Brescia con stragi italiane smacchiate

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Una strage senza colpevoli Assolti i cinque imputati. Otto morti e cento feriti nella strage del 28 maggio 1974. L’assoluzione in base ad un articolo assimilabile alla vecchia insufficienza di prove” E se la prima notizia, è sulle pagine dei giornali e in Tivù, la seconda è già cotta, è scesa dalla Gru: a Brescia il 15 novembre sera. C’era un signore, tale pier Paolo Pasolini che era cosi supponente da dire io so. Aveva almeno il coraggio di dirlo. E scriverlo. Il maestro Manzi, dopo 8 provvedimenti disciplinari, continuava a dire non è mai troppo tardi.

‚ÄúMentre il giudice leggeva la sentenza, con la memoria andavo a quei tragici momenti in piazza, e ho sentito forte la sensazione che tutto sia avvenuto assolutamente per nulla‚Äù Queste le parole di “Manlio Milani, presidente dell‚Äôassociazione familiari dei caduti di piazza della Loggia e che in quel tragico giorno ha perso moglie e amici, scuote il capo e abbassa la voce. Martedì pomeriggio la sentenza è arrivata come una scure a porre la parola fine su una pagina di storia che Brescia e l‚ÄôItalia non vogliono dimenticare.”

Appenderei almeno un punto interrogativo, questi Storici Alleggerimenti lo suggeriscono.

“Sono le 20,52 – del 16 novembre 2010 – quando ha fine la vicenda dell‚Äôoccupazione della gru nel cantiere metrobus di via San Faustino a Brescia. I quattro immigrati ancora sul braccio meccanico hanno deciso di scendere…La fine della vicenda di via San Faustino è stata costantemente seguita anche in Loggia, dove, lunedì pomeriggio, si è svolta la seduta del consiglio comunale. Soddisfazione è stata espressa da tutti i rappresentanti delle istituzioni per la conclusione positiva della vicenda. Il sindaco Paroli ha un obiettivo: evitare che ‚Äúsituazioni del genere possano ripetersi‚Äù. Nicola Gallizioli (Lega Nord) ha detto che a vincere, alla fine, è stata la linea della legalità seguita dalle istituzioni, ma ha anche affermato che ‚Äúla vicenda è stata strumentalizzata‚Äù. Per Emilio Del Bono (Pd) ora è il¬† momento che Brescia ritrovi la serenità, mentre il vicecapogruppo del Pdl, Andrea Ghezzi, ha rivolto un ringraziamento ai fautori dell‚Äôaccordo, sottolinenando la vicinanza alle forze dell‚Äôordine, dopo le polemiche scatenate dagli interventi di polizia dei giorni scorsi.

Ricopio per intero questo intervento: “il vicesindaco Fabio Rolfi ribadisce¬† che “nessun permesso, nessuna moratoria e nessun presidio è stato concesso. La proposta arrivata lunedì sera verrà presa in considerazione, ma i quattro immigrati sono scesi perchè sfiancati da due settimane di permanenza lassù e non perchè è stata fatta qualche promessa. Per noi prima di tutto vale il rispetto della legge, e ora la città deve ripartire facendo i conti con l’insofferenza e la giusta indignazione per le modalità con le quali è stata portata avanti questa protesta”.


Gli stranieri in Italia, non si sono fatti mancare anche loro la strage: ” la sera di giovedi 28 settembre 2008 a Castelvolturno, mor쬆 Antonio Celiento, un pregiudicato affiliato ai casalesi, e sei immigrati africani, vittime innocenti della strage.”

Ricordo, tanto per rimanere in tema Comunicazione e Informazione, seppure¬† casalinga, perchè c’è uno Stato delle Stragi che non cambia.¬† Ci rimarrà almeno il diritto al delirio?

Doriana Goracci




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Vengo via con te

‚ÄúLi ho visti, e sono schierati ancora una volta contro il popolo, con i fucili dietro la schiena ma con i fiori in mano, perchè con i fiori si sono presentati al popolo e con i fiori continuano a promettere, e hanno promesso pace e amore, uccidendo invece chiunque li ha preferiti, consapevoli che i prossimi cadranno ancora nel trucco dei fiori. Ed ogni volta sono nuovi nel viso ma vecchi nella promessa, nuovi nelle bandiere ma vecchi nei propositi, nuovi nella lusinga ma obsoleti nel canto, ed ogni volta cercano l’espediente migliore, sapendo di essere bravi nel dialogo, nelle parole, nella menzogna‚Äù.

Questo è il quadro che ho attaccato alle pareti di casa mia e che raffigura l’intera classe politica, nonché l’intera classe dirigente di questo paese che a mio modesto parere è immancabilmente destinato a fare una fine ingloriosa, terribile, drammatica.

Non sono né di destra né di sinistra né di centro. Lo premetto al fine di non suscitare commenti di parte, poiché ritengo che non siano mai esistiti i partiti e le fazioni, ma si tratti invece di un gruppo ‚Äúunico‚Äù ben organizzato (fino a qualche tempo fa), che di comune accordo ha deciso di impossessarsi dell’intero paese alle spalle degli ignoranti.

“Tutti a guardare, quello che guadagni e quello che rimane. Tutti a guardare i giochi a premi facili da indovinare”.

L’azzeccata trasmissione ‚ÄúVieni via con me‚Äù la quale ha come destino l’aumento dell’odiens settimana dopo settimana, è decisamente un programma impostato da chi e con chi cerca di riportare sul piedistallo una ‚Äúcerta sinistra‚Äù che pare abbia perso da decenni i suoi valori, (semmai ne ha avuti). Ogni soggetto (compreso Fini) invitato a presentarsi e a presentare il proprio anatema o le proprie esperienze o la propria canzonetta, è decisamente ‚Äúsinistrino‚Äù o ‚Äúsinistrato‚Äù o meglio ancora semplicemente ‚Äúsinistro‚Äù. Escludo Saviano, perchè non si può fare di tutta l’erba un fascio e oggettivamente è chiaro come il suo principale compito sia quello di mettere a nudo le vergogne che da secoli attanagliano il paese e dove nessuno sembra volersi addentrare. Un¬† Saviano bravissimo scrittore, eccezionale oratore.

Ora però non capisco cosa c’entri Saviano con il da sempre schierato comunista Paolo Rossi, il quale vede solo rosso anche di domenica,¬† e con l’astuto commerciante Ligabue, miliardario difensore (a chiacchiere) delle idee popolari, e non a caso caro amico di quel Bertinotti gonfio di denari che da un pò si è nascosto per godersi i proventi. D’altronde per apparire non devi essere ateo, non puoi essere apolitico e apartitico, devi altresì avere la lingua marrone, dote essenziale per avere udienza in questo paese.

Al di la di ogni considerazione del tutto personale, ciò non toglie che la trasmissione è spettacolare, meravigliosa, eccezionalmente innovativa nel suo palinsesto arcaico e obsoleto. In buona sostanza si è fatta televisione come si faceva 30 anni fa e come si sarebbe dovuta continuare a fare se non fosse che i partiti hanno posto il veto su determinati argomenti, piazzando sempre persone proprie nei punti chiave dei vari CDA, nelle direzioni, nelle regie, come ancora oggi è.

La trasmissione ‚ÄúVieni via con me‚Äù è una vera e propria trasmissione politica, mascherata da satira, la stessa satira grazie alla quale Beppe Grillo fu allontanato dalla TV nel 1993 dal sig. Bettino Craxi e company, e per la quale ancora oggi è in black list, considerato eversivo e sovversivo, probabilmente proprio perchè non avendo la lingua marrone ed essendo apolitico e apartitico non può, non deve entrare né lui né le sue idee liberali in questo circo mediatico, dove appartenere alla casta è indispensabile, fondamentale, ovvio. La cosa che mi lascia quanto meno perplesso è che non avendo più nessuna “palla credibile” da mettere in campo, l’intera classe politica odierna si sia messa a copiare per intero tutto ciò che Grillo aveva presentato come punti fondamentali per provare a cambiare il paese. Ma come? Avete detto in coro che è un comico pazzo e poi lo volete copiare in toto? Chi copia prende zero!

La TV è dei cittadini ma non la comandano i cittadini, i quali devono assolutamente essere succubi mentali di ogni qual si voglia notizia o programma studiato attentamente a tavolino, perchè se ancora non ve ne siete accorti, ogni minima cosa che passa in TV riconduce al potere politico e industriale, quest’ultimo in mano alla politica.

Fabio Fazio ha ‚Äúsimpaticamente‚Äù stilato una lista riguardante tutti coloro che non possono essere invitati per motivi di tempo, poiché ‚Äúdice‚Äù che 4 puntate hanno un grande limite, ovvero quello di non potere ospitare chiunque abbia qualcosa di sensato da dire. Certo, mi piacerebbe però stilare una lista di persone, normali cittadini non appositamente ingaggiati, che vorrebbero essere per ‚Äú10 minuti‚Äù al posto di Fabio Fazio, ma non credo di avere a disposizione 5 o 6 milioni di pagine. Eppure non prova vergogna, l’uomo di D’Alema, raccomandato dallo stesso in RAI con contratto blindato ad libitum eternum. E intanto ci ha “in maniera nemmeno tanto subdola” presentato la nuova coalizione politica del nostro paese, ovvero Fini e il suo “nuovo partito” con Bersani e il suo “non sono partito” che a loro volta si uniranno a tutti gli aventi diritto Casiniani-Rutelliani- Tabacciani ecc…in un’unica orgia “democratica”¬† con la quale indendono cozzovigliare per altri 5-10 anni almeno, salvo sveglie popolari, che d’altronde dubito possano avvenire.

Troppo facile dire che sono tutti uguali, che non fanno certo gli interessi del popolo ma che parlando alla pancia degli italiani che abboccano, fanno chi uno chi l’altro i propri interessi e quelli dei¬† propri padroni.

Troppo facile dire che ogni maledetto giorno ci troviamo dentro ad una tribuna elettorale continua, una campagna elettorale senza sosta, un combattimento a base di percentuali false ma raccontate come vere. Ogni giorno i politici tutti, compiono una continua promozione di se stessi e delle proprie ‚Äúcredenze e poltrone politiche‚Äù, delle proprie ragioni e dei propri ideali che disgraziatamente, per colpa dell’opposizione di turno, non sono mai riusciti a porre in essere in oltre mezzo secolo.

Troppo facile considerare che il mestiere del politico è il più rimunerato al mondo ed è quello che ti consente di creare ‚Äúuna posizione‚Äù societaria invidiabile per tutti gli amici e i parenti più stretti, ma anche quelli larghi. Un mestiere che ti consente di creare o distruggere chiunque. Non è un caso se in paese di mignotte le stesse si attacchino come le zecche ai cani del potere, e chi ha il potere è unicamente il politicante.

Infine, è facilissimo capire che, chi ha detto che la TV è morta ha azzardato una previsione con largo anticipo, forse tra qualche anno, ma con internet limitato a pochi, sarà molto dura. Tutto tranne che morta, stanca, appositamente appisolata, stupida, ridicola e indifferenziata, ma non morta. Chi la produce e chi l’adopera lo sa benissimo, ma quelli che lo sanno ancora meglio sono coloro che ne sfruttano le qualità soporifere e ipnotiche. La prima regola che viene insegnata a chi fa TV è che per rimanere immuni alla verità e a quello che sono i bisogni del popolo non si devono guardare mai le notizie in rete e non si deve mai sapere di cosa ha realmente bisogno il popolo, e infatti chi fa TV non naviga appositamente per non sapere, non confondersi, non scoprire.

Caro Fabio Fazio, io verrei volentieri¬† “via con te” e con tutta la tua banda. Perciò non appena vi viene voglia di dire tutta la verità fammi un fischio. Te lo dissi già di persona a Milano una quindicina d’anni fa, e mi rispondesti (prendendomi per il culo) che non sapevi fischiare, non so se nel frattempo hai imparato, ma temo di no.

Moreno Corelli

Le savianate e la ‘ndrangheta.

audience

Scrivo questo articolo mentre apprendo che in Calabria, a Palmi un povero operaio è stato ucciso per errore, in agguato mafioso. L’obiettivo era un avvocato .
La vittima, operaio incensurato e nessun contatto con ambienti malavitosi, originaria di San Martino di Taurianova, nella Piana di Gioia Tauro, era residente a Isolabona, in provincia di Imperia.
Invece Nizzari, operato d’urgenza all’ospedale di Gioia Tauro subito dopo l’agguato, è un avvocato penalista del foro di Palmi molto conosciuto in città anche per essere il coordinatore del circolo cittadino della lista Scopelliti.
Da quello che emerge dai primi riscontri della magistratura Calabrese il vero obiettivo era proprio l’avvocato.
Quindi la ‘ndrangheta ha sbagliato mira?

