Alcuni consigli di lettura

Sono mesi strani, e continuano ad esserlo con pochi segni di cambiamento, e la lettura, quando possibile, può costituirsi come buono e momentaneo rifugio. Questi sono alcuni dei titoli, tutti molto diversi, che mi hanno tenuto compagnia da marzo a oggi.

– Georges Simenon, Europa 33 (Adelphi)

Nella traduzione di Federica e Lorenza di Lella, Adelphi ha pubblicato come ultimo titolo del 2020 Europa 33 di Georges Simenon, chiuso da una nota di Matteo Codignola. Come si sa Adelphi pubblica tutta l’opera di Simenon, ma questo corposo volume, assieme a quello dello scorso anno Mediterraneo in barca, non racconta né i casi di Maigret né appartiene al novero dei “romans durs” dello scrittore belga: si tratta invece di reportage, scritti giornalistici, e se Mediterraneo in barca era la cronaca di un viaggio dello scrittore per il gran Mare nostrum, questo nuovo volume raccoglie scritti di Simenon afferenti al 1933, un anno tragico per la storia dell’umanità con la nomina a cancelliere tedesco di Adolf Hitler, il fascismo che già aveva un abbondante decennio di vita e un’aria di rivalsa dopo la tragedia della Prima guerra mondiale che era già molto pesante. Simenon in questo clima politico si muove attraversando tutta l’Europa per conto di Gaston Gallimard e della sua rivista “Voilà” armato anche di macchina fotografica e ciò che non sfugge al suo occhio già impratichito allo sguardo del celebre Maigret (Pietro il Lettone, primo romanzo con Maigret è uscito due anni prima) è proprio ciò che cova nei vari stati che visita, muovendosi tra i paesi baltici, la Russia di Stalin o la Germania di Hitler (dal funerale di un hitleriano Simenon sembra capire tutto ciò che succederà di lì a poco). Pagine che testimoniano quanto grande può essere un reportage, ma che sono anche conferma, da un altro punto di vista, della scrittura di uno dei maggiori interpreti del Novecento tout-court.

– Gruppo di Nun, Demonologia rivoluzionaria (Nero Edizioni)

«La Demonologia Rivoluzionaria è nata e si è sviluppata attorno a una riflessione sul ruolo della kabbalah all’interno delle tradizioni esoteriche occidentali», si aprono con questa frase i Principi di demonologia rivoluzionaria, prima parte del libro che raccoglie contributi di Laura Tripaldi, Claudio Kulesko, Enrico Monacelli, Valerio Mattioli e Bronge Age Collapse e non è difficile immaginare le asperità che questo libro prova ad attraversare nelle sue altre parti (Appunti sull’inserruzione gotica e Nigredo, l’ultima sezione che raccoglie scritti di theory-fiction tra cui si segnalano i bellissimi Mater dolorosa di Laura Tripaldi e Solarizzazione di Valerio Mattioli). I punti di riferimento, di scontro e di analisi sono Nick Land e il lavoro della CCRU, c’è il Gershom Scholem studioso della kabbalah, ci sono Geroges Bataille, Pierre Klossowski e Lovecraft, un altro autore tradotto in Italia sempre dalla collana Not, Eugene Thacker e, ovviamente, Mark Fisher, c’è la magia nera della mano sinistra e il black metal. Tutto questo materiale, e un altro importante merito di questo libro è commentare e annotare una bibliografia di autori centrali per comprendere il nostro tempo («nel nostro cammino abbiamo incontrato inaspettati alleati, le cui voci, più o meno umane, ci hanno guidati lungo il nostro percorso»), va a costituirsi come manifesto della «Italian Weird Theory» e le complessità che vi sono espresse sono luoghi di analisi che non possono che esplicarsi in profonde revisioni di un sistema di pensiero filosofico spesso viziato dall’accademismo, mescolando magia, alchimia e apocalissi in un rigoroso sistema di analisi.

