Italia semicolonia statunitense. Il popolo deve ribellarsi

di Alessandro Pascale

Di seguito un estratto uscito sul numero di maggio della rivista Limes. Si tratta di alcune considerazioni scritte in forma anonima da un ufficiale americano in congedo.

“Che cosa abbiamo? Il controllo militare e di intelligence del territorio, in forma pressoché totale. E quel grado, non eccessivo, di influenza sul potere politico -soprattutto sui poteri informali ma fondamentali che gestiscono di fatto il paese. Quello che voi italiani ci avete consegnato nel 1945 -a proposito, se qualcuno di voi mi spiegasse perché ci dichiaraste guerra, gliene sarei davvero grato- e che non potremmo, nemmeno volendolo, restituirvi. Se non perdendo la terza guerra mondiale.

In concreto – e vengo, penso, a quella «geopolitica» di cui parlate mentre noi la facciamo – dell’Italia ci interessano tre cose. La posizione (quindi le basi), il papa (quindi l’universale potenza spirituale, e qui forse come cattolico e correligionario del papa emerito sono un poco di parte) e il mito di Roma, che tanto influì sui nostri padri fondatori.

La posizione. Siete un gigantesco molo piantato in mezzo al Mediterraneo. Sul fronte adriatico, eravate (e un po’ restate, perché quelli non muoiono mai) bastione contro la minaccia russa, oggi soprattutto cinese. Ma come vi può essere saltato in mente di offrire ai cinesi il porto di Trieste? Chiedo scusa, ma avete dimenticato che quello scalo di Vienna su cui i rossi di Tito stavano per mettere le mani ve lo abbiamo restituito noi, nel 1954? E non avete la pazienza di studiare il collegamento ferroviario e stradale fra Vicenza (e Aviano) e Trieste -ai tempi miei faceva abbastanza schifo, ma non importa- che fa di quel porto uno scalo militare, all’intersezione meridionale dell’estrema linea difensiva Baltico-Adriatico? E forse dimenticate che una delle più grandi piattaforme di comunicazioni, cioè di intelligence, fuori del territorio nazionale l’abbiamo in Sicilia, a Niscemi, presso lo Stretto che separa Africa ed Europa, da cui passano le rotte fra Atlantico e Indo- Pacifico?”.

Il prof. Andrea Zhok, docente all’Università degli studi di Milano, ha commentato pubblicamente su Facebook così:

“Il dato di partenza, ben illustrato nel passaggio succitato, è che l’Italia non è in nessun modo valutabile come un paese politicamente sovrano.
Siamo un protettorato USA, cui è stato concesso di acquisire una seconda forma di dipendenza, economica, nei confronti della Germania, nella cornice UE. Questo è quanto.”

Il prof. Zhok continua poi la sua analisi, in gran parte condivisibile, mostrando le degradanti conseguenze economiche, politiche e culturali che tutto ciò comporta.

Il dato centrale é però chiaro: l’Italia é una semicolonia statunitense per volontà del suo ceto dirigente borghese che ha governato ininterrottamente il paese dal 1947 ad oggi. Nessuna riforma di struttura é possibile se non rompendo questo doppio vincolo di sudditanza che abbiamo verso Washington (NATO) e Bruxelles (UE). Non c’è bisogno di aspettare la terza guerra mondiale (che ci auguriamo non arrivi mai) con la Cina e la Russia per riconquistare sovranità nazionale e affermare finalmente una piena sovranità popolare. Se il popolo acquista coscienza di essere servo, di mangiare solo le briciole del padrone, se il popolo compreso ciò decide di ribellarsi, si può riuscire a cacciare gli USA dal nostro territorio anche domani. É chiaro che serve una rivoluzione vera. É chiaro che serve una consapevolezza che oggi non c’è. Il Partito Comunista lavora per fornire questa consapevolezza al popolo, e in tal senso utilizzeremo anche queste elezioni. Unitevi a noi. Unitevi alla vera Resistenza contro questo totalitarismo “liberale” che annebbia le nostre menti e ci inganna sistematicamente ogni giorno.
Aderendo al Partito Comunista non darete forza a noi, ma a voi stessi.