Chiamiamoli col loro nome…gli strani personaggi del pallone e della tv

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Pedro & Frank de la “Posta del Gufo” scrive, personalmente condivido e sottoscrivo: “So che quello che leggerete potrà non piacere a tutti.
Capita anche a me, qualche volta, di non essere d’accordo con ciò che leggo, ma stavolta non cercate di trovare un compromesso, quello che scrivo, giusto o sbagliato, è una convinzione che deriva da una lunghissima meditazione sull’argomento e il fatto che mi riferisca, per comodità, a personaggi recenti non deve essere preso per qualcosa di personale verso questa o quella figura, piuttosto verso un atteggiamento che sta diventando maggioritario e che, francamente, non condivido e non voglio condividere.
Ho appreso con grande gioia che l’allenatore dello Sporting Gijon ha definito José Mourinho “una canaglia” e che gli spagnoli, molto meno accondiscendenti all’esterofilia di noi italiani, lo chiamano “el traductor”, perché prima di diventare lo “Special One” era quello che ripeteva in spagnolo ai giocatori del Barcellona ciò che predicava Van Gaal in inglese.
In Spagna un personaggio come lui, che vilipende i colleghi in pubblico e poi li blandisce con gli SMS invitandoli ad assistere ai suoi allenamenti, intimidisce continuamente il quarto uomo ed il direttore di gara, se mediocri, salvo poi comportarsi in maniera quasi irreprensibile quando trova uno dei rari arbitri “con los cojones”, che esulta smodatamente e in maniera spesso provocatoria, che abbandona le conferenze stampa, che sfotte professionisti pagati la centesima parte di lui rifiutandosi di rispondere o usando il tormentone ripreso da “Colorado café” : “No è mio problema”, lo chiamano ancora così: canaglia.
Noi da tempo ( e non solo Mourinho, ma anche, in altri campi, per esempio Corona) li chiamiamo “vincenti” , dopo averli chiamati “rampanti” così come chiamavamo “yuppies”, gli stronzi.
Qua la mano amico del Gijon, grazie per aver usato la parola giusta.
Veniamo al caso Cassano.
Ognuno sull’argomento è libero di pensarla come vuole, ma nel mondo in cui vivo io uno che chiama “vecchio di m…” il proprio boss, difficilmente riscuote lo stipendio il ventisette del mese successivo, e probabilmente moltissimi di noi, quando sono in trasferta per lavoro, dormono in alberghi come (se non peggiori di) quello che Fantantonio ha definito “albergo di m…”.
Il giorno dopo però ha chiesto scusa, e, commuovendo qualcuno, si è oferto di pagare una multa di un milione di Euro (come dire: c’ho li sordi e faccio come c… mi pare).
Se lo cacceranno a calci in culo, non verserò, non dico una lacrima, ma neppure una goccia d’inchiostro: gli volevano dare un premio quei tifosi la cui passione permette a lui ed a quelli come lui di vivere una vita che loro non possono neppure sognare. Gli volevano dare un premio, mica gli chiedevano di pulire i cessi.
Basta, la misura è colma, ci vorrà più che un colpo sotto o un tiro ad effetto, per farmi ricredere, caro Cassano, spero tanto che la maglia azzurra finisca sulle spalle di qualcuno, magari meno bravo, ma che non pensa che andare una sera a ricevere un premio e soprattutto l’amore dei suoi tifosi sia una “serata di m…”.
Naturalmente la cosa non è importante, io sono solo uno che in “alberghi di m…” ci ha passato tanti giorni per guadagnarsi la pagnotta, e nonostante ciò so di essere fortunato.
Ne ho strapiene le palle di personaggi così cui tutti sono pronti a riconoscere le attenuanti generiche. d’accordo ha avuto un’infanzia difficile, ma per la miseria, a quanti altri disgraziati, molto meno fortunati di uno come lui, non si perdona “nec iota unum” ed a gente così deve essere concesso di poter insultare pesantemente il proprio datore di lavoro (provate – lo ripeto – a farlo anche voi poi vedrete…) e non solo non pagare dazio, ma sentirsi anche attorno l’affetto di tutti.
Spero che Garrone (tutt’altro che uno stinco di santo) tenga duro e che non sia una manovra per nascondere la cessione di Cassano a un grande club in difficoltà, e che una volta per tutte si insegni, non solo a Cassano, che c’è una misura in tutte le cose.
Per me il calcio è un’altra cosa, ed ho perdonato tutto solo ad uno: Diego Maradona.
E se ora qualcuno Cassano lo paragona a lui, allora è bene che cambi pusher.
Così la penso, così ve l’ho detta, non avevo intenzione né di irritarvi né di contraddirvi, ma se l’ho fatto…”no è mio problema”

Italia Bella mostrati Gentile con Pane e Coraggio

 

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Forse  sono troppe le cose che vorrei passare e non sono tutte belle, forse a volte  amareggia  e non solo a me,  sapere che ciò che è stato scritto prima della nostra riapertura dal 2007 è andato perso, compresi i commenti,  tolgo il forse e pubblico quanto avevo già scritto poco più di un anno fa e recuperato da altro sito che mi ospitava: Ricordi al Bel Sole di Tripoli. Tra le ultime notizie “nuove” che arrivano dall’Africa, una: Un Nuovo Muro, Contro i Migranti. “Avrà inizio a novembre la costruzione della barriera fra Israele ed Egitto. Servirà a fermare gli africani che provano ad entrare nello Stato ebraico”. Tutto questo l’avevo in bozza da luglio 2010. Oggi è il 13 novembre, non so se il nuovo Muro è iniziato, so che oggi a Brescia c’è una Manifestazione con Corteo fino a una Gru, dove stanno appesi degli Umani che cercano e danno Pane e Coraggio proprio come una Musica di Ivano Fossati ci ricorda.

E alla fine c’è un video dove parla uno di noi, uno che ha deciso di dirle le cose che vede e sente, da anni, da quando è nato in terra di Sicilia ed è emigrata non solo in Italia…la Nuova Mafia.


Italia Bella Mostrati Gentile, cantavano alla fine dell’800 …Torno indietro quindi, come si fa da vecchi, e vi offro uno spaccato che mi sembra sempre dolorosamente attuale, aggiungo qualche video e foto “amarcord“. Concludo con il profumo dell’Africa  e la Sun Ra Arkestra, che ci ispira sempre speranza e forza negli umani e nelle creature che abitano la Terra, perchè “Pane e coraggio ci vogliono ancora che questo mondo non è cambiato pane e coraggio ci vogliono ancora sembra che il tempo non sia passato…”.

Doriana Goracci

Ricordi al bel sole di Tripoli

Ce l’ ha messa tutta mia madre, una vita, a fare intendere alle mie sorelle e a me che nonno non era un fascista. Era nata a Tripoli, lei, il padre e il nonno. Da parte materna, avevano avuto i natali in Egitto e in Marocco da almeno tre generazioni. Racconti partiti  da quel magnifico affabulatore di nonno Umberto, per fare omaggio col nome al re, come la sorella che si chiamava Italia: i viaggi sul Rex, i caffè di Nizza, la bisnonna che disse no all’ altare, le vergate della maestra sulle mani per fare i pesciolini‚  a tutte tranne alla nipote reale, i matrimoni , la casbah con i martelli che battono  rame e argento, le nuotate al porto, il calesse,  feste da ballo,  aromi di¬  spezie e cuscus, Venera la balia, gli amori degli ufficali, la lavandaia araba, i maltesi,  corse a cavallo, il terremoto…


Ma quali colonizzatori, erano commercianti di legname gli uni e laterizi gli altri, qualcuno prima degli anni ’40 aveva esagerato, si narra di uno zio che conservava un orecchio nel portafoglio staccato ad un capo arabo, il battesimo di mia madre con Graziani come padrino, la capacità di mio nonno cresciuto in una famiglia di atei che nascose battesimo e comunione e  poi diventò l’ interprete di Balbo‚mia madre scrisse un libro per sè e per noi di memorie, con gli occhi dell’ infanzia, il diario di una piccola italiana fuggita per sempre da Tripoli, dalla Libia: gli inglesi bombardavano, divenne una piccola giovane profuga, italiana.


Il riscatto avvenne a Roma quando la sua famiglia fascista, erano  in tre, ospitò in casa  per un anno una famiglia di quattro persone: erano ebrei.

Insieme alla musica che ha amato quanto le figlie e il marito, per fortuna riposa e non vede e non sente: non ha avuto mai  voce e dignità di pubblicazione il racconto della sua Tripoli.

Si è affannata lei e loro e tutti a farci capire quanto gli italiani si sentivono rappresentati dal Duce, attaccati a una radio a sentire il Verbo, sentirsi parte dell’ Italia, sentirsi dentro.

Andò sotto il Balcone mio nonno e disse a Tripoli di ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva l’ Italia!

Fu la¬† liberazione, un tripudio di massa. Proseguì lei con l‚Äôamica Renata a camminare giù verso Roma, da Monteverde per andare al Conservatorio di Santa Cecilia, con timori non da poco‚c’ erano soldati e truppe di colore‚ magari alle faccette nere lei c’ era un po’  più abituata.

Era rimasta sola a raccontare in famiglia quell’ incrocio spettacolare di arabo spagnolo francese e siciliano, la vitalità degli italiani, il riscatto dalla vergogna dell’ occupazione e il postumo odio di Gheddafi: noi io non capivo, non sapevo, non vedevo, non avevo mai vissuto il disonore‚ e digitando oggi il suo nome , tante volte chissà‚ scopro che è rimasta traccia di lei sulla rete, per aver partecipato come oratrice ad un convegno, dal nome emblematico: Quasi tutto ancora da vivere‚ è una presentazione di una gustosa divagazione fantastico-poetica sui piaceri dell’ immaginazione o, se volete su sussurri e grida della fantasia .

Ho ascoltato per almeno venti anni il Racconto,  alternato a quello asciutto e fatto di terra dai nonni contadini toscani, profughi a Roma per un portierato, comunisti. Tutti questi  intimismi li avevo già chiamati  Fascismo di ritorno.

