Senegal: Faye da prigioniero a più giovane presidente dell’Africa

Il 24 marzo si sono tenute le elezioni presidenziali in Senegal, che hanno visto la vittoria su 19 candidati di un giovane “panafricanista di sinistra” del maggior partito di opposizione, Bassirou Diomaye Faye, uscito di prigione solo dieci giorni prima, con circa il 54% dei voti. 

 Il suo principale rivale, Amadou Ba, membro del partito al potere e ritenuto un protetto del presidente uscente Macky Sall, ha ottenuto il 36,2%, secondoquantoriferisce la BBC.

I compiti principali che si prefigge il presidente più giovane della storia del Senegal sono riforme istituzionali su larga scala nel paese, la lotta contro la povertà e la corruzione e la rottura con il passato coloniale. Bassiro Diomaie Faye ha trascorso 11 mesi in prigione prima delle elezioni con l’accusa di screditare il governo e diffondere notizie false. Le autorità sono state costrette, sotto la pressione delle proteste su larga scala nel paese, a rilasciare l’oppositore solo una settimana prima delle elezioni. Tuttavia, anche senza partecipare effettivamente alla campagna elettorale, ha ottenuto il sostegno degli elettori. Una parte significativa dei voti gli è stata data dai sostenitori del suo amico e leader dell’opposizione Ousmane Sonko, anche lui in prigione con Faye con accuse simili e rilasciato contemporaneamente a lui. Lo stesso Ousmane Sonko non ha potuto partecipare alle elezioni perché le autorità lo hanno ritenuto colpevole di due crimini politici. 

“Eleggendomi, il popolo senegalese ha deciso di rompere con il passato”, ha affermato Faye nel suo primo discorso ai media dopo le elezioni. “Prometto di governare con umiltà e trasparenza”. 

Rottura col passato

Il nuovo presidente, ssotenitori di un avvicinamento a Russia e BRICS, che è diventato il più giovane leader del paese con i suoi 44 anni, ha ribadito quanto aveva affermato in campagna elettorale. 

“Prometto di governare con umiltà e trasparenza e di combattere la corruzione a tutti i livelli. Prometto di dedicarmi completamente alla ricostruzione delle nostre istituzioni”. 

Il presidente ha anche promesso di migliorare il controllo del Senegal sulle sue risorse naturali, incoraggiando le imprese nazionali per evitare che il Paese sprofondi nella “schiavitù economica”. Tra i punti principali vi sono la revisione del contratto per il petrolio e il gas del Senegal con British Petroleum, Endeavour Mining Plc (Gran Bretagna) e Kosmos Energy Ltd (USA) e l’introduzione di una nuova valuta per sostituire il franco CFA ancorato all’euro.

Nel 2020 la compagnia petrolifera russa Lukoil ha cercato di acquistare una quota del 40% in un progetto offshore del Senegal da un operatore australiano, ma nonostante il pagamento di 300 milioni di dollari, a causa delle sanzioni, non è stata in grado di iniziare i lavori in loco. A questo punto è probabile che presto potrà farlo. Il Senegal, secondo il futuro presidente, intende diventare un produttore di petrolio e gas entro la fine di quest’anno, il che lo renderà una delle economie a più rapida crescita in Africa (oltre 8% all’anno).

Faye ha anche delineato alcune priorità di politica estera, che includono una “revisione” delle relazioni con la Francia e cambiamenti nel blocco regionale dell’Africa occidentale ECOWAS. Il leader senegalese ha affermato che il suo Paese “rimarrà un alleato amichevole, sicuro e affidabile per tutti coloro che cercano una cooperazione produttiva virtuosa, rispettosa e reciprocamente vantaggiosa”.