Sara Cunial qualsiasi! Massimo rispetto umano, ma la battaglia politica si combatte non abbandonando la posizione. Certo, questo esigeva tanta persistenza, e in tutti questi anni, dal 2011 a oggi, è nella vostra presenza, nella vostra vicinanza che ho trovato la forza e la motivazione di continuare a combattere, anche nei momenti più bui – che non sono stati quelli della mia vita parlamentare. Ve ne ringrazio. Di converso, immagino che anche voi abbiate trovato forza e motivazione nella mia presenza, che ora non potete più avere, perché se al momento buono vorrete contare su qualcuno che sappia come comportarsi e a chi rivolgersi, dovete dargli il tempo di fare l’uomo macchina, di entrare negli ingranaggi, possibilmente senza restarne schiacciato, e il tempo richiesto è tanto, tantissimo, e così per voi ne resta poco, pochissimo. Soffro nel non poter sempre ricambiare, restituendovi la motivazione che avete dato a me. Il dibattito fra noi si sfilaccia e si degrada, lo si vede dalla qualità dei commenti, che è direttamente proporzionale al tempo che vi dedico. Ma la soglia di tempo necessaria per attivare un dibattito che sia fruttuoso, che aiuti voi a capire, che mi arricchisca con le vostre segnalazioni, è sempre più inattingibile. In questo preciso momento dovrei fare altro, purtroppo. Recupererò domattina. Ma più di una vita non riesco a vivere, e forse questa esperienza, che tanto mi ha dato e nella quale ho cercato di darvi il massimo, è anche giusto che giunga, come sta fatalmente e fisiologicamente giungendo, a un termine. Da questa esperienza esco trasformato in un modo che mai avrei potuto sospettare: per il fatto di essermi così a lungo confrontato con voi, di aver dovuto gestire le vostre paure e le vostre rabbie, di essere stato partecipe delle vostre gioie, dei vostri dolori, delle vostre vicende familiari (dei vostri matrimoni, dei vostri battesimi,…), ne esco trasformato in animale sociale. Ma ora la comunità che riesco a seguire, cui riesco a dedicarmi, cui è giusto che mi dedichi, perché è mio dovere istituzionale, con cui mi sento più in contatto, e in un contatto più vero, progressivamente non siete voi, ma sono i miei elettori, i miei sindaci, i giovani del mio partito. Persone che spesso ignorano chi io sia – c’è anche qualcuno che guarda la televisione meno di me, vivaddio! – persone con cui ho condiviso infinitamente meno di quanto ho condiviso qui con voi, ma anche persone per cui posso fare qualcosa, qualcosa di concreto, nel mio nuovo ruolo, e farlo in tempi umani, e alle quali, in mancanza, spesso, di una comune visione ideologica, mi lega qualcosa di meno identitario ma più forte: la comune appartenenza all’umanità. Forse, è un’ipotesi, in questa fase della mia vita mi appaga di più bermi un bicchiere di vino con un pastore o un operaio che di me non sa niente (non sa chi sono, che lavoro faccio, e se lo sapesse non saprebbe in che cosa consista…) che estenuarmi per tenere unita, per alimentare una fiammella di speranza in voi, che invece, a sentirvi, sapete tutto, di me e del mondo, e venite a spiegarmelo. Non vi offendete, vero, se però a me interessa più quello che non so (ad esempio, quando e come si seminano le patate in montagna) di quello che già so e accanitamente tornate a insegnarmi (o anche di quello che mi accanisco a spiegarvi e risolutamente non volete comprendere)! Non posso affermarlo con certezza, ma ho qualche dubbio sul fatto che chi ha firmato la Pace di Vestfalia abbia anche dichiarato la Guerra dei Trent’anni (lo svedese senz’altro no, aveva sette anni quando è iniziata!). Forse una conseguenza talmente ovvia da sfuggire all’attenzione delle guerre lunghe è che difficilmente chi le dichiara può vederne la fine. Anche questo, che vale per voi come per me, è un dato da tenere in considerazione. Insomma, anche per l’energia politica c’è un problema di programmabilità – o, se volete, di intermittenza – e di costi! Certo, a fronte di risposte così scarse, non credo sia più ergonomico per me né di qualche beneficio per voi che io mi sbatta tanto per escogitare eventi di qualità, per portare avanti una battaglia culturale. L’esperimento che mi tentava, perché abbiamo visto che funziona, era quello di mostrare a una certa classe dirigente che cosa interessa “ar popolo”, e quello di mostrare “ar popolo” che cosa sa la classe dirigente. In autunno era riuscito, sono certo che la strada sarebbe utile e feconda, ma se non volete percorrerla io non voglio costringervi. Ai miei amici, a quelli con cui condivido il cruccio per il nostro Paese conculcato, né più né meno di sempre, da potenze fisiologicamente ostili, dico sempre che non possiamo rimproverarci di non aver avuto successo dove Keynes aveva fallito! “Le conseguenze economiche di Mr. Churchill” restano la migliore descrizione della nostra situazione, ma non servirono, appunto, a evitare le conseguenze economiche di Mr. Churchill, così come non sono servite, oggi, ad aprire tante menti. Capisco quindi il vostro disamoramento e non vi chiedo di forzare la vostra natura. Almeno questo, a sessantadue anni, cioè quando sono stato costretto, l’ho capito: la natura va assecondata. D’altra parte, però, se riunirvi come community non vi interessa più, se a/simmetrie o questo blog non riescono più a motivarvi e a coinvolgervi, non posso che conformarmi a quel principio di realtà cui auspico che si conformino i miei avversari politici! Ne prenderò atto, e mi risparmierò tanto lavoro inutile. Volevo riscrivere ad Ashoka Mody per il Goofy13, ma prima volevo sentire il segretario della Farnesina per sapere la data del G20 dello sviluppo (che si terrà a Pescara), ecc. Dietro ogni evento c’è lavoro, e quel lavoro non si vede. Organizzare cose per un po’ mi è piaciuto. Ma se non c’è risposta, posso fare altro: ricominciare a suonare, ricominciare a leggere, fare una passeggiata… Mi tocca perfino organizzare gli eventi che organizzate voi! Non più tardi di un paio d’ore fa Claudio mi ha detto di non sapere nulla di uno dei nostri prossimi incontri, forse perché quello di voi che mi aveva coinvolto mi vedeva più come suo segretario che come relatore! Succede anche questo, e succedono tante altre cose: possiamo anche prenderci un sabbatico. Succede anche che è tardi, e me ne vado a dormire. Questo post, per la parte in tondo, stampatelo: è il nuovo “I salvataggi che non ci salveranno”. Potremmo chiamarlo “L’energia pulita che ci inquinerà”. Tenetelo da parte, perché non ce ne saranno più molti. Lavorerò perché il midterm abbia la qualità di sempre, e poi passerò ad altro, come state facendo voi…)

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“Chi di sussidio ferisce, di sussidio perisce” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.