Mi affanno, ci affanniamo a mostrare le Odierne Vergogne, di una Tripoli che spedisce e ci manda, di un’ Italia che rimanda e spedisce il Razzismo , la Mafia, il Fascismo, e continua a campare con gli Affari internazionali.

Dicono che si comincia a superare un passato fatto di sangue e stragi, di intolleranze e odio, che stiamo diventando sempre più buoni e comprensivi, dicono  e ancora dicono e ci mostrano il sole dell’ Avvenire. Un presente mai diventato così chiaro.

Ce la dicono e ce la mettono tutta per farci capire quanto siamo comprensivi e giusti, quanto sia doveroso punire chi sia profugo, chi scappa.

Ce la mettono tutta e pubblicano tutto, quello che possa farci scordare, cosa significa essere umani e vivere in Terra come tali.

Quasi tutto ancora da vivere, forse c’ è una speranza per i sussurri e le grida della fantasia.

Doriana Goracci

10 maggio 2009



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Scusa ma ti devo criticare

 Perchè Federico Moccia racconta una generazione falsa e ipocrita?

Scusa, ma non è così che siamo fatti noi ragazzi, noi giovani adolescenti. Scusa, ma non puoi parlare di noi inventando un mondo fatto di plastica e banalità con frasi e parole che vorrebbero stabilire una sorta di epicità codificata dei nostri sentimenti. E poi scusa, ma dove sono tutti i nostri VERI problemi, i nostri VERI drammi, le nostre VERE battaglie giornaliere di fidanzati, di innamorati, di figli, di fratelli, di amici, di nemici? Dove sono i VERI ragazzi problematici, i ragazzi malati, i ragazzi morti, i ragazzi poveri, quelli che studiano, quelli che lavorano, quelli colti, quelli soli e quelli solitari, i politicanti, gli intellettuali? Le nostre preoccupazioni non si riducono alla mera ricerca di un luogo dove fare sesso piuttosto che all’ultimo preservativo rotto, ad un soprannome stupido o ad una vaga sensazione viscerale che tu descrivi come l'”Amore”. La cosa più ridicola è che ti difendi dalle accuse di falsità, di futilità, -addirittura da quelle di chi pensa che tu non sia uno scrittore-, affermando di aver avvicinato in questo modo moltissimi ragazzi alla lettura: grazie, ma li conoscevamo già i fumetti. Nella nostra vita non esistono soltanto le moto, le macchine, il calcio ed i soldi, nelle nostre vite i pensieri, gli interessi e le idee sono un mondo così vasto che sarebbe difficile scriverne un romanzo epico, figuriamoci una storiella; nella nostra realtà non vediamo solo donne (risp., uomini) ed organi genitali femminili (risp., maschili), nella nostra realtà vediamo anche biblioteche, vediamo centri culturali, vediamo cinema, vediamo scuole ed università, vediamo chiese e vediamo ospedali; nelle nostre esistenze il dolore non è soltanto equivalente alla perdita di una ragazza appena conosciuta, ma è anche la morte di un fratello, è il tradimento di un ideale da parte della società, è lo scemare della fede, è l’assenza di indipendenza, è la ricerca di un’identità individuale, è la richiesta di ascolto e di considerazione, è il contrasto tra la ragione ed il cuore, è la fine di un’amicizia, è il fallimento di un esame o di un progetto; la gioia non si espleta soltanto in un rapporto sessuale con la ragazza (risp., il ragazzo) che amiamo, è la sua completa felicità e sicurezza, è l’allegria di un amico, è la serenità dei genitori, è il legame di un gruppo, è l’attività intellettuale, è l’intraprendenza che ha successo, è il risultato del nostro impegno, è la ribellione istintiva ad una bugia detta su di noi; scusa, ma noi siamo immensamente più complicati e variegati dei fantocci che tu mostri come modelli. Tu propini esempi di ragazzi spensierati, belli e liberi per far sognare agli altri una vita semplice e piatta, una vita di fatto inesistente, una vita non riscontrabile nel mondo: una vita falsa. Ed io mi chiedo che tipo di scrittore possa essere quello che tradisce in questo modo il suo pubblico, quello che rapisce le speranze dei suoi lettori, che illude la sua audience: sono triste soltanto se penso a chi ti reputa degno di essere chiamato così, di te non mi interesso più di tanto.

Chi fa parte della Generazione Zero grazie a Dio si è accorto di non far parte della generazione di F.Moccia, si è accorto di non condividere la meschinità del suo intento e si è accorto di dover agire per riprendersi il possesso della propria reale identità. Ed io sono fiero di averlo fatto.
Scusa Federico, ma noi non ti possiamo credere.
di Alto Altomare

Caro Saviano, ogni tua inesattezza può essere un lubrificante della macchina del fango

Roberto Saviano

Caro Saviano,

ho ascoltato il tuo monologo di lunedì scorso 8 novembre, nella trasmissione “Vieni via con me”. A distanza di qualche giorno, ancora mi tormento ripassando a mente quello che avevi da dire. La tua narrazione, come sempre accade, schiaccia sguardi e orecchie sui televisori, attenti a recepire le tue parole ed i tuoi gesti, le tue espressioni ed i tuoi messaggi.
Il titolo sul tuo monologo era già un messaggio abbastanza chiaro e condivisibile nel principio: gli effetti della “macchina del fango” sulla democrazia. Certo che quotidianamente democrazia e libertà sono sottoposte a dure prove, infangate non dalla diffamazione ma dalla restrizione degli spazi civili e di partecipazione alla vita sociale e politica. Ma non c’entra con quello che voglio dirti e perrciò non mi ci dilungo.
Dicevo che il messaggio essenziale del tuo discorso non può che essere condiviso. Ma un problema nasce proprio dall’essenzialità, la riduzione ai minimi termini di argomenti che hanno bisogno di approfondimenti ben maggiori. Ovvio che quando si parla di lotta alle mafie nessuna persona perbene può dirsi contraria. Ma la lotta alle mafie ha bisogno di verità, che non può essere attribuita ad una voce solo per ciò che rappresenta. Tu, oggi, in qualche modo, rappresenti la lotta alla mafia. Sei il simbolo mediatico di quella lotta. Sei, tuo malgrado, il catalizzatore di un sentimento di giustizia ed insieme la giustificazione alla delega. Sei diventato anche per questo, la voce della verità, qualunque sia il tema della discussione. “L’ha detto Saviano” in calce ad un’affermazione, lascia intendere la sua inconfutabilità. E’ per questo, caro Saviano, che non puoi permetterti superficialità in quello che dici, o inesattezze nell’esposizione dei fatti, specie se quello che racconti scuote i sentimenti di chi ti ascolta e condiziona i giudizi che perdono la necessaria obiettività.

Purtroppo è proprio quello che è accaduto (anche) in occasione del tuo monologo in “Vieni via con me”, durante il quale sei caduto nelle stesse storture delle regole democratiche e della libertà di espressione, che stavi denunciando. Mi riferisco, in questo momento, alle tue affermazioni su Alfredo Galasso, che invitava Falcone a lasciare l’incarico a Roma nella procura nazionale antimafia:

¬´La persona che parla è l’avvocato Galasso, che è persona assolutamente per bene, esprime quello che pensava la sinistra e che a volte lo pensa ancora: stai facendo il collaborazionista a stare dentro le cose, a riformarle. La purezza che è stato lo spazio più grande che è stato concesso ai nemici della democrazia e delle organizzazioni criminali. Lo lasciano solo!…¬ª

hai detto commentando lo spezzone della trasmissione Samarcanda-Maurizio Costanzo Show.
Alfredo Galasso è stato amico di Falcone; ha partecipato al maxi-processo contro Cosa Nostra come avvocato di parte civile; sulla sua testa pesano condanne a morte della mafia. Ma da lunedì sera, dopo il tuo monologo, Galasso cosa è diventato per tutti quanti ti ascoltavano a bocca aperta e commossi, senza conoscere la sua storia ed i suoi rapporti di onesta collaborazione con il Pool antimafia? Da lunedì sera dopo il tuo intervento, molto probabilmente Galasso sarà individuato come parte di quella macchina del fango usata per deligittimare Falcone. L’avvocato Galasso, in quell’occasione discuteva con Falcone sull’opportunità di accettare un incarico, che a suo giudizio l’avrebbe schiacciato sotto il peso di un potere che non gli avrebbe garantito la necessaria indipendenza. Ma quel tuo montaggio di parole e video, oggi sono schizzi di fango contro una persona che ha dedicato la sua vita a lottare contro la mafia.
Fango che ha colpito anche la memoria e l’intelligenza di Leonardo Sciascia, tirato in ballo a sproposito anche da te. Sistematicamente, quando si discute di mafia e potere, di antimafia e istituzioni, ecco che l’autore de “Il giorno della civetta” viene ricordato come esempio di intralcio culturale alla lotta alla mafia.
Se parlando di macchina del fango così ti esprimi sullo scrittore siciliano…
¬´Persino un intellettuale come Sciascia ci cascò […] Sciascia ci cascò attaccando Paolo Borsellino, definendolo professionista dell‚Äôantimafia perché aveva vinto il posto di procuratore a Marsala per meriti antimafia e non per anzianità così come avviene in magistratura. Quindi lui [Sciascia] disse, vedete mafia ovunque perché volete mettere il turbo alle vostre carriere¬ª
…lasci intendere che Sciascia fosse in qualche modo un ingranaggio di quella macchina.
Dispiace osservare come ancora una volta, ed anche da parte tua, l’articolo I professionisti dell’antimafia, pubblicato sul “Il Corriere della Sera” del 10 gennaio 1987 sia stato mal utilizzato. Prima di te lo utilizzò in maniera distorta anche il ministro Brunetta. Tanto per dire in quanti modi può effettivamente agire la macchina del fango.