Veniamo ora al dunque della mia riflessione.
Una cosa è certa.
Parlare di ‘ndrangheta, che fino a poco tempo addietro era per la legislazione esistente in tema di contrasto alle mafie inesistente, oggi giorno procura audience, interesse, curiosità.
Nelle librerie ad esempio non ho mai visto tanti libri sul fenomeno ‘ndrangheta come quelli che si possono trovare oggi giorno.
Per non parlare dei media.
Ad esempio la puntata di ieri ha registrato picchi superiori a 10.400.000 spettatori (10.430.000 alle 21.46) e al 40 per cento di share (40,61 per cento alle 23.27). I contatti sono stati circa 20 milioni (19.983.000), con una permanenza record del 45,20 per cento.

Cifre se confermate enormi per il popolo televisivo.

Certamente emerge grande curiosità su tale fenomeno.
Beh inviterei tutti, ma proprio tutti quelli che vogliono capire cosa è la ‘ndrangheta a contattare uno dei tantissimi giornalisti minacciati quotidianamente in Calabria dalle ‘ndrine.
A parlare per esempio con Pino Masciari o Ruello testimoni di giustizia che aspettano l’esecuzione della loro sentenza a morte già scritta dalla ‘ndrangheta.
Ma inviterei tutti a vivere per qualche tempo in Calabria, per capire cosa è la ‘ndrangheta.
Radicata a livello sociale, culturale da oltre 150 anni in quella che potrebbe essere per le potenzialità che la connotano la Lombardia del Sud Italia.

Quindi, Saviano, ora si occupa da tuttologo anche di ‘ndrangheta.
Saviano, che andando oltre Gomorra ove era la Camorra la mafia più potente del mondo, ora, per ragioni tutte da comprendere sostiene che è la ‘ndrangheta la più potente organizzazione mafiosa mondiale o quasi. Cosa in verità sostenuta da circa dieci anni da vari magistrati, ma ciò poco importa nella classifica tutta italiana delle mafie che determinano la loro grandezza e potere sull’ignoranza e sulla disperazione delle persone.

No no attenzione, dico che si deve parlare di ‘ndrangheta, si deve far conoscere tale fenomeno.
Ma non venite a dirmi che le cose ascoltate in quella trasmissione sono sconvolgenti perchè non ha detto nulla di più e nulla di meno di quello che da anni emerge in tutte le inchieste condotte dai magistrati sulla ‘ndrangheta, e non solo.

A parte la questione politica che è scaturita in merito alla vicenda del presunto rapporto tra la ‘ndrangheta e la Lega nord, tutta raccontanta nelle 3000 pagine dell‚Äôinchiesta Crimine ove emergono i rapporti diretti che il consigliere regionale leghista da sempre, ebbe con l‚Äôavvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere. Nella primavera del 2009 i due sono stati filmati dai carabinieri mentre si incontravano per discutere dello scambio di voti da effettuare spostandoli su un candidato gradito alle cosche,ed alle parole di Maroni che dichiara che “mi ha definito uno tra i migliori ministri nella lotta alla mafia e ora vorrei che ripetesse le accuse di ieri guardandomi negli occhi: è facile lanciare il sasso senza il contraddittorio”
http://www.repubblica.it/politica/2010/11/16/news/maroni_saviano-9164864/?ref=HREA-1

beh per questioni di audience e popolarità la porta dell’opportunismo è sempre dietro l’angolo;
il Saviano, ha anche detto praticamente che Platì come Casal di Principe e Corleone sono luoghi pieni di bunker dove si nascondono uomini che vivono in condizioni terribili ma dai quali esercitano il loro potere che arriva fino a Milano. ¬´In quei bunker si decide il destino di questa parte d’Italia ‚Äì dice Saviano – nella Lombardia, regione capitale degli investimenti criminali. Altro che terroni¬ª.

Beh forse Saviano è rimasto indietro con qualche pagina d’inchiesta o non è molto aggiornato su tale punto.
Il bunker inteso da Saviano, almeno per come è passato all’immagine collettiva sembrerebbe un qualcosa di invivibile, di orribile,tremendo, un luogo sotterraneo degradante ecc.
Ma in verità…i boss della ‘ndrangheta oggi giorno proprio per manifestare il loro potere si nascondono dentro ville svolgendo vita tutt’altro che in condizione terribile….
Ad esempio la polizia ha fatto irruzione in una VILLA in località Perretti di Reggio Calabria dove Giovanni Tegano, boss della ‘ndrangheta, è stato sorpreso mentre era in compagnia di altre persone ; ma c’è anche una villa ispirata a quella del film ‘Scarface’ (interpretato da Al Pacino) tra gli immobili sequestrati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria alla cosca Alvaro di Sinopoli….destinata all’uso del boss e suoi diretti parenti affiliati; Ma anche Salvatore Torcasio, presunto boss della ‚Äòndrangheta di Lametia Terme aveva una villa dal valore di 850 mila euro; oppure l‚Äôarresto di Antonino Gallico, quarantaduenne originario della Calabria, esponente di spicco dell‚Äôomonima famiglia alleata con quelle dei Morgante-Sgrò-Sciglitano, che da anni portano avanti una guerra di mafia con gli esponenti di altre due famiglie calabresi, quelle dei Bruzzise-Parrello. La Polizia di Latina lo ha scovato all‚Äôinterno di una VILLA lungo il litorale di San Felice Circeo.

Ciò evidenzia il reale status di avanzamento di tale organizzazione, il fatto che non hanno necessità di nascondersi sottoterra, il fatto che sono protetti dalla cultura dell’omertà, dal non vedo, non sento , non parlo.
Ad esempio quante denunce contro il racket sono state fatte in Calabria? Quante?
Quanti collaboratori di giustizia, veri , ci sono?

Ripeto, si è fatto bene in quella trasmissione a parlare di ‘ndrangheta, ma lo si è fatto in modo incredibilmente superficiale,facendo cenno a questioni conosciute da decenni, a questioni emerse in pagine e pagine d’inchiesta giudiziaria, e senza sfiorare minimamente il che cosa è veramente la ‘ndrangheta in Calabria ed oltre i confini del sud Italia. Che cosa è la ‘ndrangheta a livello umano e sociale, a livello di cultura e radicamento nel e sul territorio.
Peccato perchè si è sprecata una grande occasione che poteva essere utile per la comprensione della ‘ndrangheta.
Ma probabilmente ciò non poteva essere detto, perchè oltre riportare quanto letto in atti giudiziari forse non si conosce altro della ‘ndrangheta.
Peccato perchè visto che si voleva spiegare tale fenomeno alla società Italiana tramite un canale Rai, si è preferito spettacolarizzare tale realtà sistemica.
Ma d’altronde chi non conosce la Calabria, chi non conosce la consistenza della ‘ndrangheta credo farebbe cosa giusta a non spiegare la ‘ndrangheta a chi vuole capire, conoscere, apprendere, ma a limitarsi con umiltà, cosa mai vista da Saviano nella serata di ieri, e con rispetto di chi oggi giorno per scrivere quelle cose da lui raccontate,e ripeto raccontate, è sotto scorta, rischia veramente la vita , semplicemente a manifestare una propria opinione.
Perchè alla fine si rischia solo di mediatizzare e strumentalizzare per altri fini, quel fenomeno sociale, culturale, che devasta la Calabria ed è infiltrato da decenni in varie regioni Italiane, in Germania, in Colombia ed in tutti quei paesi ove può trarre profitto.
Ed attenzione la mediatizzazione di tali fenomeni umani e reali e storici,può avere effetto boomerang nel contrasto concreto ed effettivo alla mafia in genere.

Domanda: a quando il primo film sulla ‘ndrangheta?

Anche in Italia lo spot pro-eutanasia. E ripartono le polemiche

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cc Lo spot sulleutanasia censurato in Italia   Video photo credit: dumplife (Mihai Romanciuc)

L’Associazione Luca Coscioni insieme al Partito radicale hanno diffuso il 9 novembre scorso la versione italiana dello spot pro-eutanasia già censurato in Australia nelle scorse settimane. Realizzato dal gruppo “The Works” di Sidney per l’Associazione Exit international, in Italia il filmato ha riaperto il dibattito sul tema:

GLI ITALIANI: nello spot si sottolinea un dato dal rapporto Eurispes 2010, secondo cui il 67% degli italiani sarebbe favorevole alla legalizzazione dell‚Äôeutanasia. Il commento del Vaticano: “Questi dati ci lasciano molto, ma molto perplessi se non addirittura scettici per quanto riguarda l‚Äôinterpretazione di un vero sentire a livello nazionale che non è assolutamente a favore dell‚Äôeutanasia“.

L’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI: per il segretario dell‚Äôassociazione, Marco Cappato, “Stare a fianco a una persona malata nelle fase terminale della propria vita e assistere alla sua sofferenza fa parte del vissuto della gente. Sono soltanto i politici a rifiutarsi anche semplicemente di pronunciare la parola. √à il ceto politico che non riesce ad affrontare il tema. Nessuno dei partiti, al di fuori dei radicali, lo fa. Né a destra né a sinistra.‚Äù

I CATTOLICI: Secondo i vescovi e il quotidiano Avvenire si tratta di “pubblicità mortale e provocatoria. Permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione a noi pare inammissibile: ed è lecito attendersi che l‚ÄôAutorità garante delle comunicazioni, alla quale i radicali si sono rivolti per chiedere il via libera allo spot della morte, faccia il proprio dovere senza esitazioni fermando questa inutile provocazione

LE TELEVISIONI: anche se l‚ÄôAutorità garante per le comunicazioni concedesse l‚Äôautorizzazione prevista dalla legge, nessuna emittente sarebbe disposta a trasmetterlo tranne Telelombardia, Antenna 3 e Telemilano (che fanno tutte capo allo stesso editore). L’Associazione Luca Coscioni ha avviato una raccolta fondi per finanziare una più ampia programmazione televisiva, anche a livello nazionale.

I POLITICI: PdL e PD sono schierati contro la messa in onda dello spot. Il Senatore Ignazio Marino (PD): “Come uomo, come medico e ora anche come politico” ha voluto esprimere la sua “assoluta opposizione all’eutanasia, ovvero a somministrare un veleno per fermare in un momento predeterminato la vita di un’altra persona“.

I MEDICI: Per l’oncologo Umberto VeronesiL’eutanasia è un argomento che non si può più ignorare: i pazienti la chiedono e spesso viene praticata in modo sotterraneo e nascosto perché la legge la vieta”. “Confesso che io non l‚Äôho mai fatto ma capisco che è un problema che va dibattuto anche se è difficile avere una posizione definitiva. Ma non si può ignorare che quello che hanno già fatto Olanda, Belgio e Lussemburgo, o Germania e Scandinavia dove l‚Äôeutanasia è stata depenalizzata, cosa che sta per accadere anche in Spagna‚Äú.

LA RETE: molti i blog che hanno diffuso il video ma in pochi danno la loro lettura della faccenda. Secondo TeleipnosiL’eutanasia è una questione evidentemente molto delicata, ma è anche uno di quei temi per i quali il meccanismo democratico non funziona, perché a fronte di una maggioranza assoluta di italiani favorevoli (che nel caso dell’introduzione del testamento biologico si fa quasi unanimità), esiste da sempre una maggioranza in parlamento appiattita sulle posizioni medievali della Chiesa cattolica, secondo la quale la vita è un dono del Signore che non può essere rifiutato, neppure quando provoca solo sofferenza e tortura“.

Credo che su temi come l’eutanasia sia davvero importante che qualcuno ogni tanto si preoccupi di riaccendere il dibattito, che nonostante la difficoltà di affrontarli bisogna smetterla di lasciare che passi la buriana per rimetterli in archivio senza aver preso una decisione. Un paese civile deve prendersi le proprie responsabilità. Con un referendum, con una legge? Non lo so, non è il mio lavoro. Se legge sarà dovrà essere molto precisa nell’indicare in quali casi è permessa l’eutanasia e con quali metodi, e nell’indicare in modo inequivocabile le pene per chi ne abuserà.

