La Russia esorta gli USA a dare spiegazioni sull’attività biologica militare nei laboratori ai suoi confini

La Russia ribadisce che gli Stati Uniti devono fare chiarezza sulle attività che vengono svolte nei laboratori biologici in patria e all’estero. Con particolare riferimento ai questi laboratori ubicati ai confini di Russia e Cina. 

Mosca, inoltre, invita gli Stati membri della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche ad accettare la sua iniziativa di impegnarsi a condividere informazioni sull’attività biologica militare, come dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, secondo quanto riporta l’agenzia TASS. 

“La parte russa esprime la sua seria preoccupazione, e lo fa ancora di una volta, per l’attività biologica militare di Washington sia sul territorio degli Stati Uniti che fuori”, ha sottolineato la diplomatica.

“A causa dell’assenza di un meccanismo di verifica in questa Convenzione sulle armi biologiche e tossiche, la cui attività Washington ha già bloccato negli anni, non vi è alcuna possibilità legale di obbligare gli Stati Uniti a condividere le informazioni sulle ricerche in corso nei laboratori”, ha detto Zakharova. 

“Al fine di rimuovere le rivendicazioni relative all’adempimento delle disposizioni della Convenzione, ci battiamo costantemente per intensificare gli sforzi per migliorare il regime della Convenzione, in particolare, adottando un protocollo legalmente vincolante con un meccanismo di verifica efficace. Ciò sarebbe facilitato anche dall’iniziativa russa per migliorare le misure di rafforzamento della fiducia nel quadro della Convenzione che prevede che gli Stati membri condividano le informazioni sull’attività biologica militare al di fuori del territorio nazionale”, ha detto la portavoce.

La Russia ritiene inoltre possibile coinvolgere il meccanismo dell’articolo 5 della Convenzione, che prevede che gli Stati membri si consultino tra loro sulla risoluzione delle questioni relative alla Convenzione, ha sottolineato la dirigente di Mosca.

“La preoccupazione non significa solo parole, ma implica tutta una serie di passi concreti che stiamo compiendo: interazione con i nostri vicini, negoziati su questi temi e formulazione dell’agenda per le organizzazioni internazionali”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo.

La questione non è certo nuova. L’anno passato l’ex presidente russo Dmitry Medvedev aveva espresso simili preoccupazioni. Parlando durante un incontro sulla cooperazione internazionale per contrastare l’infezione da COVID-19 e altre epidemie, Medvedev aveva osservato che la Russia sostiene la cooperazione internazionale ma che “sfortunatamente non tutti sostengono questa posizione. Questo non è il caso di molti dei nostri colleghi, e intendo la posizione che assumono gli Stati Uniti quando lavorano in laboratori dislocati in alcuni paesi che confinano con noi o sono anche membri dell’Unione Economica Euroasiatica”. 

“In ogni caso, una tale attività può anche essere vantaggiosa, ma non deve destare sospetti”, diceva Medvedev. “Sfortunatamente, tali sospetti sorgono nel mondo moderno”.

L’anno passato, così come oggi, Mosca esprimeva preoccupazione per i laboratori biologici statunitensi in Georgia e Ucraina. Il Rappresentante permanente russo presso l’OSCE Alexander Lukashevich evidenziava la mancanza di trasparenza in questi siti, sui quali le stesse autorità ucraine e georgiane hanno solo un controllo limitato. 

Il diplomatico poi evidenziava che con il pretesto di combattere le malattie infettive, gli USA conducono esperimenti classificati con agenti patogeni altamente pericolosi capaci di provocare peste e febbri emorragiche.