Sciascia, in quel lungo articolo, mostrava la sua insofferenza per l’uso dell’antimafia come strumento per l’esercizio di un potere. Una distorsione della lotta alla mafia, che intuì e denunciò in maniera netta, che forse può essere chiarito da quel passaggio in cui Sciascia prende

¬´per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno¬ª

E’ evidente a cosa si riferisse ed è evidente anche a quanti altri casi, anche oggi, si possano portare ad esempio di professionisti dell’antimafia.
Peraltro, caro Saviano, avresti fatto bene a ricordare che successivamente Borsellino e Sciascia si incontrarono più volte e immediatamente si chiarirono, tanto che il procuratore affermò che Sciascia
¬´Ebbe la gradevolezza di darmi una interpretazione autentica del suo pensiero che mi fece subito riflettere sul fatto che quella sua uscita mirava a ben altro. […] L’uscita fu sfruttata purtroppo all’interno di una pesante corrente corporativa della magistratura che sicuramente non voleva quei giudici e quei pool. E sono probabilmente le stesse componenti corporative della magistratura che si oppongono a che i pubblici ministeri, opportunamente coordinati, funzionino davvero¬ª
Un potere corporativo colpì Sciascia e lo deligittimò. Un interesse diverso dalla onesta lotta alla mafia, qualcosa di meschino che non vedeva di buon occhio il lavoro di Borsellino e del Pool antimafia. Quelli screditarono l’autore siciliano, quelli sfruttarono le parole di Sciascia a proprio uso e consumo.
Anche le parole di Agnese, moglie del procuratore ucciso in Via D’Amelio, pronunciate dopo la strage che lo uccise, chiariscono l’uso strumentale dell’articolo di Sciascia. Disse infatti Agnese che il procuratore e lo scrittore

¬´Si misero a chiacchierare, è come se si conoscessero da sempre. Non è vero che in quella occasione ci fu una riconciliazione: non è vero perché fra i due non ci fu mai una frattura, nemmeno quando uscì quell‚Äô articolo. […] Leonardo Sciascia vent‚Äôanni fa aveva capito tutto prima degli altri¬ª

E’ chiaro, caro Saviano, che la verità storica di quei fatti è stata da te travisata. Immagino, con dispiacere e rabbia, come possano esserne uscite le figure e la reputazione di Galasso e Sciascia. Quest’ultimo ormai non potrà replicare, se non con quanto già scritto ma, come hai visto, ancora frainteso e strumentalizzato a distanza di oltre vent’anni dal quel lucido e attento articolo. Galasso, pur prendendo parola per chiarire la sua posizione di allora, non ha la forza dirompente delle tue affermazioni, che rimarranno come cicatrici indelebili nei pensieri di molte persone.
La mafia, lo sai bene caro Saviano, si combatte sul piano culturale e su quello giudiziario e politico. Tu, in pochi minuti, non hai avuto l’accortezza e la sensibilità di mantenere vivo il lavoro di uno scrittore che con i suoi libri ha dato tanto alla cultura antimafia. Non solo a comuni persone come me, ma anche a eroi civili come Borsellino, che, ricorda sua moglie Agnese, ¬´Paolo lo chiamava maestro, era felice. Gli disse [a Sciascia]: ‚ÄúHo capito la mafia sui suoi libri‚Äù¬ª. Non hai tenuto conto della quotidiana lotta alla mafia condotta da Galasso e gli hai gettato addosso un po’ di quel fango prodotto con modalità che ricordano quelle della macchina che denunci.

Due persone, dopo il tuo monologo a “Vieni via con me” di lunedì scorso, sono state macchiate da quello stesso fango che stavi raccontando. Ricorda, caro Saviano, che ogni tua omissione, ogni tua inesattezza, può facilmente essere un lubrificante per gli ingranaggi della macchina del fango.

[fonte: postillanea.blogspot.com]

Berlusconi da Seul “Dimissioni? Piuttosto la guerra civile” Foto & Video

 

Scateneremo contro la guerra civile. Berlusconi si sfoga nella notte di Seul con i vertici del partito riuniti dopo l’incontro Fini-Bossi. ¬´Non mi dimetterò mai¬ª, quasi grida al telefono Berlusconi dal ventunesimo piano dell‚ÄôHotel Hyatt, e dall‚Äôaltro capo del filo lo ascoltano tramite interfono tutti i gerarchi del suo partito, riuniti a 8962 chilometri di distanza. Il tono di voce è concitato, ¬´Fini vuole eliminarmi, mi vuole morto fisicamente per la storia di Montecarlo, è convinto che gliel‚Äôabbia montata io. Ma se questi faranno il governo tecnico noi gli scateneremo contro la guerra civile, avranno una reazione come nemmeno s‚Äôimmaginano…¬ª.

News & stralcio dal corrispondente da Seul Ugo Magri from La Stampa.it.

Mpa lascia insieme con Fli & Fini e Bersani ospiti a “Vieni via con me” Lunedì 15 Novembre…

Premier salta conferenza stampa e riparte… from Corriere.it 12 Nov.20110

Foto from LaRepubblica.it 12 Nov.2010

Giochi d’azzardo: Italia prima in Europa con 1900 euro a testa

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L’Italia ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavolo, una media quasi 1.900 euro che vengono sottratti, all’economia reale, minorenni inclusi, il cui numero è passato da 860 mila unità a 2,1 milioni. L’Erario si preoccupa più di fare cassa che di sensibilizzare sulle tematiche di dipendenza da gioco”. Lo afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani alla presentazione dello speciale “Gioco d’azzardo: il business dello Stato” edito in esclusiva con il periodico mensile “Contribuenti.it” da domani distribuito anche on line sul sito www.contribuenti.it.
Nei primi dieci mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 14,1%. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 640 mln in più.
In Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 29,3 MLN di persone, di cui 7,1 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 54,5 MLD di euro. Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità a 2,1 milioni.

Secondo l’indagine pubblicata sul mensile Contribuenti.it, nel nostro Paese, il consumo e l’abuso di alcol e droghe viene visto come un problema sociale per la collettività e di salute per il singolo, mentre la dipendenza da gioco non viene riconosciuta dallo Stato, e chissà perché, come una malattia sebbene a livello psichiatrico, invece, venga catalogata come una vera e propria patologia. E così, tra il Superenalotto che presenta un montepremi per il “6‚Ä≥ fuori da ogni logica razionale, ed il poker on line legalizzato, non mancano le tentazioni di chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco, rischia di entrare nel tunnel della dipendenza. Ai tempi della crisi, tra l’altro, il fatturato dei giochi di St ato anziché scendere aumenta a conferma di come gli italiani, sempre più disperati, sono alla ricerca di un full d’assi o di una sestina vincente per ottenere ciò che non gli è permesso nella vita reale. Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani -¬† Infopress 0642828753

A Firenze un cimitero per gli animali da affezione

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La proposta in una mozione dei consiglieri del Pdl della Provincia. Con una mozione che verrà sottoposta all’approvazione del Consiglio provinciale di Firenze, i consiglieri del Pdl Enrico Bosi, Samuele Baldini, Piergiuseppe Massai, con Massimo Lensi, Erica Franchi e Leonardo Comucci, invitano il Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci ad individuare, attraverso il Piano territoriale di coordinamento provinciale, aree cimiteriali riservate all‚Äôinumazione di cadaveri di animali da compagnia e a promuovere, in assenza di fondi pubblici, le procedure di concessione a privati per la realizzazione del progetto del cimitero degli animali d‚Äôaffezione, anche avvalendosi della collaborazione di associazioni animaliste e/o di soggetti in grado di garantire un‚Äôadeguata gestione. A livello nazionale si profilano svariati progetti, tra i quali la decisione assunta dalla Giunta Comunale di Genova, a febbraio, di individuare un‚Äôarea per realizzare il primo cimitero pubblico per animali in una grande città dopo quello esistente ad Aulla, nonché la legge della Regione Abruzzo n.9 del 7 Maggio 2007 che detta i criteri e disciplina le modalità per l‚Äôistituzione di cimiteri per animali d‚Äôaffezione. La Regione Toscana ha approvato la legge n.20 Ottobre 2008 n.59 ‚ÄúNorme per la tutela degli animali‚Äù, nel cui preambolo si conferma ‚Äúl‚Äôesigenza di regolare le relazioni tra gli esseri umani e gli animali‚Äù, in seguito alla sensibilità crescente delle norme verso i bisogni degli animali in quanto ‚Äúesseri senzienti e non quali cose messe a disposizione del genere umano‚Äù, come riconosciuto dal Trattato dell‚ÄôUnione Europea di Lisbona, sottoscritto il 13 Dicembre 2007 da ventisette Stati. E’ stata riconosciuta pertanto alle specie zoofile domestiche una dignità che non ne dovrebbe escludere il beneficio della sepoltura in aree ad essa destinate, anche per consentire le manifestazioni di affetto che taluni desiderano esprimere in loro ricordo.

Mi duole il cuore, ma gli amici del centro-sinistra e sinistra della Provincia di Firenze “sono svegli o dormono” ?

Claudio Messora chiede aiuto alla forza incredibile della Rete

E per la serie “occorre che la Rete si disbelini”, e “questa non è un fiaba del sottoscritto”, ovvero la situazione del caro amico blogger Claudio Messora è grave nel senso che un oscuro incantesimo lo ha colpito. Cosa è successo? Quale arcano sortilegio lo ha colpito? Innanzitutto non gli è caduto il gatto nel cesso. Ovvero, non ve la spiego leggete sul suo VideoBlog, e leggete alla sua pagina di Facebook in tempo reale cosa comunica Claudio. Poi, la Rete si disbelini nel senso di disbelinarsi. Ovvero aiutare per quello che è possibile e che si è a conoscenza, perchè la Rete non è solo condivisione ma è qualcosa di più. Indi e percui, diamoci una mossa e non raccontiamoci delle musse.
Aiutiamo Claudio. Chi è a conoscenza al meglio porga il suo aiuto. Magari sentite anche Pluto.
La situazione è grave ma cerchiamo di essere allegri perchè non siamo soli. Siamo in Rete e questa è una grande magia. Questo post sarà attenzionato ed aggiornato perchè la Rete non è solo navigare o condividere. La Rete è, nonchè e perciocchè, ed anche pure…Volersi bene!
Indi e percui mi fermo cuì. Post breve ma efficace. Siatelo anche Voi. Bastano pochi e semplici click per aiutare un amico. E Claudio Messora non è un amico a caso.
Buone castagne a tutti quanti specialmente ai naviganti che aiuteranno Claudio perchè lo zoccoluto peloso, con i tacchi che striscia la coda ed odora di zolfo sta attanagliando il suo blog. E se non vi è mai successo nulla, non potete comprendere cosa scoppia dentro. Un saluto a Claudio. Un saluto ad un Grande Blogger. Un blogger che è storia della Rete. Inutile aggiungere…Condividete!