Detto questo è giusto che ognuno si crei una sua opinione. Io l’ho fatto chiedendomi “Se toccasse a me, cosa vorrei? Vorrei davvero continuare a soffrire e costringere la mia famiglia a soffrire con me?“.

Quanto durerà ancora?


La crisi è finita, anzi non c’è mai stata, ma l’abbiamo superata meglio
degli altri. Questo è il motto berlusconianao e tremontiano che ormai
passerà alla storia. Ma in realtà tutto il mondo sta galleggiando nel
liquido melmoso fra crolli e timide riprese del mercato borsistico e
del crollo dell’occupazione. tanto che è ormai certo, che se ripresa ci
sarà, questa sarà accompagnata sicuramente da una non altrettanta
ripresa dell’occupazione. Cioè più produzione , ma più precarietà e
aleatorietà della vita delle persone. Non è una bella prospettiva! Ma
quello che ora più preoccupa e che si prevede che questa crisi sarà
lunga e che ci presenterà ancora delle sorprese.

Sintomatico è il pensiero di Zoellick espresso il 7 novembre apparso sul
Financial Times Il nuovo sistema, ‚Äúdovrà coinvolgere il dollaro, l‚Äôeuro,
lo yen, la sterlina e un renminbi( o yuan) che si muova verso
l’internazionalizzazione” e “dovrebbe anche prendere in considerazione
di impiegare l’oro come punto di riferimento internazionale su
inflazione, deflazione e futuri valori monetari”.

Cioè un ritorno all’aggancio delle maggiori monete all’oro , una sorta
di un ritorno al sistema di Bretton Woods, crollato nel 1971, in modo da
limitare il potere discrezionale delle banche centrali (che la Federal
Reserve sta esercitando pienamente) e assicurare la stabilità dei prezzi
mondiali.

La Fed, anche per rispondere alla politica di sottovalutazione dello
yuan condotta dalla Cina, sta pompando liquidità nel sistema. Per il
secondo trimestre del 2011, la Fed inietterà nel sistema finanziario
altri 600 miliardi di dollari, mediante l’acquisto di titoli di Stato.
Di fronte a questa massa di liquidità si moltiplicano le preoccupazioni
per la stabilità monetaria e per i ‚Äúpericolosi‚Äù effetti distributivi,
favoriti dall’inflazione, a danno delle rendite finanziarie.

Il merito dell’articolo di Zoellick, indipendentemente dalla validità
della tesi dell’ancoraggio delle monete all’oro, sta nell’aver fatto
uscire allo scoperto tutti i maggiori economisti nell’affermar che
esiste ancora un fantasma che si aggira nei mercati del mondo.
L’eccessiva liquidità e pompaggio di moneta circolante che viene immessa
nel tentativo di non far crollare la produzione e per sopperire ai ( non
si sa ancora a quanto ammonta) quantità di titoli picks che ancora
circolano , che non si sa come smaltirli e che le banche ancora oggi
mettono in circolazione per liberarsi di quelli vecchi.

Quanto ancora durerà?

Sciopero della fame al Corriere della Sera

Ancora una volta censurata una importante protesta.
Ancora una volta censurata una lotta volta a rivendicare un diritto al lavoro stabile e certo dopo sette anni di precariato.

Ancora una volta censurata una lotta contro il sistema nel sistema.
Quella di Paola giornalista co.co.co nel Corriere della Sera, dopo lo sciopero dei precari della Scuola, dopo quello dell’infermiera che ha sacrificato la propria vita per rivendicare il diritto alla retribuzione è l’ennesima storia della precarietà sia lavorativa che esistenziale che caratterizza la nostra società.
Quello che è in corso è ahimè anche la guerra tra poveri, tra lavoratori, tra precari e precari, tra chi ha un contratto a tempo indeterminato e chi spera un giorno di avere il rinnovo di un contratto a tempo determinato o co.co pro.
Certo è anche vero che il collegato lavoro che il 24 novembre diverrà legge certamente non migliorerà tale situazione, ed allora che fare?
La lotta è determinante, e la censura deve essere contrastata affinchè si possa parlare si possa dire basta alla precarietà e flessibilità esasperata, basta con lo sfruttamento nel lavoro, semplicemente basta.

Per capire il senso di questa lotta niente e nulla meglio delle parole della lavoratrice potranno chiarire il tutto. Quello che segue è tratto dal blog della Paola

Sciopero della fame e della sete, le prime 24 ore.
Mi sento un po’ debole, ma sto bene. Oggi al telefono ho sentito qualche collega. Nessun altro. Al giornale lo sanno tutti e la direzione tace. Bene.
Spero che la mia protesta rappresenti la battaglia d‚Äôinizio di una guerra, la guerra dei precari che non accettano più di essere trattati da reietti.
Non so se riuscirò a far sentire la mia voce. Ci provo.

Sciopero della fame e della sete, dopo le prime 24 ore. La novità è che ho bevuto. Mi hanno convinto gli amici, ma vado avanti con lo sciopero della fame.
Per chi mi ha chiesto i motivi della protesta ecco qualche dettaglio. Spero di essere chiara: al momento sono un po’ cotta e parecchio stanca.

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l‚Äôiter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni, lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: ‚ÄúEcco la mia occasione‚Äù. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: ‚ÄúPerché non avete preso me o uno degli altri precari?‚Äù. Nessuna risposta. L‚Äôunica frase udita dalle mie orecchie: ‚ÄúNon sarai mai assunta‚Äù.
Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell‚Äôacqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.

Alla Paola ed a tutte le persone che lottano per il diritto al lavoro e nel lavoro va la mia piena ed incondizionata solidarietà.
http://baronemarco.blogspot.com/

Il governo del “fare”…pubblicità. La rete Ngn

Che cosa hanno in comune la lotta al digital divide e lo sforzo verso una rete di nuova generazione ( Ngn)? L‚Äôeterno carosello che abbiamo visto negli ultimi anni e ora di nuovo riproposto, con notizie dei giorni scorsi: da una parte, il governo che continua a temporeggiare e non stanzia fondi; dall‚Äôaltra, gli operatori che proseguono ognuno (o quasi) per conto proprio con iniziative e coperture.Circa 1.800 comuni e il 12% della popolazione italiana non possono navigare nemmeno a 2 Megabit al secondo con Adsl. Mancano ancora all‚Äôappello gli 800 milioni, più volte sbandierati del piano Romani da 1,47 miliardi. Infratel continua a portare la fibra nei pozzetti comunali (vicino alle centrali telefoniche) e permetteranno di portare il digital divide al 6% della popolazione. Peccato che il piano Romani prevedeva di portarlo allo 0,5% entro il 2012; ma per quest‚Äôobiettivo servono anche gli 800 milioni, appunto. Ci si dimentica spesso che dal governo è attesa un‚Äôaltra azione contro il digital divide: bandire l‚Äôasta per assegnare alla banda larga le frequenze del dividendo digitale, ora controllate dalla tivù. Consentirebbero di coprire un territorio più vasto con tecnologie UMTS/Hspa e UMTS/Lte (fino a 100 Megabit e che renderanno obsolete le reti WiMax e che il governo ha promesso, ancora l’altro ieri, la sua liberalizzazione) e di aumentare la banda reale disponibile agli utenti.

Ed intanto un altro annuncio pubblicitario da parte del governo del “fare”… pubblicità.
L’annuncio sbandierato è del tono “al tavolo del ministro Romani arriva il primo accordo formale tra gli operatori telefonici per la costruzione della rete di nuova generazione la NgN .”
Ma basta cercare un pò e scendere nel dettaglio e ci si accorge che il famoso accordo fra operatori non è altro che solo un battage pubblicitario. Si tratta in realtà di un accordo di futura condivisione delle infrastrutture, cioè scavi, cavidotti con eventuale fibra spenta, canaline verticali nei palazzi.

Roba molto tecnica, come vedete. Non solo ma che risale a due mesi fà L’annuncio è solo una formalizzazione in bella copia di un accordo già raggiunto a settembre, senza macchia e senza gloria, appunto perché piuttosto tecnico.
D’altra parte le parole di Corrado Calabrò, presidente Agcom, mettono in chiaro le cose: ¬´Mettere insieme gli operatori ci incoraggia ad andare avanti e spero ora che le aziende non perdano il passo nei successivi passaggi, perché oggi è stato trovato l‚Äôaccordo sul punto più facile, ma i nodi devono ancora venire nei prossimi impegni Non basta sottoscrivere accordi, ma bisogna poi condividerli compiutamente Non è l‚Äôannuncio della nascita di una società, ma solo un un protocollo d‚Äôintesa per farne una. ¬´Quando si è pronti per fare una società la si fa. Si firmano i contratti¬ª
Non solo! L’accordo indica o conferma, anche una altra amara verità. E’ cioè che vince la linea della Telecom, la quale , ha il coltello dalla parte del manico avendo noi un governo incapace di toglierlo , cioè ha la proprietà della rete nazionale. Chi ha la rete detta legge!. Così è avvenuto. La nuova rete e la nuova società,se mai vedrà la luce, interverrà solo nelle zone dove Telecom non vorrà andare (perché poco remunerativo) e avrà una governance da definire con un altro (ennesimo) tavolo tecnico di 90 giorni.

Le prospettive? l‚ÄôItalia si ritroverà solo con l‚ÄôNgn di Telecom Italia (a parte le storiche sette città di Fastweb), con i suoi tempi e modi. Pochino per gareggiare, alla pari con gli altri, nello scenario futuro delle reti ultra veloci.

Prove di partecipazione al Piano sociale di Roma

Forum tematico sugli anziani ieri a via Assisi 41. Quasi duecento persone presenti al primo dei 3 appuntamenti programmati sul calendario dal Comune di Roma. La sala scelta non era propriamente idonea al numero dei partecipanti.
La platea ha discusso le modalità organizzative degli incontri e alla fine si è deciso di dividere il forum in due gruppi, uno sugli anziani autosufficienti e uno sugli anziani non autosufficienti.
Il dirigente dell’Area Case di Riposo del comune di Roma, dr. Michele Guarino, ha rappresentato la situazione di grave perdita economica relativa alle case di riposo comunali che “ospitano circa 270 anziani”. Lo stesso ha invitato la platea a riflettere su nuove modalità di erogazione dei servizi. Sul merito esposto dal dr. Guarino, un partecipante al forum ha obiettato che le case di riposo hanno gravi perdite probabilmente per le modalità di gestione poco razionali. Ad esempio, per oltre venti anni il Comune di Roma, invece di acquistare l’immobile di via Casal Boccone 112 dove c’è la casa di riposo Roma 2, o invece di acquistare altra struttura, ha pagato un esorbitante canone di affitto all’Enpals (circa 2 miliardi e mezzo delle vecchie lire). Ciò ha contribuito non poco a bilanci disastrosi. Così come hanno contribuito alla gestione rovinosa gli appalti dati in tutti questi anni alle ditte di vigilanza oppure esternalizzazione parcellizzata dei servizi (lavanderia, pulizie, manutenzione ascensori, manutenzione giardini, manutenzione tecnica, cucina, portineria, assistenza alla persona, parrucchiera, barberia ecc ecc). I cosiddetti appalti spezzatino.
La rappresentante dello SPI CGIL, sig.ra Croci ha invitato gli organizzatori e i partecipanti a tenere conto delle politiche di governo e del libro bianco di Sacconi il quale introdurrebbe un’idea del welfare basata sui tagli e sul fai da te delle famiglie in tema di assistenza alle persone non autosufficienti. Una politica che è stata sposata dal Campidoglio due anni fa con l’approvazione del Dpef.
Altre idee uscite durante questa prima sessione a carattere plenario sono state..LEGGI TUTTO

Italia Bella mostrati Gentile con Pane e Coraggio

 

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Forse  sono troppe le cose che vorrei passare e non sono tutte belle, forse a volte  amareggia  e non solo a me,  sapere che ciò che è stato scritto prima della nostra riapertura dal 2007 è andato perso, compresi i commenti,  tolgo il forse e pubblico quanto avevo già scritto poco più di un anno fa e recuperato da altro sito che mi ospitava: Ricordi al Bel Sole di Tripoli. Tra le ultime notizie “nuove” che arrivano dall’Africa, una: Un Nuovo Muro, Contro i Migranti. “Avrà inizio a novembre la costruzione della barriera fra Israele ed Egitto. Servirà a fermare gli africani che provano ad entrare nello Stato ebraico”. Tutto questo l’avevo in bozza da luglio 2010. Oggi è il 13 novembre, non so se il nuovo Muro è iniziato, so che oggi a Brescia c’è una Manifestazione con Corteo fino a una Gru, dove stanno appesi degli Umani che cercano e danno Pane e Coraggio proprio come una Musica di Ivano Fossati ci ricorda.

