Elezioni USA 2020: secondo exit poll Trump vince su Biden

Elezioni USA 2020 Trump Biden exit poll

Secondo gli ultimi exit poll relativi alle elezioni presidenziali americane 2020, il magnate bianco Donald Trump è in vantaggio negli Stati USA principali nei quali era prevista la vittoria Repubblicana, ma in alcuni addirittura il divario rispetto a “Sleepy” Joe Biden risulta più accentuato rispetto a quanto non accadde nel 2016 quando la sfidante era Hillary Clinton.

Entrambe le opzioni sono sbagliate. Come molti, soprattutto in Europa, penso che la migliore – o la peggiore – sia Biden, ma da un punto di vista antiamericano, a rischio di apparire provocatorio, una nuova vittoria di Trump potrebbe contribuire ad aumentare le divisioni interne e ad allontanare gli Stati Uniti dall’Europa. La prima contribuirebbe a costruire una sinistra più forte all’interno degli Stati Uniti. Nel secondo caso, ci sarebbe un’Europa più emancipata rispetto alla subordinazione statunitense, come testimoniano, tra l’altro, le politiche militariste e neoliberali degli ultimi anni.

Come anticapitalista, preferisco che gli Usa continuino a crollare piuttosto che mantenere il loro ruolo di pattuglia mondiale, una forza egemonica che pretende di dettare le regole a proprio esclusivo vantaggio economico.

Personalmente, avrei preferito la Presidenza a Bernie Sanders, ma il sistema politico democratico (povero) statunitense è costruito in modo tale che tali “minacce” non toccano nemmeno lontanamente il potere costituito del capitalismo bianco americano. Troppi soldi buttati in una propaganda inutile: che spreco!

La politica e le elezioni non dovrebbero essere basate sul denaro, che dovrebbe essere investito in qualcosa di più utile per l’intera società. Il sostegno alle elezioni è una forma di corruzione trasparente. I grandi sostenitori finanziari si aspettano (e spesso ottengono) qualcosa in cambio del loro impegno che contribuisca a diffondere più notizie false.

Sappiamo tutti che Donald Trump è un arrogante evasore fiscale, razzista, bugiardo, inadeguato al ruolo, ma anche Joe Biden “addormentato”, Joe Biden, e suo figlio, hanno qualche scheletro nell’armadio.

In generale, trovo piuttosto triste che la politica statunitense riceva così tanta esposizione mediatica rispetto ad altri Paesi. Il mondo sta cambiando. È ora di guardare anche da un’altra parte. Dopo tutto, gran parte dei cittadini statunitensi ignora ciò che accade al di là dei propri confini e non segue le elezioni straniere come facciamo noi dall’Europa. Tuttavia, il loro Paese sembra sempre molto interessato alla politica estera. Storicamente, hanno influenzato i risultati elettorali stranieri in vari modi per decenni, tra cui molti golpe in America centrale e meridionale.

Trump sembra meno interessato alla politica estera, ma ha comunque interessi internazionali di cui occuparsi. Da un lato, si oppone all’ascesa del potere cinese, dall’altro, ha conti bancari in Cina. Per non parlare delle controverse relazioni con la Russia e della forte opposizione all’Iran.

I media non sono allineati con gli elettori, nonostante i sondaggi, non sarà una grande sorpresa se Trump vincerà di nuovo.

Il lungo presente

Brian Eno

Metti un’intervista a Brian Eno, considerato uno dei dieci geni viventi sul pianeta. La propone il numero 7 di Satisfiction, rivista di recensioni letterarie scaricabile gratuitamente in formato PDF da qui.

Il musicista introduce il lettore a una raccolta di saggi sul tempo intitolata “Il lungo presente”, scritta da Stewart Brand e tradotta da Davide Bocelli.

Brand è scrittore e designer nordamericano che parla del pensiero a lungo termine, dell‚Äôecologia, del rapporto tra generazioni, delle tecnologie con la loro corsa incontenibile verso il futuro.

