I piccoli muoiono e le multinazionali portano il 40% degli utili nei paradisi fiscali (Repubblica)

 

Il Ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha definito inaccettabile la violenza dei manifestanti ieri davanti a Montecitorio. Come se fossero dei facinorosi nullafacenti quelli che manifestavano, non persone messe in ginocchio delle chiusure fallimentari per contenere la pandemia e per uan discutibile politica dei ristori dei quali molti non hanno visto neanche l’ombra.

Bisognerebbe precisare che ieri le tensioni, fortunatamente, sono durate qualche minuto, un solo ferito fra le forze dell’ordine.

Violenze ben peggiori devastanti in paesi dove i governi che non hanno il favore dell’occidente i manifestanti sono definiti pro-democrazia, qui sono “fassisti”, “bottegai”, “incappuciati”, “evasori fiscali.”

La vergogna assoluta, anzi, per restare in tema inacettabile è la notizia data oggi, una beffa, una presa in giro per milioni di cittadini onesti.

Secondo quanto riporta Repubblica oggi “il 40% dei profitti delle grandi multinazionali mondiali è parcheggiato nei paradisi fiscali dove le tasse sono low-cost. Pratica che solo all’Italia costa 26 miliardi di mancati incassi all’anno”, citando uno studio dell’Università di Berkeley, di quella di Copenhagen e del National Bureau for economic research. Inoltre, si aggiunge che ” ben 23 miliardi sono emigrati verso altri paesi Ue molto più accoglienti sul fronte fiscale, in primis Irlanda, Olanda e Lussemburgo”

La banda Google, Amazon, Facebook, Uber, Airbnb e Apple nei suoi bilanci lo mette nero su bianco. Ci prendono in giro e ce lo dicono in faccia: pagano 42 milioni di euro di tasse a fronte di miliardi di fatturato che fanno in Italia.

Il governo dei “migliori” siamo certi che non metterà mai fine a questa vergogna, perché sottomessi come siamo agli StatiUniti d’America, potremmo scatenare le ire dei padrone, ciò che aveva minacciato Trump lo potrà realizzare Biden con le relative sanzioni. E Joe e democratico e tutto gli è permesso.

Una cifra come questa, 26 miliardi all’anno, altro che Recovery fund, è considerevole per Istruzione, Sanità, Ricerca, per lo Stato Sociale e non prevede che ci sia chi reclami la restituzione o che già ci sia la tassazione alla fonte.

Discorso simile va fatto per chi ieri, alcuni partiti di sinistra e forze antagoniste che hanno pensato a vedere il pedigree rivoluzionario di chi ieri stava in piazza.

Fare un battaglia politica affinché le multinazionali paghino le tasse in Italia potrebbe raccogliere consensi e mobilitare tate persone stanche per anni di ingiustizie, precarietà.

Stanche per aver pagato la crisi in questi anni.

C’è il modo, quindi, per non affidare le proteste a Casa Pound, Fratelli di Italia e affini.

Inutile, invece, perdere tempo a vedere quale braccio sollevavano i manifestanti o quale bandiere sventolano in piazza.