E alla fine c’è un video dove parla uno di noi, uno che ha deciso di dirle le cose che vede e sente, da anni, da quando è nato in terra di Sicilia ed è emigrata non solo in Italia…la Nuova Mafia.


Italia Bella Mostrati Gentile, cantavano alla fine dell’800 …Torno indietro quindi, come si fa da vecchi, e vi offro uno spaccato che mi sembra sempre dolorosamente attuale, aggiungo qualche video e foto “amarcord“. Concludo con il profumo dell’Africa  e la Sun Ra Arkestra, che ci ispira sempre speranza e forza negli umani e nelle creature che abitano la Terra, perchè “Pane e coraggio ci vogliono ancora che questo mondo non è cambiato pane e coraggio ci vogliono ancora sembra che il tempo non sia passato…”.

Doriana Goracci

Ricordi al bel sole di Tripoli

Ce l’ ha messa tutta mia madre, una vita, a fare intendere alle mie sorelle e a me che nonno non era un fascista. Era nata a Tripoli, lei, il padre e il nonno. Da parte materna, avevano avuto i natali in Egitto e in Marocco da almeno tre generazioni. Racconti partiti  da quel magnifico affabulatore di nonno Umberto, per fare omaggio col nome al re, come la sorella che si chiamava Italia: i viaggi sul Rex, i caffè di Nizza, la bisnonna che disse no all’ altare, le vergate della maestra sulle mani per fare i pesciolini‚  a tutte tranne alla nipote reale, i matrimoni , la casbah con i martelli che battono  rame e argento, le nuotate al porto, il calesse,  feste da ballo,  aromi di¬  spezie e cuscus, Venera la balia, gli amori degli ufficali, la lavandaia araba, i maltesi,  corse a cavallo, il terremoto…


Ma quali colonizzatori, erano commercianti di legname gli uni e laterizi gli altri, qualcuno prima degli anni ’40 aveva esagerato, si narra di uno zio che conservava un orecchio nel portafoglio staccato ad un capo arabo, il battesimo di mia madre con Graziani come padrino, la capacità di mio nonno cresciuto in una famiglia di atei che nascose battesimo e comunione e  poi diventò l’ interprete di Balbo‚mia madre scrisse un libro per sè e per noi di memorie, con gli occhi dell’ infanzia, il diario di una piccola italiana fuggita per sempre da Tripoli, dalla Libia: gli inglesi bombardavano, divenne una piccola giovane profuga, italiana.


Il riscatto avvenne a Roma quando la sua famiglia fascista, erano  in tre, ospitò in casa  per un anno una famiglia di quattro persone: erano ebrei.

Insieme alla musica che ha amato quanto le figlie e il marito, per fortuna riposa e non vede e non sente: non ha avuto mai  voce e dignità di pubblicazione il racconto della sua Tripoli.

Si è affannata lei e loro e tutti a farci capire quanto gli italiani si sentivono rappresentati dal Duce, attaccati a una radio a sentire il Verbo, sentirsi parte dell’ Italia, sentirsi dentro.

Andò sotto il Balcone mio nonno e disse a Tripoli di ascoltarlo: urlò prima di tutti Viva l’ Italia!

Fu la¬† liberazione, un tripudio di massa. Proseguì lei con l‚Äôamica Renata a camminare giù verso Roma, da Monteverde per andare al Conservatorio di Santa Cecilia, con timori non da poco‚c’ erano soldati e truppe di colore‚ magari alle faccette nere lei c’ era un po’  più abituata.

Era rimasta sola a raccontare in famiglia quell’ incrocio spettacolare di arabo spagnolo francese e siciliano, la vitalità degli italiani, il riscatto dalla vergogna dell’ occupazione e il postumo odio di Gheddafi: noi io non capivo, non sapevo, non vedevo, non avevo mai vissuto il disonore‚ e digitando oggi il suo nome , tante volte chissà‚ scopro che è rimasta traccia di lei sulla rete, per aver partecipato come oratrice ad un convegno, dal nome emblematico: Quasi tutto ancora da vivere‚ è una presentazione di una gustosa divagazione fantastico-poetica sui piaceri dell’ immaginazione o, se volete su sussurri e grida della fantasia .

Ho ascoltato per almeno venti anni il Racconto,  alternato a quello asciutto e fatto di terra dai nonni contadini toscani, profughi a Roma per un portierato, comunisti. Tutti questi  intimismi li avevo già chiamati  Fascismo di ritorno.

Mi affanno, ci affanniamo a mostrare le Odierne Vergogne, di una Tripoli che spedisce e ci manda, di un’ Italia che rimanda e spedisce il Razzismo , la Mafia, il Fascismo, e continua a campare con gli Affari internazionali.

Dicono che si comincia a superare un passato fatto di sangue e stragi, di intolleranze e odio, che stiamo diventando sempre più buoni e comprensivi, dicono  e ancora dicono e ci mostrano il sole dell’ Avvenire. Un presente mai diventato così chiaro.

Ce la dicono e ce la mettono tutta per farci capire quanto siamo comprensivi e giusti, quanto sia doveroso punire chi sia profugo, chi scappa.

Ce la mettono tutta e pubblicano tutto, quello che possa farci scordare, cosa significa essere umani e vivere in Terra come tali.

Quasi tutto ancora da vivere, forse c’ è una speranza per i sussurri e le grida della fantasia.

Doriana Goracci

10 maggio 2009



http://2.bp.blogspot.com/_TDOKmFHsTtU/Sqe3KOr0dCI/AAAAAAAAACI/LMptE6JDz-g/s1600/La%2Bfiera%2Bdi%2BTripoli%2Bnel%2B1927.jpg

Scusa ma ti devo criticare

 Perchè Federico Moccia racconta una generazione falsa e ipocrita?

Scusa, ma non è così che siamo fatti noi ragazzi, noi giovani adolescenti. Scusa, ma non puoi parlare di noi inventando un mondo fatto di plastica e banalità con frasi e parole che vorrebbero stabilire una sorta di epicità codificata dei nostri sentimenti. E poi scusa, ma dove sono tutti i nostri VERI problemi, i nostri VERI drammi, le nostre VERE battaglie giornaliere di fidanzati, di innamorati, di figli, di fratelli, di amici, di nemici? Dove sono i VERI ragazzi problematici, i ragazzi malati, i ragazzi morti, i ragazzi poveri, quelli che studiano, quelli che lavorano, quelli colti, quelli soli e quelli solitari, i politicanti, gli intellettuali? Le nostre preoccupazioni non si riducono alla mera ricerca di un luogo dove fare sesso piuttosto che all’ultimo preservativo rotto, ad un soprannome stupido o ad una vaga sensazione viscerale che tu descrivi come l'”Amore”. La cosa più ridicola è che ti difendi dalle accuse di falsità, di futilità, -addirittura da quelle di chi pensa che tu non sia uno scrittore-, affermando di aver avvicinato in questo modo moltissimi ragazzi alla lettura: grazie, ma li conoscevamo già i fumetti. Nella nostra vita non esistono soltanto le moto, le macchine, il calcio ed i soldi, nelle nostre vite i pensieri, gli interessi e le idee sono un mondo così vasto che sarebbe difficile scriverne un romanzo epico, figuriamoci una storiella; nella nostra realtà non vediamo solo donne (risp., uomini) ed organi genitali femminili (risp., maschili), nella nostra realtà vediamo anche biblioteche, vediamo centri culturali, vediamo cinema, vediamo scuole ed università, vediamo chiese e vediamo ospedali; nelle nostre esistenze il dolore non è soltanto equivalente alla perdita di una ragazza appena conosciuta, ma è anche la morte di un fratello, è il tradimento di un ideale da parte della società, è lo scemare della fede, è l’assenza di indipendenza, è la ricerca di un’identità individuale, è la richiesta di ascolto e di considerazione, è il contrasto tra la ragione ed il cuore, è la fine di un’amicizia, è il fallimento di un esame o di un progetto; la gioia non si espleta soltanto in un rapporto sessuale con la ragazza (risp., il ragazzo) che amiamo, è la sua completa felicità e sicurezza, è l’allegria di un amico, è la serenità dei genitori, è il legame di un gruppo, è l’attività intellettuale, è l’intraprendenza che ha successo, è il risultato del nostro impegno, è la ribellione istintiva ad una bugia detta su di noi; scusa, ma noi siamo immensamente più complicati e variegati dei fantocci che tu mostri come modelli. Tu propini esempi di ragazzi spensierati, belli e liberi per far sognare agli altri una vita semplice e piatta, una vita di fatto inesistente, una vita non riscontrabile nel mondo: una vita falsa. Ed io mi chiedo che tipo di scrittore possa essere quello che tradisce in questo modo il suo pubblico, quello che rapisce le speranze dei suoi lettori, che illude la sua audience: sono triste soltanto se penso a chi ti reputa degno di essere chiamato così, di te non mi interesso più di tanto.

Chi fa parte della Generazione Zero grazie a Dio si è accorto di non far parte della generazione di F.Moccia, si è accorto di non condividere la meschinità del suo intento e si è accorto di dover agire per riprendersi il possesso della propria reale identità. Ed io sono fiero di averlo fatto.
Scusa Federico, ma noi non ti possiamo credere.
di Alto Altomare

Da Londra a Pisa passando per Trieste “Le mobilitazioni studentesche”

censura

Prima di ogni cosa voglio iniziare questo articolo con tale notizia tratta da alcune agenzie di stampa:

Agenzie di stampa comunicano che sono stati previsti 245 milioni di euro per le scuole paritarie, a seguito della nuova formulazione del comma 47 del maxiemendamento del Governo.
Nella giornata di ieri, invece, l’ipotesi era che i fondi potessero arrivare al massimo a 150 milioni.
Secondo quanto dichiarato dal viceministro Giuseppe Vegas, la previsione di 245 milioni di euro ‚Äúè per andare più o meno in pari con il livello di finanziamenti del 2009‚Äù.
L‚Äôon. Gabriele Toccafondi del Pdl precisa che il suo partito ‚Äúsi è battuto affinché il reintegro fosse totale, e con l‚Äôattuale riformulazione il fondo ritorna alla cifra storica che è sempre stata riconosciuta alle scuole paritarie‚Äù.
‚ÄúNon è stato certo facile ‚Äì ha continuato Toccafondi – poter arrivare a questa cifra viste le difficoltà economiche presenti, le poche risorse disponibili e le tante necessità. Il reintegro è stato possibile grazie al lavoro del Ministro Tremonti.‚Äù
da tuttoscuola.com

Mentre la scuola Pubblica, quella tutelata dalla nostra Carta Costituzionale è in miseria, voluta e determinata dai governanti del sistema, il governo, anche in contrasto con quanto previsto proprio dall’articolo 33 della citata Costituzione “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, tra tagli e licenziamenti elargisce milioni e fior di milioni di euro alle scuole paritarie…

A Londra come sicuramente avrete letto su molti giornali e visto in molti Tg, ci sono state grandi mobilitazioni proprio per la pessima politica di David Cameron posta nell’ambito del diritto allo studio.

