Il governo del “fare”…pubblicità. La rete Ngn

Che cosa hanno in comune la lotta al digital divide e lo sforzo verso una rete di nuova generazione ( Ngn)? L‚Äôeterno carosello che abbiamo visto negli ultimi anni e ora di nuovo riproposto, con notizie dei giorni scorsi: da una parte, il governo che continua a temporeggiare e non stanzia fondi; dall‚Äôaltra, gli operatori che proseguono ognuno (o quasi) per conto proprio con iniziative e coperture.Circa 1.800 comuni e il 12% della popolazione italiana non possono navigare nemmeno a 2 Megabit al secondo con Adsl. Mancano ancora all‚Äôappello gli 800 milioni, più volte sbandierati del piano Romani da 1,47 miliardi. Infratel continua a portare la fibra nei pozzetti comunali (vicino alle centrali telefoniche) e permetteranno di portare il digital divide al 6% della popolazione. Peccato che il piano Romani prevedeva di portarlo allo 0,5% entro il 2012; ma per quest‚Äôobiettivo servono anche gli 800 milioni, appunto. Ci si dimentica spesso che dal governo è attesa un‚Äôaltra azione contro il digital divide: bandire l‚Äôasta per assegnare alla banda larga le frequenze del dividendo digitale, ora controllate dalla tivù. Consentirebbero di coprire un territorio più vasto con tecnologie UMTS/Hspa e UMTS/Lte (fino a 100 Megabit e che renderanno obsolete le reti WiMax e che il governo ha promesso, ancora l’altro ieri, la sua liberalizzazione) e di aumentare la banda reale disponibile agli utenti.

Ed intanto un altro annuncio pubblicitario da parte del governo del “fare”… pubblicità.
L’annuncio sbandierato è del tono “al tavolo del ministro Romani arriva il primo accordo formale tra gli operatori telefonici per la costruzione della rete di nuova generazione la NgN .”
Ma basta cercare un pò e scendere nel dettaglio e ci si accorge che il famoso accordo fra operatori non è altro che solo un battage pubblicitario. Si tratta in realtà di un accordo di futura condivisione delle infrastrutture, cioè scavi, cavidotti con eventuale fibra spenta, canaline verticali nei palazzi.

Roba molto tecnica, come vedete. Non solo ma che risale a due mesi fà L’annuncio è solo una formalizzazione in bella copia di un accordo già raggiunto a settembre, senza macchia e senza gloria, appunto perché piuttosto tecnico.
D’altra parte le parole di Corrado Calabrò, presidente Agcom, mettono in chiaro le cose: ¬´Mettere insieme gli operatori ci incoraggia ad andare avanti e spero ora che le aziende non perdano il passo nei successivi passaggi, perché oggi è stato trovato l‚Äôaccordo sul punto più facile, ma i nodi devono ancora venire nei prossimi impegni Non basta sottoscrivere accordi, ma bisogna poi condividerli compiutamente Non è l‚Äôannuncio della nascita di una società, ma solo un un protocollo d‚Äôintesa per farne una. ¬´Quando si è pronti per fare una società la si fa. Si firmano i contratti¬ª
Non solo! L’accordo indica o conferma, anche una altra amara verità. E’ cioè che vince la linea della Telecom, la quale , ha il coltello dalla parte del manico avendo noi un governo incapace di toglierlo , cioè ha la proprietà della rete nazionale. Chi ha la rete detta legge!. Così è avvenuto. La nuova rete e la nuova società,se mai vedrà la luce, interverrà solo nelle zone dove Telecom non vorrà andare (perché poco remunerativo) e avrà una governance da definire con un altro (ennesimo) tavolo tecnico di 90 giorni.

Le prospettive? l‚ÄôItalia si ritroverà solo con l‚ÄôNgn di Telecom Italia (a parte le storiche sette città di Fastweb), con i suoi tempi e modi. Pochino per gareggiare, alla pari con gli altri, nello scenario futuro delle reti ultra veloci.