Legge Bacchelli al “Califfo” ma vogliamo scherzare?

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Il momentaccio del Califfo: è caduto e guadagna “poco”
Notizia del 8 novembre 2010 – 16:30 su LIBERO NEWS
Franco Califano non riesce più a fare serate e di Siae prende “solo” 10.000 euro a semestre. Il suo legale: un momento difficile ma non chiederà aiuto allo Stato
…..

Vorrei proprio vedere: dieci mila euro ogni sei mesi sono 1.667 euro al mese, ben oltre un buon stipendio di un operaio che si ammazza di lavoro. E per ammazza è compreso nel prezzo anche morire sul lavoro.

Hanno esagerato, il maestro sta poco bene e ora è in via di miglioramento. Più che altro si trova in difficoltà emotiva ma sicuramente non ci sono le condizioni per chiedere la legge Bacchelli“. Questo quanto dichiarato dall’avvocato di Franco Califano Marco Mastracci all’ADNKRONOS. “√à vero – ha aggiunto Mastracci – che è caduto e si è rotto tre vertebre e quindi non può lavorare, però ha tanti amici che gli stanno dando una mano, soprattutto per far fronte alle sue necessità primarie. Il maestro è stato frainteso, sicuramente non si trova per strada“.

Temeva che tutto finisse per diventare una noia terribile. Franco Califano è invece finito a combattere contro un nemico ancora più temibile, la miseria. O almeno è ciò che il cantautore 72enne sostiene, invocando l’aiuto di Stato per il suo caso “disperato”: ¬´Il 15 luglio di quest’anno – racconta al Corriere – sono caduto dalle scale e mi sono rotto tre vertebre. Questo incidente ha fatto venir meno la mia unica consistente fonte di reddito, ovvero le serate. E mi ha messo in ginocchio¬ª.

Tanto che il Califfo ora chiede per sé l’applicazione della legge Bacchelli, quella che prevede un vitalizio per i grandi artisti, intellettuali e sportivi che versano in situazioni d’indigenza: ¬´Io non credevo che fosse possibile – ammette – Ma alcuni amici, come il mio medico curante e il senatore Domenico Gramazio del Pdl hanno preso a cuore il mio caso e mi hanno spiegato che esiste una legge, la cosiddetta legge Bacchelli, che prevede un sussidio mensile vitalizio per persone che abbiano dato lustro alla cultura italiana. Ne so poco, ma mi sembra di avere tutti i requisiti per beneficiarne¬ª.

Poco importa che Califano incassi più di 1.600 euro al mese in diritti d’autore: ¬´¬´Mah, io non so bene come funzioni la Siae, so soltanto che prendo circa diecimila euro a semestre. Sempre diecimila. Non ce la faccio. In questo momento non sono più autosufficiente¬ª. Il sostegno statale per lui è quasi dovuto: ¬´√à vero, sono stato un artista di fama, ma ho avuto anche un sacco di guai . Non dimentichiamo che fui arrestato nel 1970 per possesso di stupefacenti, nella vicenda che coinvolse Walter Chiari, e rifinii in carcere nel 1983 per lo stesso motivo e pure per porto abusivo di armi, questa volta insieme a Enzo Tortora. In entrambi i processi sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Forse lo Stato mi deve qualcosa¬ª.

I meriti artistici, sia come autore per altri sia come interprete, non mancano al Califfo e i bisogni, ora che anni di eccessi chiedono il conto, sembrano reali. Eppure, a molti potrebbe apparire irrispettoso concedere un beneficio a una persona che ammette di aver sempre fatto la bella vita: ¬´Non ero uno che badava a spese . Quando usciva un nuovo modello di auto il primo veicolo disponibile era il mio. Per non parlare delle moto. Quando avevo storie con attrici importanti abitavo all’Excelsior o al Grand Hotel. Avevo sempre come minimo tre macchine, una Mercedes, una Jaguar decappottabile e una Maserati o una Ferrari¬ª.

Ecco, forse oggi potrebbe accontentarsi di un po’ di meno.


Elezioni politiche a breve? Chi sarà il vincitore?

Sempre più all’orizzonte il ritorno alle urne? Probabile, anche se non si può ancora dire nulla di preciso sul futuro di questo governo. C’è solo una certezza su chi vincerà le prossime elezioni.
Vi rinnovo quel post della scorsa estate titolato Chi vincerà le prossime elezioni politiche?
Vincerà la buona politica? No, vincerà qualcun altro. Vincerà chi saprà meglio comunicare.
Non vinceranno i contenuti. Vinceranno le strategie basate sulla comunicazione e sui moderni sistemi di pubblicità che già normalmente arrivano attraverso i media.
La politica non è più politica. La politica è un prodotto. Vincerà chi saprà venderlo al meglio.
Il Tapiro d’oro lo consegneremo a chi non ha ancora capito cosa è oggi la politica. Ed in Italia sono in molti a non sapere cosa è la politica nel Terzo Millennio. La politica non è più il celebrato volantino!
Buona lettura al link, e sempre sperando in Libertà, cosa di cui dubito molto, ed arrivederci al prossimo post dal Vostro affezionato Cartapazio Bortollotti.

Chi vincerà le prossime elezioni politiche from Reset 9 Ag.2010

Clochard

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la foto è scattata tra i murales di Cibiana di Cadore

Una volta c’era una strada lunga lunga che collegava due grandi città. E questa strada aveva visto passare sopra di lei tanta di quella gente che si riempirebbe un continente, anche di più, a volerla contare tutta. E camion, e macchine. Aveva visto anche un barbone, un vagabondo felice, un raccontastorie che girava il mondo cantando le sue filastrocche…
A Milano ci son stata una volta e quella volta lo conobbi: era un indiano, avrà avuto un quarantacinque anni circa. Era lì con la sua fisarmonica, circondato da persone che lo stavano a sentire, affascinate, affascinata lo ero anch’io…tanto che superai il cerchio di gente e mi sedetti accanto a lui, che neppure si mosse, non accennò neppure una virgola, ma con gli occhi fece si, siedi pure.
Raccontava le sue storie semplicemente, ma con un fare che ci prendeva tutti nel profondo, che ci faceva sollevare dal suolo, che c’induceva al sogno, inframezzando i suoi discorsi col suono della fisarmonica, un suono affascinante come la sua voce, due sussurri che si espandevano nell’aria circostante. Due sussurri che però riuscivamo a sentire tutti, nonostante il numero non certo esiguo di gente, nonostante fossimo in una piazza in questa grande città. So che lo ascoltavo rapita, so che a un certo punto sentii che lui parlava solo perché io lo ascoltassi…e lo ascoltai nel profondo dell’anima, i suoi discorsi toccarono il mio essere, le emozioni si susseguivano come se lui stesse dipingendo i suoi astrattismi su quella che m’appariva come tela che faceva da sfondo tutt’intorno. E parlava dei fiori, parlava delle montagne, parlava delle verdi pianure, dei fiumi, degli alberi, parlava delle creature alate, parlava delle barche, dei porti, delle sommità dei palazzi, della musica, parlava di tutto come in una poesia. Incantati stavamo a guardarlo, a sentire quei suoni che mi facevano rabbrividire, non solo a me ne son sicura, eravamo tutti a bocca aperta: letteralmente pendevamo dalle sue labbra.
E poi finì di parlare, di suonare, la folla si diradò e restammo noi due che continuando a parlare, lo sentivo simile a me, finalmente potevo liberamente discorrere come in una poesia…mi toccai persino…era tutto vero, me ne rendevo conto. Mi raccontò della sua India, della sua famiglia, di sua moglie scrittrice, le sue speranze. Gli raccontai della mia famiglia, i miei sogni. Ci raccontammo delle emozioni che ci avevano preso in quel pomeriggio. Mi disse che era felice di fare questa vita di raccontastorie, che viveva bene e nelle varie città si fermava a pensione da famiglie che sapeva avrebbero potuto dargli ospitalità, era ben vestito e curato, ispirava candore, ispirava letizia. Era il primo viandante che vedevo felice, il primo che mi spingeva a parlargli di me senza neppure conoscerlo. La sua fisarmonica era di fine fattura, aveva un intarsio particolare sulla cassa armonica.
Ricordo che mi disse che la sua presenza lì era un’eccezione quel giorno, che di solito stava su una lunga strada dove passano tutti, una strada che collegava due grandi città. Non gli chiesi nemmeno quali: due grandi città e basta.
Quanta bella gente s’incontra nella vita! Forse se ne incontrerebbe ancora di più se ci prendessimo il tempo, a volte solo la briga, di guardarci attorno, di voler vedere i nostri simili. So che quella sera mi accompagnò al treno e nel darmi la mano sentii che tremava. Non gli chiesi nemmeno il suo nome, né lui chiese il mio.
A questo pensavo ascoltando la radio che riportava la notizia che in grandi città italiane i ‚Äúclochard‚Äù , bisognosi, sono aumentati vertiginosamente e son composti anche da persone che dormono in macchina, o roulotte: pensionati, operai e impiegati separati che passano il mensile di mantenimento alla famiglia, che non hanno i soldi per pagarsi un affitto, che mangiano nelle mense dei poveri gestite da opere caritatevoli, che si lavano in bagni pubblici.

Una farfalla…cos’è una farfalla? Niente in tutto sembrerebbe, pesa meno di un grammo…è un’anima, densa di significati remoti, di significati visivi, simbolo di libertà…anche se vive un giorno…anche se prima era un verme. Quanto ti amo mia farfalla, fa’ che il mio volo sia sempre leggiadro come il tuo!