Voglio proporvi sul punto questa agenzia di stampa:
A due giorni dai violenti scontri sulle nuove tasse universitarie volute dal governo di David Cameron, non si placano le polemiche in Gran Bretagna. Tanto più che i docenti del Goldsmiths College, università a sudest di Londra, hanno elogiato i manifestanti che mercoledì hanno occupato gli uffici del Partito Conservatore. Cinquanta manifestanti sono stati arrestati, e gli organizzatori del corteo hanno condannato le violenze parlando di anarchici infiltrati. I professori del Goldsmiths però non sono d’accordo: “La vera violenza in questa situazione non è una finestra rotta ma l’impatto distruttivo dei tagli” all’istruzione. “Noi sottoscritti” si legge nella lettera pubblicata anche dal sito della Bbc, “vogliamo congratularci con il personale e gli studenti per la magnifica manifestazione di questo pomeriggio”. I docenti inoltre prendono le distanze dalle critiche espresse dal Sindacato nazionale degli studenti sui manifestanti violenti. E continua: “Gli eventi dimostrano la profonda ostilità che esiste nel Regno Unito verso i tagli”. Parole che l’ufficio del primo ministro a sua volta critica aspramento: “Lodare la violenza piuttosto che le proteste pacifiche è francamente irresponsabile”. Un paio di migliaia di manifestanti mercoledì s sono staccati dal corteo principale, hanno spaccato i vetri delle finestre e appiccato incendi all’interno del quartier generale dei conservatori nel cuore di Londra. La protesta, per lo più pacifica, riguarda le nuove tasse per le università pubbliche: il governo vuole mettere il tetto a circa 9.000 sterline l’anno, oltre 10.000 euro, dal settembre 2012. Ma le nuove norme intendo anche tagliare di circa il 40% i fondi pubblici per l’istruzione superiore.
http://www.apcom.net/newsesteri/20101112_175942_5686ea8_102898.html

Certamente non avrete letto sui giornali che a Pisa gli studenti occupano la mensa per rivendicare il diritto allo studio..
Mensa gratis. La contro-risposta non si fa attendere: dopo aver appeso uno striscione che denunciava il “furto delle borse di studio”, lanciando l’importante data di assemblea d’ateneo per il 15 novembre, gli studenti si sono mossi in direzione della Mensa centrale al grido “paga Tremonti, la mensa oggi la paga Tremonti”. Di lì in poi è stato un susseguirsi di insubordinazione a catena, riproduzione del conflitto e contro-cooperazione. Un migliaio di studenti e precari si sono riappropriati concretamente del loro diritto allo studio: quale migliore segnale per Tremonti, Gelmini e…Peruzzi! Il punto importante è stata la spontanea organizzazione di decine e decine di commensali che, sciogliendo i ranghi delle file d’attesa, hanno seguito l’indicazione di riappropriazione, e, divelte le barriere, hanno interrotto i pagamenti dei ticket-mensa. Altro dato importante è la solidarietà dei lavoratori che hanno incrociato le braccia, permettendo agli studenti di autogestire la distribuzione dei cibi… e tutto questo fino alla fine e sotto gli occhi (per una volta i loro impotenti!) dei dirigenti!
http://www.infoaut.org/articolo/occupata-la-mensa-universitaria-migliaia-di-pasti-gratis

E son altrettanto sicuro che nulla si è sentito e percepito in merito alle occupazioni delle scuole superiori di Trieste.
Da qualche giorno a Trieste si occupano tutte le scuole superiori della città.

Gli studenti hanno proposto un documento che in sintesi abbraccia questi tre punti…

L’attivazione di un tavolo tra studenti e Provincia per capire come e dove vengono spesi i fondi dedicati all’edilizia scolastica. L’organizzazione, ogni sei mesi, di controlli sulla sicurezza nei singoli istituti affidati ad esperti. L’impegno a destinare alle scuole pubbliche tutte le risorse attualmente riservate agli istituti privati.

Ma è notizia recente che la Digos sarebbe sul punto di porre fine alla protesta per garantire la ripresa delle lezioni…

I Ragazzi hanno posto in essere iniziativa importante che è volta a tutelare il diritto all’istruzione, il diritto allo studio ma anche alla propria salute…
Frequentare scuole, come alcune di quelle occupate in questi giorni a Trieste, dove i servizi igienici non sono agibili, le porte sono rotte; ove emergono crepe nei muri, aule fatiscenti, palestre al limite della praticabilità e soffitti che lasciano filtrare l‚Äôacqua piovana,ecc può essere motivo di protesta?
Deve esserlo!

La censura ovviamente ha un suo peso in tutto ciò.

Non parlare dell’occupazione delle scuole di Trieste, o di altre iniziative similari , è atto dovuto per i governanti, perchè il diffondere certe informazioni potrebbe far nascere la voglia a qualche studente forse di emulare i colleghi triestini o pisani…

Beh…comunque noi nel nostro piccolo diffondiamo queste informazioni dal mondo della lotta sociale, e la catena della solidarietà e della comunicazione non potrà essere fermata dalle loro odiose censure.

Ciò che auguro a tutte e tutti sono altre cento mille e diecimila forme di lotta per salvare la scuola pubblica, il diritto allo studio, il diritto alla formazione della coscienza critica.

Caro Saviano, ogni tua inesattezza può essere un lubrificante della macchina del fango

Roberto Saviano

Caro Saviano,

ho ascoltato il tuo monologo di lunedì scorso 8 novembre, nella trasmissione “Vieni via con me”. A distanza di qualche giorno, ancora mi tormento ripassando a mente quello che avevi da dire. La tua narrazione, come sempre accade, schiaccia sguardi e orecchie sui televisori, attenti a recepire le tue parole ed i tuoi gesti, le tue espressioni ed i tuoi messaggi.
Il titolo sul tuo monologo era già un messaggio abbastanza chiaro e condivisibile nel principio: gli effetti della “macchina del fango” sulla democrazia. Certo che quotidianamente democrazia e libertà sono sottoposte a dure prove, infangate non dalla diffamazione ma dalla restrizione degli spazi civili e di partecipazione alla vita sociale e politica. Ma non c’entra con quello che voglio dirti e perrciò non mi ci dilungo.
Dicevo che il messaggio essenziale del tuo discorso non può che essere condiviso. Ma un problema nasce proprio dall’essenzialità, la riduzione ai minimi termini di argomenti che hanno bisogno di approfondimenti ben maggiori. Ovvio che quando si parla di lotta alle mafie nessuna persona perbene può dirsi contraria. Ma la lotta alle mafie ha bisogno di verità, che non può essere attribuita ad una voce solo per ciò che rappresenta. Tu, oggi, in qualche modo, rappresenti la lotta alla mafia. Sei il simbolo mediatico di quella lotta. Sei, tuo malgrado, il catalizzatore di un sentimento di giustizia ed insieme la giustificazione alla delega. Sei diventato anche per questo, la voce della verità, qualunque sia il tema della discussione. “L’ha detto Saviano” in calce ad un’affermazione, lascia intendere la sua inconfutabilità. E’ per questo, caro Saviano, che non puoi permetterti superficialità in quello che dici, o inesattezze nell’esposizione dei fatti, specie se quello che racconti scuote i sentimenti di chi ti ascolta e condiziona i giudizi che perdono la necessaria obiettività.

Purtroppo è proprio quello che è accaduto (anche) in occasione del tuo monologo in “Vieni via con me”, durante il quale sei caduto nelle stesse storture delle regole democratiche e della libertà di espressione, che stavi denunciando. Mi riferisco, in questo momento, alle tue affermazioni su Alfredo Galasso, che invitava Falcone a lasciare l’incarico a Roma nella procura nazionale antimafia:

¬´La persona che parla è l’avvocato Galasso, che è persona assolutamente per bene, esprime quello che pensava la sinistra e che a volte lo pensa ancora: stai facendo il collaborazionista a stare dentro le cose, a riformarle. La purezza che è stato lo spazio più grande che è stato concesso ai nemici della democrazia e delle organizzazioni criminali. Lo lasciano solo!…¬ª

hai detto commentando lo spezzone della trasmissione Samarcanda-Maurizio Costanzo Show.
Alfredo Galasso è stato amico di Falcone; ha partecipato al maxi-processo contro Cosa Nostra come avvocato di parte civile; sulla sua testa pesano condanne a morte della mafia. Ma da lunedì sera, dopo il tuo monologo, Galasso cosa è diventato per tutti quanti ti ascoltavano a bocca aperta e commossi, senza conoscere la sua storia ed i suoi rapporti di onesta collaborazione con il Pool antimafia? Da lunedì sera dopo il tuo intervento, molto probabilmente Galasso sarà individuato come parte di quella macchina del fango usata per deligittimare Falcone. L’avvocato Galasso, in quell’occasione discuteva con Falcone sull’opportunità di accettare un incarico, che a suo giudizio l’avrebbe schiacciato sotto il peso di un potere che non gli avrebbe garantito la necessaria indipendenza. Ma quel tuo montaggio di parole e video, oggi sono schizzi di fango contro una persona che ha dedicato la sua vita a lottare contro la mafia.
Fango che ha colpito anche la memoria e l’intelligenza di Leonardo Sciascia, tirato in ballo a sproposito anche da te. Sistematicamente, quando si discute di mafia e potere, di antimafia e istituzioni, ecco che l’autore de “Il giorno della civetta” viene ricordato come esempio di intralcio culturale alla lotta alla mafia.
Se parlando di macchina del fango così ti esprimi sullo scrittore siciliano…
¬´Persino un intellettuale come Sciascia ci cascò […] Sciascia ci cascò attaccando Paolo Borsellino, definendolo professionista dell‚Äôantimafia perché aveva vinto il posto di procuratore a Marsala per meriti antimafia e non per anzianità così come avviene in magistratura. Quindi lui [Sciascia] disse, vedete mafia ovunque perché volete mettere il turbo alle vostre carriere¬ª
…lasci intendere che Sciascia fosse in qualche modo un ingranaggio di quella macchina.
Dispiace osservare come ancora una volta, ed anche da parte tua, l’articolo I professionisti dell’antimafia, pubblicato sul “Il Corriere della Sera” del 10 gennaio 1987 sia stato mal utilizzato. Prima di te lo utilizzò in maniera distorta anche il ministro Brunetta. Tanto per dire in quanti modi può effettivamente agire la macchina del fango.

Sciascia, in quel lungo articolo, mostrava la sua insofferenza per l’uso dell’antimafia come strumento per l’esercizio di un potere. Una distorsione della lotta alla mafia, che intuì e denunciò in maniera netta, che forse può essere chiarito da quel passaggio in cui Sciascia prende

¬´per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei – come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città: dall’acqua che manca all’immondizia che abbonda), si può considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno¬ª

E’ evidente a cosa si riferisse ed è evidente anche a quanti altri casi, anche oggi, si possano portare ad esempio di professionisti dell’antimafia.
Peraltro, caro Saviano, avresti fatto bene a ricordare che successivamente Borsellino e Sciascia si incontrarono più volte e immediatamente si chiarirono, tanto che il procuratore affermò che Sciascia
¬´Ebbe la gradevolezza di darmi una interpretazione autentica del suo pensiero che mi fece subito riflettere sul fatto che quella sua uscita mirava a ben altro. […] L’uscita fu sfruttata purtroppo all’interno di una pesante corrente corporativa della magistratura che sicuramente non voleva quei giudici e quei pool. E sono probabilmente le stesse componenti corporative della magistratura che si oppongono a che i pubblici ministeri, opportunamente coordinati, funzionino davvero¬ª
Un potere corporativo colpì Sciascia e lo deligittimò. Un interesse diverso dalla onesta lotta alla mafia, qualcosa di meschino che non vedeva di buon occhio il lavoro di Borsellino e del Pool antimafia. Quelli screditarono l’autore siciliano, quelli sfruttarono le parole di Sciascia a proprio uso e consumo.
Anche le parole di Agnese, moglie del procuratore ucciso in Via D’Amelio, pronunciate dopo la strage che lo uccise, chiariscono l’uso strumentale dell’articolo di Sciascia. Disse infatti Agnese che il procuratore e lo scrittore

¬´Si misero a chiacchierare, è come se si conoscessero da sempre. Non è vero che in quella occasione ci fu una riconciliazione: non è vero perché fra i due non ci fu mai una frattura, nemmeno quando uscì quell‚Äô articolo. […] Leonardo Sciascia vent‚Äôanni fa aveva capito tutto prima degli altri¬ª

E’ chiaro, caro Saviano, che la verità storica di quei fatti è stata da te travisata. Immagino, con dispiacere e rabbia, come possano esserne uscite le figure e la reputazione di Galasso e Sciascia. Quest’ultimo ormai non potrà replicare, se non con quanto già scritto ma, come hai visto, ancora frainteso e strumentalizzato a distanza di oltre vent’anni dal quel lucido e attento articolo. Galasso, pur prendendo parola per chiarire la sua posizione di allora, non ha la forza dirompente delle tue affermazioni, che rimarranno come cicatrici indelebili nei pensieri di molte persone.
La mafia, lo sai bene caro Saviano, si combatte sul piano culturale e su quello giudiziario e politico. Tu, in pochi minuti, non hai avuto l’accortezza e la sensibilità di mantenere vivo il lavoro di uno scrittore che con i suoi libri ha dato tanto alla cultura antimafia. Non solo a comuni persone come me, ma anche a eroi civili come Borsellino, che, ricorda sua moglie Agnese, ¬´Paolo lo chiamava maestro, era felice. Gli disse [a Sciascia]: ‚ÄúHo capito la mafia sui suoi libri‚Äù¬ª. Non hai tenuto conto della quotidiana lotta alla mafia condotta da Galasso e gli hai gettato addosso un po’ di quel fango prodotto con modalità che ricordano quelle della macchina che denunci.

