Enria sul calendar provisioning

Oggi alle ore 13 la Commissione Finanze del Senato audirà in videoconferenza il dottor Andrea Enria, già presidente dell’EBA (cioè dell’ABE: Autorità Bancaria Europea), carica in cui gli succede José Manuel Campa, e attualmente presidente dell’SSM (Single Supervisory Mechanism, meccanismo unico di vigilanza, anche noto come consiglio di sorveglianza della BCE, da non confondere con lo ESFS, European System of Financial Supervision, che raccoglie EBA – vedi alla voce ABE, ESMA e EIOPA, né tantomeno con lo EFSF, European Financial Stability Facility, che poche soddisfazioni ci ha dato, almeno se commisurate ai soldi che gli abbiamo conferito), carica (quella di presidente dell’SSM) in cui è succeduto a Danièle Nouy, quella che, con il suo famigerato Addendum alle Linee guida sui crediti deteriorati emesse dalla BCE introdusse il famigerato calendar provisioning, cioè uno scadenziario di accantonamenti (provisioning) che le banche erano costrette a fare per coprire, nel quadro di un rigido calendario (calendar), le loro esposizioni (crediti) deteriorate (cioè quelle in cui la controparte – il debitore – si trovava in difficoltà).

Il calendar provisioning venne salutato all’epoca dal PD come un grande successo, in particolare un successo personale dell’allora presidente della Commissione ECON Roberto Gualtieri: “un passo avanti importante verso la riduzione del rischio del settore bancario” (cioè verso il sol dell’avvenire europeo). Noi sul tema fummo sempre scettici per un motivo molto semplice: anche queste regole di accantonamento, come quelle di bilancio basate sull’output gap, erano procicliche, in particolare perché, costringendo le banche ad accantonamenti supplementari quando le aziende entravano in crisi, impedivano alle banche di erogare credito quando ce n’era maggior bisogno, cioè, appunto, quando il tessuto economico entrava in crisi. Rispetto a queste nostre posizioni le autorità europee e soprattutto italiane sono sempre state negazioniste (come oggi si usa dire: e a questo punto, se lo dicono gli altri lo diciamo anche noi).

Ma ora, tanto per cambiare, il PD torna per versare una lacrimuccia di circostanza sul luogo del delitto contro il buonsenso, incardinando in Commissione Finanze un “Affare assegnato sulla questione del calendar provisioning”, il che fa un po’ sorridere, perché su quella questione ci sono le loro impronte digitali, non quelle di chi, come noi, si è sempre opposto negli atti parlamentari evidenziando l’assurdità di certe regole (qui un esempio). Sarebbe gradito un cenno di resipiscenza, come quello, del tutto inedito, porto ieri, sul tavolo di altre regole, da Erik Fossing Nielsen.

Non è per umiliare i nostri attuali alleati che gli chiediamo di ammettere di non aver capito, ma solo per essere sicuri che ora abbiano capito, e quindi non facciano perdere ulteriore tempo a noi e al Paese.

Fatto sta (e questo non è un buon indizio) che la richiesta di audire il Presidente di una delle massime autorità europee in campo bancario, segnatamente quella che ha introdotto questa normativa che rischia “di penalizzare pesantemente il sistema bancario nazionale” (Pittella dixit), non è stata fatta dagli europeisti, ma dagli europei, come il verbale succintamente riporta.

E questo, certo, non è un buon inizio sulla strada della riconciliazione nazionale e della comune difesa degli interessi del Paese: subalternità e deferenza, unite a una scarsa enfasi nel tutelare le prerogative del Parlamento (perché tanta timidezza e reticenza, perché questo metus reverentialis nel rivolgersi a istituzioni che, fino a prova contraria, non sono un totem, ma esistono per essere al servizio del cittadino?), non sono un buon viatico per quella che comunque la si veda resta, al punto in cui le cose sono state lasciate arrivare, una mission impossible.

L’audizione dovrebbe essere in diretta web (sarebbe strano e grave se non lo fosse) sul canale del Senato, che trovate qui.

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“Enria sul calendar provisioning” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.