Doriana Puglisi

Quanto sarà lungo e doloroso il viale del tramonto di Silvio Berlusconi?

Tormentato dagli scandali, con un governo diviso da feroci rivalità, stanco e malinconico, Beati voi che andate a dormire, ha detto Berlusconi ai ministri. Il resto dell’articolo, da cui provengono le sopracitate due righe, lo potete leggere poi con calma a questo link.
Ma la domanda che pone il titolo ve la siete mai posta? Lungo e doloroso questo viale del tramonto, per il Presidente del Consiglio, o per Noi cittadini che non riusciamo neanche più a far quadrare pranzo con cena, e perchè no colazione ormai da anni?
Ora tutti penseranno le solite cose dopo l’uscita di Gianfranco Fini, e si fregheranno le mani dicendo “Silvio Berlusconi è alla fine della sua performance politica”. Però c’è un però. Chi non conosce il mondo del Premier non può immaginare nulla del futuro di una personalità come la sua.
Io vi posso dire tranquillamente che ne vedremo delle belle perchè il Premier avrà mille difetti ma ha un pregio. Anzi, ha una profonda religiosità che molti non conoscono. La sua religione è il marketing.
I numeri sono la sua religione e lui, mentre gli altri chiacchierano, fa “marketing”.
E chi non ha conosciuto il mondo del marketing non può comprendere quanto è incredibile, ma terribilmente vera, la “dittatura dei numeri”. Quella dittatura che fa muovere tutto e di più.
Ai tempi della stesura del celebre “Via col vento”, si studiò tutto per filo e per segno. Ma l’operazione più importante fu la strategia del marketing minuziosamente preparata a tavolino. Tanto preparata bene che ancora oggi questo film è al top degli incassi in tutto il mondo. Leggete la storia di Via col vento e poi immaginatevi il Premier seduto a tavolino che studia il finale del suo film.
Molti pensano che il finale di questo film, di cui gli Italiani sono involontari protagonisti, lo stia scrivendo Gianfranco Fini. Il finale di questo film lo scriverà il Premier. A Silvio Berlusconi ed ai suoi cloni seduti non solo in Parlamento, non passa minimamente per la testa di perdere. E se per caso perde farà di tutto per farla apparire una vittoria.
Vi propongo quindi di rileggere un post per comprendere il perchè della foto inserita che molti non conoscono, e che racconta la storia di un marketing sconosciuto a molti datato 1993. Silvio Berlusconi per molti era ancora nel mondo delle televisioni.
Invece il sottoscritto amante della comunicazione, nel 1988, a seguito di un intervento di Berlusconi su Italia Uno, con una conferenza stampa improvvisamente apparsa sui teleschermi disse…Quest’uomo scenderà in politica, ha tre televisioni, e ne vedremo delle belle.
Venni deriso in famiglia, dagli amici ed anche dai clienti del mio negozio ove vendevo cose vecchie e non “antiquariato”. Ed era il 1988. Ripeto 1988. Pensate era il 1988 ed io e FratelMaghetto eravamo ancora nel mondo dei sogni e la Rete non c’era. Anzi era una chimera!
Facciamo la chiusa con il link promesso che ha per protagonista quella foto, e per scaramanzia rivediamo quel film che ha segnato la storia del cinema. Il più grande marketing della storia il cui finale era “Domani è un altro giorno”. Ogni giorno, io ed il fratellino fiabologo, questa frase la diciamo in coro prima di andare a cuccia. Ogni giorno speriamo che avvenga una grande magia. Ogni giorno speriamo che tutto e tutti se li porti via, nessuno escluso, ed in tutti i colori dell’arco costituzionale. Speriamo anche se, e purtroppo, essendo vissuti in una delle dimore imprenditoriali del Premier ben sappiamo che non mollerà mai l’osso. Solo una grande magia potrebbe far accadere l’impossibile. FratelMaghetto ieri sera ha scrutato la sfera e mi detto…Caro Fratel RobertoAldo nella sfera non ho visto un belino. C’era molta nebbia in valpadana. Vedremo cosa succederà la prossima settimana. Però ha concluso di avvisare la Rete che “pioveranno belini in ogni dove, paese, contrada e città”. Ambasciator non porta pena, prendete il messaggio del fratellino, guardate il Video ed attrezzatevi per ogni e qualsiasi evento. Il fratellino con il naso rosso mi ha detto di consigliarvi di fare approvvigionamento di scatolame. In particolare consiglia il fagiolo grosso bianco di Spagna perchè lui dice che in caso di problematiche alle utenze gas potrebbe essere di supporto.
E se queste cose le manda a dire il mago delle fiabe, probabilmente è un messaggio subliminale o forse c’è qualcosa che ci sfugge? Quale oscuro mistero avvolgono queste parole? Cosa ha a che vedere il gas con il fagiolo grosso bianco di Spagna? Ora Fratel RobertoAldo vi saluta perchè devo controllare il fratellino fiabologo se sta stegamando in cucina.Oggi è di turno lui ed avrebbe dovuto preparare la caponata di melanzane, ed i broccoletti saltati in padella. L’ultima volta che si è messo ai fornelli per poco di saltato c’era il cucinotto. Invaso da un denso fumo nero. Aveva bruciato tutto. Speriamo che questa sera non si ripeta lo show dell’ultima volta. Uno show tanto oscuro che l’odor di bruciato permane ancora adesso. Sembrava fosse passato lo zoccoluto con le corna che odora di zolfo e che striscia la coda. Arrivederci al prossimo post e speriamo che chi c’è lassù, e se c’è lassù, ce la mandi buona. Che cosa? Domanda ovvia. La risposta è “La buona comunicazione”.

D’oro √® d’oro…ma per chi?

“Allo Zecchino d’oro i bambini cantano brani per bambini, e non hanno nessuna intenzione di imitare gli adulti che spesso, diciamocelo, non sono per niente esempi da imitare”.

Queste parole sono uscite niente “popò” di meno che dalla bocca di frate Alessandro Caspoli, direttore dell‚ÄôAntoniano di Bologna, il quale annuncia così un altro passo dello Zecchino d‚ÄôOro fuori dalla Rai, in cerca di spazi alternativi dedicati esclusivamente ai ragazzi.

Da noi ¬´ i bambini non sono star ad uso degli adulti ¬ª ha dichiarato a Milano Massimo Bruno, direttore dei canali satellitari tematici di De Agostini, sollecitando ¬´una riflessione seria su come tutelare l‚Äôinfanzia in tv¬ª. ¬´Continuiamo a vedere su Rai e Mediaset ragazzini che cantano testi per adulti, scimmiottando gli adulti, vestiti e truccati da adulti ‚Äì ha aggiunto ‚Äì. Da noi è l‚Äôesatto contrario, i bambini si divertono e cantano canzoni per bambini¬ª. ¬´Commenteremo ogni testo, senza esasperare troppo il senso della competizione, ma divertendoci insieme ¬ª, ha garantito Ossini. ¬´ Io ho tre figli ‚Äì continua ‚Äì e di certa tv non ne posso più ¬ª

« Non bisogna lasciare in secondo piano quello che mettiamo in bocca ai bambini – ha spiegato sempre frate Alessandro Caspoli, direttore dell’Antoniano –. Pensiamo di poter fare la differenza senza essere dei bacchettoni » . Questo, aggiunge il religioso insieme al direttore di rete.

¬´Noi vogliamo dare quello spazio che la Rai non dava, per esempio, ai retroscena dello Zecchino¬ª, ha aggiunto Bruni. Queste non saranno forse le prime prove di un eventuale salto sul satellite anche dello storico Zecchino d‚ÄôOro? ¬´ I meccanismi di lavoro in Rai sono più complicati ‚Äì ha ammesso fra Caspoli ‚Äì. Non escludiamo, per il futuro, di spostarlo tutto su satellite ¬ª.

Io mi domando invece: ma perchè non¬†spostarlo direttamente nel cestino una volta per tutte?

Mi spiego meglio:

Sono d’accordissimo che i bambini non debbano imitare gli adulti nel cantare, tanto meno nel vestiario e ancora meno nel comportamento, ma è anche vero che conosco molto bene l’ambiente dell’Antoniano e altrettanto quello dello zecchino d’oro, e ad onor del vero mi meraviglio come dei genitori, invece di lasciare che i loro figli facciano una normalissima vita da bambini, li portino all’interno di certi ambienti che definire sacrileghi e orrendi è un complimento. Non voglio fare il guasta feste, ma le evidenze sono tali che si fa fatica a non fare ormai di tutta l’erba un fascio.

lo stesso frate Caspoli, direttore dell’Antoniano, e si un frate, ma che indossa il saio solo ed esclusivamente quando viene ripreso dalle tv o quando è in “missione commerciale” , per esempio ricordo che quando andava a fare i contratti con Del Noce, arrivava agli uffici della RAI di Roma vestito come Fabrizio Corona, e poi una volta arrivato, si chiudeva in bagno e tirava fuori dalla sua valigetta il magnifico “saio di circostanza”, e così saliva presso gli uffici preposti e concludeva il contratto “di rito”, per poi una volta concluso, smettersi gli abiti talari e via, verso nuovi e chissà quanto gentili orizzonti. Il “buon frate Caspoli” quante personalità ha? Ma quanti “ecclesiastici” sono realmente dotati dei requisiti tali per essere “amanti del prossimo” piuttosto che semplici mestieranti della religione, così come esistono i mestieranti della politica?

Personalmente non ho mai creduto, pur essendo credente, che un essere umano, uomo o donna che sia, nella propria vita possa fare a meno dei desideri della carne, e non sto parlando dei più volgari ed espliciti, anche di quelli certo, ma anche di semplici e banali desideri comuni, basati sulla curiosità e sulla voglia di provare cose nuove e nuove esperienze come è insito nella natura umana, oppure crediamo davvero che esiste una classe¬†privilegiata che è in grado di vivere in questo mondo con i piedi e le mani e altri organi già appoggiati nell’altro mondo del quale sostengono di appartenere? Persone in carne ed ossa, più carne che ossa, che non provano nessun desiderio di vita? Dedicati solo ed esclusivamente al prossimo e per il bene del prossimo? Beh! Se così fosse verrebbe automatico chiedersi come mai però, nel caso dell’antoniano di Bologna, in relazione allo zecchino d’oro hanno contratti miliardari con la Warner Bros per la riproduzione e duplicazione e distribuzione di audio visivi, e prima di questa l’hanno avuta per decenni con la Sony Music e non con la piripina o la caccialacatena, ma fior fiore di major della musica e dello spettacolo che se si muovono avranno avuto, hanno e avranno un buon motivo no?