Due persone, dopo il tuo monologo a “Vieni via con me” di lunedì scorso, sono state macchiate da quello stesso fango che stavi raccontando. Ricorda, caro Saviano, che ogni tua omissione, ogni tua inesattezza, può facilmente essere un lubrificante per gli ingranaggi della macchina del fango.

[fonte: postillanea.blogspot.com]

Sole

http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/hs466.ash2/73938_1325716402347_1814012443_634716_1724304_n.jpg 

Sole è una splendida femmina di lupo italiano. Ha sei anni e di lei posso dire che è come me: docile ma non pestateci i piedi per molto che applichiamo il detto guardati dall’ira dei buoni…non ha mai morso nessuno, anzi…ma ha una possente voce e si fa sentire all’occorrenza.
Una vita fa vivevamo in un ambiente più a lei consono, oltre che a me che amo la natura e il mio immergermi in essa, ma qui, dovete sapere, siamo in un piccolo paese e il bosco è a portata di zampa anche se non proprio in mezzo, un bosco in montagna: in mezzo a larici e abeti, in mezzo ai sassi che sempre resteranno nel mio cuore come le quatre crode, i quattro sassi. Devo dire che alla nuova situazione s’è abituata da subito e anch’io.
In questa foto è mezz’addormentata, con l’aria di dirmi ‚Äúma che mi svegli a fare con quel flash?‚Äù E’ un animale molto socievole, tranquilla e rilassata, ma coi sensi tesi al minimo rumore e al più piccolo movimento.
L’ho avuta in affido 6 anni fa da un’ente chiamato ETLI, ente per la tutela del lupo italiano, ed è stato subito amore a prima vista. Mi arrivò un mezzogiorno di gennaio del 2004 accompagnata da due funzionari del Corpo Forestale dello Stato.
Erano anni che nutrivo il desiderio della sua compagnia, ma non me ne ero mai interessata più di così, se non per sommicapi. Una bella mattina incontrai due agenti forestali che conoscevo e approfondii il discorso, non sperandoci ovviamente, dicendo loro che mi sarebbe piaciuto venire in possesso di un cane del genere: mi attirava il pastore tedesco, ma ancor di più il lupo…cosa di meglio se non un incrocio tra essi? Dopo qualche giorno dalla nostra conversazione uno squillo al telefono seguito da una voce mi dissero ‚ÄùDoriana, prepari una lettera di domanda per la richiesta di un lupo italiano, il sesso che lei vorrebbe avesse tale cane, la motivazione che la spinge a chiedere il suo affido e inoltri il tutto al numero di fax…‚Äù Meraviglioso, pensai, ce l’avevo fatta, credevo fosse una cosa quasi impossibile, almeno da ciò che avevo sentito dire in giro…ma per fortuna son testarda come un mulo e ho il vizio d’informarmi sempre alla fonte non accontentandomi mai del si dice in giro.
Beh, Sole arrivò come una palla di pelo, aveva due mesi e si nascose subito nell’angolino del sottoscala mentre io ringraziavo e facevo rifocillare i due agenti che fino lì l’avevano portata. Subito dopo prendemmo confidenza e ci lasciammo solo per un mio anno sabbatico a spasso per il mondo che mi presi per riposo personale, lasciandola nelle buone mani dei miei familiari.
Ricordo che quando arrivò a vivere con noi Goya, un gattino piccolo piccolo così, Sole l’adottò subito e per prima cosa, dopo averlo leccato e controleccato, gl’insegnò a salir le scale…m’intenerii subito alla scena e mi ritenni fortunata per aver chiesto in affido questa meravigliosa creatura di una sensibilità profonda, che mi saluta saltandomi addosso, che scatta quando vede un gatto in strada, ma che quando raggiunge lecca affettuosamente. Fino a qualche mese fa la porta di casa restava aperta anche di notte: figurati chi si azzarda ad entrare sentendo dall’altra parte una voce così possente, ma poi una volte Sole prese la porta, se le apre da sola, andò a farsi un giro in paese e al suo ritorno, me la riportò una signora anziana mia amica dopo circa un quarto d’ora, mi chiesi se non fosse il caso di chiudere la porta a chiave almeno di notte. Questi son posti tranquilli, dove vivere umanamente senza essere sempre sulle spine che non vengano in casa a rubarti…lascio sempre la macchina aperta e tante volte anche le chiavi attaccate…fino adesso ho sempre trovato tutto a posto.
E’ sempre una giocherellona Sole e salta sempre addosso agli ospiti come benvenuto, ti dà di quelle spinte che se non sei pronto a tenerti ben saldo sulle gambe perdi l’equilibrio.
Quando mangio è là accanto a me con la sua aria di chi vuole il bocconcino e non posso negarglielo davvero…le sue pupille gialle mi farebbero sentire in colpa se non le porgessi proprio nulla…il vaso che contiene il cibo è sempre a sua disposizione con qualcosa dentro, ma chiede sempre un bocconcino di straordinario sapore…vuoi cioccolata, vuoi frutta, vuoi panino, vuoi qualsiasi cosa si possa mettere sotto i denti.
E’ di una affettuosità unica: ride quando rido, ammosciata quando son stanca…e se uscendo non la saluto accarezzandola prima di andar via il suo è un abbaiare di rimprovero…e me lo sento fino a quando non arrivo ad aprire lo sportello dell’auto…E tu chiamali cani!

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Anni fa mi regalarono un libro sugli gnomi: soggetto da me molto amato. La scrittrice mi attirò molto attraverso le sue parole e volli conoscerla, almeno per telefono…poi fino a qualche tempo fa, da quella telefonata, non sentii più parlare di lei.
Qualche mese fa ho organizzato una mostra di arti e mestieri, compresi scrittori e poeti della zona, e invitato a parteciparci persone che conoscevo, o ho conosciuto contattandole per l’occasione, ricordandomi di lei per caso avendo buttato l’occhio sullo scaffale della libreria e avendo visto il suo libro di allora le ho ritelefonato qualche giorno prima della mostra e lei mi ha fatto avere i suoi libri. Dopo un periodo mi ha invitato nel capoluogo alla presentazione di un suo nuovo libro: ‚ÄúIl mistero dei suoni scomparsi‚Äù dove oltre alla favola son presenti disegni che ho visto dal vivo alla mostra organizzata insieme alla presentazione del libro stesso, disegni molto belli a matita con dei colori qua e la, di Maria Luisa Sperti, oltre che delle brevi pagine di riflessioni di altre due persone: Nelso Salton e Marco Tonon.
‚ÄúMa passò ancora una settimana prima che arrivassero. Accadde un venerdì, poco dopo il tramonto. Gli omini verdi irruppero silenziosi tra gli alberi e sempre restando nascosti si avvicinarono il più possibile a Nelso; poi, aperte le loro boccette, iniziarono a catturare le note del violino. Nello stesso istante Maria, Francesco e gli altri tre amichetti attraversarono il bosco e seguendo le tracce del misterioso esercito arrivarono a una piccola capanna mimetizzata tra il verde. Aperta la porta si trovarono di fronte a uno spettacolo incredibile: centinaia di boccette e ampolle di vetro erano ben ordinate su mensole di legno, e su ogni ripiano era scritto il suono che contenevano: Rumore di acqua, Campanacci di mucche, Brezza leggera, Vento impetuoso: ormai avevano catturato tutti i suoni naturali di quel luogo!…‚Äù
E ancora ‚Äú Ma adesso siediti qui e ascolta: c’è un pettirosso che sta cantando su quel ramo, e il suo canto d’amore fa bene al cuore…‚Äù
Lei, l’autrice della favola, è Paola Favero. Editore: Cierre edizioni.
E m’è piaciuta talmente tanto questa favola che ho deciso di leggerla ai nonni del lavoro, a cui ogni tanto leggo qualcosa…
Di Paola, oltre al suo essere gioviale e cordiale, m’ha colpito molto il suo, diciamo così, nome virtuale: pulsatilla…ciao Paola:)

 

Doriana Puglisi

Perchè Federico Moccia racconta una generazione falsa e ipocrita?

A chi non farebbe piacere lasciarsi trasportare dall’Amore e dal fascino della moto di un giovane intrigante di nome Step che promette Amore eterno non preoccupandosi di trovarsi un lavoro, non studiando, non pensando al proprio futuro ma solamente ad un presente fatto di lucchetti, Ponte Milvio, una ragazzina di nome Baby e un’altra di nome Gin?
Il Sig. Federico Moccia, da cui deriva ormai il termine ‚Äúmoccioso‚Äù , ha avuto la grande fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto; fortuna per lui ma non tanto per questa generazione, che ha al suo interno una piccola cerchia di giovani pensanti che intendono ribellarsi ai princìpi che propina.
Il contesto è quest’Italia sommersa dall‚Äôignoranza, dal non progresso, da crisi di governo e, d’altra parte, caratterizzata dal desiderio da parte dei giovani di farsi sentire, non solo con la scuola ma anche con la fantasia, l‚Äôarte, lo scrivere, il cinema e la musica‚Ķ
Quest’epoca appartiene ad una Generazione che non è solo quella che viene riprodotta fedelmente dal marchio Moccia, ma soprattutto non vuole essere etichettata in quel modo e sta tirando fuori la testa dalla sabbia.
Se negli anni ‚Äô70 i nostri genitori manifestavano per la loro libertà e i loro diritti, ora questi diritti -che abbiamo dalla nascita- sono stati trasformati in un sistema che ci vuole assonnati, molto ignoranti, quasi privi di ideali, insomma morti.
Sarebbero bello, lo ammetto anch‚Äôio, sognare ad occhi aperti e pensare ad una vita priva di problemi, di disagi, di complicazioni, ma non è il nostro caso, il sig. Federico Moccia ha scelto di raccontare una Generazione che invece si trova a dover combattere con un gran numero di problemi e complicazioni.
Secondo un articolo del New York Times, gli italiani sono il popolo meno felice dell‚ÄôEuropa occidentale e secondo i rapporti dell‚ÄôEURISPES, almeno due milioni di italiani soffrono di anoressia e bulimia, problemi molto diffusi soprattutto tra i giovani che prendono come esempio una società basata sull‚Äôapparire e sull’essere perfetti.
A Roma, tuttavia, molti preferiscono trascorrere un pomeriggio sul Ponte Milvio per attaccare il lucchetto, darsi un bacio, chiudere gli occhi e dirsi: ‚ÄúNon ci lasceremo mai‚Äù; in una Roma sempre piu‚Äô grigia e assonnata il pensiero di avere un futuro all‚Äôestero sarebbe un sospiro di sollievo per quei giovani ancora attivi e brillanti, che si sentono rappresentati così poco da questa letteratura contemporanea italiana che avere la doppia cittadinanza potrebbe addirittura liberarli dall‚Äôagonia di dover appartenere ad una società mocciosa e completamente controllata dai media, dai giornali, dai film e dai libri.
Caro Moccia non hai capito niente. Oppure sì‚Ķ?

Solo a Parole?