– Pedro Cieza de Leòn, Scoperta e conquista del Perù (Quodlibet)

Pedro Cieza de Leòn è nato in Estremadura intorno al 1518 e morto, ancora giovane nel 1554 a Siviglia per una malattia epidemica. All’interno della sua esistenza, un evento rivestì una posizione centrale, il periodo trascorso nel Nuovo Mondo, in Perù: il valore di questo periodo è dovuto al fatto che Pedro Cieza de Leòn ha scritto un’opera faticosa, monumentale e incompiuta, Crònica del Perù, cominciata intorno al 1541, prima nelle vesti di soldato di ventura poi nella sua posizione di cronista de Indias, e corretta e aggiustata fino alla morte. Laura Forti traduce adesso una parte di questa grande opera, la terza, dedicata alla «vicenda epica e tragica» della scoperta e conquista del Perù a opera di Francisco Pizarro (colui che illuse e uccise l’imperatore inca Atahullupa), di Francisco Pizarro e Diego de Almagro. Possiamo leggere questo testo straordinario in tanti modi, come un romanzo picaresco (e non a caso si trova nella collana Compagnia Extra diretta da Ermanno Cavazzoni, dove si trova un libro fratello, la Germania di Tacito curata da Giuseppe Dino Baldi), come testimonianza di uno scontro violento tra mondi diversi, come tentativo di provare a comprendere l’estraneo, sempre tenendo in mente il «problema dell’altro» come espresso da Todorov: resterà in ogni caso un racconto straordinario.

– Ezio Puglia, Il lato oscuro delle cose. Archeologia del fantastico e dei suoi oggetti (Mucchi editore)

L’importanza degli oggetti nell’analisi dei testi letterari è da tempo luogo centrale per gli studi di critica letteraria, basti pensare ai preziosi e ancora importanti studi di Francesco Orlando (Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti). Il valore degli spazi e degli oggetti assume poi un ruolo decisivo nella letteratura fantastica, intendendo con questo termine un gruppo di opere eterogenee e un ampio lasso di tempo, e questo libro di Ezio Puglia è uno studio molto importante sull’argomento che mette in comunicazione il fantastico e il ruolo degli oggetti in questo tipo di scrittura. Facendo riferimento a un’ampia rete di autori (da Poe a Hawthorne, da Maupassant a Hofmann, da Pirandello ad Alberto Savinio) e a un’impostazione teorica che costeggia gli studi sugli spettri e sull’aura che acquistano gli oggetti in determinate situazioni perturbanti, Puglia costruisce una convincente e complessiva architettura ermeneutica per analizzare questo tipo di scrittura tra Ottocento e Novecento, liberando anche la visione della letteratura fantastica da alcune interpretazioni a volte troppo semplicistiche, rintracciando in oggetti dalla natura e provenienza diverse un ruolo centrale per il lavoro critico.

– Erica Lagalisse, Anarcoccultismo. Dissertazione sulle cospirazioni dei re e dei popoli (D Editore)

Con grande tempestività D editore ha tradotto (opera di Enrico Monacelli) uno studio discusso e molto interessante di Erica Lagalisse, antropologa e ricercatrice, che analizza come le teorie politiche affondino le loro radici anche nell’occultismo, muovendosi con disinvoltura dalla caccia alle streghe ai maghi fino ai massoni. A emergere a conclusione dello studio di Lagalisse è come siano spesso gli spazi oscuri, criptici e psichedelici della realtà a fornire alcuni strumenti di lotta alle disuguaglianze e alla morse strette del potere. Il campo tracciato da questo libro è irto di pericoli, uno su tutti le possibili teorie complottistiche che tanto spazio hanno nei ragionamenti contemporanei: Lagalisse non corre il rischio di perdercisi, pur essendo cosciente che le arti occulte che sono disseminate tra queste pagine possono ispirare anche le «macchinazioni psicologiche della moderna promozione pubblicitaria e dei social media» oltre che «fantasie neofasciste, apocalissi dialettiche e la fede anarchica per l’emergere di un ordine sociale egualitario». Forse allora il monito più importante di Anarcoccultismo è non ignorare il potere di questi simboli, riconoscerne la natura e i rischi e, soprattutto, i simulacri che popolano la nostra società.