Sono scettico¬†ma pronto a cambiare opinione qualora mi si diano nomi e cognomi di famiglie che hanno tratto benefici e beneficenze da queste operazioni faraoniche che durano da oltre mezzo secolo. Oppure che mi dicano in quale punto della bibbia, (che non conoscono minimamente) sta scritto che esiste una classe sacerdotale la quale può e deve godere di “speciali privilegi terreni”, in attesa di ricevere la chiamata celeste per diventare cosa? Angeli? E con quale merito terreno? Ma per piacere!!!

Credo, anzi sono convinto che la¬†chiesa cattolica abbia raccontato e stia raccontando più menzogne di Giuda, abbia fatto e stia facendo più danni e porcherie di qualsiasi governate politico sia mai esistito a mai esisterà, il tutto grazie all’immensa ignoranza e timore dell’inesistente che regna nel mondo, e che loro stessi hanno creato e fomentato nei secoli. La considerazione più logica è focalizzare due passaggi biblici su tanti. Il primo è che Gesù rivolgendosi ai sacerdoti dell’epoca disse: “avete fatto della casa del Padre mio una spelonca di ladroni” e la seconda la quale anch’essa non ha bisogno di essere interpretata dice: “siete come i sepolcri imbiancati, che dal di fuori apparite di bell’aspetto ma dentro siete pieni di ossa di morti”.

Ripeto che sono pronto ad essere smentito con tanto di prove alla mano e aspetto. Fino ad allora però, un consiglio spassionato che posso dare ai genitori che vorranno¬†riflettere è che seppur i tempi non sono del tutto maturi, meglio che i bambini giochino per conto proprio o con i propri simili piuttosto che ritrovarsi a giocare con lo “zucchino d’oro” di qualcuno che poi oltre a non sapere spiegare il perchè, viene, come la storia insegna, coperto e protetto da chi “crede” e ci fa ancora credere che l’abito non fa il monaco.

Lo fa, lo fa, eccome se lo fa!

Moreno Corelli

Eppur che siamo donne le gambe Omsa ce le mandano in Serbia (Fase 2 Licenziamento Collettivo)

Un’amica mi scrive oggi una lettera che ne contiene un’altra dalle lavoratrici dell’Omsa e io ve la mando come l’ho ricevuta, porta una prefazione che sempre più spesso leggo: “Fate girare per favore, domani potremo essere noi ad essere licenziati!!! Valentina Vandilli.”Vorrei tanto accompagnarla con un Je ne veux pas travailler ma le cose non stanno così…


Dopo pagine e pagine della cronaca nera inviavo, tempo addietro, una canzone antica,  Sante Caserio di Pietro Gori: era il il 1894. E se la memoria non mi inganna già su Reset-Italia, qualcuno scrisse C’ era una volta Omsa che gambe ed ora non c’ è più. Quanto, chi e dove, va sparendo? E quando finisce la Cassa Integrazione, quale Pacchetto Sicurezza sarà consegnato con Foglio di via ? A chi lotta, un abbraccio grande, perchè ci sono donne uomini e bambini che continuano a camminare, sulla strada e Insieme.

Quanto sopra l’ho scritto a novembre dello scorso anno. Il 30 dicembre 2011: “Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, “boicottando” i marchi Philippe Matignon – SiSi – Omsa – Golden Lady – Hue Donna – Hue Uomo – Saltallegro – Saltallegro Bebè – Serenella e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questo video a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza… Basta alla legislazione che protegge sempre gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori !!”

Omsa Licenziamento collettivo: Licenziamento collettivo. È questo il destino che attende le 240 lavoratrici della Omsa, storico marchio delle calze italiane che al termine della cassa integrazione, perderanno tutte il lavoro. Oggi l’annuncio ufficiale dell’azienda che sposterà la produzione in Serbia.

Aggiorno dunque  con un video a loro dedicato da Alessandro Lanzani, per spiegare le  amare “novità “: Omsa chiude e licenzia a Faenza ma apre in Serbia. E noi ?

A settembre La Vecchia talpa parla con una lavoratrice Omsa

E ancora Per ricordare,    video Bologna – Donne OMSA in piazza Maggiore 22 Ott 2011: Intervento di Marina e Anna, lavoratrici e donne dell’Omsa di Faenza, dal palco in Piazza Maggiore a Bologna. “Indignate e impegnate e sempre a testa alta” nel far conoscere la loro storia e quella delle colleghe con cui condividono le preoccupazioni per il loro futuro lavorativo.

 

 Anno Nuovo, Fase Nuova? Vergogna ItaGlia, CresciTAGLIA…

Il resto dell’articolo rimane tale e quale. Grazie a chi BOICOTTA.

Doriana Goracci

Faenza: assordante silenzio sull’ emergenza all‚’ Omsa
Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro: boicottiamo i seguenti marchi: Omsa Serenella Golden Lady Philippe Matignon Sisi Hue DonnaHue Uomo Saltallegro Saltallegro Bebè Mandarina Duck

E’ con grande tristezza che inoltro questa mail…La stessa cosa è successa alle lavoratrici della Perla, che ora ha trasferito la produzione in Cina, della Mandarina Duck, ecc.Anche se il nostro caro presidente del consiglio parla di segni positivi ho la netta impressione che quest’anno e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l’Italia. Amiche e amici,vi porto via un po’ di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell’indifferenza generale. Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di  delocalizzazione all’estero della produzione per maggiori guadagni. Il proprietario dell’OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia,dove ovviamente la manodopera, l’energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi. Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per  trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti,salvo poi  spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c’è più niente da fare. Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell’azienda, al freddo, notte e giorno,in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari,(tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso,ma ad onor del vero il servizio è  stato brevissimo e piuttosto superficiale). Trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall’essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare  in mezzo a una strada non appena si profili all’orizzonte l’eventualità di un guadagno più facile. Le lavoratrici vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna,anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza. Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l’aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli profitto e lucro nel lavoro dipendente,imprenditori che non la vita e la  condizione lavorativa dei dipendenti.

Faenza: assordante silenzio sull’ emergenza all‚’ Omsa

Istituzioni sotto accusa per la gestione della crisi che investe 346 persone. Il 15 marzo 2011 si esaurirà  la cassa integrazione straordinaria¬†e loro rischiano di trovarsi senza lavoro Ravenna, 12 ottobre 2010 – CRISI OMSA: il ministero dello Sviluppo economico ha  richiamato  la proprietà dell’ industria tessile, il gruppo Golden Lady. Infatti non è stata ancora fissata la data dell’ incontro fra proprietà, istituzioni e sindacati che avrebbe dovuto avere luogo entro il 30 settembre. Questo nonostante le sollecitazioni da parte di Gian Pietro Castano, responsabile dell’ unità ministeriale per le aziende in crisi. Il rinvio dell’ incontro ha, secondo i sindacati, solo una spiegazione: la proprietà non ha ancora individuato imprenditori pronti a insediarsi nel sito e a ricollocare il personale. Lo stabilimento di via Pana va quindi lentamente  spegnendosi : quasi tutti i macchinari sono stati smontati. Sono trascorsi 230 giorni da quando i rappresentanti delle istituzioni (Castano, l’ allora sindaco Claudio Casadio, l’ allora assessore regionale Duccio Campagnoli e i segretari nazionali dei tessili di Cgil, Cisl e Uil) hanno accettato la volontà di un florido gruppo industriale di chiudere  l’ Omsa a Faenza per trasferire la produzione in Serbia, in cambio di un anno di cassa integrazione e di un impegno a “favorire l’ insediamento di nuove attività imprenditoriali”. Dopo 230 giorni, il gruppo Golden Lady non è stato ancora in grado di proporre un’ alternativa per quelle 346 persone che per 10, 20, 30 anni hanno contribuito alla sua crescita e ricchezza. Continua a prendere tempo, ma il tempo le lavoratrici e i lavoratori Omsa non ce l‚’ hanno: fra 150 giorni, il 15 marzo 2011, si esaurirà il primo anno di cassa integrazione straordinaria. E loro rischiano di trovarsi senza lavoro e senza ammortizzatore sociale: l’ erogazione di un secondo anno di cassa straordinaria infatti è vincolata alla ricollocazione di almeno 104 dipendenti. ANCHE sul fronte delle azioni finalizzate alla ricollocazione del personale, la proprietà si è mossa con estrema lentezza: ha aperto la procedura della mobilità solo per 20 persone e ha individuato un’ azienda specializzata nella ricollocazione di personale. Lavoro più‚ solo nel mezzo dell’ estate. Lentezze e ritardi nel fissare incontri, nel dare risposte, o non risposte, alle lavoratrici e ai lavoratori; ben più veloci i tempi per smontare macchine e cessare l’ attività. Il tutto senza che le istituzioni  il sindaco Giovanni Malpezzi, il vicepresidente della Provincia, ossia l’ ex sindaco Claudio Casadio, il deputato Pd Gabriele Albonetti, anche lui presente ad alcuni degli incontri al Mise ‚abbiano ritenuto opportuno denunciare  il comportamento di un grande imprenditore, Nerino Grassi, e della sua Golden Lady, leader internazionale della calza. “IL SECONDO gruppo manifatturiero della provincia ‚Äî afferma il coordinatore della Cgil, Idilio Galeotti ‚delocalizza, porta via 346 posti di lavoro in un periodo di piena crisi e le istituzioni tacciono, o quasi. Neppure un rimprovero per un grande imprenditore che chiude e se na va, perchè delocalizza. Confindustria tace e le istituzioni non ritengono di coinvolgerla. Non solo, dopo tante prepotenze da parte del gruppo Golden Ladyprosegue Galeotti  c’ è ancora chi si illude che se stiamo buoni, se teniamo bassi i toni della vertenza, Grassi regalerà qualcosa”. “Non si è ancora capito che questo comportamento favorisce solo l’ uscita in silenzio dell’ azienda dalle sue responsabilità. E lascia nei problemi non solo le e i dipendenti Omsa, ma la città di Faenza, i suoi cittadini, il suo territorio. Territorio dove tutto è fermo: la ripresa economica non si respira ancora”. Claudia Liverani

E già che ci siamo… Quante donne ancora dovranno cantarla? Che ERA BELLO IL MIO RAGAZZO


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by Enzo Apicella

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Cnr e Fastweb per la telemedicina

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Le nuove frontiere della sanità online sono state le protagoniste assolute del seminario svoltosi oggi al Festival della Scienza di Genova. Il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in partnership con Fastweb ha illustrato i nuovi paradigmi della medicina telematica, come il fascicolo sanitario elettronico, la telediagnosi, il teleconsulto e l‚Äôassistenza a distanza alle persone non autosufficienti (‘casa intelligente’) che basano la loro applicazione su collegamenti alla rete a banda ultralarga.

