Le critiche ‘all’eccesso di capacità produttiva cinese’: un falso mito per rafforzare l’Occidente?

L’incontro dei Ministri degli Esteri del G7 a Capri ha evidenziato una volta di più le tensioni economiche emergenti tra le nazioni industrializzate e la Cina. Le preoccupazioni principali riguardano le politiche e le pratiche “non di mercato” del gigante asiatico, come evidenzia il Global Times.

Il comunicato finale del G7 ha messo in luce “l’eccesso di capacità produttiva dannoso” della Cina, accusandola di minare l’economia dei paesi membri attraverso politiche industriali che favoriscono la sovrapproduzione.

Sebbene il G7 abbia espresso una certa riluttanza a disaccoppiarsi completamente dalla Cina, il tono del comunicato suggerisce chiaramente un orientamento verso un protezionismo più marcato contro la produzione cinese. Questa posizione riflette la preoccupazione delle nazioni del G7 per la crescente concorrenza della Cina nel mercato globale.

Tuttavia, alcuni analisti vedono in queste preoccupazioni una manifestazione di protezionismo piuttosto che un tentativo di comprendere le dinamiche economiche complesse e in evoluzione della Cina. La Cina è ancora in un fase di industrializzazione, seppur avanzata, e sta cercando di riformare la sua politica industriale per adattarsi meglio al mercato globale.

In questo contesto, la critica del G7 – evidenzia il Global Times – appare spesso come una mancanza di comprensione della strategia economica cinese. La Cina ha dimostrato di essere attiva nel riformare e avanzare la sua politica industriale per rispondere alle esigenze dello sviluppo nazionale e alle sfide del mercato globale.

Al contrario, le nazioni del G7, essendo in gran parte economie post-industriali, affrontano sfide diverse. Di fronte alla crescente concorrenza cinese, stanno iniziando a considerare l’adozione di strategie simili, soprattutto nei settori dell’infrastruttura e della manifattura di alta gamma.

La vera sfida per il G7 è quindi rappresentata dalla necessità di aggiornare le proprie politiche industriali e di adottare strategie più competitive. In caso contrario, rischiano di perdere quote di mercato a favore della Cina.

È importante sottolineare che il G7 non rappresenta l’intera economia globale e non ha il diritto di decidere quali politiche economiche siano appropriate per le nazioni emergenti. Le dinamiche del mercato, e non gli interessi politici del G7, dovrebbero guidare la competitività industriale.

In conclusione, la sfida tra il G7 e la Cina rappresenta una delle questioni più significative nel panorama economico globale. Una comprensione reciproca e un dialogo costruttivo sono essenziali per affrontare le sfide comuni e per promuovere una crescita economica sostenibile a livello globale, insistono da Pechino.