– Fëdor Dostoevskij, Lettere (Il Saggiatore)

Bisogna sempre considerare come tesori molto preziosi pagine di autori sacri della storia della letteratura ancora inedite, qualsiasi tipo di testo esse siano. Ecco un altro motivo per leggere con attenzione, calma e grande cura le lettere di Fëdor Dostoevskij che con la cura di Alice Farina, che è anche traduttrice insieme a Giulia De Florio ed Elena Freda Piredda, sono pubblicate da Il Saggiatore in un’edizione sontuosa che fa il paio con la grandezza del suo autore. Nelle oltre mille pagine di questo libro si può entrare, come spesso accade con gli epistolari, nel laboratorio creativo dello scrittore, conoscere gli stati d’animo e i sentimenti più profondi nei momenti della scrittura e gioire per la scoperta di alcune corrispondenze tra i contenuti delle lettere e ricordi di scene o immagini dei suoi romanzi. Ma anche la vita stessa di Dostoevskij, turbolenta e senza molti momenti di quiete, sembra in queste pagine diventare romanzo, basti pensare alle vicende legate all’arresto, alla condanna a morte e alla grazia. Il lettore di Dostoevskij potrà allora avere consapevolezza, leggendo queste lettere, di come la vita si faccia romanzo e il romanzo si faccia vita, in un legame inscindibile, più o meno cosciente, tra opera e vita.

– Ioan Petru Culianu, I miti dei dualismi occidentali. Dai sistemi gnostici al mondo moderno (Jaca Book)

Descrivere un libro come questo in poche parole è non solo un’operazione che non può rendere merito alla profondità di questo studio, ma rischia anche di semplificare la complessa architettura del pensiero dello storico delle religioni rumeno Ioan Petru Culianu, morto ancora giovane assassinato nei bagni dell’Università di Chicago nel maggio del 1991. Oltre al suo grande capolavoro Eros e magia nel Rinascimento, impressionante per come riesce a mettere in collegamento concetti appartenenti al Rinascimento con la nostra contemporaneità, non sono molti i testi disponibili in lingua italiana, e tra questi spicca I miti dei dualismi occidentali, un libro che è prova di come Culianu si muovesse all’interno della storia delle religioni, cioè utilizzando un approccio multidisciplinare che spaziava dalla filosofia alla matematica alla geometria ai processi cognitivi. Qui Culianu si concentra sui miti di un gruppo di correnti religiose, i «dualismi d’Occidente» appunto e cioè, tra gli altri, i sistemi gnostici, il manicheismo, i Catari, analizzando come questi elementi di costante preoccupazione per il cristianesimo possano essere analizzati in una rete di relazione di successione e derivazione, in un dialogo continuo che arriva fino alle modalità attraverso le quali oggi abitiamo e valutiamo il mondo.

– Barbara W. Tuchman, Uno specchio lontano. Un secolo di avventure e di calamità. Il Trecento (Neri Pozza)

Nei tempi strani che stiamo vivendo, in particolare nel periodo primaverile, erano continui i paralleli con le condizioni dei secoli passati, dalla peste del Seicento (con un Manzoni citato molto spesso a sproposito) a quella, altrettanto devastante, del Trecento. Il corposo libro di Barbara Tuchman, tradotto per Neri Pozza da Giovanna Paroni, è un racconto imperdibile del secolo che ha visto certo l’epidemia di peste, ma anche, tra le altre cose, lo scontro interno alla Chiesa che portò a due papati e la guerra dei cent’anni che devastò Francia e Inghilterra e fu foriera di successive e importanti modifiche politiche ed economiche per gli assetti europei. Una frase abusata dice che conoscere la storia permette di non fare errori nel presente, ma se anche non dovesse servire a scongiurare errori, di sicuro Uno specchio lontano è una narrazione ariosa e rigorosa di un secolo che è trascorso perpetuamente sull’orlo dell’abisso ma con vette assolute, si pensi a Petrarca per esempio, che ancora oggi mantengono il loro valore.