Le nuove frontiere della sanità online sono state le protagoniste assolute del seminario svoltosi oggi al Festival della Scienza di Genova. Il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in partnership con Fastweb ha illustrato i nuovi paradigmi della medicina telematica, come il fascicolo sanitario elettronico, la telediagnosi, il teleconsulto e l‚Äôassistenza a distanza alle persone non autosufficienti (‘casa intelligente’) che basano la loro applicazione su collegamenti alla rete a banda ultralarga. I vantaggi derivanti dall‚Äôapplicazione in campo sanitario delle connessioni ultraveloci e delle moderne tecnologie sono stati illustrati nel corso di una dimostrazione pratica del progetto e-Dea condotto dal Cnr e dall‚ÄôAzienda ospedaliera S. Camillo-Forlanini di Roma. Durante il seminario in corso a Genova un medico ha eseguito in diretta la telediagnosi a distanza su un paziente ricoverato presso il S. Camillo e sottoposto a risonanza magnetica.
Grazie al collegamento di Fastweb in fibra ottica a 100 Megabit tra Genova e Roma le immagini sono state inviate in tempo reale dall‚ÄôOspedale, attraverso l‚Äôinfrastruttura di rete Megalab, all‚ÄôArea della ricerca del Cnr di Tor Vergata e da lì direttamente a Genova per la diagnosi a distanza. Le reti a banda ultralarga infatti sono e saranno sempre di più l‚Äôelemento strategico per lo sviluppo di nuove applicazioni per la telemedicina a distanza.
‚ÄúL’applicazione che è stata mostrata oggi‚Äù, commenta Alfredo Lavagnini, responsabile dell’Area della ricerca del Cnr di Tor Vergata, ‚Äúrappresenta uno degli esempi più significativi delle potenzialità che si aprono dall’unione delle tecnologie di comunicazione a banda larga con le nuove tecnologie informatiche sviluppate per il campo sanitario e dei loro effetti tangibili a beneficio del cittadino‚Äù.
Riferimenti: Luca Pitolli, Isc-Cnr, [email protected]

Franco Baggiani and Grooves Explosion, il nuovo cd del musicista italiano

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Nasce da un’idea del trombettista Franco Baggiani l’ultima produzione Sound Records, con la particolarità di essere il primo disco del catalogo, suonato interamente con lo Stick. In collaborazione con Moreno Ricchi, che oltre ad aver suonato lo stick in 8 dei 10 brani complessivi, ne ha curato gli arrangiamenti e i missaggi. Ospite speciale è la promoter italiana della Stick Enterprises, Virna Splendore, all’opera in “Terminal” e “25.9.1983”. La formazione è completata dalla cantante Romina La Salandra, che ha realizzato le linee melodiche vocali, e da Antonio Montanari, solista alla chitarra e ai synth. Speciali ringraziamenti a Tomas Mulinacci che ha suonato in duetto con Antonio Montanari in “Call Center”.
Interamene composto da Franco Baggiani. Oltre la tromba del musicista italiano (toscano) coadiuvato da Moreno Ricchi Stick, Virna Splendore – Stick in “Terminal” e “25.9.1983” (promoter ufficiale della Stick Enterprises in Italia), Romina La Salandra alla Voce, Antonio Montanari Chitarra e Sinth e da Tomas Mulinacci alla chitarra in duetto con Antonio Montanari in “Call Center”.

Considerazioni del tutto personali: non possiamo far altro che pensare che uno come Baggiani che sforna quattro cd l’anno tutti diversi l’uno dall’altro, abbia qualcosa da dire…bello l’uso dello stick e interessanti le composizioni.

Dieci i brani della raccolta: 1) Niente di personale; 2) Lippa’s Groove, 3)¬† Giusto compromesso, 4) Terminal, 5) Call center, 6) Unghebo’s ghisa, 7) Han sessione, ottava traccia 25.9.1983, 9) Judo fu e decima e ultima traccia: Puro dico.

Altra produzione “Soundrecords”. Ma chi è la Soundrecords:

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“L‚Äôetichetta Sound Records nasce a Pontassieve(Fi) presso Sound, il gruppo che, oltre a racchiudere in sé un grande numero di centri musicali e scuole di musica del centro Italia, si occupa da tempo di produzioni (Urbanfunk, Soundgospeltrain, in Dynamics, The Sound Street band, varie big bands e gruppi jazz, gospel, funk, elettronica e rock) e di servizi per la musica in generale. La scelta di creare una propria etichetta è nata dall‚Äôesigenza degli artisti orbitanti intorno a Sound di dotarsi di uno strumento di produzione su misura per le proprie esigenze artistiche: dunque, dopo un breve lasso di tempo nel quale sono maturate tali riflessioni, la scelta autonoma è parsa l‚Äôunica possibile. Sound Records è interessata al jazz e alla musica popolare contemporanea in ogni sua forma, con un‚Äôattenzione a 360 gradi intorno alla contemporaneità con artisti della propria scuderia. Il percorso produttivo è iniziato con il SoundGospelTrain ed è proseguito con il Chorus Quintet, con The Sound Street Band e con gli Urbanfunk, che sono ritornati sul mercato con un progetto nuovissimo e diverso dal passato. Altre realtà sicuramente da citare sono l‚ÄôITALIAN PROJECT di Andrea Coppini, il Trittico trio, il quintetto di Franco Baggiani, TATTOO con Marco Galardi e un percorso di contaminazione fra jazz e poesia con artisti importanti della scena teatrale italiana. Dal Dicembre 2008 Sound Records apre definitivamente le proprie porte a tutti quegli artisti meritevoli che operano nei più diversi contesti musicali: dalla classica contemporanea, all’hard rock, dalle nuove musiche acustiche alla world music, dalla dance al dark. Siamo interessati anche a proporre ristampe, download esclusivi di opere prodotte all’estero etc… Le nostre antenne sono già puntate verso i tanti fermenti che animano il sottomondo musicale”
Direttore esecutivo: Franco Baggiani
Direttore artistico: Antonello Cresti
Progetto grafico: Francesco Fusi
Programmazione: Stefano Pardini
ADDETTO STAMPA
Leonardo Bartoletti
           
           
           
           
           
           
           
           
           
   

Via Libera per la Nostra Sicurezza Sulla Strada

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L’ Annunciaziò: ”Abbiamo dato il via libera, come anticipato nei giorni scorsi, al piano sulla sicurezza che era uno dei cinque punti del programma di rilancio dell’azione di governo che ha ottenuto un’ampia fiducia in Parlamento”. Lo afferma il premier, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.”

A quando il Foglio di via per chi mangia e consuma sulla Tratta, l’Usura Bancaria, il Lavoro Nero, la Precarietà,la Privatizzazione dei Servizi, i Giochi Multimediali delle Televisioni e della Stampa, i Tagli alle Famiglie, alla Scuola, alla Sanità, alla Ricerca , alla Cultura, all’Ambiente…con tanta Compagnia pruriginosa e divina che conosce così bene la Miseria Umana e le sue Opere? “Il Consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto sicurezza messo a punto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Lo si apprende da fonti governative.Il pacchetto si compone di un decreto legge ed un disegno di legge. Diverse le misure contenute nel provvedimento: si va dalla possibilitଆ di espellere cittadini comunitari al ripristino dell’arresto in flagranza differita per i tifosi violenti, dal potenziamento dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalitଆ organizzata alla liberalizzazione delle connessioni internet. Nel pacchetto anche misure di sicurezza urbana come una stretta contro la prostituzione su strada e l’accattonaggio. In particolare sarà applicata la misura del foglio di via per chi esercita la prostituzione su strada violando le ordinanze dei sindaci in materia. Dall’1 gennaio ci si potrଆ collegare liberamente, senza restrizioni, alla rete wi-fi. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, illustrando le misure del pacchetto sicurezza approvato oggi. Con il provvedimento di oggi, ha spiegato Maroni, ”superiamo le restrizioni imposte dal decreto Pisanu cinque anni fa che ora sono state superate dall’evoluzione tecnologica”.

Leggo inoltre che viene introdotto col Pacchetto,¬† l’ “allontanamento coattivo” del cittadino comunitario per motivi di ordine pubblico se questi resta in Italia oltre i tre mesi senza avere un reddito, un lavoro, un’abitazione. In quanti dovrebbero¬† andarsene via per questi 3 piccoli problemi di sopravvivenza, che entrano in conflitto con gli articoli della Costituzione Italiana? O dovremmo essere tutti contenti per la liberalizzazione del¬† wi-fi, che nemmeno io so cosa significa e scrivo in rete da anni?