Il Lungo Presente (The Long Now) è anche una fondazione americana, della quale Eno è componente del consiglio di fondazione assieme a Brand. L’obiettivo è la promozione creativa di una responsabilità estesa a un arco di tempo di 10.000 anni mediante un pensiero più lento e migliore.

¬´Stewart Brand è capace di scoprire nuovi fenomeni sociali molto prima che appaiano nel radar della cultura ufficiale. E non si accontenta di identificarli. Lui vuole dargli peso e consistenza: perché è capace di vederli in prospettiva e vuole realizzare il loro potenziale.
Il suo peculiare tecno-ottimismo ‚Äì idealista e rigoroso allo stesso tempo ‚Äì suscita un enorme interesse perché lui è cresciuto tanto nell‚Äôesercito americano (era tenente) quanto nella rivoluzione hippy californiana degli anni sessanta ‚Äì per poi dedicarsi allo studio della filosofia, ma a partire da basi di biologia,con Gregory Bateson, altro libero pensatore assai rigoroso. Questi diversi ‚Äòstrati‚Äô di disciplina e libertà hanno prodotto una mente capace di fantasie vaste e irresistibili e di costante onestà intellettuale.
Stewart comprende meglio di molti altri l‚Äôimportanza dei miti e dei simboli nell‚Äôevoluzione umana. Nel 1966, quando la NASA iniziò a ricevere immagini dallo spazio, Stewart chiese pubblicamente che fosse rilasciata un‚Äôimmagine del pianeta e questo avvenne davvero nel 1968.
√à facile comprendere come questa immagine ‚Äì che rivela la fragile eccezionalità del pianeta su cui viviamo ‚Äì abbia dato uno stimolo fondamentale alla nascita del movimento ‚Äòecologista‚Äô.
Allora Brand capì che questo risultato era una prova della sua rara capacità di comprendere ciò che fa deviare il pensiero verso nuove direzioni.
Se un‚Äôazione come questa è una forma di ingegneria sociale, allora Stewart è un ingegnere sociale davvero in gamba. Sfortunatamente questa etichetta ha una risonanza negativa, perché fa pensare immediatamente a un ideologo smaliziato che progetta sistemi insidiosi e oppressivi per piegare una società alle proprie convinzioni.
Ma Stewart non è niente di tutto questo: non si sognerebbe mai di dire alle persone cosa fare o come pensare,ma preferirebbe fornire loro strumenti migliori per fare e per pensare‚Äìlasciando poi che le cose facciano il loro corso,confidando che gli individui abbiano la capacità di prendere decisioni migliori quando hanno migliori strumenti mentali e materiali.
Questi atti di fede ‚Äì nel potere dei simboli e nella capacità degli esseri umani di migliorare‚Äìproseguono nel suo contributo alla costruzione dell‚Äôorologio del lungo presente [The Clock of the Long Now]. Molti di noi sarebbero senz‚Äôaltro d‚Äôaccordo sul fatto che il pensiero a breve termine ‚Äì che realizza le nostre aspirazioni immediate a spese del futuro ‚Äì ci sta uccidendo.
La nostra potenza è cresciuta ben al di là della nostra capacità di previsione e questo potrebbe portarci da un momento all‚Äôaltro a prendere decisioni irrevocabili che si ripercuoterebbero su centinaia di generazioni.
Il problema è evidente, ma quali sono le soluzioni? Come possiamo dare dignità al pensiero a lungo termine e renderlo comune?
La posizione di Stewart è tanto innovativa quanto radicale: inizieremo ad avere confidenza con il futuro quando cercheremo di costruirne una parte con consapevolezza. La visione di Danny Hillis di un orologio concepito per funzionare per dieci millenni è proprio un‚Äôidea di questo tipo. Il mondo non ha bisogno di un altro orologio ‚Äì non è questo il punto.
Quello che serve è un progetto particolare che ci fornisca un alibi per iniziare a pensare seriamente e in profondità al futuro.
Questo libro documenta alcune delle idee e delle riflessioni che sono emerse nei primi anni di questo progetto lungo diecimila anni».

Brian Eno