– Luca Arcari, Vedere Dio. Le apocalissi giudaiche e protocristiane (Carocci)

L’aspetto narrativo dell’Apocalisse è al centro del libro di Luca Arcari, dove l’autore si concentra sui racconti e sulle visioni apocalittiche, quella di Giovanni, ma anche molti testi di rivelazione giudaici e protocristiani (collocabili tra il IV secolo prima di Cristo e il II secolo dopo Cristo): questi testi vengono letti come «punti di congiuntura in cui esperienze psicotrope, interpretate come di contatto diretto con il divino, diventano strumenti comunicativi rimodulati da specialisti della cultura nelle vesti di vere e proprie narrazioni visionarie». Ecco allora che il racconto dell’Apocalisse viene interpretato alla luce di un problema fondamentale per qualsiasi interrogazione sui testi apocalittici, di ieri e di oggi, ovvero sulla possibilità di considerare questi testi come specchi, ovviamente, ma non sempre, deformati, della vita vissuta. Arcari privilegia l’elemento visionario di queste narrazioni considerando l’apocalisse come «un qualsiasi resoconto di tipo rivelativo che abbia un impianto descrittivo compiuto e definito, e che sia interamente volto a mostrare aspetti, elementi e figure propri dell’oltremondo», provando a legare l’esperienza psicotropa, intesa da Arcari come innesco di reazioni biochimiche interiori, a queste eccezionali visioni. Non manca infatti nello studio di Arcari un’analisi degli aspetti puramente narrativi delle apocalissi in quanto la sua accurata e profonda esegesi dei testi si basa su un dato di fatto importante e innovativo: utilizzando gli strumenti della Cognitive Science Religion e un’integrazione tra gli studi cognitivi, quelli di neurobiologia e psicologia e quelli di antropologia, sociologia e storia culturale, Arcari mostra come le esperienze religiose non abbiano sempre un intrinseco carattere specifico rispetto a quelle non religiose, narrazioni pure, riflessi dell’esistenza, e quindi descrizioni che immaginano il momento della fine dei tempi, «specchi ancorché opachi di azioni riconducibili alla dimensione della vita vissuta».

– Manuela Antonucci, Murene (Italo Svevo)

La collana “Incursioni” dell’editore Italo Svevo, si è in poco tempo consolidata come luogo di interessanti proposte di qualità, oltre che caratterizzata dal riconoscibile progetto grafico di Maurizio Ceccato, da Scavare di Giovanni Bitetto a Le isole di Norman di Veronica Galletta. L’ultimo libro della collana è l’esordio di Manuela Antonucci che dentro la cornice narrativa e storica dell’occupazione dell’Arneo e il misterioso ritrovamento di un anello, si muove tra gli anni Cinquanta e i Sessanta concentrandosi sulle terre del Sud Italia e su cosa significhi vivere ed essere parte di uno spazio geografico con i suoi riti, le sue ferite e la sua sacralità, nelle storie, uniche e per questo universali, di personaggi che vivono in simbiosi con quello spazio, prendendo da questo tutto, senza mediazioni. Restano di questo romanzo la forza di una lingua stirata e stropicciata dall’autrice per aderire non solo alla vicenda ma anche allo stato d’animo dei personaggi e la scelta di un andamento narrativo frammentario e complesso che resta in piedi senza mai tentennare, sperimentando con successo la forza e la resistenza degli strumenti narrativi.

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“Alcuni consigli di lettura” è stato scritto da Matteo Moca e pubblicato su minima&moralia.