Tutti all’unanimità. Ancora ieri da destra e da “sinistra” una unica
voce, un unico coro. Eliminare la precarietà. Precarietà come male della
nostra società. Ma come , mi son appena svegliato da un lungo sonno
comatoso? Ma se appena ieri altrettanto tutti in coro, in tutte le
lingue in tutte le salse, non si gridava che esattamente il contrario!
Dal Libro bianco di Biagi, all’ultimo editoriale dell’ultimo
pennivendolo del regime, e dall’ultimo giornalista di un giornale
definito di “sinista” non si faceva altro che dichiarare la scoperta del
nostro toccasana per il progresso e la modernità: la “flessibilità” del
mercato del lavoro, il passaggio epocale dalla “rigidità dell’uscita
alla flessibilità dell’ingresso”. Ma cosa è successo ora tutto di un
colpo? Da Treu, a Draghi, da Sacconi a Brunetta passando per Tremonti
tutti , chi più chi meno non fanno che parlare chi in toni più
apocalittici chi più problematici, ma tutti pongono al centro dei
problemi del lavoro i giovani e la precarietà. Sarà che l’ultimo
sondaggio di Berlusconi ha certificato che non esiste famiglia italiana
che non abbia un figlio precario in casa? Che essere precario vuol dire,
esclusivamente sul piano economico, non poter pianificare una vita di
coppia, una famiglia, una vita e quindi consumi e quindi, in una logica
tutta capitalistica, far girare la macchina della
produzione/consumo/profitto? Che anche con tutta la buona volonta non si
riesce a far scendere il tenore di vita a livello dei paesi africani o
orientali( e fino a quando poi?)
Bene , mi son detto, finalmente, chi aveva torto fino a qualche anno e
mese fa, ora vede riconosciuto la propria verità. Certo non mancano
ancora gli ultimi giapponesi sull’isola deserta. Da Ichino a Bonanni,
fino ad Angeletti e Marchionne , certo anche qui chi più chi meno, chi
con toni apocalittici chi più problematici, continuano a dire che o si
portano i lavoratori a condizione di prospettiva e di vita al di sotto
dell’ultimo paese più sperduto della più profonda era medioevale o non
riusciremo ad uscire dalla crisi, e non imboccheremo le radiosi vie del
progresso e della felicità. Ma , forse, rimangono, prima voci dominanti,
ora solo voci isolate. Ma… un dubbio mi assale!. Ma fra tutte le voci
contrarie al precariato, non ho sentito una , dico una che abbia anche
indicato quale dovrebbe essere la strada per il reintegro e l’uscita
dalla precarietà? Di condanna, si che ne ho sentite di voci, ma la
soluzione, e la strada da imboccare, nessuna. Non sarà che ora , son
tutti d’accordo, si…. ma solo a parole?

In viaggio sulla gru

Quando ho visto quel migrante in cima alla gru che si é messo il cappio al collo, come minaccia di un gesto estremo, molti pensieri mi hanno affollato la mente.
Ma una cosa in particolare non mi lasciava in pace, io quella scena l’avevo già vista, già vissuta. Ma dove? Allora mi sono messo a giocare con la mia memoria, così, per capire.
Subito un volto, faccia paciosa, sorridente, cappelli lunghi e giovane, quella di Bobby Sands, irlandese, cercò di evadere dalle carceri dell’oppressore, non con una fuga da romanzo, ma semplicemente chiedendola, mettendo in gioco la sua stessa vita. Morì Bobby insieme ai suoi compagni, a modo loro frantumarono quei muri umidi delle carceri d’Irlanda.
Un altra Vita un altro volto, oggi troppo abusato, lo trovi ovunque, mi è tornato alla mente, quello del Che, anche lui cercava di evadere da un carcere, quello in cui è rinchiusa l’Umanità tutta, pure lui inseguiva un sogno che si spostava un ogni giorno un passo in avanti, fu breve il suo viaggio verso la libertà, morì il Che, lo uccisero, come Bobby aveva intrapreso un viaggio ma qualcuno decise che la meta per loro era arrivata.
Giocare con la Memoria produce uno strano effetto, sai da dove parti ma non dove arrivi. Lo devi scoprire ogni volta e così scavando scavando mi è apparsa un immagine antica, molto lontana nel tempo: un Uomo dentro ad una grotta che a malapena si reggeva in piedi, unico tra gli animali a guardare il mondo diritto negli occhi, unico sulla Terra a scrutare l’orizzonte e a chiedersi cosa ci fosse al di là.
Molti di loro si misero in viaggio, chi affrontando i mari su fragili barche, chi a piedi scalzi verso terre sconosciute, tutti in viaggio, quelli che arrivarono ci hanno raccontato la Storia, molti, forse, non arrivarono e la Storia la conoscono solo loro.
Il Migrante sulla gru è in viaggio, noi possiamo solamente stare qui a guardare e salutare con i nostri fazzoletti solidali e aspettare che lui ci racconti la Storia del suo Viaggio e sopratutto ci ricordi che noi tutti siamo in viaggio e anche noi lo dobbiamo raccontare a qualcuno.

Vibo-Reggio solo andata

bocca verità

In questa breve permanenza in Calabria mi ero proposto come obiettivo umano e sociale di verificare alcune dinamiche territoriali, ed in particolar modo se il vento di cambiamento tanto annunciato sui giornali e media era veramente in corso in questa terra, che è la mia terra di nascita.
Dovevo avere un contributo a dir poco qualificato di chi combatte la ‘ndrangheta in prima linea, ma per ragioni di sicurezza, per il vento umido afoso e mafioso che soffia ultimamente in questa regione tale contributo verrà meno.
Comprendo le ragioni, comprendo la motivazione ed a tale persona, di cui non farò il nome, va tutta la mia piena solidarietà.

Vivere a perenne contatto con la scorta, annullare la propria vita privata e sociale per cercare di debellare il canco ‘ndrangheta è dura cosa da tollerare e sopportare.
Decido di recarmi in Reggio Calabria passando per Rosarno.
Il sole ha regalato da poche ore il suo calore alla nostra umana coscienza.

Entro in quella che sarà una vera odissea stradale la Salerno Reggio Calabria.
Vibo Valentia è distante da Reggio solo 100 km.

Tra deviazioni, rallentamenti e cantieri perenni, la media di velocità di percorrenza difficilmente supera i 50 km orari.
Prima di entrare dentro tale labirinto epocale, sulla mia destra sorge la prima pietra di quell’ospedale mai costruito, e sulla sinistra la cattedrale nel deserto, l’ennesima; la tangenziale est di Vibo. Enorme speculazione, devastante distruzione ambientale.
Lentamente, giungo in Rosarno.
Vedo un cartello stradale bucato a colpi di lupara, e subito dopo quello che indicava la stazione dei carabinieri bucato a colpi di pistola.

Sinceramente a ciò difficilmente riesco ad abituarmi.

Come abiturarsi a ciò?

Come?

“Quando s’inizia una simile analisi è come se ci si recasse in un bosco non sapendo se c’imbatteremo in un brigante o in un amico”.

Queste parole di Svevo tratte dalla Coscienza di Zeno ruotano nella mia mente con moto continuo.
Vedi persone ferme sul ciglio della strada a fumare le loro sigarette. Sembra che vigilino su chi entra nel loro territorio.

Già, il loro territorio recintato dal muro dell’omertà.

Tanti immigrati che camminano lungo la statale 18 intorno alla quale sorge Rosarno, ma anche altri centri abitati come Mileto ad esempio.

Motorini condotti da persone senza casco, auto che ti sorpassano con indifferenza.

Sembra di essere in una terra oltre confine ove le regole della c.d. società civile non esistono.

Vedo ancora immigrati seduti sul muretto.

Mi avvicino a loro.

Tutti in massa accorrono verso l’auto che conduco.

Pensano che sia lì per offrir loro lavoro.

Ma li deludo, non sono un mercenario del lavoro.

Gli chiedo se sono disponibili a rispondere a qualche semplice ed immediata domanda, garantendo loro l’anonimato.

” E’ cambiato qualcosa dopo la rivolta?”

Mi risponde uno dei ragazzi…

” Se vieni qui dalle sei di mattina fino alle otto trovi tante persone che cercano lavoro e lo trovano”.

” Non è cambiato nulla quindi?”chiedo ancora…
ed il ragazzo mi risponde… ” tutto come prima mi dicono”
Tutto come prima!
Per avere conferma di ciò girovagando per il paese chiedo la stessa cosa ad altri immigrati.

Spiego loro che non sono lì per dare lavoro ma per avere informazioni.

Anche loro mi dicono tutto come prima.
Che quella rivolta vera o finta che sia , strumentalizzata o meno ; è stata a realmente anomala, irregolare, non conferma alla regola di quel sistema.

In tal gennaio 2010, due giorni dopo gli scontri, il numero dei feriti era di 53 persone, divisi tra: 18 poliziotti, 14 rosarnesi e 21 immigrati, otto dei quali ricoverati in ospedale.
Son convinto che per capire se le cose sono e siano veramente mutate dopo un periodo intenso di mobilitazione mediatica, in quel posto si deve tornare quando le telecamere sono andate via, dopo che il fuoco ha finito di bruciare la rabbia.
A Rosarno è tutto come prima.
Persone in cerca di lavoro, sfruttate dai padroni e non solo, in fila la mattina per essere caricate su camioncini per andare a lavorare.

Merceficazione pura della dignità umana, della persona umana.

” In qualche modo dobbiamo vivere”, mi dice uno dei ragazzi con cui ho avuto modo di parlare.
Ognuno tragga le sue conclusioni.

Spero di esser smentito dai fatti, ma non comprendo il motivo per cui avrebbero dovuto mentirmi.

Due gruppi separati di persone , distante da loro vari km che mi confermano la stessa cosa, lo stesso dato, lo stesso modo di essere reclutate, lo stesso modo di vivere, la stessa realtà sociale in cui sono ingabbiate,imprigionate.

Dopo aver avuto conferma di quello che sospettavo da tempo, ovvero che a Rosarno la rivolta degli immigrati non era una rivolta spontanea, libera, ma condizionata e manovrata per altri scopi, decido di rietrare in quel labirinto autostradale.
Dopo varie deviazioni, gallerie senza illuminazione, strada ad una sola corsia, mi trovo all’improvviso sul ponte Carola dal quale si scorge Scilla e Cariddi.

Ovvero lo stretto di Messina, la Sicilia.

Un paesaggio a dir poco splendido, meraviglioso, suggestivo, reale, semplicemente vero.

Giungo a Reggio Calabria, in modo violento.
L’autostrada termina dentro la città.

Si entra direttamente in città, accolti da una lunga ed infinita fila di case a due piani .

E incredibile veder come vengano progettate le cose dalla mente umana.

Follia pura.

Follia mera.
Reggio Calabria.

Collocata sulla punta dello “Stivale”, alle pendici dell’Aspromonte, al centro del Mediterraneo. Città dalla storia millenaria, divenne alleata di Atena ma Rhegium fu importante alleata e socia navalis di Roma.
Vieni accolto, dopo aver evitato più di una macchina parcheggiata in doppia fila, da quello che è stato definito il lungo mare più bello d’Italia.
In verità è splendido , curato, ordinato.

Infatti, la mia attenzione viene catturata da una statua dedicaca a Ciccio Franco. Si legge : ” Leader di boia chi molla, Senatore della Repubblica, giornalista, sindacalista”.
Un lungo silenzio pervade il mio essere.
Percorro qualche via interna e vengo accolto dalla musica suonata da un signore anziano.

Suona musica calabrese.

Ma viene suonata con malinconia, con tristezza d’animo.

Ecco il duomo di Reggio, ed alle sue spalle sorge la Procura Generale della Repubblica.

Accanto alla Procura si nota la chiesa degli Ottimati, con impianto architettonico bizantino databile al x secolo, ma noti soprattutto l’esercito .
Sì, l’Esercito inviato dal Governo per proteggere il palazzo di giustizia e non solo.

Non hanno armi tra le mani, sono tesi, si pongono in modo che possano essere visti, in modo che possa filtrare il messaggio l’esercitò c’è.

Lo Stato di guerra è vivo e presente.
Strana sensazione.
Provo a chiedere alla gente di Reggio cosa pensano della venuta dell’Esercito.

Non nascondo che è stato difficile strappare qualche dichiarazione.

Provo ad esempio con uno dei tanti edicolanti di corso Garibaldi, sì quel Garibaldi a cui tante vie centrali sono state dedicate in molte città italiane.

¬´Un piede è posto al fin sulle ridenti sponde di Reggio e di novella gloria ornar la fronte gli argonauti invano spesseggian folti incrociatori e invano oste nemica numerosa, il dito di Dio conduce la tirannicida falange e oste e baluardi e troni son rovesciati nella polvee e riede sulle ruine del delitto il santo dell’uom diritto e libertade, e il cielo alla redente umanità sorride.¬ª

Ecco quanto scrisse Garibaldi su Reggio Calabria.

