A medici come Luigi Cavanna, Riccardo Szumski, Silvana De Mari, Mariano Amici, Fabio Milani, Roberto Santi, Riccardo Munda, Maria Grazia Dondini, Andrea Stramezzi (e ne cito solo alcuni di quelli che ho avuto il piacere di conoscere e/o intervistare, ai quali vanno aggiunti tutti gli altri professionisti del gruppo “TerapiedomiciliariCovid19”) andrebbe dedicato un monumento, con sotto scritto: “Onore e gloria a questi professionisti, che in scienza e coscienza hanno sempre curato i loro pazienti, evitando finissero nelle terapie intensive e la morte li cogliesse”.
Invece, ancora oggi, quel criminale politico di nome Roberto Speranza, una sottospecie di Josef Mengele senza nemmeno la laurea in Medicina, con la complicità del Comitato Tecnico Scientifico di cui dispone, non ha mai approvato un protocollo di cure domiciliari che – sin da Febbraio 2020 – ha garantito la guarigione a migliaia e migliaia di infetti da Sars-Cov-2, il virus cinese che fortunatamente ha un tasso di mortalità bassissima (in Italia, paese catastrofico, è dello 0,14%). Basti pensare che per poter legalmente utilizzare un farmaco noto da 70 anni come l’idrossiclorochina, l’avvocato Grimaldi ha dovuto ricorrere al Consiglio di Stato!
Oggi, come fosse un fulmine a ciel sereno, anche quell’ammasso di idioti collaborazionisti del Corriere della Sera (che hanno operato come macchina propagandistica del regime sanitario in corso, anziché fare inchieste e ricercare la verità) si accorgono che persino l’Istituto Mario Negri ha scoperto l’acqua calda, ovvero l’importanza delle terapie fatte a casa. Riporta il fogliaccio diretto da Luciano Fontana: “Il metodo del Mario Negri, chiamiamolo così per necessità di sintesi, non fa miracoli ma funziona. Il tempo di guarigione dai sintomi peggiori, dalla febbre ai dolori muscolari e articolari, è pressoché uguale in ognuno dei due gruppi. Una media di 18 giorni per il trattamento raccomandato contro i 14 giorni dell’altro segmento. I segni più leggeri della malattia, come la perdita dell’olfatto e l’affaticamento, persistono molto meno nei novanta pazienti curati con il protocollo in questione, il 23 per cento contro il 73%. La grande differenza si registra sul punto più delicato. Solo due pazienti su 90 (2,2%) del gruppo di riferimento sono finiti in ospedale rispetto ai 13 su 90 (14,4%) dell’altro gruppo. I giorni complessivi trascorsi in nosocomio crollano a 44 contro 481, e i costi cumulativi per i trattamenti ordinari, intensivi e subintensivi, sono di 28.000 euro contro 296.000”.
Come? Il blasonato Istituto Negri è arrivato 8 mesi dopo i medici in prima linea citati sopra? Perché? Possibile che cure di cui si conosceva l’esistenza da Marzo 2020 siano state volutamente ignorate? (Il sottoscritto, con altri 30 esperti, lo ha pubblicato in un libro uscito a Maggio dell’anno scorso, libro bannato da Amazon).
Ripeschiamo, a questo punto, il racconto della coraggiosa e ammirevole dottoressa Maria Grazia Dondini, medico di base della provincia di Bologna: “Il 22 febbraio di quest’anno [2020, ndr] è stata comunicata la circolazione di un nuovo Coronavirus. Il Ministero della Salute ha mandato un’ordinanza a tutti noi medici del territorio, dicendoci sostanzialmente che eravamo di fronte a un nuovo virus, sconosciuto, per il quale non esisteva alcuna terapia. La cosa paradossale è che fino a quel giorno avevamo gestito i medesimi pazienti con successo, senza affollare ospedali e terapie intensive; ma da quel momento si è deciso che tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non poteva più funzionare. Non era più possibile un approccio clinico/terapeutico. Noi, medici di Medicina generale, dovevamo da allora delegare al dipartimento di Sanità Pubblica, che non fa clinica, ma una sorveglianza di tipo epidemiologico; potevamo vedere i pazienti solamente se in possesso di mascherina FFP2, che io ho potuto ritirare all’ASL solo il 30 di marzo”. Capito bene cosa ha deciso Speranza?
“Ma c’è una cosa più grave – ribadisce la dottoressa Dondini -. Nella circolare ministeriale, il Ministro della Sanità ci dava le seguenti indicazioni su come approcciarci ai malati: isolamento e riduzione dei contatti, uso dei vari DPI, disincentivazione delle iniziative di ricorso autonomo ai servizi sanitari, al Pronto Soccorso, al medico di medicina generale. Dunque, le persone che stavano male erano isolate; e, cosa ancora più grave, il numero di pubblica utilità previsto non rispondeva. Tutti i pazienti lamentavano che non rispondeva nessuno; io stessa ho provato a chiamare il 1500 senza successo. Un ministro della salute che si accinge ad affrontare una emergenza sanitaria prevede che i numeri di pubblica utilità non rispondano”?
