BCC: chi ci ripensa è…

(…lo sapete, no? Detto affettuosamente, ça va sans dire, ma visto che in giro ci sono le squadracce dei buoni, armati di certezze e di manganello digitale, meglio essere chiari fin dall’inizio…)

So che il tema non vi appassiona: non vi ha mai appassionato, e non ho nemmeno fatto molto per farvici appassionare, semplicemente perché parlarvene qui mentre me ne occupavo mi avrebbe trasformato in un bersaglio, più di quanto non lo fossi già per la ristretta cerchia degli addetti ai lavori.  Purtroppo il lavoro politico è ingrato: siccome vuoi delle cose che altri non vogliono farti ottenere, anche quando sarebbero nel loro interesse (cosa di cui poi vi darà una patente dimostrazione), non puoi dichiarare coram populo che cosa stai facendo, a pena di vederti ostacolato nel raggiungimento dei tuoi obiettivi. Ci sono obiettivi di territorio di cui si può parlare (esempio: nel convento dei francescani piove dal tetto? Aiutiamo i francescani a riparare il tetto: è anche quello un obiettivo politico)! Ma ci sono obiettivi di sistema che devono necessariamente essere trattati con discrezione. Questo vale in generale. A ciò si aggiunge l’increscioso fatto che ora siete vittime di una reductio ad puncturinam del tutto uguale e contraria alla reductio ad Hitlerum di quegli altri (mi riferisco, ovviamente, ai nostri amici iBuoni™), e la vostra incapacità (sia detto senza offesa) di pensiero laterale, di cui mi sono ampiamente condoluto con dovizia e messe di esempi al convegno Sapiens3 (aspettiamo che byoblu ci faccia la grazia di rendere visibili i video…), vi porta a trincerarvi ben bene dentro al perimetro, urlando agli altri quello che credete non vi vogliano far dire, mentre tutti insieme latrate solo ciò di cui non vi accorgete che vogliono farvi latrare.

Ma va bene così: tutto comprendere è tutto perdonare.

Se però magari qualcuno avesse curiosità, un breve resoconto della prima parte di questa storia lo avevo dato qui due anni fa (dal minuto 35), ed è ancora attuale, e sarebbe senz’altro utile per allineare le nostre informazioni. Ma capisco il vostro punto di vista: “Sono solo banche, basta con questa visione economicistica, tu non capisci che siamo in una dittatura scientista (dimostrazione), e il braccino, e la punturina…”.

Uno tsunami di benaltrismo millenarista che travolge qualsiasi altra considerazione, e fa tanto comodo a chi vuole sfilarvi di tasca il portafogli…

Amen.

A me piacerebbe condividere, ma certo che senza un minimo di approfondimento mi è difficile farvi capire perché, leggendo la risoluzione 7/00668 del collega Buratti mi affiora irreprimibile sulle labbra un sorriso di incredulo stupore.

Ci proverò.

Il collega Buratti ci informa che:

“la qualifica di intermediari significant [NdCN: sono gli istituti bancari di grandi dimensioni – attivo sopra i 30 miliardi – in quanto tali sotto posti alla vigilanza diretta della BCE. La loro definizione e il loro elenco è qui] espone concretamente le singole Bcc ad una maggiore severità dei requisiti prudenziali rispetto a quelli che sarebbero coerenti e adeguati per proteggerle dai rischi che esse assumono in funzione del loro tipico business fondato sull’erogazione del credito per finalità produttive e sul finanziamento delle famiglie;”

per poi soggiungere che:

“il nuovo quadro micro-prudenziale genera processi e meccanismi (immaginati per intermediari di diversa complessità e dimensioni) che incidono in termini considerevoli sul piano dei costi e quindi della competitività delle banche di credito cooperativo e produce un impatto sia sui modelli di business sia su forme giuridiche specifiche come la cooperazione di credito a mutualità prevalente”

per cui, come ognuno vede (oggi), diventa necessario impegnare il Governo a:

“adottare iniziative per definire una cornice normativa, in raccordo con le istituzioni europee, che consenta alle Bcc di accrescere il proprio contributo alla ripresa del Paese, affinché possa continuare ad essere garantito l’accompagnamento creditizio e consulenziale a imprese e famiglie chiamate a fare la propria parte nella ricostruzione post-pandemica delle economie locali in una prospettiva di transizione ecologica e digitale socialmente partecipata e inclusiva”.

