CI MANCAVA SOLO LA “TASSA MINIMA GLOBALE”

di MATTEO CORSINI

Come è noto, il neo presidente Biden sta presentando piani di spesa in deficit a raffica, per migliaia di miliardi di dollari. Provvedimenti che, per dimensioni, hanno inquietato perfino taluni economisti keynesiani non certo avversi, in linea di principio, a piani del genere.

Da ultimo è stato anche previsto l’aumento delle tasse sulle imprese, che tornerebbero al livello pre-Trump, per limitare al meno in parte l’espansione del deficit. La nuova amministrazione è poi favorevole a un accordo globale per arrivare a una tassazione minima delle imprese. Secondo Janet Yellen, segretario al Tesoro:

  • Una tassazione minima mondiale potrebbe fermare questa distruttiva corsa al ribasso a livello globale sulla tassazione delle imprese e contribuire a scoraggiare la pratica nefasta dei trasferimenti degli utili.

Sembra entusiasta Alec Ross, Distinguished Visiting Professor alla Bologna Business School e già consulente esperto per l’innovazione nell’amministrazione Obama, che afferma, riferendosi ai benefici per l’Italia di un accordo del genere:

  • Ogni euro non tassato in un paradiso fiscale o sottotassato in un Paese che cerca di attirare investimenti è un euro che il governo chiede di pagare alle imprese italiane che operano in Italia e giocano rispettando le regole. Il proprietario dell’edicola, del bar o delle migliaia di imprese familiari che costituiscono la base dell’Italia industriale: sono queste le aziende che pagano quando un colosso multinazionale non paga.”

La posizione di Ross, inutile dirlo, trova ampio consenso in Italia, dove i sostenitori della crescita a suon di spesa pubblica da tempo lamentano la bassa tassazione di altri Paesi. A livello retorico lo schema è un classico: si propugna un aumento di tasse indicando che della minor tassazione attuale beneficia una categoria a scapito di un’altra.

Ross parla “dell’edicola, del bar o delle migliaia di imprese familiari” che sarebbero penalizzati dalle poche tasse pagate dalle “multinazionali del web”. Quelle stesse categorie di cui ora si vorrebbero prendere le difese sono sovente tacciate delle peggiori nefandezze in fatto di evasione fiscale, a scapito di dipendenti e pensionati, quando a parlare di tasse è un sindacalista o un politico di sinistra e il discorso è limitato al contesto domestico.

Anche chi non condivide la posizione libertaria in base alla quale le tasse sono una violazione del diritto proprietà, dovrebbe rendersi conto che la formazione di un cartello tra Stati per fissare un livello minimo di tassazione non farebbe altro che aumentare le risorse prelevate da chi le ha prodotte per generare nuova spesa pubblica.

Tutti quelli che parlano di aumentare le tasse su questo o quel soggetto lo fanno dando per scontato che la spesa pubblica possa solo aumentare, mai diminuire; al tempo stesso, dando per scontato che il miglior modo di utilizzare le risorse sia mediante la spesa pubblica.

Se così fosse, i sistemi socialisti sarebbero fiorenti. La storia ha dimostrato che non è così. Soprattutto, nessuno pensi di poter pagare meno tasse se qualche altra categoria viene tassata di più. Sarebbe davvero una illusione.

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