In sintesi, le scelte scellerate ed antiscientifiche hanno portato al disastro! Per quale ragione? Lo spiegava, un anno fa (!) sempre la dottoressa Dondini: “Le polmoniti atipiche non sono state più trattate con antibiotico, i pazienti lasciati soli, abbandonati a se stessi a domicilio. Ovviamente dopo 7-10 giorni, con la cascata di citochine e l’amplificazione del processo infiammatorio, arrivavano in ospedale in fin di vita. Poi, la ventilazione meccanica ha fatto il resto. Io ho continuato a fare quello che ho sempre fatto, rischiando anche denunce per epidemia colposa, e non ho avuto né un decesso, né un ricovero in terapia intensiva. Ho parlato con una collega di Bergamo e un altro collega di Bologna, che hanno continuato a lavorare nel medesimo modo, e nessuno di noi ha avuto decessi e ricoveri in terapia intensiva. Anche l’OMS ha dato indicazioni problematiche: nelle prime fasi della malattia ha previsto solo l’isolamento domiciliare, nella seconda e terza fase, quindi condizioni di gravità moderata e severa, l’unico approccio terapeutico previsto doveva essere l’ossigenoterapia e la ventilazione meccanica. A mio modo di vedere c’è una responsabilità anche dell’OMS, perché non ha dato facoltà al medico di valutare clinicamente il paziente”.
A queste “raccomandazioni” – come ho accennato sopra – si erano opposti tutti i medici di cui ho scritto all’inizio, l’Associazione Ippocreteorg.org, il “Comitato Cura Domiciliare Covid-19” guidato dall’avvocato Erich Grimaldi e dalla collega Valentina Piraino, i quali hanno presentato istanza cautelare contro il Ministero della Salute e AIFA (oggi diretta dal professor Palù) per la libertà di scelta sui farmaci da adottare nella terapia, vincendolo. Il dottor Stramezzi – un mesetto fa circa, intervistato da Rete4 durante la trasmissione “Fuori dal coro”- ha affermato senza mezzi termine che “con la terapia domiciliare si sarebbe evitata la morte di almeno 50.000 persone”. Personalmente, ho ribadito il concetto almeno due volte durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara”. Anche il TAR, recentemente, ha dato ragione al gruppo di medici “dissidenti”, aprendo un vero e proprio squarcio, anche concettuale, sulle terapie domiciliari. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio nella seduta del 2 marzo 2021 ha infatti giudicato fondato il ricorso. Ciononostante, molti di quei medici che hanno curato e salvato vite sono sottoposti a procedure di richiamo dall’Ordine dei Medici, una vergogna!
Anche il Piemonte, un paio di settimane fa, ha dimostrato sul campo che il protocollo di cura e terapia domiciliare, quello elaborato dal prof. Luigi Cavanna, bravissimo primario oncologo di Piacenza, assieme ad un gruppo di 500 medici coraggiosi in tutta Italia del gruppo terapiadomiciiarecovid19.org sta avendo risultati immediati. Hanno dunque deciso di utilizzarlo alla faccia del Ministro della Speranza. Risultato? Ricoveri ridotti ad un terzo e drastico calo della mortalità! (Vedi qui).
“Hanno bloccato le cure!”, altro che favole. Hanno invitato i medici a non visitare i pazienti! Lo ha spiegato con dovizia di particolari il dottor Salvatore Totaro, intervistato dall’emittente romana Radio Radio, che ha ricordato che “per fortuna qualche collega ha fatto delle autopsie clandestine”..
Per chi come il sottoscritto segue, da sempre, le vicende di questa tragica farsa pandemica, che ha abolito libertà considerate inalienabili ed intangibili, ci sono fatti ed evidenze, testimonianze e numeri affinché la magistratura si decida a fare il suo lavoro: aprire un fascicolo per strage di Stato nei confronti del Ministro Roberto Speranza (riconfermato al suo dicastero, perché si sa, gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto), del CTS, del governo Conte e dell’attuale esecutivo guidato da Mario Draghi. Perché se i crimini contro l’umanità commessi in Italia in questi ultimi 14 mesi, con la scusa del virus rivoluzionario cinese, rimarranno impuniti, allora vi assicuro che ci attendono almeno 100 anni di barbarie!
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Sul mio canale ODYSEE potete trovare tutte le interviste fatte ai medici di cui sopra
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