Ma se solo la gente sapesse che la sua opera, impresa, è stata finanziata e come dire coperta, protetta dalla massoneria inglese, non credo che sarebbero contenti di vedere il corso principale delle loro città dedicato al dittatore Garibaldi…

Comunque, ritornando al discorso di prima, provo a “strappare” qualche impressione all’edicolante a cui garantisco l’anonimato.
All’inizio sembra essere disponibile, ma non appena pronuncio la parola che non si deve sentire, ascoltare, ‘ndrangheta, testualmente mi dice: ” non vi so dire, non sono addentrato in queste cose , non mi riguarda”.
Detto in poche ma chiare parole, non vedo, non sento, non parlo.

Ritorno sul lungo mare.

” L’esercito è una brutta immagine per la nostra cittadina, sembra militarizzata, anche se è messo in pochi posti, è un problema”.
Questo è quanto mi rifersice un passante disponibile. a cui domando se il problema principale è l’immagine e non altro.

” Si l’immagine della città è compromessa”.

Certo l’apparire è cosa che deve essere tutelata, ovvio.

” Ci sentiamo più protetti come cittadini”.

Questo è quanto mi riferisce una ragazza seduta su una delle tante pachine di quel particolare lungo mare di Reggio, accanto ad un ragazzo, con cui stavano discutendo di normativa, di leggi.

Il ragazzo mi dice:” Può essere utile l’esercito solo se vengono liberate le forze dell’ordine dalla vigilanza. Quello della presenza dell’esercito è un falso problema.”Però mi dice anche: ” nelle scuole le cose lentamente cambiano, si organizzano corsi, contro questa cosa particolare che c’è qui, si parla di più”.

Gli chiedo si riferisce al crimine, alla ‘ndrangheta?
” Si.”

Quanto è difficile pronunciar tale parola nella terra ove comanda e spadroneggia il crimine.

Una terra dove però esistono realtà che la combattono, dove esistono persone che vogliono altro sistema ponendo a rischio ogni giorno la propria incolumità psicofisica, la propria vita.

Il suono del mare addolcisce quel senso di gusto amaro che ha depredato il mio ottimismo in tale giornata calabrese.
Vedo l’orizzonte definito dalla terra di Sicilia, vedi sulla spiaggia ragazzi che si rincorrono spensierati, vedi persone che scambiano il loro primo bacio e vivono il loro primo e vero amore.

Vedo scorrere la vita quotidiana fatta di emozioni e sentimenti, di passioni ed amori, di dolori e reticenze.

Vibo- Reggio solo andata perchè è lì, a Reggio, che oggi è rimasta la mia mente.
Baronemarco.blogspot

Ma sarà che noi siamo strani!

Siamo alle solite, e dietro il battage pubblicitario delle solite uscite
a cui ci ha abituato il governo, dietro la liberalizzazione del Wi FI
forse si nascondono delle sorprese più sorprendenti delle limitazioni
della legge Pisanu.
Infatti la promessa di liberalizzazione fatta dal ministro Maroni è una
di quelle questioni apparentemente semplici ma che, in realtà,
nascondono delle insidie e che in mancanza di dettagli più precisi
sempre più il sospetto di insidie diventa quasi certezza.
E veniamo ai particolari.

Già parlare di “abolizione del decreto Pisanu” è o una gaffe o una
mancanza di conoscenza. Secondo le parole esatte di Maroni, il ministro
è convinto che “si possa procedere all’abolizione, diciamo, delle
restrizioni del decreto Pisanu” . Ma basterebbe semplicemente evitare di
rinnovare il comma 1 dell’articolo 7, quello che prevede l’obbligo della
richiesta di una licenza in Questura per chi voglia offrire accesso
wireless.
Infatti tale comma è “a scadenza” (ossia richiede il rinnovo annuale per
continuare a essere valido) è sufficiente aspettare il primo gennaio
2011 senza che nulla si faccia, perché lo si possa ignorare.

Il resto del decreto, però, non prevede una data di scadenza: per
abolire le altre norme contenute occorre presentare un decreto
abrogativo. Perché sia vero – come ha promesso Maroni – che non servirà
più la carta d’identità per l’identificazione, occorre preparare un
documento apposito.

Ma il ministro non ha detto che questa norma verrà abrogata e con essa
la necessità/obbligo della identificazione di chi voglia offrire il
servizio wireless ( commercianti, Hotel, bar, centri commerciali ecc ecc
) , infatti ha anche dichiarato che sorgerà una sorta di “tavolo
tecnico” il quale studiera le misure più adatte per mantenere “gli
adeguati standard di sicurezza”.

Possiamo quindi aspettarci un decreto che introduce l’identificazione
via SMS, ma difficilmente una vera “liberalizzazione” del Wi-Fi, se con
questo termine intendiamo la possibilità di connettersi a qualsiasi rete
pubblica e aperta senza dover effettuare alcuna operazione preventiva:
le reti pubbliche, infatti, saranno verosimilmente sempre accessibili
solo dopo aver ottenuto una password.

Lo stesso discorso si applica alla conservazione dei dati di
navigazione: non è chiaro quali saranno in questo senso gli obblighi dei
fornitori di accesso.

Se poi l’eventuale abolizione delle altre norme non sarà – come sembra –
nel decreto, ma nel disegno di legge, occorrerà aspettare i tempi lunghi
dell’iter parlamentare perché qualcosa cambi davvero.

Al momento, insomma, l’unica certezza è che non bisogna pensare che con
gennaio cambi proprio tutto: occorrerà invece controllare che alle
parole seguano i fatti, e verificare a quali conseguenze poi i fatti
conducano.

D’altra parte già si stanno levando voci che protestano contro la
riduzione dei controlli, evocando lo spettro di terroristi, pedofili e
criminali in genere che avrebbero mano libera – come per esempio
sostiene il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso – in uno
scenario in cui gli utenti del Wi-Fi non si identificano esplicitamente
come accade ora.

Ma negli altri paesi d’Europa come fanno? Ora senza voler essere
esaustivo, ma in Norvegia, per mia esperienza personale, navigavo in
internet naturalmente utilizzando il WI Fi libero e a disposizione, in
ogni dove, anche nei fiordi più inaccessibili, registrandomi con user
name e password come per accedere in un normale portale. Ma sarà che noi
siamo strani? O che abbiamo gli occhi e il naso più lungo degli altri?
Probabilmente più il naso che gli occhi.

Volando in Calabria

Quella che racconterò brevemente è la mia esperienza, prima in assoluto e forse anche unica, di volo.

Intendo per tale quell’ascesa, salita, slancio, svolazzamento deciso, energico e risoluto vissuto dentro una scatola di lamiera chiamata aereo.
Molte persone avranno provato tale esperienza di vita, altre sono in attesa di sperimentar la detta ebbrezza di finta libertà regalata dal progresso umano.
Il mio scritto si rivolge a tutti quelli che vorranno sperimentar il volo tra le alture del cielo ed a tutte quelle persone che hanno impresso tale straordinario elemento di vita ma che non hanno mai scritto o meditato su ciò.

Si attende nell’aeroporto, dopo aver spogliato il proprio corpo di tutte quelle cose materiali che non permettavano il superamento della linea di confine.

Mi viene in mente uno scritto di Seneca tratto dalle Epistulae Morales “Ti prego Lucillo mio carissimo, fà’ la sola ed unica cosa che può renderti felice: calpesta e distruggi questi beni che splendono solo esteriormente, che non dipendono da te ma ti sono dati da altri, dalla sorte; aspira al bene vero e godi solo di te!.

Ecco la lunga attesa.
Avanti e dietro aspettando quell’uccello meccanico che ti condurrà via in alto, li ove il cielo è sempre più blu.

Rombo di motori.

Il mondo piccolo piccolo scorge da quella finestra minuta e trasparente che si pone al tuo fianco.
Gira il mondo, gira la testa, ma nessuno resta per terra.
Stai volando.
Stai volando.
Intanto ecco il mimo di bordo che spiega come utilizzare in caso di inconvenienti gli strumenti salva vita…
Teatro di vita reale.
Ogni dieci minuti senti dire: menù colazione a poco prezzo.
Dopo altri dieci minuti si avvicina l’ora dell’aperitivo.
Menù aperitivo a poco prezzo.

Ma si può anche giocare alla lotteria, si possono comprare profumi, bambole, orologi, senza pagar l’iva a prezzi super scontati.

Sembra di essere nel paese delle meraviglie consumistiche.

Sudo.

Sono teso.

Decido di comprare le sigarette senza fumo.
Fumo non fumando.
Altro che follia immaginaria, è tutto vero, è tutto reale.
Nuvole, quante nuvole.
Filamenti di nuvole stratificate.
Il cielo lavora con lentezza.
Nell’essenza di tal lentezza, ora le nuvole hanno disteso il corpus nell’infinità incompresa di quell’orizzonte che si cerca di catturare.
Ma come si può catturare ciò che non si vede?
Ancora nuvole che ora divengono zucchero filato.
Penso che verrebbe la voglia di scender da quell’aereo per un solo attimo e sfiorare con le proprie dita quel meraviglioso splendido regalo offerto a tutti noi da madre natura.
Le nuvole.
Con impeto dolce, vieni rapito dalla profondità del mare.
Mare che si congiunge nel cielo.
Cielo smarrito nel perdutamente baciare il mare nostrum.
Le onde del dio Nettuno che mutano in nuvole assorte in un non definito movimento catartico.

La Calabria è lì

Sembra di vivere l’intensità dell’emozione con cui Venere andava alla ricerca di Psiche.
” Uno stormo di passeri e di altri uccelli canterini faceva mille giri volteggiando attorno al carro e seguendolo da vicino con allegri cinguettiii per festeggiare l’avvento della dea .Ed ecco che le nubi si ritirano, il cielo si apre davanti alla sua figlia e la dea viene accolta gioiosamente nelle più alte regioni dell’atmosfera…”( Tratto da Apuleio la favola di Amore e Psiche).
Ed è proprio quello che è accaduto in quell’ immortale frangente di tempo.
Ecco la dea Calabria.
Quanto sei bella Calabria.Neanche il tempo di comprendere che ti trovi in terra di Calabria, ed ecco che vieni accolto da quella che un tempo era Hipponion, Vibona, attuale Vibo Valentia.
Vento caldo, vento del sud, vento di mare scivola via per la tua pelle.
Aria di mafia devasta lo splendore di tale madre terra.
Un cartello collocato dal Comune dice ” vietato abbandonare rifiuti”.
Sotto quel cartello vengono abbandonati, come sfida alle regole dello Stato, lavatrici, bidoni di ferro, nefandezze umane.
Senti dire in dialetto calabrese dall’operatore ecologico ” dove li metto questi? Il mio dovere è pulire il centro, non qui”.
Già il senso del dovere.
Quanto eri bella Calabria.
Ma esistono uomini di Stato, sì, quello vero, quello non colluso con il crimine, uomini e donne, liberi pensatori, giovani menti che giorno dopo giorno vivono e respirano questa torrida aria.

Quanto diverrai bella Calabria.
Un tremendo colpo al cuore colpisce quel palpito di vita che pulsa nelle mie vene, nel mio sangue di uomo del sud.
Ma emerge anche la voce della speranza, la speranza non utopica, ma viva, vera e concreta di debellare il cancro maledetto della ‘ndrangheta.

Appello al Colle

Egregio Presidente,

poichè pare che la Presidenza della Repubblica visiti sovente la Rete, io voglio fare un appello a Lei che si faccia parte diligente verso chi di dovere, affinchè i telegiornali vengano a cessare i servizi su quella ragazza strangolata, pare, dalla cugina.

Detto fra noi egregio Sig. Presidente, a me non frega proprio nulla di quanto è successo. Io penso che sia oltremodo offensivo, offensivo del popolo italiano, della mia intelligenza e di noi tutti, compresa la Sua, che i telegiornali italiani da tre mesi continuino a infarcirci di notizie imbecilli su cose che alla più parte non interessano.

Sig.Presidente, non crede che l’Italia abbia cose più importanti a cui pensare che ai problemi personali di una famiglia? Ma Lei crede che al popolo italiano interessi veramente con quale cinghia sia stata strangolata una ragazza?

La invito vivamente, con la sua voce oltremodo autorevole, a porre fine a questa immonda rappresentazione di squallidume mediatico che non giova al popolo italiano e tanto meno a Lei.

E della politica parleremo un’altra volta!

Chiunque mi leggesse, e si trovasse d’accordo con me è pregato vivamente di accodare la propria adesione affinchè si cessi questa schifezza!