Grazie all’amicizia su FB, una persona oggi mi ha inviato una poesia:¬† l’ha scritta Diane Di Prima, poetessa nata a Brooklin il 6 agosto del 1938. Visse in maniera intensa la Beat Generation , non ha mai smesso di camminare, oggi “ vive e lavora a San Francisco, dove, dopo aver co-fondato il San Francisco Institute of Magical and Healing Arts, vi si dedica all’insegnamento“.¬† La sconosciuta poetessa statunitense aveva origini italiane: suo nonno materno, Domenico Mallozzi, è stato un attivo anarchico.¬† Allego al tutto, la Canzone alle 24, e ricordo sopratutto a chi è giovane che “Quando, verso la metà degli anni quaranta, prese vita quel movimento, non solo letterario, definito beat, nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe modificato così radicalmente la vita, il modo stesso di fare poesia, la coscienza collettiva dell’epoca. Non fu facile, per quei ragazzi, orbitanti intorno alla Columbia University prima e alla City Lights Books dopo, portare avanti le loro idee, accusati come furono di oscenità e di infamie varie…il termine beat viene coniato da J.Kerouac nel 1947, ma l’atto di nascita ufficiale è il 1952, anno di pubblicazione di Go, un racconto di John Clellon Holmes.”

Go significa andare e come scrisse Kerouac “Dove andiamo? Non lo so , ma dobbiamo andare”.
Con profonda amarezza, sulla strada,  On the road:
“sapendo che l’amore è condividere Qui, là, e ovunque…Here, There and Everywhere“.

Doriana Goracci

Canzone alle 24

il tempo
ha mangiato la mia innocenza come un pistacchio

l’amore se n’è andato con la mia fiducia

o nobile primo amore
tutto verde limo
cosa hai fatto della mia risata?
cosa hai fatto della mia risata
e dei soldi che ti davo al venerdì
e dei buchi nelle mie scarpe?

Diane Di Prima



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Specchietti e ricami per allodole e altre creature umane

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Da un giornale web, On Tuscia, che mi è caro leggere, in quanto tratta della terra dove risiedo, alcune mattine addietro apprendo: “Nella giornata di giovedì, alle ore 10,45, una pattuglia del corpo forestale di Viterbo, durante il servizio d‚Äôistituto, ha proceduto al controllo venatorio di un cacciatore umbro, C.S., 40 anni, in località ‚ÄúVaccareccia‚Äù nel Comune di Viterbo.Durante la verifica si è accertato che l’uomo aveva abbattuto un esemplare di pispola (Anthus pratensis), specie non cacciabile e che, inoltre, esercitava la caccia alle allodole con l‚Äôausilio di un richiamo acustico elettromagnetico. Gli uomini del corpo forestale hanno quindi eseguito il sequestro dell‚Äôarma con relative cartucce, del richiamo e dell‚Äôesemplare abbattuto in violazione alla normativa vigente. La sanzione ex art. 30 lett. h) della L. 157/92 prevede l‚Äôammenda fino a 1.500 per ogni fattispecie (abbattimento di uccelli nei cui confronti la caccia non è consentita e utilizzo di richiami vietati) e la confisca del richiamo stesso.L’uomo è stato segnalato all‚Äôautorità giudiziaria e seguirà comunicazione anche al settore caccia e pesca della Provincia di Viterbo e alla Questura di Viterbo per valutazioni relative al porto d‚Äôarmi.”

Proseguendo le letture locali sul web, non sapevo che era¬† stato avviato… ” il Piano Strategico, processo avviato dal Comune di Capranica inerente il nuovo modo di progettare lo sviluppo della città sotto tutti i punti di vista e con la collaborazione della cittadinanza, ha visto svolgersi la sua prima riunione, con gli agricoltori, giovedì scorso e ora l‚Äôamministrazione incontrerà gli imprenditori e gli artigiani il prossimo 28 ottobre.…Al fine di ottimizzare lo sviluppo dell‚Äôagricoltura si può guardare, ad esempio, all‚Äôintroduzione di colture che possano essere realizzate durante i tempi morti della nocciolicoltura producendo così occupazione e ricchezza…” Le conclusioni non mi sono nuove:” I presenti hanno compilato un questionario con i propri dati anagrafici al fine di mantenere un costante contatto con l‚Äôamministrazione comunale durante lo sviluppo del Piano Strategico. Non è escluso, infine, che data la quantità e la qualità di sollecitazioni emerse, non si possa ritornare ad incontrare gli agricoltori per approfondire alcuni aspetti particolarmente importanti per la pianificazione strategica.”

E passando dagli specchietti per le allodole con richiami vari, ai Ricami…mi chiedo , che si aspettava¬† a mettere in prima pagina, storie come questa:”Dona Victoriana Sipac Mactzul è una tessitrice del Guatemala che nel 1983, in piena epoca di repressione delle comunità indigene, con un gruppo di donne maya decise, coraggiosamente, di mettere a frutto la conoscenza dell‚Äôarte della tessitura avviando un‚Äôattività produttiva, per creare una fonte di sostentamento. In questi giorni, è in Italia, ospite di Altromercato, la principale organizzazione di commercio equo e solidale nel nostro Paese, per promuovere la produzione tessile dell‚Äôassociazione guatemalteca Aj Quen, da lei fondata nel 1989, e per scambi di vedute con alcune imprese italiane. Nella sua agenda, anche la Tuscia, dove ha incontrato Italia Garipoli, una vita dedicata al ricamo e al restauro di manufatti tessili. Sono state dense di emozioni, le tre ore trascorse nel laboratorio di Tre Croci (frazione di Vetralla), presenti Miranda Boi, vicepresidente della Cna Associazione Provinciale di Viterbo, Alessandro Montesi, coordinatore del Consorzio Ctm Altromercato per l‚ÄôArea Centro Italia, Chiara Politini, volontaria della Bottega del Commercio Equo e Solidale di Viterbo, e Alessandra Piermattei, presidente dell‚ÄôAssociazione Mani Unite a livello provinciale.Prima, le presentazioni. Sono due esperienze di vita molto diverse, certo, quelle di Dona Victoriana e di Italia Garipoli, quest‚Äôultima di origine calabrese, stabilitasi nella provincia di Viterbo circa quaranta anni fa. Ma, nel raccontarsi, le due donne hanno scoperto di avere tante cose in comune, innanzitutto la passione, ‚Äúl‚Äôamore per il lavoro che non fa sentire la fatica‚Äù, come ha detto l‚Äôartigiana guatemalteca, esperta di telaio a cintura, ‚Äúbordado‚Äù (cucitura di applicazioni sui tessuti) e confezionamento, che ha spiegato come le donne indigene siano riuscite a costituire, in diverse zone del Guatemala, ventisei gruppi di lavoro, ciascuno con una specializzazione, tutti aderenti all‚Äôassociazione Aj Quen, oggi forte di 800 soci. ‚ÄúIl vostro Paese -ha affermato- è il nostro principale mercato‚Äù. Victoriana e Italia condividono altresì il sogno di tramandare le tradizioni produttive della loro terra. ‚ÄúSpero che i giovani si avvicinino all‚Äôarte del ricamo, perché non si disperda un prezioso patrimonio di saperi. Dobbiamo far riscoprire il valore della manualità e delle cose belle: questo mestiere, dove peraltro esistono opportunità di occupazione, non può estinguersi. Oggi, invece, il rischio c‚Äôè‚Äù, sono state le parole di Italia Garipoli (che ha anche un negozio a Roma).Durante la visita al laboratorio, lo scambio di informazioni sui tessuti utilizzati e su alcune tecniche di lavorazione. Dona Victoriana ha scattato, affascinata, decine di foto mentre Italia le mostrava, illustrandone le caratteristiche, alcuni dei suoi lavori -tovaglie, lenzuola, tende-, un abito da sposa antico da restaurare, una splendida collezione di pizzi e alcune fibre, come i fili di canapa e quelli ottenuti dalla ginestra. Altrettanto interesse, l‚Äôartigiana della Cna, colpita da alcuni lavori di grande precisione, dalla vivacità e dall‚Äôaccostamento dei colori, ha manifestato verso la manifattura del Guatemala. Entusiasta anche Miranda Boi: ‚ÄúQuesto incontro ci ha molto arricchito sul piano culturale. E‚Äô esemplare la storia di tante donne che, attraverso il lavoro, aggregandosi, hanno superato una fase drammatica, hanno migliorato le loro capacità economiche e, come nel caso di Victoriana, sono riuscite a far studiare i loro figli, ad aprire la prospettiva di un futuro migliore. Con la stessa passione e la straordinaria voglia di farcela che animano le nostre imprese al femminile‚Äù. In ricordo della giornata, la vicepresidente della Cna ha donato all‚Äôartigiana del Guatemala un pezzo in ceramica prodotto da un‚Äôimpresa della Tuscia nata e gestita da donne.” Pettegolezzi tra donne mentre tagliano e cuciono?

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Cercando qualche notizia in più, su questo incontro, mi sono resa conto che il¬† testo era stato fornito da Maremma Oggi il 25 maggio 2010, sotto la voce artigianato. Non dico che mi sento un’allodola, sono stonata e non cinguetto ma¬† da piccola ricordo ancora i ricami che facevo con mia madre, quando non c’era ancora la tivù e l’informazione web. Mio padre, dopo 4 calci al pallone e giri di campo per allenamento da arbitro, incollava francobolli, di sera. Ma ho trovato un appuntamento a Capranica , dove si ricicla¬† arte fermo al¬† 2008, per il pomeriggio di sabato 6 novembre , XIII Festa grande in enoteca, organizzato da una donna imprenditrice del Garden Center Linea Verde Nicolini : vino novello musica jazz con Fabio Fenucci Gianbattista Gioia Luca Celestini e cibi di qualità. Tanto per non Puntare sul turismo giudiziario per rilanciare la Tuscia, come ben illustrato su Viterbo Oggi. Mando per posta virtuale, anche questa.

Take Five! Amava l’improvvisazione Dave Brubeck, e respinse molte offerte fino all’annullamento di¬† programmi¬† televisivi¬† per¬† tendenza discriminatoria, non affatto isolata nell’ambiente musicale, difendendo l’Amicizia e l’ Arte che non ha confini. Buona giornata alla Libera Creativitଆ con casalinghi¬† Taglia e Cuci, perch謆 le Reti sono Invisibili

Doriana Goracci


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