Bè, certo: ecologica, digitale, partecipata e inclusiva nel 2018 non mi sarebbero mai venute in mente, e sono parole che se posso evito ancora oggi, data la mia radicale insofferenza verso ogni linguaggio liturgico che non sia quello della Messa tridentina (una liturgia che, piaccia o meno, un senso ce l’ha…).

Ma a me viene da ridere perché, vedete, il PD viene oggi a dirci quello che non voleva capire quando, a giugno 2018, cercavamo di spiegarglielo con parole meno liturgiche ma non meno comprensibili: ” vogliamo parlarne prima di entrare nelle regole della sorveglianza unica [e quindi prima di fare i Gruppi Bancari Cooperativi, che assumendo dimensioni significant avrebbero portato le BCC sotto la vigilanza unica], che – a nostro avviso – non tutelano abbastanza le specificità delle banche territoriali”.

Cioè, non so so è chiaro: oggi il PD ci ripensa (sapete come dicono a Roma, no?), e depreca che sia successo esattamente quello che gli avevamo detto che sarebbe successo, partendo da questa mozione di maggio 2018, e poi proseguendo (l’articolo che vi ho citato è di giugno, e così via combattendo, rintanato come un vietcong, per mesi e mesi e mesi, riuscendo a salvare solo una parte del sistema, quella che ha voluto fidarsi – e quindi salvarsi).

Stavamo cercando di fare quello che era giusto, ma dovevamo farlo contro il parere di chi ora viene a dirci che quello che allora si stava facendo era sbagliato, ovviamente glissando su chi lo stesse facendo! Perché esattamente come gli ospedali non si sono chiusi da soli (ditelo a Delrio), anche la riforma delle BCC non è arrivata con le sue gambe, ma con quelle del PD.

Insomma: il povero Scajola venne messo in croce per un appartamento di cui disponeva “a sua insaputa”, salvo poi essere assolto (come da prassi) dopo un calvario per il quale nessuno, tranne la vittima, pagherà (suppongo quindi che firmerà per i referendum, e dovreste farlo anche voi perché nessuno vi garantisce che non possa succedere anche a voi…).

Questi “a loro insaputa” hanno riformato (cioè deformato) un intero Paese, e, come torno a dire, non sembrano minimamente disposti a prendersi le loro responsabilità, ma anzi vengono nel 2021 a farci la lezioncina su quello che si dovrebbe fare, che è esattamente quello che noi dicevamo di fare nel 2018, ed è, tra l’altro, l’applicazione di un principio generale che mi pare non sia ancora entrato nella cultura politica di questo Paese (e quindi, necessariamente, di nessuno dei suoi Governi): prima si tratta e poi si firma!

Allora: nessuno ha voglia di fare polemiche inutili, ma anche dimenticarsi la Storia non aiuta se non a ripeterla, e qui dobbiamo smetterla, una volta per tutte, di entrare in accordi pensando di poterli cambiare dopo. Non funziona così. Possiamo certo chiedere ora tutta la “proporzionalità” (termine tecnico per “clemenza”) del mondo, ma starà alla controparte decidere se accordarcela o meno, perché nelle regole non c’è scritto, come non c’era scritto, che chi supera i 30 miliardi di attività debba essere trattato con tanti riguardi. Bastava semplicemente fare quello che dicevamo noi: invece di creare giganteschi gruppi, istituire come in Germania, Austria e Spagna dei sistemi di tutela istituzionale.

Nessuno si sarebbe fatto del male.

E quindi ai colleghi e alleati (ma solo per salvare il Paese) del PD dico: per salvare il Paese ci siamo, per dimenticarci come siamo arrivati qui no!

Concludo ribadendo che quello che vale per queste regole (le regole dell’Unione Bancaria), vale anche per tutte le altre: prima si negozia e poi si firma. Domani a Roma ne parleremo a proposito delle regole di bilancio.

Vi aspetto.

(…ah, magari chiedetelo anche voi a byoblu di smollare i video di Sapiens3…)

(…e la morale della favola qual è? Sono due. La prima è che in politica prima si fa e poi si racconta, e  la seconda è che chi non si fida non può essere salvato. E dopo, naturalmente, ci ripenserà. Come il PD…)

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“BCC: chi ci ripensa è…” è stato scritto da Alberto Bagnai e pubblicato su Goofynomics.